A Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria, il sito del polo chimico, oggi di proprietà della multinazionale Solvay, è in realtà una discarica di rifiuti tossico nocivi che inquinano da anni la falda acquifera e uno dei pozzi usati per l’approvvigionamento idrico umano. L’area contiene circa 500 mila metri cubi di killer chimici come il cromo esavalente e il PFOA, detto altrimenti acido perfluorottanoico, un componente del teflon identificato con la sigla C-8, lo stesso che viene usato per rivestire le comuni padelle da cucina. Tracce di questa sostanza sono state trovate nel sangue dei dipendenti della Solvay Solexis e persino nei fiumi limitrofi.
L’emergenza è in atto da circa un anno, quando il sindaco della città di Alessandria ha emesso un’ordinanza con la quale si vieta l’utilizzo dell’acqua di falda nella zona dell’impianto chimico. Ma da anni le associazioni civiche, quali Medicina Democratica, segnalano alle autorità lo stato di grave inquinamento dell’area: già ad inizio degli anni novanta, si segnalavano casi di colture a grano o a orzo sterili, oppure strane precipitazioni a carattere nevoso non verificatesi altrove.
La vicenda è diventata di dominio nazionale con l’intervento della trasmissione Le Iene e le interviste di Luigi Pelazza. Di seguito i video.
Ieri intanto si è svolta l’assemblea pubblica degli operai della Solvay, organizzata dai sindacati confederali. Il clima che si respira nell’azienda è di grande timore che la questione dell’inquinamento da cromo, enfatizzata dagli interventi della televisione, possa essere usata dalla proprietà come pretesto per dismettere l’area. Gli operai non vogliono perdere il proprio posto di lavoro, pur non rinunciando a sostenere la necessità di un risanamento del sito.
Il problema è proprio questo: che il posto di lavoro degli operai finisca per essere sacrificato al cospetto dell’altrettanto fondamentale dirittto alla salute dei cittadini. L’atteggiamento dell’Azienda sinora è stato volto a minimizzare le proprie responsabilità in merito alla presenza degli inquinanti nel sottosuolo del sito, ma l’inchiesta della Procura potrebbe costringere Solvay a un cospiscuo risarcimento danni per aver continuato a introdurre l’acqua del pozzo nell’acquedotto del paese pur conoscendo il grado di pericolosità degli agenti disciolti in essa.
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500 mila metri cubi di veleni. A tanto ammonterebbe la quantità di rifiuti tossici, o comunque pericolosi, nascosti sotto il polo chimico di Spinetta Maregno, a due passi da Alessandria
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Lo afferma la Procura, concludendo l’indagine avviata nel maggio del 2008
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Gli indagati sono 38, appartenenti alle tre società (Ausimont, Atofina-Arkema e Solvay)
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Si tratta di reati che potrebbero portare a condanne non inferiori ai 15 anni di carcere
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Il polo chimico di Spinetta, Montedison in origine, divenne poi Ausimont, e negli anni novanta una parte minore anche Atofina-Arkema. Dal 2002 la proprietà principale è Solvay Solexis
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Solvay Solexis – afferma una nota aziendale – ha preso conoscenza delle imputazioni provvisorie notificate nei confronti di alcuni dirigenti ed ex dirigenti della società
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Solvay Solexis considera ingiuste e prive di fondamento le accuse provvisorie a carico dei suoi rappresentanti
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Lo stabilimento di Spinetta Marengo in Alessandria faceva parte del Gruppo Ausimont (oggi Solvay Solexis) ed è stato acquisito in buona fede da parte del Gruppo Solvay da Edison SpA nel 2002
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I sindacati confederali, per voce dei segretari Tiberti, Ferraris e Gregori, assumono una posizione unitaria: “quanto emerso dagli organi di informazione sulla situazione di sicurezza dello stabilimento Solvay desta grande allarme. Distinguendo fra ciò che è spettacolo, di dubbio gusto trattandosi di argomenti così gravi, e le notizie sull’esito dell’indagine della procura, che invece sono la vera ragione delle nostre preoccupazioni, chiederemo nella giornata di lunedi un incontro al Prefetto per rappresentare le nostre preoccupazioni e per capire quale effettivamente sia la situazione di rischio per la popolazione e per i lavoratori
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il commento di Lino Balza, di Medicina Democratica, associazione da molti anni in prima fila (e spesso in solitaria prima fila, va ricordato) nella battaglia sull’inquinamento in Fraschetta, che vede nelle valutazioni della Procura una conferma alle proprie tesi
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“Mentre attendiamo che la Magistratura apra un altro prioritario filone di indagine per il gravissimo inquinamento da PFOA, acido perfluorottanoico in atto a danno dei fiumi e dei lavoratori
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la Procura della Repubblica, con i suoi 38 indagati per avvelenamento doloso e mancata bonifica (fino a 15 anni di reclusione), ha accolto i tre punti cardine dell’altro esposto presentato l’anno scorso da Medicina democratica. Vale a dire: 1) non solo cromo esavalente ma almeno altri 20 veleni tossici e cancerogeni sono sotterrati per 500 mila metri cubi (o forse il doppio?) sotto lo stabilimento di Spinetta Marengo. 2) La Solvay (e prima di lei Arkema) ne era perfettamente a conoscenza, come tutti, e più di tutti: non a caso avendo acquistato il complesso chimico per un tozzo di pane. 3) La Solvay ha nascosto e contrabbandato le discariche, ha ingannato le amministrazioni e omesso la bonifica.
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RADIO GOLD – I fatti e le persone
Solvay Solexis respinge le accuse: il disastro antecedente al 2002. Ora però si discute se bonificare o mettere in sicurezza
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Non finiscono le discussioni sul polo chimico di Spinetta dopo la conclusione delle indagini della procura di Alessandria in seguito alla scoperta di cromo esavalente più di un anno fa.
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La Solvay Solexis intanto attraverso un comunicato ha respinto con fermezza le accuse:
“I capi d’accusa sono relativi alla situazione ambientale dell’area industriale di Spinetta Marengo. -
Lo stabilimento di Spinetta Marengo in Alessandria faceva parte del Gruppo Ausimont (oggi Solvay Solexis) ed è stato acquisito in buona fede da parte del Gruppo Solvay da Edison SpA nel 2002
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sono progressivamente venute alla luce, nel sito di Spinetta e intorno ad esso, problematiche ambientali che non erano state rese note aSolvay al momento dell’acquisizione
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sottolineando come le condizioni ambientali siano migliorate progressivamente dopo l’acquisizione
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Il timore dei sindacati quindi è che la situazione possa diventare un pretesto per una dismissione. L’ipotesi più plausibile – dicono le parti sociali – sarebbe quella della messa in sicurezza, anche per la disponibilità della Solvay Solexis a collaborare e a trovare una soluzione con le istituzioni
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Assemblea incandescente martedì pomeriggio allo stabilimento Solvay Solexis di Spinetta Marengo. Circa 200 dipendenti dell’azienda hanno partecipato all’incontro organizzato dai sindacati con il pieno appoggio della proprietà sul caso cromo e la conseguente campagna di informazione, a dire di molti dei partecipanti poco corretta.
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lo stabilimento Solvay è oggi un esempio di impianto sicuro e all’avanguardia, i 500 metri cubi di veleni interrati sotto l’area (la cui presenza nessuno sembra più mettere in discussione) sono un retaggio del passato da smaltire senza mettere in discussione la piena produzione e il futuro dello stabilimento.
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I sindacati parlano di un uso demagogico della vicenda, e attendono un incontro con il Prefetto per capire quali sono i rischi attuali
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la troupe della trasmissione di Italia 1 pare intenzionata a non mollare, e annuncia il proprio ritorno per venerdì, con l’intenzione di occuparsi di Pfoa, la sostanza presente in quantità significativa in Bormida e Tanaro e sul cui grado di nocività è aperto un processo di valutazione a livello europeo
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