Blocco totale

Non ci si può nascondere, questa volta. Non si potrà dire che è stata colpa dei 5 Stelle. La sconfitta è evidente, soprattutto se si guarda alla ex regione in bilico, la Lombardia, dove il centrodestra mantiene un 38% di consensi, nonostante tutto, nonostante questi anni terribili, dove si è visto e sopportato di tutto. Non c’è stato il tanto ventilato sorpasso in discesa. Nulla.

Chi scrive è ovviamente deluso da questo risultato. Deluso per il fatto che in ampie parti del paese, gli esponenti del centrodestra, che dovrebbero essere espulsi dall’arco costituzionale, fanno man bassa dei voti vendendo inutili promesse ed esponendo tutto il paese al rischio di un commissariamento, oggi più probabile che mai.

Qualcuno scriverà e dirà che il Movimento 5 Stelle ha sottratto voti soprattutto a sinistra, che il paese è ostaggio di una legge elettorale che definirla porcata è oramai una gentilezza. Sarà pur vero, ma è altrettanto chiaro che il risultato che si profila è segno dell’eterna immaturità dell’elettorato di sinistra, incapace di credere ad una proposta di governo sino in fondo, incapace di produrre una effettiva partecipazione.

Non credo che Bersani abbia commesso degli errori, in questa campagna elettorale. Ha perso semplicemente perché esponente di quel gruppo dirigenziale che ha governato il partito di sinistra dalla svolta della Bolognina in poi. Un’epoca è finita, anche per il Partito Democratico. D’ora in poi, di quella generazione di politici di scuola PCI non ci sarà più traccia. Loro hanno sempre perso le elezioni determinanti per le sorti di questo paese. Nel 1994, nel 2001, nel 2008 e quelle odierne. Non sarà mai più lo stesso partito. E ciò potrebbe anche essere una fortuna (una fortuna che arriva sempre troppo tardi).

Ed ora? All’estero stanno chiaramente dicendo che ‘gli italiani hanno gettato il loro voto’. I mercati stanno guardando e domani mattina gli investitori venderanno tutto ciò che hanno in tasca che abbia a che fare con questo paese. Tutto. Prepariamoci al peggio. Una seconda tornata elettorale fra sei mesi significherà una sorta di ‘esercizio provvisorio’ da parte di un governo di unità nazionale. Le questioni economiche, quelle serie, quelle che riguardano il pareggio di bilancio e il rispetto delle norme del Fiscal Compact, rimarranno in secondo piano. Per la Commissione Europea sarà facile piegare un esecutivo debole e ad imporre la vigilanza della Troika. Guardiamo la Grecia, oggi, come fosse un paese lontano. Ma i greci, l’anno scorso, erano proprio nella nostra stessa situazione.