Angela Merkel ha annunciato oggi che le truppe tedesche della Bundeswehr parteciperanno alla missione Onu nel Mali del nord. Vi ricordo che il paese centrafricano è spaccato a metà dalla rivolta Tuareg di marzo poi seguita da un golpe militare nella capitale Bamako e dalla progressiva sostituzione del debolissimo MNLA con i gruppi jihadisti di Ansar Edine, AQMI e Mujao. Recentemente, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, ha scelto l’ex presidente della Commissione Europea Romano Prodi quale mediatore dell’area per ottenere il più largo consenso possibile per una missione Onu che – contrariamente a quel che si dice – non sarà di pace ma di guerra e avrà l’obiettivo di spazzar via le organizzazioni jihadiste. Prodi ha incontrato la scorsa settimana il presidente della Nigeria e sarà in questi giorni a New York. In discussione non è se intervenire militarmente o meno, ma come e con chi. Quasi certa la partecipazione francese, che schiererà i propri cacciabombardieri e i droni. La Germania fornirà sostegno tecnico e formativo alle forze di Bamako, sostiene John Leithauser sulla Faz.
Intanto nell’area intorno a Timbuctu e Gao si stanno concentrando gruppi di volontari jihadisti provenienti dal resto del Sahel e dal Sudan. I portavoce di alcune organizzazioni islamiste non coinvolte nelle occupazioni, avvertono che nessuno sarà al sicuro dalle fiamme della guerra e che sperano ancora in una mediazione pacifica. Essi credono che la guerra franco-tedesca sarà mossa soltanto dagli interessi sulle ricchezze minerarie dell’area, non già da concrete preoccupazioni sulla pericolosità jihadista.
Invece, il gruppo MNLA, il movimento di liberazione nazionale dell’Azawad, ha stretto un accordo con il Gruppo Islamico Armato. Il GIA controlla alcune consistenti aree del nord del paese. MNLA era stato ricacciato ai confini con il Niger dalla violenza degli jihaidisti di Ansar Edine. L’accordo ricalca un trattato simile firmato – poi disatteso – dal medesimo MNLA e dalla più temibile Ansar Edine. Non è chiaro come il MNLA si possa collocare nel quadro generale del conflitto, ma certamente l’intervento ECOWAS-Onu sarà rivolto a restaurare il potere di Bamako sull’area, quindi a cancellare il sogno tuareg della indipendenza del Sahel.
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