Formigoni e l’ufficio di presidenza a sua insaputa

Davide Boni è presidente del Consiglio Regionale della Lombardia, leghista della prima ora – così si dice per intendere che si tratta di un duro e puro, uno che ha fatto chiudere la moschea di viale Jenner e che voleva mettere al bando i phone center gestiti da immigrati. Nel 1993 e’ stato eletto presidente della Provincia di Mantova, ruolo che ha ricoperto fino al 1997. E’ stato segretario provinciale del Carroccio di Mantova dal 1992 al 1993 e responsabile nazionale Enti Locali Padani dal 1997 al 2000. Da oggi è anche indagato per corruzione. I fatti che gli sono contestati dai magistrati risalgono al periodo in cui era assessore al Territorio e Urbanistica (2008-2010), prima cioè delle elezioni regionali del 2010 durante le quali ha raccolto 13mila preferenze. I denari ottenuti dalle tangenti sarebbero stati dirottati al partito. Ricordate? Solo qualche settimana fa ci si chiedeva come e perché la Lega Nord avesse investito – lecitamente – milioni di euro in fondi esteri dal profilo finanziario estremamente rischioso (la Lega Tanzania). Si diceva che erano i soldi dei rimborsi elettorali. Ora vien da chiedersi se fra di essi non ci fosse anche il milione di euro ottenuto da Boni con i favori di quand’era all’Urbanistica.

Per Formigoni si tratta in ogni caso di “responsabilità personale”. La leggerezza e l’ipocrisia con cui lo dice sono disarmanti e fastidiose insieme. Non si è reso conto che del suo Ufficio di Presidenza non è rimasto nessuno? E la responsabilità politica dove la vogliamo mettere? Chissà che non ci ritroveremo tutti al Caffè Formigoni a discettare di affari e politica, domani, su Youtube. Il presidente è maggiormente dedito alle campagne mediatiche che a tenere sotto controllo i sui ‘sottoposti’.  Per oggi è riuscito a cavarsela dicendo che per Boni vale la ‘presunzione d’innocenza’. Di quel famoso Ufficio di Presidenza del 2010, sono stati eliminati in quattro: Penati, Boni, Ponzoni e Cristiani. La meglio gioventù della Regione Lombardia, sia a destra che a sinistra.

Un presidente di Regione che non si dimette dopo che il quarto componente del suo – suo! – Ufficio di Presidenza è stato indagato per tangenti, è un uomo che semplicemente aspetta il giorno in cui lo verranno a prendere. Non c’è altra spiegazione.