Rosarno, la riserva di schiavi dell’ndrangheta.

Pensate che la vicenda di questi giorni della rivolta dei migranti sia un fatto nuovo? Pensate che non sia mai successa una cosa del genere e che certamente negli ultimi anni le amministrazioni locali non abbiano contrastato in alcun modo questa forma di “degrado”?
Bene, vi sbagliate: questa è Rosarno, 9 Gennaio 2010, come è immortalata nelle foto pubblicate su l’Unità:

E questa è Rosarno, 13 Dicembre 2008, foto di repertorio sul sito di Repubblica:

Notate differenze? Non ci sono differenze, poiché ieri come oggi i migranti sono ghettizzati e sottoposti a qualsivoglia tipo di sfruttamento, oggetto di intimidazioni e di violenze da parte della “popolazione locale”:

  • 300 immigrati ieri sera hanno alzato delle barricate in mezzo alla strada e protestato «contro l’ ennesima violenza subita», fino a notte fonda. Raccontano che nel tardo pomeriggio «due bianchi hanno sparato nel mucchio, da un’ auto in corsa». E che ora è tempo di dire bastaA Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, non ci vogliono stare più «che vogliono tornare in Africa»
  • una ex cartiera, che in questo periodo dà rifugio a circa 400 sudafricani
    Uomini e donne, quasi tutti clandestini, che arrivano in Calabria per la raccolta degli agrumi e delle olive. Braccianti, tutti lavoratori in nero
    la rivolta dei connazionali «stanchi della violenza continua». E raccontano: «Succede spesso che gente del posto arrivi qui armata, ci picchiano e ci rubano i pochi soldi che guadagniamo, non ce la facciamo più» hanno sollevato delle barricate a cui hanno dato fuoco, hanno iniziato a lanciare di tutto contro le forze dell’ ordine e per lasciare i blocchi hanno chiesto l’ intervento di Medici senza frontiere: «gli unici che periodicamente hanno cura di noi»

    Repubblica — 13 dicembre 2008

E se grattate bene la superficie della copertina dei giornali, scoprirete che Rosarno, Gioia Tauro, San Ferdinando, Rizziconi e Taurianova sono “commissariati”, e Rosarno non esce dalla spirale dell’infiltrazione ‘ndrina almeno dal 2008, anno in cui addirittura avviene l’arresto del sindaco Carlo Martelli. Il suo successore, eletto a Novembre, ha avuto vita ancor più breve: non ha neanche fatto in tempo a “mangiare il panettone”.

  • I Piromalli erano nelle stanze dei bottoni. Controllavano sindaci e amministrazioni. Dettavano le scelte
  • Amministratori e boss, insieme. I primi a stabilire chi doveva vincere le elezioni e i secondi a farsi in quattro per garantire gli affari dei clan. Una saldatura «incredibile, perfetta»
  • alle alleanze delle ‘ndrine sul territorio, corrispondevano quelle nei comuni, che si muovevano a seconda dei «desiderata» del mammasantissima della Piana gioiese
  • Quei sindaci erano stati eletti grazie al clan. Si scopre che le cosche avevano fatto modificare il piano regolatore di Gioia per tutelare gli investimenti dei propri uomini, aziende e attività commerciali fiorenti. Con la complicità degli amministratori, avevano fatto spostare lo svincolo della Salerno-Reggio Calabria

‘ Ndrangheta, retata di sindaci in Calabria – Repubblica.it » Ricerca – 2008

Tuuto ruota attorno al porto di Gioia Tauro: i migranti altro non sarebbero che una riserva di manodopera, tenuta alla catena con il terrore – sono infatti sottoposti alle intimidazioni di tutta la popolazione, “solo Medici senza Frontiere si occupa di loro” – alla quale si attinge a seconda delle esigenze: o vengono mandati a raccogliere gli agrumi, o impiegati al porto, o nella manodopera edilizia. Ma che cosa ha spinto l’ndrangheta a attizzare la reazione – legittima – dei migranti, come già nel 2008? Perché questo accumulo di schiavi quando gli agrumi vengono lasciati marcire nei campi?

  • Articolo 21 – Angela Napoli: “la provocazione di Rosarno è stata fatta di proposito per deviare l’attenzione sui fatti di Reggio Calabria”
    • le reazioni di Rosarno sono nate a seguito di un attentato, anche se non propriamente tale, ad opera di giovinastri a bordo di una macchina, dei quali non si sa se appartengono al gruppo dei rosarnesi arrestati tra i quali c’è un certo Andrea Fortugno, già noto alle forze dell’Ordine e già arrestato, nei confronti della cui liberazione abbiamo visto gli striscioni in bella mostra davanti alle telecamere, ma che è legato ad una delle più importanti cosche di Rosarno
    • La lettura che io ho dato a questa vicenda è che la provocazione di Rosarno è stata fatta di proposito per deviare l’attenzione sui fatti di Reggio Calabria
    • Gli immigrati sarebbero in Calabria per lavorare, ma i frutti di questo periodo, cioè gli agrumi, sono lasciati marcire negli agrumeti
    • Nessuno si è mai interessato degli immigrati e che cosa loro facciano in Calabria. In realtà le questioni sono due, da una parte ci sono quelli sfruttati con il lavoro nero che vivono in condizioni miserevoli per come abbiamo visto nei servizi di questi giorni e che devono dar conto, e denaro, a chi decide di farli salire sui pulmini per il lavoro, mentre dall’altra parte ci sono gli addetti al servizio di criminalità
    • i comuni di Rosarno, Gioia Tauro, San Ferdinando, Rizziconi e Taurianova che per la seconda volta consecutiva è risultato sciolto per infiltrazioni mafiose
    • A questi si aggiunge Seminara che ha un sindaco eletto solo alle scorse elezioni di novembre
    • risultano commissariati, per mafia, i più grossi comuni e c’è un coinvolgimento forte tra vita amministrativa nella Piana di Gioia Tauro ed il suo Porto
    • Rizziconi, che è un piccolo centro, è di fatto lo spartitraffico ed è il comune dove vive la famiglia Inzitari, proprietaria del centro commerciale il cui figlio del titolare, Francesco è stato ucciso nei mesi scorsi a 18 anni
    • La zona è di fatto la concentrazione delle principali cosche mafiose. È qui che vivono ed operano le cosche Piromalli, Molè, Pesce, Alvaro
    • La Calabria vive una situazione emergenziale che è sempre stata sottovalutata da tutti i partiti e dai Governi. Non vorrei che accadesse quanto già accaduto all’indomani dell’omicidio Fortugno ovvero che si vanno ad impinguare gli organici delle Forze dell’Ordine nel territorio di Reggio Calabria e di Rosarno lasciando scoperte tutte le altre zone
    • la ‘ndrangheta non ha appartenenza politica e sta al fianco del vincitore, chiunque esso sia. Noi abbiamo il Consiglio Regionale più inquisito d’Italia e non c’è stata alcuna attività giudiziaria tale da contrastare questi inquisiti, né una volontà politica ad allontanarli dalle aule regionali

    • la collusione della ‘ndrangheta nel Consiglio regionale calabrese è radicata e lo è anche all’esterno, ovvero negli enti locali, perché la criminalità tende a permanere dove si decide, dove si programma e dove c’è sentore di vittoria

4 Comments

  1. la prima cosa che mi è venuta in mente è cosa diranno e faranno politici e ‘imprenditori’ (virgolette d’obbligo visto che sembrano i razzisti proprietari terrieri dell’800 negli usa) alla prossima raccolta quando i caporali si attiveranno per reclutare altra ‘carne da lavoro’…

    un saluto a tutti…

    p.s.
    ho pensato di linkare questo blog sul mio, nella ‘filosofia’ di divulgazione…l’eventuale ricambio è ovviamente gradito…

  2. ho provato a inserire nel blogroll ‘yes, political!’ e ‘cubicamente’ ma non riesce a linkare…magari fammi sapere come fare (se c’è un altro testo da digitare)

    ancora un saluto…

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