E allora, dichiarato illegittimo il Lodo Alfano, non resta che rispolverare la vecchia immunità: ci ha pensato il sen. Lucio Malan, del PdL, con l’intenzione di rifarsi al vecchio art. 68 della Costituzione, emendato con referendum nel 1993, senza cambiarne una virgola. Questo il senso della sua proposta di legge, come descritto nella relazione introduttiva (ripresa dal sito del sen. Malan):
<< Onorevoli Senatori ! – Il presente disegno di legge esprime la volontà di riportare l’equilibrio e l’armonia tra le istituzioni. La stessa volontà che animò i membri dell’Assemblea Costituente nel 1947 quando scrissero l’articolo 68 della Carta fondamentale della Repubblica.
Modificarlo sull’onda della piazza nel 1993 fu un errore, determinato da una temperie che non deve tornare. Come era stato un errore, negli anni precedenti, farne quell’uso indiscriminato che contribuì al determinarsi di tale temperie.
È venuta l’ora di cancellare quell’errore. Coloro che intendessero opporsi a questa iniziativa dando fondo all’arsenale del becero antiparlamentarismo e del giustizialismo forcaiolo, sono invitati ad andare a rileggere gli atti del dibattito in Assemblea Costituente e i nomi di coloro che approvarono l’articolo 68.
Per questo si propone qui, senza alcuna modifica, il medesimo testo di allora. Se fosse possibile, lo si vorrebbe stampare sulla stessa carta e negli stessi caratteri usati allora. Ma credo sia possibile e doveroso provare a tornare allo spirito di quei tempi, preoccupandosi non di ciò che nell’immediato può parere conveniente all’una o all’altra parte politica, ma di ciò che è bene per la Repubblica.
I senatori che lo sosterranno e lo voteranno, a cominciare dal proponente, assumono contestualmente l’impegno a vigilare in ogni modo affinché questo strumento sia usato esclusivamente a salvaguardia delle istituzioni democratiche.>>
Roma, 10 ottobre 2009
ECCO IL TESTO PROPOSTO PER L’ARTICOLO 68
I membri del Parlamento non possono essere perseguiti per le opinioni espresse e per i voti dati nell’esercizio delle loro funzioni.
Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a procedimento penale; né può essere arrestato, o altrimenti privato della libertà personale, o sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, salvo che sia colto nell’atto di commettere un delitto per il quale è obbligatorio il mandato o l’ordine di cattura.
Eguale autorizzazione è richiesta per trarre in arresto o mantenere in detenzione un membro del Parlamento in esecuzione di una sentenza anche irrevocabile.
Per contro, l’attuale art. 68:
I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni.
Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell’atto di commettere un delitto per il quale è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza.
Analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza.
Già la legge costituzionale n. 3 del 1993 aveva ritoccato forzatamente l’art. 68, colpito dal referendum popolare che abrogò l’istituto dell’autorizzazione a procedere in giudizio: allora si estese l’immunità nell’esercizio delle funzioni, il cosiddetto principio di insindacabilità delle opinioni di un parlamentare, modificando il primo comma da "non possono essere perseguiti", a "non possono essere chiamati a rispondere", fatto che estese la prerogativa a ogni tipo di responsabilità (civile, penale, amministrativa, ecc.).
Malan, nel recuperare il testo originario, tralascia la modifica del 1993. In secondo luogo, non dispone alcunché per limitare il fenomeno della reiterazione del diniego all’autorizzazione a procedere, fatto che aveva creato i presupposti per l’abrogazione dell’immunità stessa. Quindi, l’operazione nostalgia di Malan non si pone in alcun modo il problema dell’abuso della pregogativa immunitaria né si pone alcun quesito sulla necessità di aver un parlamento pulito, i cui deputati e senatori non siano corruttori, corrotti, concussi, associati con la mafia, bancarottieri e quant’altro. Malan non sente di dover dare risposte in merito. Sostiene di voler riequilibrare il rapporto fra i poteri dello stato – nella fattispecie, Magistratura e Parlamento – quando l’aspetto problematico per eccellenza è la selezione della classe dirigente stessa.
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Mossa del Pdl al Senato: torni l’immunità – Corriere della Sera
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Il senatore Lucio Malan ha presentato ieri un disegno di legge per reintrodurre l’istituto che, ricorda, fu voluto dai padri Costituenti e «modificato nel ’93 sull’onda della piazza». «Un errore», secondo Malan, la cui iniziativa si propone «di riportare l’armonia e l’equilibrio tra le istituzioni».
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Il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, da parte sua, mette l’immunità tra i temi di un’organica riforma della giustizia e come il Guardasigilli ipotizza di aprire dopo il congresso del Pd il dialogo con le opposizioni.
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ridisegnare quei rapporti tra politica e magistratura che sono stati devastati nel ’92-’94 dal circolo mediatico-giudiziario
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La disponibilità del senatore del Pd Marco Follini resta una caso isolato: dopo la netta chiusura di Dario Franceschini, ieri anche Pier Luigi Bersani ha detto che più che l’immunità è il caso di affrontare altre riforme, come quella della legge elettorale.
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Mentre il leader Udc Pier Ferdinando Casini taglia corto: «Ripristinarla è pura follia»
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“È sbagliato continuare a ragionare con l’approccio di una casta” | Ignazio Marino
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Riguardo l’ipotesi di reintrodurre l’immunità parlamentare, Ignazio ha dichiarato che “i parlamentari non hanno bisogno di immunità per portare avanti il proprio mandato. In ogni sistema democratico moderno è previsto un bilanciamento tra i poteri dello Stato. La giustizia costituisce un sistema di controllo per il rispetto della legalità e non può essere additata come un intralcio. Credo sia sbagliato continuare a ragionare con l’approccio di una casta, che sopravvive aumentando al contempo i suoi privilegi e la distanza con il paese reale. E’ necessario invece nutrire e crescere una nuova classe politica pronta a governare, a livello locale come nelle aule parlamentari. Per far questo penso si debba ripartire dai territori e dalla promozione di persone rispettose delle regole, con le mani libere da gruppi di potere e pressioni di lobbies”.
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Credo che l’art. 63 della costituzione debba essere riformato, procurando l’immunità magari non proprio per i membri del parlamento ma almeno per quelli del governo, così che possano essere traslate le indagini fino a quando non sarà terminato l’incarico conferitogli come mandato dal popolo. In fondo Tangentopoli ha posto il problema della corruzione che è fondamentale, che è contrapposto al problema dell’equilibrio dei poteri dello Stato per evitare che i magistrati possano intralciare l’operato della politica.
Immunità non significa impunità. E basta con questa retorica dei magistrati che intralciano la politica: basterebbe meno corruzione, più onesta, una diversa cultura politica. Insomma, per questo paese una rivoluzione.
Sono daccordo. Immunità ma non impunità. Se qualcuno è colpevole deve scontare dopo il mandato del popolo, ma con più flessibilità e meno fiscalismo. La corruzione è endemica, fin quando esisterà questa cultura figlia del sistema, esisteranno anche i favoreggiamenti immeritocratici, questa è la struttura della società, la cultura predominante, la rivoluzione cancellarebbe tutto quello che si è fatto di buono e non leverebbe la corruzione, leverebbe degli scapestrati al potere per metterne altri. L’unica cosa che può salvare la società è il potere nella mani di uno solo, la strada del presidenzialismo se non arriveremo alla monarchia.