Regionali, ecco dove l’UDC sarà determinante.

Un sondaggio pubblicato da il Fatto Quotidiano fotografa i rapporti di forza fra i partiti in vista delle regionali, quando ancora non sono chiare né le alleanze né le candidature. Ecco dove l’UDC sarà determinante.
In Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria, l’apporto di voti dell’UDC al centrodestra non sarebbe sufficiente per far perdere la regione al PD: in bilico solo le Marche, ma laggiù il PD parte in testa. Per contro, Piemonte, Liguria e Lazio sono fortemente contese, e la scelta dell’UDC di propendere per la coalizione di centro-sinistra in Piemonte potrebbe non essere sufficiente. Poi, Campania, Puglia e Calabria, dove l’UDC vince sempre, ovunque vada.

In Campania pesa ancora l’incertezza determinata dal caso Cosentino:

  • Diciamo subito e con sicurezza che nel Pdl non si muoverà niente, assolutamente niente, prima della pronuncia della Corte di Cassazione. La Suprema Corte, in verità, avrebbe dovuto già decidere il 30 Dicembre scorso riguardo il ricorso dell’onorevole Nicola Cosentino avverso il provvedimento cautelare. E siccome ha constatato che il provvedimento della Procura di Napoli non era supportato da fatti inoppugnabili, allora, in attesa di nuove carte, aveva rinviato il verdetto che dovrebbe essere emanato tra il 10 ed il 15 prossimi.
  • Cosentino è ancora in corsa. Un eventuale verdetto a suo favore lo rimetterebbe in pista. Ecco perché tutto il vertice regionale e provinciale del Pdl ha deciso di sospendere ogni iniziativa in tema di candidature. Da fonte autorevole trapela la notizia che l’ultima parola spetterà a Berlusconi e questi si è impegnato a non procedere alla nomination a Governatore regionale della Campania prima della sentenza della Corte di Cassazione (Provinciali Caserta, Dell’Aquila (Sdi): “Oliviero unico candidato vincente” )

Ma, la candidatura della Polverini nel Lazio, con lo sponsor dell’UDC, e quindi la garanzia di un successo in quella regione, può permettere ai berluscones di “rischiare” Cosentino in Campania, e questo per due ragioni:

– in primis, con il Lazio si accontenta Fini e in un certo senso si “compra” il suo silenzio-assenso sulla Campania, una sorta di accordo di non belligeranza per il periodo elettorale;
– in seconda battuta, si capitalizza il bagaglio di voti di Cosentino rendendo superfluo l’accrocchio con l’UDC.

I berluscones non si sono stracciati le mutende per il Lazio, anzi, hanno lasciato che Fini facesse il suo gioco e schierasse la sindacalista “invisa” a Berlusconi. Lei, la ex leader dell’UGL, è ancora poco popolare essendo conosciuta solo dal 30% degli intervistati (fonte Europa): a quanto pare Renata non divide solo a destra, ma anche a sinistra, dove può trovare alcuni estimatori, come l’Unità, che ha ben titolato sulla neo-candidata, sottolineando come molti elettori di sinistra potrebbero votarla, e anche alcuni detrattori, come la testata Europa (ex area Rutelli, ora dalemiana?) che invece ne indaga la figura e ne evidenzia la carriera politica fulminante, agevolata dalle apparizioni televisive a Ballarò e dalla straordinaria e persino un po’ sospetta ascesa del suo sindacato di “quattro gatti” alla triade confederale CGIL-CISL-UIL.

    • ultimo rapporto Censis. Lì è riportato il numero degli iscritti ai sindacati nel 2007 e 2008. Ebbene, l’Ugl è l’unico che in controtendenza perde colpi: –4,2 per cento, passando dai 2 milioni e 145mila del 2007 ai 2 milioni e 54mila dell’anno successivo
    • i due milioni di cui si parla (che portano l’Ugl a giocarsi la terza piazza con la Uil) non trovano riscontri concreti nei numeri ufficiali. I dati sulle tessere infatti sono autodichiarati dalle singole sigle, che spesso li gonfiano ad arte
    • Tuttavia ci sono due indicatori, uno nel pubblico e uno nel privato, tramite cui ricavare i rapporti di forza fra i sindacati e il reale numero degli iscritti.
    • pubblico impiego.
      In questo settore la rappresentatività sindacale è certificata ufficialmente dall’Aran perché possono partecipare alla contrattazione solo quelle organizzazioni che superano il 5 per cento dei voti.
    • Per sanità, scuola, ministeri e tutto quello che è pubblico impiego il sindacato della Polverini è sotto. Quindi rappresenta quattro gatti.
    • circa lo 0,7 per cento, ovvero più o meno diecimila persone su un totale di due milioni di lavoratori sindacalizzati
    • Per quanto riguarda il privato, un buon indicatore è il numero di trattenute sindacali che pensionati e disoccupati delegano all’Inps. Ebbene, anche in questo caso i numeri per l’Ugl sono impietosi. «Può contare su 67mila pensionati e duemila disoccupati, più o meno l’uno per cento del totale», ci dice Marco Paolo Nigi, segretario della Confsal
    • un leader che è riuscito a strappare una candidatura pesante grazie ad altre doti. Come un’intelligenza tattica nello stringere alleanze: prima con Epifani che la sdogana e poi, adesso, con Bonanni e Angeletti con cui fa da sponda a Sacconi
    • capacità di mettersi sotto l’ombrello finiano, ritagliandosi il ruolo di donna di destra ma antiliberista e, cosa che conta di più, antiberlusconiana

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