Mentre il PD si agita e scuote come tormentato da incubi (leghisti), SeL continua a raggranellare consenso nei sondaggi. Accreditato di una percentuale che varia del 7% al 9%, Vendola sta cercando, pur essendo fuori del Parlamento, di guidare il PD verso un’alleanza parlamentare alternativa alla maggioranza attuale per sostenere un nuovo governo a guida Rosy Bindi.
«Una donna che rappresenta la reazione a uno dei punti più dolenti del regresso culturale, ricopre un ruolo istituzionale-chiave come quello di vicepresidente della Camera, ha il profilo giusto per guidare una rapida transizione verso la normalità» (La Repubblica.it).
Bersani, ieri, ha puntato sul dialogo con i leghisti avendo in mente ben chiara la necessità di proporre il suo partito come elemento chiave per l’approvazione del federalismo, tema chiave per i leghisti, ciò che mantiene in vita questa legislatura. L’obiettivo di Bersani è accelerare la caduta di B, forse andare immediatamente alle elezioni con una Gröss Koalition, la Santa Alleanza finora soltanto teorizzata. Vendola rischia di rimanerne fuori. Ecco spiegata la sua apertura alla alleanza parlamentare con i finiani:
Per ridare all’Italia l’ossigeno che il berlusconismo le ha tolto urge rimuovere le macerie della Seconda repubblica. Ma se è genuino questo allarme bisogna evitare le inopinate aperture di credito a quei leghisti che sono un elemento centrale del degrado civile del Paese. Facciamo allora un coalizione di emergenza democratica, reclutiamo le migliore competenze giuridiche e occupiamoci delle cose fondamentali: legge elettorale, una buona norma sul conflitto d’interessi e sul sistema informativo. Poi, ognuno per la sua strada (La Repubblica.it, cit.).
C’è un’emergenza democratica, mettiamo da parte le categorie vetuste. Voi del PD alleatevi in Parlamento con i finiani, fate le riforme, poi facciamo le elezioni anticipate previe primarie, che sicuramente vinco io. Un piano “machiavellico”: peccato che i finiani siano in disfacimento. Una strategia, questa di Vendola, perlomeno tardiva: andava bene fino allo scorso 14 Dicembre. Pare che Vendola cerchi un riposizionamento. Si è trovato improvvisamente fuori dai giochi. Ma anziché rilanciare sul tema primarie, s’inventa un governo Bindi che non avrebbe maggioranza né al Senato, dove il gruppo di FLI è entrato in crisi proprio oggi con il fallimento del voto di fiducia e con la fuoriuscita di Menardi, né tantomeno alla Camera, dove si annunciano nuove transumanze di deputati del Terzo Polo verso la ‘casa madre’ del PdL.
Vendola coltiva ambizioni da leader a pieno titolo, però sa benissimo di non poterle far valere nell’immediato e, a maggior ragione, di non essere proponibile come guida di una coalizione talmente composita da estendersi a formazioni di centrodestra come l’Udc e Fli. In attesa di alzare il tiro in avvenire, quindi, ha tutto l’interesse a caldeggiare come capo di un governo di larghissime intese (e di transizione!) una figura di contorno come la stessa Bindi (La Voce del Ribelle).
Dinanzi alla prospettiva di elezioni in maggio (in serata si è ventilata la data del 15 Maggio), Vendola rischia di restare ai margini di una coalizione troppo eterogenea che lo danneggerebbe irrimediabilmente in caso di ridefinizione della leadership del centrosinistra. Rischierebbe nuovamente l’effetto “Unione” prodiana.