Berlusconi si è dimesso, no non si è dimesso

Volete sapere la notizia di oggi? Berlusconi è – nonostante tutto – ancora in sella. Nonostante l’evidenza di un voto che non lascia scampo ad equivoci. Questo è sconcertante. Si dimetterà, lui dice, soltanto dopo l’approvazione della Legge di Stabilità, comprensiva del maxi emendamento che dovrebbe contenere le nuove norme promesse alla UE in fatto di lavoro e pensioni e quant’altro. Il contenuto della lettera di Berlusconi a Bruxelles. La vuota – profondamente vuota – lettera.

Questa si chiama con un solo nome: irresponsabilità. La scelta doveva essere una sola. Doveva essere dimissioni. Passeranno invece altri quindici giorni durante i quali questa ‘classe dirigente‘ ci legherà mani e piedi a un provvedimento assassino, figlio della vanagloria di un finto premier che è andato un giorno a Bruxelles promettendo leggi inaudite e inutili. Promesse che hanno prodotto una lettera di 39 domande – trentanove legittime domande – che il commissario europeo agli Affari economici Olli Rehn ha inviato in una lettera a Tremonti lo scorso 4 novembe (in italiano a questo link). Domande del tipo: ma quanto ci avete promesso lo farete davvero? Prego indicare entro quando. Ed è incredbile quanto sta succedendo, poiché nella lettera di Olli Rehn non c’è scritto di piegare il mondo del lavoro o di cancellare le pensioni. No. C’è scritto: avete detto che volete riformare le pensioni? Entro quando lo fate? Non contiene diktat, ma richieste di chiarimenti. Tutto il resto glielo abbiamo detto noi, anzi Lui, il dimesso che non si è dimesso.

Bisognerebbe che qualcosa o qualcuno accelerasse l’avvicendamento. E’ abbastanza improbabile che venga organizzata una nuova maggioranza in questo parlamento, magari riciclando personaggi simil-Scilipoti. Un governo Monti è quanto di più lontano ci sia in questo momento. Monti, che è poi l’unico in grado di castigarci per sempre senza compromettersi il futuro politico, lui che non ne ha, e allo stesso tempo calmare la City londinese, pronta a gettarci nell’incubo di un default se non cediamo alla deregulation complessiva di tutta la nostra società.

Abbiamo bisogno di personalità che vadano in Europa ed abbiano la forza di dire no, noi facciamo così. Noi, in Italia, facciamo così. Punto. Voi preoccupatevi che i nostri conti siano corretti. E basta. Niente ricette. Siamo noi responsabili del nostro debito e del nostro bilancio. Eppure non ce ne sono. Che dramma è mai questo?