La retribuzione dei parlamentari – nei discorsi del quotidiano – è quella cosa che rende indegno e indecoroso fare politica. Chi ha avuto il coraggio di dimezzarsi lo stipendio? Perché non fanno tutti come i 5 stelle, che in fondo non hanno niente da perdere?
La risposta è semplice: perché tutti (o alcuni) già fanno come i 5 stelle. Soltanto che i soldi decurtati dalle indennità finiscono al Partito, in linea di massima a finanziarne l’attività e l’organizzazione a livello nazionale e territoriale. Lavorando sui numeri e sforzandosi di lasciar da parte l’armamentario dei discorsi della retorica anti-Casta, è nata l’idea per questo ebook, un documento breve nel quale si riportano i piedi a terra, alla apparente freddezza dei numeri. Così, leggetelo, almeno scoprirete:
- che i 5 stelle e i parlamentari del Pd guadagnano e spendono le medesime cifre; che dei ventimila euro di cui si narra, il parlamentare conserva per sé circa 3000 euro;
- che la restituzione si risolve nel devolvere i soldi raccolti ad un fondo di garanzia per le Pmi (e perché non Emergency o la Croce Rossa o la Caritas?); che localmente il 5s trattiene i soldi delle indennità per finanziare attività politica affine (quale differenza con il Pd, quindi?);
- che c’erano parlamentari a 5 stelle che pubblicavano rendiconti a zero euro (senza accantonamenti) tutti i mesi e che sono stati mandati via;
- che altri, come Fico, trattengono per sé, con la formula dell’accantonamento, migliaia di euro di rimborsi non spesi (e poi li spendono in un mese circa, per “l’ufficio”).
Tutto questo vi farà arrabbiare. Avevate pensato che i giusti fossero solo da una parte. E invece non è così. E’ molto più complicato di così.
[Comunque, se si volesse davvero, domani si potrebbero ridurre le indennità di 3000 euro senza far danno a nessuno)]
che bravo che sei
Il giorno 29 marzo 2014 07:32, Yes, political!
Te ne accorgi solo ora? 😉