Speranza/1, cinquantacinque minuti fa: “Ho apprezzato il discorso di Renzi, ma penso che adesso dobbiamo tutti fare uno sforzo maggiore nelle prossime ore per fare più squadra” […] “Le personalità sono tutte essenziali, ma nessuno si salva da solo e nessuno è in grado da solo di costruire un orizzonte per questo paese. Credo che la direzione di domani debba assumere questo orientamento”.
Speranza/2, sul governo di larghe intese (sempre le solite larghe intese, quelle che non vuol fare nessuno ma che sotto sotto): “Sul nuovo governo non bisogna partire dalle formule politiche, ma dalla necessità di dare sostegno al Paese e soluzione ai suoi problemi. Se si parte dai problemi del Paese il Pd c’è e sarà presente con coraggio” […] “Il PD si assumerà il suo pezzetto di responsabilità”.
Lui, bersaniano eletto capogruppo su indicazione proprio del segretario, appena caduto Bersani è già pronto a riposizionarsi. Molto incline alle larghe intese, per intenderci quelle con il Pdl, delle quali non sembra aver dubbi, anzi, le ammanta di un’aurea che nessuno sospetterebbe (il discorso è sempre il medesimo, il PD è responsabile per il paese, il PD non si sottrae alle proprie responsabilità, la responsabilità del PD è quella di garantire la governabilità eccetera eccetera).
Ora, questo trentaquattrenne capitato per sbaglio quando la sua stella cometa è caduta in disgrazia, ha un interesse verso le opinioni del proprio elettorato pari a zero.
Il punto è: siamo nelle condizioni di esprimere una cultura riformista e di governo? O anche nelle nostre file prevale la frenesia di avere il consenso immediato della piazza reale o virtuale? intervista a Roberto Speranza di Giovanna Casadio, La Repubblica, 22/04/13).
Il consenso immediato? Il consenso si riceve in sede di elezione, caro Speranza. E alle elezioni vi siete presentati con un progetto di governo di “centro-sinistra”. E’ chiaro. Quel consenso, quello e soltanto quello, non può essere preso e usato a proprio piacimento senza pensare alle conseguenze. Oggi, quel consenso, o una sua parte, viene veicolato come un feedback immediato tramite i social media. Ed è un feedback negativo. Molto negativo. Ve ne sarete accorti, no?
Speranza, alla giornalista Casadio, dice che, durante il congresso, “le posizioni politiche andranno definite senza ambiguità”. Sì, e una volta per tutte i ‘pupari’ nascosti dietro le quinte che muovono cento fra deputati e senatori come su un monopoli politico, dovranno esporsi con il loro faccione e dirlo, agli elettori, che è per loro preferibile fare un governo con Berlusconi piuttosto che trovare un accordo con i 5 Stelle su chiari obiettivi di riforma del sistema politico. A quel punto bisognerà decidere di chi è davvero questo partito, se appartiene a chi sponsorizza l’Indicibile Alleanza, a discapito di qualsiasi forma di democrazia dell’alternanza, oppure se appartiene agli elettori di centrosinistra e alle loro decisioni espresse con il voto in libere e aperte primarie.
Perché non è Fioroni a decidere chi può e chi non può restare nel Partito. Ma solo gli elettori. Se Fioroni intendesse sapere quale è la loro opinione, dovrebbe senz’altro proporsi in un collegio elettorale, e non al riparo del comodo, comodissimo Porcellum.