Senato, la spada e la riforma

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Quando la narrazione politica è così semplificata al livello della eterna lotta fra bene e male, forse non c’è più niente da fare. Bene e Male sono immediatamente popolari, ci si immedesima. Allora il Bene è chi vuole il cambiamento, perché il passato è da dimenticare e di esso non si può conservare alcunché, nemmeno le forme consolidate delle istituzioni. Si tifa per il successo delle forze del Bene, ed è tutto un fiorir di metafore bellicose: le minoranze – maligne – devono essere stanate, passate per la spada – ma “ogni riferimento al Senato è casuale” – perché il Bene è inarrestabile e non puoi metterti di traverso. Il Bene non può che far bene, non può che far cose giuste, a che serve discuterle e criticarle? Se critichi, tu sei il Male. Vuoi riportare il paese nel caos, tu che ti permetti di commentare.

Rottamare il passato, le vecchie mal funzionanti istituzioni del 1948, è inderogabile: agli oppositori è concesso solo un ultimatum, prima che la tagliola cada come una scure decapitando gli emendamenti. Lui è Uno contro tutti e non molla di un millimetro, stoico, indeformabile come l’acciaio dei cannoni. Sono tutte sceneggiate, quelle degli oppositori. Pavidi, temono di perdere la poltrona, mentre il guerriero delle riforme no, ed è pronto ad andare al martirio delle elezioni anticipate. Non ci faremo mai ricattare da nessuno, dice l’Integerrimo Capo delle riforme, “la nostra determinazione è più forte dei loro giochetti”. Sì, gli oppositori sono quegli esseri meschini, che tramano nell’ombra dei lampioni la sera. Intenti a mettere trappoloni lungo il sentiero della riforma, non fermeranno il passo celere del cambiamento. No, ci rassicura la ministra Boschi: noi andiamo avanti con il sorriso, e ripete che non “cederemo al ricatto”. Stoicamente, come singoli soldatini di ferro.

Peccato che tutta questa risolutezza servirà solo ad abolire il diritto di voto per il Senato. Ma per il Bene (di chi?) si fa questo ed altro.

2 Comments

  1. Lucidità, obiettività e visione dall’alto: ecco ciò che ricevo dalla lettura dei suoi articoli e questo ne è un esempio eloquente. Mi consola. Mi restituisce qualcosa che non so nemmeno più definire ma che so per certo essere tanto necessario quanto raro. Stiamo assistendo ad una commedia in cui mancano del tutto le battute del protagonista. Il protagonista sta in buca, fa il suggeritore e sulla scena ci sono solo comprimari. Il pubblico, addomesticato, applaude o si addormenta. Qualcuno però si alza e dice che lo spettacolo non sta in piedi, lei ad esempio. Lo dice con la stessa semplicità con cui un bambino vede che l’imperatore è nudo. Questo non impedirà al “bene” di cartone di prevalere sulla scena, ma di certo impedirà a quelli come me di sentirsi abbandonati ed è già molto. Grazie.

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