Non lo dico sulla base di una sensazione. No. Ho preso carta e penna, anzi un foglio di calcolo, e ho importato tutti i nominativi delle liste del PD come uscite dalla direzione nazionale di inizio settimana. Bersani aveva promesso che il risultato delle primarie sarebbe stato rispettato. E’ andata grosso modo così e ora ve lo dimostro. Anche se il segretario ha parlato di una quota di nominati non oltre il 10%, era parso chiaro che fra le nomine dei capilista e il recupero di parte dei parlamentari uscenti, la quota di candidati non espressi dalle primarie sarebbe salita intorno al 20-25%. Ma procediamo con ordine.
1. Ricandidati e nominati vs. eletti dalle primarie
All’inizio della XVI Legislatura (2008-2012), la composizione dei parlamentari democratici era la seguente:
XVI Legislatura | |
Donne PD camera | 61 |
Deputati | 217 |
% | 28,11% |
Donne PD Senato | 34 |
Senatori | 118 |
% | 28,81% |
La quota di donne in aula era comunque intorno al 28% mentre l’obiettivo che i democrats si sono dati per la prossima legislatura è quello di rispettare almeno quota 40%. Rispetto alle liste presentate alla stampa mercoledì scorso, solo una parte dei parlamentari uscenti verrà ricandidato:
Deputati | |
Ricandidati Camera | 72 |
Senatori uscenti candidati alla Camera: | 8 |
Totale | 80 |
Tasso sostituzione Camera | 63,13% |
Senatori | |
Senatori ricandidati | 29 |
Deputati uscenti candidati al Senato | 17 |
Totale | 46 |
Tasso sostituzione Senato | 61,02% |
Almeno il 60% dei parlamentari della XVI Legislatura non verrà riproposto. In media, i parlamentari uscenti ricandidati sono stati inseriti in lista intorno all’ottava posizione, pertanto sono in buona parte rieleggibili. Alcuni di essi sono passati per le primarie: 33/46 senatori e 57/80 deputati. Sono quindi 36 i rimanenti parlamentari ricandidati non legittimati dalle primarie che concorrono, insieme ai capilista e al listino del segretario, a comporre la pattuglia dei ‘nominati’, distinta – per modalità di selezione – dagli ‘eletti delle primarie’.
I capilista sono stati decisi direttamente dal segretario. Si tratta di 24 posizioni alla Camera e 19 al Senato: per la Camera solo 11 di esse sono state espresse dalle primarie (37%) mentre i capilista del Senato sono ‘eletti’ solo in 7 casi su 19 (33%). La percentuale di eletti dalle primarie per le seconde posizioni invece cresce quasi al 70% in entrambi i casi. Ho provveduto a definire cinque categorie di posizionamenti in lista: dalla 1 alla 5; dalla 6 alla 15; dalla 16 alla 25; dalla 26 alla 35; dalla 36 alla 45 (non esistono liste più lunghe di 45 nominativi; le più lunge sono quelle di Lombardia II e dell’Emilia-Romagna alla Camera). La percentuale dei nominati è più alta nelle fasce 1-5 e 36-45. In sostanza, agli eletti delle primarie non sono state riservate le primissime posizioni, ma almeno quelle centrali, in buona parte eleggibili:
Posizione | Percentuale Nominati Camera | Percentuale Nominati Senato |
<=5 | 38,1% | 35,2% |
6-15 | 22,8% | 18,3% |
16-25 | 15,2% | 19,4% |
26-35 | 22,6% | 12,5% |
36-45 | 51,6% | 75,0% |
E’ interessante notare come la percentuale degli eletti per le tre fasce centrali delle liste (6-15, 16-25, 26-35) sia intorno all’80%. I nominati tendono a concentrarsi nella fascia 1-5; esiste evidentemente una categoria di nominati cosiddetta di ‘seconda scelta’ che è stata collocata in coda (Camera 36-45, 50% nominati; Senato, 70% nominati). In questo conteggio non sono state considerate le caselle concesse ai candidati del Partito Socialista.
2. La questione femminile
L’obiettivo iniziale era di riservare almeno il 40% dei posti alle donne. Se guardiamo alle prime posizioni delle liste, l’obiettivo non è stato rispettato. Alla Camera, solo 6 capilista su 24 sono donne (25%). Al Senato la percentuale è più alta (9/19, 47%). Le seconde posizioni sono state riservate a donne solo in 6 casi su 24 (ancora un 25%) alla Camera e solo in 3 casi su 18 al Senato. Dalla terza posizione in poi, la presenza di donne aumenta e supera l’obiettivo del 40%.
Posizione | Percentuale Donne Camera | Percentuale Donne Senato |
<=5 | 33,9% | 36,4% |
6-15 | 46,5% | 54,8% |
16-25 | 40,2% | 53,7% |
26-35 | 48,4% | 43,8% |
36-45 | 51,6% | 75,0% |
Da notare che le liste del Senato per le fasce 6-15 e 16-25 hanno percentuali di presenze femminili superiori al 50%. Un buon risultato, essendo queste posizioni in buona parte eleggibili.
3. Conclusione
In buona parte, Pierluigi Bersani ha rispettato i patti delle primarie per i parlamentari. Al di là della questione degli ‘impresentabili’, due fattori importanti di rinnovo della pattuglia dei parlamentari sono stati messi in atto: 1) l’obiettivo del 40% di presenza femminile in entrambe le Camere verrà molto probabile raggiunto se non superato; 2) il rapporto fra nominati e eletti alle primarie non è diverso rispetto alle aspettative della vigilia (75% vs. 25%) e comunque in ogni caso gli eletti sono stati collocati quasi tutti in posizioni eleggibili.
Ciao, sapresti indicarmi un link dove trovare i nomi dei “nominati”?
Grazie 🙂
Prova su Repubblica.it http://www.repubblica.it/speciali/politica/elezioni2013/2013/02/26/news/camera_e_senato_scopri_tutti_gli_eletti-53455381/
Ok, grazie… in realtà, visto i conteggi che hai fatto in questo post, speravo che tu avessi proprio la lista di quelli nominati “da Bersani” (e che non hanno fatto le primarie).
🙂
Scusa, ho frainteso. La lista dovrei averla ancora. Potrebbe essere interessante vedere quale è ora il rapporto nominati/eletti con primarie. Entro stasera la pubblico.
Ecco infatti 🙂 Volevo esattamente capire se quella percentuale è rimasta intatta o meno. 🙂
Allora resterò nei paraggi, per poter leggere la lista. Grazie mille! 🙂
Ok! Mi ero dimenticato di questa analisi. Gli ultimi giorni sono stati a dir poco scioccanti.
[…] ha ricordato una analisi dati che avevo pubblicato ad inizio Gennaio (anni luce…) nella quale dimostravo che […]