Civati ci candida a segretari del PD #wdays

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Giuseppe Civati ha annunciato, in conclusione del Politicamp a Reggio Emilia, la sua candidatura a segretario del PD. Lo aveva già fatto da tempo, lo ha ribadito oggi, dinanzi alla platea che ha partecipato ai lavori di questi ultimi tre giorni. Ha detto:

I molti davanti a lui siamo tutti noi, tutti quelli che si riconoscono in un movimento politico di gente onesta, che ha a cuore la libertà degli individui in una società organizzata secondo criteri di uguaglianza e dignità. Ci crediamo ancora, sì. Non siamo cinici e nichilisti come quelli che sostengono che tutto è morto, i partiti sono morti, il parlamento – pure – è morto. No, non è tutto perso. La politica non è quella cosa in cui i malfattori sprecano i denari pubblici per i loro porci comodi, per i loro sporchi interessi, per le lobbies a cui fanno riferimento. No, la politica non c’entra nulla con l’abuso della sfera pubblica che una classe dirigente depravata ha condotto indisturbata per venti lunghi anni. La politica è fatta di persone, persone come tutte noi, è fatta delle regole della convivenza, regole di giustizia, di solidarietà, di comprensione e condivisione.

Potrete pensare alla politica come all’alchimia di formule partitiche, di strategie elettorali per ‘sconfiggere’ definitivamente il debordante avversario, ma vi sbagliate. Se pensate di compensare l’assenza della percezione di una collettività con un nuovo fascinoso personalismo, ebbene siete sulla strada errata. L’obbiettivo di Civati è ricostruire il centrosinistra, senza trattini e formule studiate a tavolino: ricostruirlo partendo dagli argomenti, dalle politiche, poiché sono esse che ne costituiscono l’identità. Osservando le fotografie di Civati e Barca (presente alla Ghiara venerdì sera) mi è venuto in mente che presto o tardi i giornalisti ne parleranno come di un ticket, usando le formule astruse che ben conoscono gli editorialisti. Non è un ticket, ho pensato, è un autobus. L’autobus su cui tutti noi dovremmo salire, non già perché sarà quello del vincitore (Civati, secondo taluni opinionisti, specie Scanzi, non avrebbe alcuna chance in una ‘competizione’ già decisa) ma perché, se ci tenete veramente al cambiamento, questo è l’ultimo autobus disponibile e, dopo che sarà passato, voi non potrete avere più alibi: tutta la retorica dell’anticasta non sarà più tollerabile, la protesta verso gli alti dirigenti del PD (con questa dirigenza non vinceremo mai!) non sarà più tollerabile. Non potete lasciare che questo partito sia posseduto da una classe dirigente ripetutamente sconfitta, storicamente sconfitta. Se deciderete di salire sull’autobus di Civati (non è come quel camper, sia chiaro) sarà per riprenderci ciò che è nostro, ciò che di nostro diritto; ciò che ci è stato negli anni silenziosamente tolto.

Civati non ha bisogno solo di sovraesposizione televisiva. Gli altri, quelli che ora governano e son tutti fieri delle larghe intese, tenderanno a chiudere la partita in una disputa pro/contro Renzi. Tenderanno a parlare di Civati come di quello che è arrivato dopo, che è arrivato tardi, il solito terzo incomodo. Sottraetevi a questa trappola. Ognuno di noi porta con sé il proprio pezzo di mozione Civati. La mozione Civati è una mozione collettiva, narra di ciascuno di noi e ciascuno di noi ne è parte. Loro, i dirigenti, pensano di essere insostituibili e che il loro posto nel partito c’è e sarà sempiterno. Smettiamola di rimanere ai margini. E’ ora di riprenderci la politica.