Verso la guerra di Siria

Ci sono forti, fortissimi segnali che il mirino della Santa Alleanza Occidentale che passa sotto il nome della Nato, si sita dirigendo con molta più precisione verso Damasco. La Siria di Assad, dopo essere stata scomunicata dal consiglio della Lega Araba, succede alla Libia di Gheddafi e forse permetterà di aprire il fronte Israelo-Iraniano. Insomma, un bel guazzabuglio. Perché da un lato ci sono i massacri dei civili da parte dell’esercito di Assad, dall’altra c’è il rischio fortissimo di incentivare dinamiche belliche pericolosissime, come quelle turche o quelle iraniane o israeliane che dir si voglia.

In Sira si dice, si narra, sia un massacro da sei-sette mesi a questa parte. Al Jazeera evidentemente è tesa a enfatizzare gli scontri, seppur ridotti di numero rispetto al periodo della ‘Rivoluzioe dei Gelsomini’. Ad essa si sovrappone la grancassa dei media anglo-americani. Ci sono voci dissonanti, come ai tempi dell’intervento in Libia, sul reale stato delle cose. Stefano Vernole (cpeurasia) scrive che Damasco è una città tranquilla, che l’esercito è nelle caserme e non c’è traccia di scontri e che quelli della Lega Araba lo sanno, poiché “sono usciti dal Palazzo Presidenziale dopo i [recenti] colloqui ridendo e senza alcun tipo di scorta” (Vernole, cit.). Non so se questo fatto debba esser preso a misura dello stato delle cose in Siria. Quel che è certo è che la scomunica della Lega Araba apre i giochi per il sovvertimento del regime di Assad, ovviamente manu militari.

Il verdetto della Lega Araba ha dato una scossa a Erdogan, primo ministro turco, che non vede l’ora di valicare il confine e invadere, avete capito bene, invadere la Siria. Vi ricordo che la Turchia è una paese Nato. Detto questo, una invasione della Siria è un atto di guerra della Nato contro uno stato indipendente. Secondo la teoria della Guerra Giusta, le continue violazione dei diritti umani in quel paese da parte del potere pubblico, rendono legittimo l’intervento di una forza esterna, naturalmente dietro mandato Onu. Che non arriverà. I segnali sono sempre più chiari. La Russia non autorizzerà l’intervento, neppure la Cina darà l’avvallo. E’ escluso che il Consiglio di Sicurezza Onu si pronunci per una invasione della Siria. Sarà un atto deliberato della Turchia, in violazione del diritto internazionale.

La decisione adottata sabato scorso dalla Lega Araba di sospendere la Siria è “giusta”: lo ha affermato il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, in visita a Rabat dove domani si svolgerà un vertice ministeriale della Lega Araba alla quale parteciperà anche il capo della diplomazia turca. “Il regime siriano non ascolta il suo popolo e persiste nella sua strategia della repressione”, ha sottolineato Davutoglu, aggiungendo che il suo governo è “pronto ad incontrare e ascoltare tutti i rappresentanti dell’opposizione siriana” (TMNews).

Ma la domanda è: esiste un’opposizione siriana? Quale è la condizione reale del paese? Sembra che invece una parte del paese si sia schierata dalla parte di Assad: è il terrore di una invasione straniera che li avrebbe spinti a scendere in piazza a fianco del presidente ( e non solo la coercizione). L’immagine di uno scontro di civiltà disegnato da Al Jazeera e dai media USA contrasta con il fatto che il paese è ” un coacervo di etnie e culture tutte rispettate e ben rappresentate dalle moschee, dalle chiese cattoliche e da quelle cristiano-ortodosse, che convivono pacificamente l’una di fianco all’altra” (Vernole, cit.).

La Turchia ha in serbo una mossa strategica, il taglio della fornitura di corrente elettrica:

La Turchia potrebbe rivedere le proprie forniture di energia alla Siria qualora l’attuale ‘clima’ repressioni dovesse continuare: lo ha detto il ministro dell’Energia turco, Taner Yildiz. Tagli all’energia e alla fornitura di acqua informalmente erano considerati esclusi dal pacchetto di sanzioni contro la Siria che, da settembre, Ankara sta mettendo a punto di concerto con gli Usa per ottenere un ammorbidimento della repressione contro le proteste popolari anti-regime. (ANSA).

Sarebbe il primo atto di guerra, non contro Assad ma contro il popolo siriano.