Governo al bivio: o la borsa o Tremonti. La decisione sarà presa inevitabilmente perché l’inevitabile è qui da noi, alla porta, sotto forma di debito pubblico, spread, commissariamento da parte della Bce. I creditori vogliono i loro soldi indietro. E noi non li abbiamo.
Il consiglio dei ministri sta digerendo olio di ricino, stasera. L’ha portato Tremonti. E’ la sua manovra, la mazzata finale. Molti dovranno dire addio ai privilegi. Molti dovranno dire ai propri referenti che non se ne fa più nulla. Molti dovranno scontentare persone che non accettano di essere scontentate, persone che potrebbero prendersela a male se non ci sono più i soldi degli appalti. Persone che reagiscono, ma in un secondo momento, con calma, intercettandoti di notte, mentre ritorni a casa.
I ministri sono stati messi di fronte a questa dura alternativa: o la borsa o Tremonti. E se qualcuno (Galan, Brunetta, Prestigiacomo) può avere inizialmente pestato i piedi, Berlusconi li avrà guardati, con quello sguardo tetro che s’è disegnato addosso da settimane – dal referendum perso? – e li avrà chiamati a sé, in separata sede per dire loro che non c’è scelta alcuna. Stavolta, avrà sussurrato loro, o si vota la manovra o sarà la fine.
Taglio di un terzo delle province. Taglio dei comuni sotto i mille abitanti. Altri tagli a Regioni e enti locali (sopravvissuti). Eurotassa. Innalzamento dell’età pensionabile. Riforma dell’articolo 18 (ancora…). Qualche taglio ai costi della politica. Aumento tassazione Irpef per i redditi sopra i 55mila euro. Tfr ritardato di due anni per i dipendenti statali. Feste nazionali (non religiose) praticamente abolite. Aumento della tassazione sulle rendite finanziarie (Bot e Btp esclusi).
Alla fine anche i ministri più riottosi hanno votato a favore. Tremonti resiste, per ora.
IN DIRETTA:
Venti miliardi nel 2012, venticinque nel 2013. Sommati agli ottantasette di Luglio fanno 132 miliardi di euro entro il 2014. La manovra più dura della storia della Repubblica. Ridare i soldi ai tedeschi, l’imperativo categorico di Berlusconi. 54.000 poltrone depennate dalla faccia della politica italiana. Riduzione trasferimenti governi locali (forse compensati dalla Robin Hood Tax, dice Tremonti). Salvati i settori già clpiti in passato – sanità, culture. No ai tagli all’edilizia scolastica e a quella carceraria.
Rendite: allineate al 20%. Tassazione dei depositi bancari scende al 20% (dal 27%). Aumentano accise e tabacchi. Evasione fiscale: tracciabilità contante a 3.500 euro. rimodulazione studi settore. Prelievo di solidarietà. 5/6 miliardi di euro dai tagli ai ministeri. Voci di entrata e uscita sottostimate, dice Tremonti. L’indebitamento dovrebbe scendere all’1.4% nel 2012. Nel 2013 pareggio di bilancio.
Modernizzazione e sviluppo: misure a sostegno dell’occupazione, trasferimento dei livelli contrattuali a livello territoriale e aziendale; liberalizzazioni e privatizzazioni. Privatizzazione dei servizi pubblici locali tramite incentivi. Festività laiche accorpate sul modello europeo.