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(traduzione propria)
In Italia gli oneri finanziari sono saliti ai massimi dell’era-euro appena un giorno dopo che i leader europei hanno concordato il nuovo piano per invertire la crisi a spirale del debito della regione, un segnale preoccupante che non siano riusciti a riconquistare la fiducia dei principali mercati finanziari.
Mentre funzionari italiani sono ammassati nel centro di Roma per protestare contro i possibili licenziamenti forzati, l’Italia è costretta a pagare il record di 6,06 per cento in un’asta delle sue obbligazioni a 10 anni, rispetto al 5,86 per cento di un mese fa, nonostante l’intervento della Banca centrale europea sul mercato.
Tale movimento si è verificato non appena i funzionari europei si sono rivolti a Cina e Giappone per la possibile partecipazione al finanziamento del fondo di salvataggio della zona euro. A Tokyo, in Giappone il primo ministro, Yoshihiko Noda, ha detto al Financial Times che vorrebbe vedere “un impegno ancora maggiore” in Europa per “alleggerire le preoccupazioni della crisi attraverso la creazione di un approccio più forte e più dettagliato”.
Il mondo della terza più grande economia resta preoccupato per un possibile contagio. “Questo fuoco non è dall’altra parte del fiume”, ha detto Noda. “Attualmente, la cosa più importante è garantire che non si diffonda in Asia o nell’economia globale”.
I mercati sempre vedono l’Italia come il paese decisivo per la gestione della crisi del debito dell’Eurozona. Il piano di riforme economiche presentato da Silvio Berlusconi, il primo ministro, ha ricevuto un cauto benvenuto al vertice di Bruxelles, ma è stato criticato dagli investitori poiché ritenuto inadeguato e al di là delle capacità del suo indebolito governo di centro-destra per essere messo in azione.
“Chiaramente questo [l’aumento dei tassi per i Btp] non sembra un voto di forte fiducia nel pacchetto”, ha detto Nicola Marinelli, gestore del fondo per la gestione Glendevon Re Asset, commentando l’asta dei bond. “Penso che, dopo l’euforia di Giovedi, il mercato sia alla ricerca di maggiori dettagli dall’Europa”.
Avendo l’Italia la necessità di rifinanziare l’anno prossimo quasi € 300 miliardi di € 1.900 mld della sua montagna di debito, Berlusconi è messo sotto forte pressione da parte dell’Unione europea e della BCE di portare avanti rapidamente le misure per risollevare l’economia stagnante e di evitare di seguire la Grecia, l’Irlanda e il Portogallo alla ricerca di una forte iniezione di liquidità [bail-out] che sarebbe al di là della potenza di fuoco attuale della zona euro. E sono proprio gli sforzi per rafforzare la potenza di fuoco del fondo salva-stati che hanno spinto l’Europa a guardare a Pechino e Tokyo per il finanziamento.
Klaus Regling, il capo del fondo europeo di stabilità finanziaria, si è recato a Pechino venerdì nella speranza di convincere la Cina a rafforzare il sostegno per la rafforzamento del fondo e si prevede che visiti anche il Giappone. Il Giappone attualmente detiene poco più del 20 per cento dei 10 miliardi di € in obbligazioni emesse dal EFSF, e il signor Noda, che è stato ministro delle Finanze prima di diventare primo ministro il mese scorso, ha segnalato che Tokyo continuerà a sostenere l’espansione del fondo.
In Italia, Berlusconi ha insistito che non vi è “alcuna alternativa credibile” al suo governo, ma ha definito l’euro una moneta “strana” che “non ha convinto nessuno”. Berlusconi ha poi rilasciato una dichiarazione per chiarire il suo sostegno all’euro e ha detto che esso è vulnerabile agli attacchi speculativi perché è una moneta senza governo, uno stato o una banca centrale di ultima istanza.
Il voto del mercati ‘di sfiducia’ si è fatto sentire anche in Spagna, dove rendimenti del benchmark è saltato di 18 punti base al 5,51 per cento. Anche le banche italiane hanno anche sofferto, le loro azioni hanno perso l’esuberanza post-vertice di giovedi. UniCredit è scesa di oltre il 4 per cento mentre anche le azioni francesi e l’euro sono scesi.
Alti funzionari italiani presso la banca centrale e il Tesoro, così come importanti banchieri, hanno anche avvertito Bruxelles che i piani per ricapitalizzare le banche non sono stati correttamente pensati e c’è il rischio di spingere l’Italia, e altre economie, in recessione, costringendo le banche a sospendere i finanziamenti ad aziende e consumatori. “Questa situazione non è stata pienamente presa in considerazione e vi è il rischio grave che mezza Europa finisca in recessione”, ha detto un alto funzionario.
Ulteriori dubbi sul fondo di salvataggio proposto della zona euro sono state sollevate a Berlino, quando la potente corte costituzionale tedesca ha emesso un’ingiunzione che richiede al Bundestag tedesco di approvare preliminarmente qualsiasi urgente operazione di acquisto di bond da parte del Fondo europeo di stabilità finanziaria. La mossa a sorpresa non è però una decisione definitiva da parte del giudice, ma significa che il parlamento è impossibilitato di utilizzare una speciale sottocommissione di nove membri per prendere decisioni di emergenza e in segreto, fino a quando il tribunale emetterà una sentenza completa – forse a dicembre.
I Ministri delle Finanze dell’Eurozona devono ancora negoziare gli ultimi dettagli di modi per “sfruttare” i 440 miliardi nel EFSF per dare al fondo una maggiore capacità finanziaria per poter acquistare obbligazioni sul mercato secondario. Il vertice dell’eurozona ha fissato una scadenza a fine novembre per raggiungere un accordo, il che rende improbabile che il fondo sarà pronto ad agire in questo senso nel prossimo futuro.
Ecco perché, allo stesso tempo, amano il Quirinale (con CC e procure annessi), il tutore dello Stato predatorio italiotico per conto dell’Impero!
Senza tagliare in 75% della spesa corrente e rimborsare in pochi anni il debito pubblico, potete solo vivacchiare e perire.