Corrado Calabrò, presidente AGCOM, risponde dalle colonne de La Stampa alle critiche dei giorni scorsi sulla prossima delibera AGCOM in fatto di diritto d’autore e internet che pone nelle mani dell’AGCOM stessa un potere bieco di censura dei siti che la violassero. Scrive Calabrò:
Sempre su La Stampa, Laura Aria, Direttore contenuti audiovisivi e multimediali dell’AGCOM, tenta di smontare l’argomentazione principale di chi contesta la delibera censura-internet, ovvero che l’AGCOM, autorità amministrativa, non possa sostituirsi al giudice:
L’interpretazione secondo la quale accertare le lesioni del diritto d’autore spetta solo al giudice e in via preventiva – questione centrale nell’articolo di De Martin – non si evince dalla normativa, la quale afferma una cosa diversa. Il decreto legislativo n. 70/2003 di recepimento della direttiva sul commercio elettronico chiama in causa sia l’autorità giudiziaria sia “l’autorità amministrativa avente funzioni di vigilanza”, conferendo a quest’ultima il potere di richiedere al prestatore di servizi di porre fine alle violazioni commesse.
Aria sostiene che è incoerente considerare incostituzionale l’intervento dell’autority per arginare la pirateria online quando viceversa il suo intervento in materie delicatissime come quelle dell’informazione, del bilanciamento tra pluralismo politico e diritto di cronaca è considerato pienamente legittimo. La differenza che Aria non coglie e non mette in evidenza è che, per esempio, gli interventi AGCOM in fatto di pluralismo dell’informazione non sono censori, semmai sanzionatori. Il TG4 non è mai stato chiuso per la sproporzione degli interventi del premier rispetto a quelli dell’opposizione. Ad esso è stata comminata qualche multa. Non sono stati inflitti minuti di sospensione alla messa in onda, né è stato mai chiesto al suo editore di bloccarne la emissione. Quindi è palese una sproporzione fra i poteri che AGCOM si è auto-conferito con questa delibera e quelli che realmente già possiede e esplica per mezzo delle sue sanzioni.
E’ vero però che il testo della delibera non è ancora pubblico. Calabrò si rilassi: non appena lo sarà, la rete analizzerà quel testo prima che se ne possa rendere conto. Le battaglie contro i mulini a vento – a quel punto – le dovrà fare lui.