Noi abbiamo rispettato i patti. C’è da esserne orgogliosi. Il Pd partecipa alla lottizzazione dell’Agcom, spartita con un accordo a tre, viene affermato sui giornali, eppure i lottizzatori sono ben quattro: il Pdl, il Pd, l’UDC insieme a Fini e soprattutto i supertecnici bocconiani. Già, perché Monti ha piazzato in testa all’Autority delle comunicazioni tale Angelo Marcello Cardani, classe 1949, un suo fedelissimo:
Professore associato di Economia politica e Direttore del BIEMF (Bachelor degree in International Economics, Management and Finance). Dal 1995 al 1999, in aspettativa, è stato Membro del Gabinetto del Commissario europeo Mario Monti responsabile per il mercato interno, i servizi finanziari e la tassazione e dal 1999 al 2004, sempre in aspettativa, Capo di Gabinetto aggiunto del Commissario Monti responsabile per la politica della concorrenza. E’ stato direttore generale e membro del Consiglio di Amministrazione dell’International Management Institute of St. Petersburg (IMISP), docente di Economia politica presso la SDA Bocconi, Visiting fellow, National Bureau of Economic Research, New York e Visiting assistant professor of Economics, New York University, NY. Dal 1992 al 1995 stato consulente dell’United Nations Development Programme per lo sviluppo manageriale dell’Est Europa (http://faculty.unibocconi.it/angelomarcellocardani/).
Qualcuno aveva titolato che si sarebbe trattato di una Agcom tecnica. Ma in realtà è pienamente politica, fino alla vergogna. Il Gentle Agreement che ha portato alla spartizione inizialmente doveva prevedere la riduzione del numero dei commissari e una procedura “open” di selezione degli stessi. In sostanza è accaduto il contrario:
- due sono i membri in quota Pdl, il quale ha fagocitato il commissario in quota Lega Nord, esclusa perché non all’interno della maggioranza. Si tratta di Antonio Martusciello(1), già commissario Agcom ed ex manager Fininvest, e Antonio Preto, attuale capo di gabinetto del commissario europeo Antonio Tajani;
- un commissario in quota Pd, scelto democraticamente (??) attraverso primarie (???) dei parlamentari. La scelta è “caduta” sul professore del Politecnico di Torino, Maurizio Decina;
- un commissario in quota UDC-Terzo Polo tale Francesco Posteraro, vicesegretario della Camera.
Guido Scorza, su Il Fatto Quotidiano, le ha bollate come le primarie “più anomale ed antidemocratiche della storia del partito”. I parlamentari del Pd, riuniti in conclave, hanno scelto il nome del loro commissario sulla base di una lista. Pare che questa lista nulla avesse a che fare con le centinaia di curriculum pervenuti alla Presidenza della Camera. Fin qui nulla di così anomalo: Decina è persona competente in materia, come prescritto dalla legge. Hanno scelto votando, o Bersani avrebbe imposto un suo candidato, la legge purtroppo non impone nulla, le scelte possono essere le più antidemocratiche, va bene lo stesso.
Oggi, però, intorno alle 14, sono trapelate notizie di un accordo fra Bersani e Casini sul nome di Posteraro. L’accordo dovrebbe essere: io voto Decina, tu voti Posteraro. Un voto di scambio. Vincenzo Vita (Pd) aveva inizialmente e inutilmente chiesto un rinvio della deliberazione, che avverrà domani. Non c’è stato il tempo materiale per esaminare i profili professionali. Ne consegue che non c’era nessuna intenzione di farlo. I curriculum sono stati una farsa. Vincenzo Vita ha pubblicamente espresso il proprio disagio di fronte alla scelta di Bersani d fare un accrocchio con Casini:
Posteraro non ha la preparazione prevista per legge (così recita la legge sulle Autorità di Garanzia: “i componenti di ciascuna Autorità sono scelti fra persone dotate di alta e riconosciuta professionalità e competenza nel settore”). Posteraro che competenza ha? Il suo curriculum sarebbe stato presentato oggi, quasi di soppiatto.
Vedremo domani se l’Aula riserverà delle sorprese.
(1) Ex dirigente di Publitalia (dopo un passaggio alla Sipra Rai) fondatore nel ‘94 della Forza Italia campana; ex sottosegretario e poi viceministro ai Beni Culturali con Urbani: sostituisce pari pari Giancarlo Innocenzi, dimessosi dall’Agcom dopo che nelle intercettazioni di Trani era emerso il suo lavorio con il direttore generale Rai, Masi, per cacciare Santoro (via Il Post).
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