No Sarkozy Day: germi di Popolo Viola in Francia, ma quante difficoltà, quante differenze.

Ieri si è svolto il primo “No Sarkozy Day”. Qualcosa di familiare? Certo, gli organizzatori si sono largamente ispirati al “modello italiano” del No Berlusconi Day, il famoso raduno del popolo dei senza partito, del popolo senza capo, profondamente antiberlusconiano non soltanto quindi in opposizione alle politiche ma contro il corpo, la persona, l’immagine dell’uomo che occupa abusivamente la scena politica italiana.
E che dire della versione francese? Essi sono viola ma non violano nessun muro dell’omertà. Essi scendono in piazza, e i giornali e le tv ne parlano, anche se sono in numero nettamente inferiore alle adesioni del gruppo su Facebook. In Italia, il Popolo Viola è stato trattato dal Tg1 né più né meno che come una scampagnata di tre(centomila) amici.
Sarkozy è decisamente un presidente della Repubblica che interpreta il proprio ruolo nell’alveo tracciato dalla Costituzione della Quinta Repubblica. Berlusconi è un presidente del Consiglio, un ‘primus inter pares’, un primo fra pari, un capo del governo con poteri molto ridotti, costituzionalmente parlando, ma che invece esercita la propria funzione in maniera autoritaria, travalicando il dettato costituzionale, con estensione del dominio sui mezzi dell’informazione televisiva.
Sarkozy è criticato in patria, per le politiche e per l’immagine. La critica è permessa ed è parte della funzione della formazione dell’opinione pubblica. In Italia, il pardone non permette critica, telefona ai commissari delle Autorità di Garanzia, suoi ex dipendenti, per indurli ad agire contro l’unica voce libera – e critica – del panorama dell’informazione televisiva italiana (Annozero), i quali obbediscono e riescono poi a tappare la bocca a tutti con il famoso regolamento sulla par condicio della Vigilanza.
Inoltre, la campagna elettorale per le Regionali in Francia si è consumata sui temi preminenti, sulla crisi oscena che ha messo in ginocchio interi settori produttivi del paese. In Italia, ancora una volta, la campagna e il voto sono stati trasformati nel consueto plebiscito sulla persona di Mr b. I problemi reali, la crisi, la disoccupazione, la precarietà del lavoro, la delocalizzazione delle fabbriche, la concorrenza minacciosa dei cinesi in ogni ambito del manufatturiero, ma anche la deriva videocratica, sono aspetti del reale che la logica berlusconiana ha cancellato dalla mente delle persone. I dati sull’affluenza delle elezioni in corso sono solo apparentemente simili a quelli francesi: gli astenuti in Francia sono maggioranza, in Italia no. Sono una minoranza esclusa, che si fa governare da una gerontocrazia che attua il voto di scambio per perpetuare sé stessa.

Sul Popolo Viola francese:

    • L’onda viola francese è riuscita a mobilitare le masse più sul web che nelle piazze. Ad una settimana dalle regionali dove ha dominato l’astensione, il primo ‘No Sarkozy day’ è stato ampiamente disertato nei cortei.
    • Erano 400 a Marsiglia, 300 a Grenoble, 250 a Nantes, 50 a Bordeaux e ad Ajaccio, alcune decine a Lilla. “È un buon inizio”, ha commentato all’ANSA Benjamin Ball, uno degli organizzatori del corteo nella capitale, ma nella voce del giovane blogger si percepisce una punta di delusione. Nei giorni scorsi si attendevano 100.000 persone in tutto il Paese, almeno 50.000 a Parigi.
    • Nell’euforia della vigilia qualche militante aveva lanciato il più ottimista dei pronostici, prevedendo un milione di persone nelle strade. “Certo avremmo preferito una maggiore partecipazione, ma non fa niente. Siamo molto fiduciosi – ha continuato Ball – l’onda viola ormai si è levata e nessuno potrà fermarla”.
    • Il ‘No Sarkozy Day’ è nato sul web per iniziativa di 55 blogger francesi seguendo il modello del ‘No Berlusconi Day’ italiano dello scorso dicembre. Il passaparola è andato su Facebook, Twitter, MaySpace, sui blog. Oggi il gruppo Facebook conta 387.977 membri, mentre in calce alla petizione anti-Sarkozy è comparsa una lista di 7.000 firme.
    • mentre a Parigi hanno sfilato slogan che denunciano il fallimento della politica economica del governo, le ingerenze sulla giustizia, le pratiche poliziesche dello stato, un sondaggio di oggi conferma l’opposizione crescente alla politica del capo dello Stato: se oggi i francesi dovessero votare per l’Eliseo, vincerebbe la socialista Martine Aubry.