Il ribaltone no. Non ci credo. Non credo che questa miserrima campagna elettorale e le elezioni di domenica possano costituire un ribaltamento dello status quo, “quello che non sono riusciti fare i nostri padri nel 1945”. Chi ha detto una cosa simile infama i morti per la Resistenza. Non sarebbero riusciti a che? Nel 1945? Ecco, di queste fesserie penso non ci sia bisogno. Quelle persone, “i nostri padri”, nel 1945, hanno combattuto e sconfitto il fascismo e l’occupazione nazista. Molti di loro non l’hanno nemmeno visto, il ’45, perché sono morti prima, sulle montagne, in una dolorosa guerra civile di cui portiamo ancora i segni.
Il paragone con l’odierno è senza senso. Votare M5S potrebbe in qualche maniera equivalere alla Resistenza? Potrebbe in qualche maniera essere anche solo accostato? Signori, qui si tratta di mercato politico, di voto in cambio di (una vaga promessa di) politiche. Puntiamo su un simbolo come con le fiche alla roulette. Né più né meno. Qualcuno di noi si è candidato, verrà eletto, o nominato – se non è passato per le primarie. Ha fatto la sua battaglia, ma a parole, come è giusto che sia in un paese in tempo di pace. Ed è ovvio che si siano essi stessi prestati, che abbiano prestato il proprio volto, il proprio corpo, per una organizzazione molto spesso destrutturata – come lo sono i partiti liquidi – di cui non controlla assolutamente nulla, e da cui domani potrebbe essere cacciato se la sua opinione dovesse minimamente divergere dal parere del Comico principale.
Ecco, quando vedo famosi attori e premi Nobel di Sinistra, famosi cantanti di (forse) Sinistra, rinvigoriti dall’idea di tornare a quel 1945 e di poter ribaltare su noi tutti questa idea vecchissima della redenzione da una condizione di minorità attraverso un atto rivoluzionario e di popolo, allora mi rendo perfettamente conto di quanto ancora siamo schiavi del passato, di quanto ancora il passato ci leghi mani e piedi, di come ancora una volta siamo del tutto incapaci di prefigurare una nostra idea di comunità nel futuro. “La ricostruzione dell’Italia su basi sociali, eque, di comunità, di solidarietà” che dovrebbe avvenire tramite un “ribaltone” semplicemente non avverrà. La ragione è una sola: scalzare il meccanismo della rappresentanza è troppo costoso. La rappresentanza semplifica. Quando le sue istituzioni funzionano, permette di prendere decisioni che abbiano valore erga omnes. Il modello proposto della iper democrazia tecnologica sostituisce la norma con l’algoritmo, che è una lingua tecnica parlata da pochi. Se la norma è pubblica, è open, tanto spesso l’algoritmo è di proprietà privata di chi lo ha studiato ed elaborato. Possiamo quindi sostituire le regole della discussione pubblica – la campagna elettorale, il voto nelle urne, le dinamiche parlamentari, la procedura di legislazione, il governo – contenute nella Costituzione con formule e sintassi codificate da qualcuno e celate dentro un pacchetto software?
Sono d’accordo.