Ho scritto questo titolo solo ed esclusivamente per un fatto di ordine cronologico: c’è stato un Beppe Grillo valsusino, difensore degli oppressi, arringatore di piazze, sostenitore della legittimità dell’azione violenta poiché essa incarna lo spirito di libertà della Valle contro l’imposizione di una stupida galleria e di una stupidissima linea ferroviaria ad alta velocità. Un Gracco Babeuf digitale, ispiratore della web-revolution. C’è stato. Oggi non c’è più. Dopo Val Susa Beppe Grillo è costretto ad una circonlocuzione tipica del più bieco e vituperato Palazzo. Ovvero, la condanna della violenza e dei violenti:
Tav, Grillo: «Condanno i black bloc. Li arrestino» – Lettera43
Esattamente come quest’altro titolo:
Vendola: “Estremisti da isolare. Ma dissentire non è un crimine” – La Repubblica – 1 ora fa
Essere in grado di parlare una sola lingua dovrebbe essere la virtù del buon politico. Unità di pensiero e parola, di azione e parola, è propedeutico alla verità che invece sfugge a chi cerca di capire attraverso le loro dichiarazioni. Delle due l’una: o la violenza è giusta, giustificata – un vero e proprio atto di resistenza contro l’illegalità – oppure se è ingiustificata, è soltanto teppismo. E’ una dicotomia netta che impone a chi osserva una scelta di campo chiara che invece l’uomo politico evita a gambe levate.
Ecco il dopo Val Susa. Bisogna scegliersi la parte. E non è solo una questione di confini e frontiere da valicare. Qui si tratta di capire qual è la nostra pelle. Di che pasta siamo fatti. Se siamo e vogliamo essere veramente diversi, oppure se ci siamo accodati alla gran massa, se adottiamo la prima forma che ci capita e ci conviene oppure se abbiamo in mente un’idea diversa di politica.
E’ una terza persona plurale che uso e non a caso. Poiché da più parti si è detto che Grillo non è il M5S, che a Grillo è sfuggito di mano il “movimento”, che la Rete procede per suo conto a prescindere dai predicatori, ex tele-predicatori, trasformatisi in blogger o eroi Viola. I referendum, le vittorie di Pisapia e De Magistris ne sarebbero la prova provata: esiste un’opinione pubblica in Internet che si forma liberamente e che non è pienamente controllabile, né censurabile. Gli strumenti censori esistono, alcuni sono spietati (vedasi il caso dell’hashtag #notav, ieri curiosamente fuori dalla top 10 ufficiale di Twitter quand’invece ha totalizzato centinaia di migliaia di retweet). Ma la forza della parola supera l’immaginazione dei nostri controllori. Tanto più che guidare, prevenire, preconizzare questo flusso diventa difficoltoso e necessita – guarda caso – di organizzazione.
La Stampa pubblica stamane un articolo su Grillo e l’annosa questione della Casaleggio Associati, un mantra che ogni tanto torna come argomentazione di disvalore nei confronti del M5S. Fate una ricerca con il tag casaleggio associati, troverete abbondante materiale per documentarvi. Il fatto nuovo è che mezzo M5S è in subbuglio per la nomina, avvenuta a porte chiuse, di quattro nuove figure aventi funzioni diverse ma strettamente connesse con il M5S:
L’articolo non è altro che una ribattuta di un post del blogger Aleesandro su peerates.org – vengono usate anche le stesse parole e la similitudine con Fight Club è opera del blogger e non del giornalista. A parte ciò, nel pezzo di Iacoboni trova eco la coda di polemiche che ha scosso il M5S negli ultimi giorni. Quella riunione a porte chiuse fra Grillo e Casaleggio – e quanti altri? – ha messo Davide Bono dal lato dei giustificazionisti – mi si passi il termine… – e Roberto Fico dal lato della critica del metodo.
Certo, Davide Bono non ha smesso di usare il cervello e qualche domanda l’ha posta. Tanto da causare le dimissioni dal coordinamento torinese del M5S proprio del neo-nominato Vittorio Bertola. Un bel guazzabuglio. Causato dalla discrasia fra la ‘base’ del M5S, che pensa ad una organizzazione di tipo orizzontale e basata sulla discussione e sul merito, e il duopolio Grillo-Casaleggio che invece seguita a trasferire la sua (bad?) influence in senso verticale e senza discussione.
Ecco che quindi torna la domanda: da che parte vogliamo stare? Di che pasta siamo fatti? E’ ora di decidere. Di prendere la propria parte. Di prendere scelte coraggiose. Se necessario, anche di allontanarsi da ciò che non ci piace. Di contestare per cambiare.
E poi: quale interesse riveste il M5S per Grillo-Casaleggio? E’ puramente politico, oppure è personale? E’ ora di finirla con l’acriticismo, l’apertura di credito illimitata che diamo a questi signori:
[…] L’influenza ipnotica – il lettore deve saperlo – come ogni influenza naturale è inversamente proporzionale al quadrato della distanza. Distanza fisica e/o psichica. Gli effetti dell’influenza di Gurdjieff sul suo entourage più prossimo erano visibili. Poteva proporre ai suoi discepoli qualunque assurdità, o anche mostruosità, e sarebbe stata accettata entusiasticamente come una rivelazione. Nello stato psicologico così creato, le persone non ragionano più. Andava tutto bene perché “così parlò Zarathustra” […] (Wikpedia alla voce Gurdjieff )[1]
Ricordiamoci il caso di Sandra Poppi alle elezioni regionali dell’Emilia Romagna nel 2010. Grillo, Casaleggio e Favia hanno iniziato da lì a scoprirsi.
[…] che censura e epura tutti quelli che non si allineano alle sue direttive. Vittorio Bertola, uno dei ‘Magnifici 4′ del M5S s’affretta a organizzare, nei commenti al post di Giglioli, una difesa d’ufficio […]