Bersani, da segretario dimissionario, ha cambiato improvvisamente rotta e dice di voler spingere per risolvere lo stallo nel PD: il congresso si farà subito e non serve un segretario reggente. L’Assemblea Nazionale, sabato, deve decidere la data del congresso ma, secondo una vasta vulgata che va da Bersani, passa per Cuperlo e raggiunge persino i fioroniani (specie perniciosa, secondo i manuali di Scienza – si scherza), deve anche votare un nuovo segretario, un segretario a tutti gli effetti. Un nome autorevole. Che poi andrà al congresso per farsi legittimare da una specie di plebiscito “intimo” fra gli iscritti. Per darvi l’idea della irragionevolezza del segretario dimissionario, soltanto qualche giorno fa dichiarava che la riunione di sabato non dovrà giammai esser trasformata in un mini congresso. Ora afferma che la stessa deve votare il nuovo segretario e che il nuovo segretario deve essere autorevole: non uno che passa di lì per caso, insomma.
Matteo Renzi ha incontrato Bersani stamattina, in una sorta di antipasto del Caminetto serale. Secondo Bersani l’incontro sarebbe “andato molto bene”. Renzi ha confermato che “non sono io che faccio problemi o correntizzo il partito”, “non voglio mettermi di traverso”, eccetera. Secondo Repubblica, l’idea di votare un segretario pro tempore è però ancora sul campo e i due candidati sarebbero nientemeno che Anna Finocchiaro e Roberto Speranza. Ma se un nominativo aveva ricevuto dai renziani il niet per la seconda carica dello Stato, potrebbe essere diversa la scelta se quel medesimo nome venisse proposto in Assemblea come candidato segretario?
A posteri l’ardua sentenza.