FAZ.net: la strana idea di democrazia di Mario Monti

Sulla stampa tedesca le parole di Mario Monti, intervistato dallo Spiegel, rimbalzano come palline di gomma e forse hanno creato il fastidio che dovevano creare. Nell’intervista, Monti ha osservato che la crisi del debito è certamente un fattore di blocco per i paesi del sud Europa, che devono rifinanziarsi sui mercati ad un più alto prezzo e al contempo operare tagli e aumentare le tasse alimentando la spirale depressiva, mentre i paesi del nocciolo del Nord, Germania, Olanda, Finlandia, stanno beneficiando di tassi di interesse negativi: di fatto ricevono una sorta di sovvenzione. In merito, posso segnalarvi una interessante riflessione di Mario Seminerio su Phastidio.net: “esiste un errore di lettura di quanto sta accadendo in Eurozona in questi mesi e settimane, è quello che vuole che i rendimenti dei debiti sovrani siano rappresentativi di “premi” e “sanzioni” per comportamenti “viziosi” e “virtuosi” dei singoli paesi”. Detto in sintesi, la posizione del bund tedesco è una posizione di predominio, un vero e proprio trust; ha sbilanciato il mercato del debito e sta mettendo fuori gioco tutti i paesi ‘avversari’. Se ci pensate bene, il teatro dove ciò avviene è il mercato unico, il luogo dove ognuno dovrebbe avere pari opportunità. Invece c’è un paese che “guadagna” dalla crisi altrui. Il mercato unico non può che uscirne a pezzi, da questa crisi. L’interdipendenza fra i paesi è evidente e imprescindibile: pensare che la Germania possa continuare a godere dei tassi negativi è follia. La Germania non è “sola”. Attribuire allo Spread un valore etico è sciocco. E’ interesse della Germania che l’Italia, la Spagna, e persino la Grecia, possano tornare a finanziarsi sui mercati senza problemi. Non comprendere questo, significa negare l’esistenza di un qualsivoglia sistema economico europeo.

Ecco appunto che è necessario per i giornali tedeschi, e in particolar modo per la FAZ, bibbia della city di Francoforte e soprattutto voce dei falchi della Bundesbank, prendere posizione contro il “tracotante” Mario Monti. Così Werner Mussler inizialmente concorda con le parole del “sobrio e preciso” Monti, secondo il quale l’Euro rischia di essere un fattore di “disgregazione psicologica” dell’Unione Europea, però poi si dice “sorpreso” per le ricette del Professore contro la crisi. Sorpreso del fatto che Monti suggerisce all’Europa di migliorare la comunicazione delle decisioni sull’euro, “proprio Monti che ha rovinato l’accordo secondo cui il solo Van Rompuy possa parlare in pubblico delle decisioni dell’Eurogruppo” quando quella volta, quella dell’accordo di Bruxelles e della celebratissima (dai giornali italiani) vittoria di Mario, comparì nottetempo annunciando il risultato favorevole all’Italia del vertice. Grazie a quelle dichiarazioni estemporanee, Monti mise il cappello sull’accordo di Bruxelles, lasciando intendere di aver piegato le resistenze di Berlino sullo scudo anti-spread, resistenze che invece sono ancora tutte lì ed operano contro Draghi e il nuovo futuro – futuribile – Quantitative Easing della BCE.

Mussler ricorda anche che Monti si pregia all’estero di aver “educato” il riottoso Parlamento italiano. Esclama Mussler: che strana idea di democrazia ha il Professore! Davvero la rottura dell’Europa sarebbe più vicina se le decisioni sull’euro fossero lasciate ai soli Parlamenti? C’è quindi qualcuno che vuol salvare la moneta unica a qualsiasi costo, qualsiasi siano i danni collaterali, anche la privazione dei diritti dei parlamenti nazionali. Monti ha appena dato alla Corte Federale tedesca una ragione in più per credere alla incostituzionalità del Trattato ESM. Mussler ricorda che solo la via indicata da Jurgen Habermas, quella della unione politica, è adeguata a superare la crisi. Ma in questo aspetto i tedeschi somigliano molto ai politici italiani quando trattano sulla riforma della legge elettorale: prima pensano a cosa non vogliono, poi fissano nell’agenda politica l’obiettivo di una riforma radicale che anziché interessare la sola legge elettorale punta a modificare persino la forma di stato del paese. Un progetto irrealizzabile, sicuramente a breve termine, quindi ininfluente per risolvere i guai di oggi. Così l’idea tedesca di una unione federale europea. Serve solo ad evitare di coinvolgere il proprio paese nei salvataggi, a mantenere lo status quo dei bund a tassi negativi e dell’inflazione quasi a zero (il 2,5% è importato dai prodotti petroliferi). Serve a creare una narrazione artificiosa di sé, del proprio governo, come autenticamente europeista, quando invece si è portatori dell’interesse particolare della propria nazione.

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