Lo zio d’Egitto stasera lascia il paese

Volendo adottare una logica sistemica d’ispirazione eastoniana, si potrebbe dire che il sistema politico egiziano ha smesso di emettere provvedimenti autoritativi già da settimane. Quindi ha smesso di esistere. L’esercito risponde soltanto a se stesso, così altri pezzi di Stato come i servizi segreti. Tutto ciò accade a causa dell’entropia del sistema politico: “quando un sistema passa da uno stato ordinato ad uno disordinato la sua entropia aumenta” (wikipedia); e l’entropia aumenta quando un sistema è chiuso verso l’ambiente esterno. Così l’Egitto con Mubarak si è poco alla volta trasformato in un sistema politico chiuso, in cui manca del tutto la circolazione dell’elité (V. Pareto, “l’élite è come un fiore, appassisce, ma se la pianta, cioè la società, è sana, essa farà subito nascere un altro fiore”). Quando i meccanismi di selezione delle élites sono bloccati, ecco che un’élite appassisce ma nessun’altra subentra. La pianta muore. Qualcosa che somiglia sorprendentemente al crollo dell’Est Europa nel 1989, è stato detto, ma che non necessariamente potrà evolvere in senso democratico.

Berlusconi, durante l’ultimo Consiglio UE, ha affermato che vì è un altro governo nel Mediterraneo che rischia di essere rovesciato: quello dell’Italia. Lui spiega questa affermazione teorizzando di ‘avanguardie rivoluzionarie’ mascherate da magistrati milanesi. Qui invece si vuol far notare che l’Italia ha esperito in questi anni una situazione di blocco di circolazione dell’élitée simile ai paesi del nord Africa. Basti pensare alla legge elettorale: la vergogna del Porcellum che ha tolto la possibilità di scelta democratica dell’elettore attribuendo la facoltà di nomina dei deputati a quattro-cinque segretari/presidenti di partito. La deriva antidemocratica è in atto da anni, in Italia, e non è certo opera di magistrati.