Domani dalle ore 15 verrà discusso e votato il Decreto Omnibus. Un decretono milleproroghe bis, che però contiene l’abrogazione delle norme del ritorno del nucleare in Italia. La furbata per cancellare il referendum di giugno. Se non passa il decreto, il governo si gioca la faccia e B. l’immunità zoppa di quel che resta del legittimo impedimento. Ecco perché è stata posta la fiducia. In un’aula di Montecitorio deserta, oggi il rappresentante del governo ha annunciato il ricorso allo strumento del voto di fiducia, extrema ratio in una Camera distratta dalla campagna elettorale e con gli occhi rivolti anzitutto a Milano. Pare di capire che il mercato delle vacche sia fermo da un bel pezzo e che non tira aria di sottosegretariati in regalo. Anzi, il clima è di quelli tesi, tutti contro tutti, a suon di pernacchie e di mirabolanti promesse. Milano val bene una messa (nera), si direbbe.
Certo, per domani potrebbero ripetersi gli schemi già visti in passato: una maggioranza a pezzi però salvata da un’opposizione altrettanto a pezzi, sfilacciata, distratta, incapace di prevedere per tempo l’importanza delle votazioni in aula. Ma domani ci si gioca il referendum sul nucleare. Non poco. Ci si gioca la possibilità di mobilitare l’opinione pubblica riallacciandosi ad essa, attraverso i temi dell’acqua pubblica e del no al nucleare. Per l’opposizione, e per il PD, il referendum significa capitalizzare – grazie al lavoro di altri – un consenso che si fa fatica ad intercettare, sempre troppo piegato verso sinistra, sia essa la versione vendoliana, sia essa la versione giustizialista dipietrista.
Ecco perché domani è bene che il PD faccia squillare i telefoni dei propri deputati. Domani è “voto chiave”. Aleggia come una nebbia la domanda: cosa faranno i responsabili?
Per chi avesse tempo di contare le poltrone vuote fra le file dell’opposizione, questa è la diretta streaming della Camera: http://bit.ly/l8prfb