C’è subbuglio. Un subbuglio che si fa fatica a comprendere, a percepire. Ma dietro le quinte si muovono ombre, ombre lunghe, ombre che affondano i piedi nella notte della Repubblica, quando il Corsera era appannaggio della P2 e nessuno sapeva, nessuno osava chiedere.
Alla fine qualcosa è affiorato a galla, prontamente evitato dai media. Della Valle alza la voce contro Geronzi. Basta personalismi, basta interessi di parte, dice il padrone di Tod’s. Il caso è scoppiato dopo il CdA dello scorso venerdì durante il quale è maturata la decisione, inizialmente proposta da Geronzi, di affidare la gestione delle partecipazioni sindacate (Telecom Italia, RCS, Mediobanca e Pirelli) al Group CEO, Giovanni Perissinotto, un manager Generali di lungo corso, con compenso quadrimilionario. Della Valle è sbottato a mezzo stampa dopo le dichiarazioni di Geronzi dello scorso sabato in cui si esprimeva criticamente contro gli atteggiamenti dello stesso Della Valle e soprattutto dopo l’intervista al Financial Times “in cui il presidente disegnava un ruolo di sistema per Generali con investimenti in banche e infrastrutture, dichiarazioni in contrasto con le strategie illustrate qualche tempo prima da Perissinotto alla comunità finanziaria” (Reuters):
Nonostante Geronzi “continui a dare alla questione una visione personalistica”, afferma Della Valle, “per quanto mi riguarda i rapporti tra me e lui non sono la questione centrale, è centrale invece il rispetto che si deve avere della governance delle Generali, del suo consiglio e dei suoi amministratori, nell’ambito delle deleghe che ognuno di loro ha, cosa che invece anche Geronzi ha disatteso clamorosamente prendendo posizione su argomenti che non gli competono” (corrispondenti.net).
Leonardo Del Vecchio, il fondatore di Luxottica, durante il medesimo CdA, ha rassegnato le proprie dimissioni da consigliere. Oggi sono emerse le ragioni. La causa non è Geronzi. Geronzi, secondo Del Vecchio, non avrebbe più potere in Generali – e quindi in Rcs.
Quindi, chi comanda davvero il colosso assicurativo? Una buona fetta di azioni sono in tasca di Mediobanca, ovvero di Marina Berlusconi. Mediobanca detiene un 13% di Generali. Scalando Generali, scalerebbe Rcs.
Soltanto la scorsa settimana in aual alla Camera si è disucsso animatamente circa la proroga del divieto di possedere assieme Televisioni e giornali contenuta nel decreto Milleproroghe. Il termine è slittato a fine Aprile. Dopodiché Berlusconi non avrà più bisogno del fratello per controllare Il Giornale e potrà puntare dritto sul Corriere. Uno scacco matto impensabile.