Fascisti del web, l’urlo di chi non sa più parlare

Delle tante analisi lette fin da ieri sulla sparata di Bersani contro il fascismo insito in una certa pratica commentatoria molto in voga sul web, ma anche allo stadio e in corteo in piazza e sulle magliette di certe amiche di ex ministri (ricordate Diliberto e la scritta Fornero al cimitero?), non poteva mancare la scure della carta stampata sulle anomalie della rete, in primis sull’anonimato, visto spesso come una malattia curabile solo con buone dosi di censura. Rimando al sempre ottimo IlNichilista che sulla questione spende una trentina di righe.

Ma l’articolo di Beppe Severgnini è interessante poiché si presta anche ad una lettura in senso inverso. Mi spiego. Severgnini dà ragione a Bersani: “l’urlo di chi non sa più parlare sta diventando insopportabile” e naturalmente l’editorialista del Corsera si riferisce alle pletore dei fan di Grillo che son pronti a paludare di centinaia di commenti qualsiasi discussione sul web che abbia come riferimento il Movimento 5 Stelle e in generale la retorica dell’anticasta.

Eppure le parole di Bersani – che per inciso non sono mai state dette dal segretario del PD ma riassunte in quello slogan, “fascisti del web”, dagli stessi giornali – possono essere considerate esse stesse un urlo. L’urlo di chi non sa più parlare. La denuncia di fascismo dei commenti sul web è accomunabile agli strilloni di un certo ex Presidente del Consiglio, quando andava per piazze a accusare i comunisti di mangiare bambini o peggio, alle sparate di un certo Bossi, e in fin dei conti alla medesima eloquenza grillesca.

B. Severgnini, Corsera, 27/08/2012, p. 1

Se nei comizi i capi si trattano a ‘vaffa’, scrive Severgnini, allora sarà il “libera tutti”. Ma il problema dei capi è proprio quello di esser profondamente disarmati nelle argomentazioni da non poter far altro che impiegare un registro da bassa cortigianeria. La politica non può che parlare per vaffa, essendo stata esautorata dal tecno potere dal campo della discussione e della deliberazione del sistema politico. Bersani non può dire che il dopo elezioni sarà il prosieguo della dottrina Monti ( forse pure del governo Monti). Non può dirlo al proprio elettorato, già frustrato da diciassette anni di collateralismo con Berlusconi e dall’appoggio al governo dei tecnici. Non può affermarlo neanche come segno distintivo in quanto la dottrina Monti sarà un must, un dovere da eseguire, sia che il prossimo governo sia di centro-destra che di centro-sinistra. La politica – e in questo il PD è paradigmatico – non sa/non può parlare di politica. Da anni qualcuno cerca di dirlo, ma viene messo ai margini. E non è un caso.

3 Comments

  1. Bel post ma, per quanto mi riguarda, troppo intellettuale.
    I grillini sono nei commenti in rete sempre sopra le righe e intolleranti.
    Vorrei che prendesse in considerazione questo: è possibile che alle elezioni politiche non si presenti il padrone vero di un partito?
    Per me politicamente no.

    1. Bè, sarebbe credo la prima volta. In ogni caso, non credo sia qualcosa spendibile come un valore aggiunto. Penso proprio che questa anomalia finirà per distruggere il movimento.

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