Il post di Cristiana Alicata, oggi su Cambia l’Italia, il portale nato sulle ceneri della Mozione Terza di Ignazio Marino, è come un sasso nello stagno. Sì, lo stagno delle torbide acque del governo, immischiate di piduisti, anzi piterzisti, di cricche, di speculatori, di palazzinari, di cementificatori senza alcuna morale se non quella del guadagno. Il medesimo stagno in cui l’opposizione del PD affonda i suoi stanchi piedi: già, è forse ora il caso di smetterla con la denuncia fine a se stessa:
Da mesi, da anni, in questo impero quindicinale, non facciamo che immaginare un Bossi illegale e un Berlusconi pure, plaudendo alle azioni giudiziarie che ormai sono di quotidiana lettura. Tutta la nostra opposizione, giusta, corretta, doverosa, a volte tradita (vedi tentativi di dialogo, vedi la Bicamerale, vedi la mancanza di soluzioni nell’ultimo governo Prodi del conflitto di interessi) si è concentrata sulla richiesta di legalità, di etica, di rispetto delle istituzioni, di uguaglianza davanti alla legge (Cristiana Alicata, Tattica e strategia, la missione del 2013 | Cambia l’Italia).
Dare un taglio al vittimismo. Finirla con la retorica dell’antiberlusconismo. Antiberlusconismo è fare politica oggi. E fare politica significa immaginare un mondo diverso. Avere una idea di mondo. Che contempla il lavoratore dipendente come quello autonomo. Il che non si può esaurire in slogan vuoti. Bersani cita spesso la green economy. L’etichetta però non basta. Serve sostanza. Servono idee. Idee forti che spostino l’agenda della politica nelle mani della sinistra (sì, ho scritto sinistra). Loro? Si esauriscono in se stessi, nel loro attacco quotidiano alla legalità, alla difesa del privilegio:
Tutto il loro governo si occupa solamente di mantenere salda una posizione che più che di potere sembra ormai essere divenuta di difesa. Parlando con gli imprenditori, con quella parte d’Italia poco ideologica e precaria che ha creduto al sogno berlusconiano, ci si rende conto di quanto le istanze liberiste e liberatorie, anticorporativiste e antipolitiche siano state tradite, vilipese, umiliate […] Cosa dobbiamo fare adesso? Continuare a chiedere dimissioni, continuare a chiedere democrazia, libertà di stampa, atteggiamenti etici? Siamo sicuri che sia la strada giusta e che invece tutto questo non ci stia trascinando su un terreno che alimenta solamente l’astensione elettorale? (C. Alicata, cit.).
Sfidiamolo, oggi che siamo in preda ad una crisi profondissima economica e sociale, a parlare solo di quello. Sfidiamolo a proporre una via d’uscita, cosa che non ha, non sa, preso da totale impreparazione nei confronti dei problemi degli altri […] Diciamo, chiaramente, che un premier così occupato dalle proprie vicissitudini (sue e di tutti i suoi amici) sta facendo andare il Paese alla Malora. Parliamo noi di piano anti-crisi, facciamo intendere che possiamo averla questa benedetta fiducia […] adesso che il castello di carte si sta smontando, noi non teniamoglielo in piedi, radiamolo al suolo con la politica, quella vera (C. alicata, cit.).
Temo che l’unico modo per tornare a fare politica sia di sgombrare dal parlamento non solo la cricca del Pdl&co. ma pure quel Pd che in 20 anni non ha saputo che offrire blandi argini accontentandosi della politica del “meno peggio”. Che poi, a grattare le dichiarazioni di Bersani (ma anche quelle di D’Alema, Franceschini, ect) scopri sempre che il tiepidume con cui mettono pezze ha sempre qualche ragione di convenienza. Troppo soccorso rosso da parte del Pd nei confronti del Pdl per pensare di poter reinventare la sinistra con questa sinistra. Il dramma è che di persone eccellenti dentro al Pd ce ne sono. Ma rimangono puntualmente schiacciate ai margini dai vecchi lupi che sembrano aver perso il pelo ma non il vizio nell’intuire un potenziale concorrente interno e nel renderlo inoffensivo attribuendogli cariche o compiti che lo tengano ai margini. A certi vecchi comunisti ancora al comando bisognerebbe togliere la sedia da sotto il culo senza tanti discorsi. Se fin qui non hanno saputo fare (20 anni, mica un giorno!), vadano in pensione e lascino spazio a chi possa almeno provare a fare diversamente.
Concordo. E’ soprattutto un problema di ricambio generazionale, quello che affligge il PD. Un ricambio di una classe dirigente collusa e sconfitta che tarda ad arrivare.