Chi è il più Scanzi del Reame

Cosa vuoi fare da grande, è la miglior domanda che potresti fare a Pippo Civati, poiché poi lui prende sù e ti racconta di quella cosa che si vuol fare insieme, non lui da solo, quella cosa che si chiama Segreteria del PD, dove il PD è quel partito che doveva vincere le elezioni e smacchiare chissà cosa, ed ora di macchie ne ha almeno 101.

Andrea Scanzi scrive a Civati via Facebook, esprimendo una sorta di delusione per quella storia della mozione anti F35, firmata da Sel, M5S e da 14 deputati dei Democratici. La mozione dell’opposizione puntava ad obbligare il governo a rinunciare all’acquisto degli Joint Strike Fighter per destinare altrove almeno 14 miliardi di euro. Intento nobilissimo, sia chiaro. I 14 del PD puntavano ad obbligare il proprio partito a rispettare le promesse espresse in campagna elettorale da Bersani. La loro posizione era una posizione di forza all’interno del gruppo parlamentare. Nessuno dei deputati del PD avrebbe votato una mozione che dicesse palesemente sì all’acquisto (a parte Boccia, che poi ha tentato una perigliosa retromarcia), mentre era largo il consenso per almeno rimandare la decisione in merito ad un più attento riesame nelle rispettive Commissioni parlamentari. Un compromesso discreto, che poteva essere migliore se i soci del governissimo non avessero stemperato alcune spigolature.

Quindi giunge il discorso in aula, “a titolo personale”, di Di Battista. Il quale ha definito collusi i parlamentari democratici che non votano i provvedimenti dei 5 Stelle. Quel discorso ha dissuaso nei dem quelli che avevano intenzione di votare la mozione 5S: erano, a detta di Civati, almeno 30/40. Se questo tipo di dissenso si fosse manifestato, nel PD si sarebbe posto all’ordine del giorno un problema enorme di coesione e il governo avrebbe dovuto rivedere il suo annichilimento a favore dei teoremi alla Brunetta. Invece Di Battista ha vanificato tutto questo, ha vanificato il lavorio di tre settimane da parte di Civati e dei cosiddetti ‘pontieri’. I duri e puri del Movimento hanno una scarsa comprensione degli equilibri parlamentari. Si pregiano delle sparate pubbliche di cui sono capaci, e si rimirano allo specchio, forti dei ‘like’ guadagnati su Facebook.

Cosa c’entra Scanzi? Scanzi rimprovera a Civati i suoi tentennamenti: firmi la mozione e poi non la voti, ti dichiari offeso dalle parole di Di Battista perché lui ti dice la verità:

Non vorrei che tu stessi lavorando per costruirti una carriera come foglia di fico, come buono innocuo nel regno dei quasi-cattivi: come dissidente di professione, a uso e consumo di talkshow e adunanze radical chic, tanto apprezzato quanto disinnescato.

Sono le parole, tradotte in italiano, delle accuse di Beppe Grillo a Civati (sì, il post del cane da riporto). Scanzi è, insieme a Travaglio, la prima linea del Fatto Quotidiano in tema di 5 Stelle e del meccanismo generatore dell’indignazione di cui si nutre tutto il sistema ‘Grillo-Casaleggio’. Segue, molto fedelmente, una linea editoriale. Come tale, deve difendere il ‘prodotto di casa’ e attaccare tutti i potenziali ‘prodotti’ concorrenti. Lo fa scientemente distorcendo il reale (Civati non ha votato sì agli F35, e nemmeno il PD lo ha fatto) per poi affermare che Civati al congresso non ha chance, portando a suffragio l’argomentazione secondo cui è meglio evitare, “per amor di decenza, di asserire il contrario. C’è un limite anche alla speranza, soprattutto nel Pd”, che è sempre un cavallo di battaglia di Grillo (‘siete tutti morti’). Secondo i teorici dell’anticasta, non c’è alcuna speranza di cambiare, specie di cambiare il Partito Democratico: sono pienamente nichilisti poiché pensano, a differenza di Noi, che possiamo soltanto urlare (come Di Battista) mentre tutto affonda. Ebbene, Civati e in fin dei conti tutti noi, non la pensiamo allo stesso modo. Loro, i nichilisti a 5 Stelle, vogliono che Tutto si distrugga al solo fine di potervi dire “io ve l’avevo detto”; noi vogliamo cambiare questo paese. E cominceremo, ancora una volta, indomiti, dal Partito Democratico. E’ solo da qui che si può cominciare. Io non mi adeguo.