Con questo stringatissimo post Grillo dice la sua sulla questione delle partecipazioni televisive del consigliere regionale dell’Emilia Romagna Favia:
Pagare per andare in televisione per il MoVimento 5 Stelle è come pagare per andare al proprio funerale, anche se è certamente lecito. La mia è un’opinione molto radicata, altri magari ne hanno di diverse. Il M5S ha rifiutato ogni contributo elettorale. L’eventuale spesa per inserzioni televisive è coperta dalla differenza tra lo stipendio “auto ridotto” di un consigliere regionale del M5S, circa 2.500 euro, e lo stipendio “normale” di 10.000 euro e altri benefit. I soldi pubblici e il M5S sono inconciliabili. Per questo proporrò a tutte le prossime liste regionali, prima di presentarsi, di impegnarsi a restituire alla Regione, o a un istituto di pubblico interesse regionale, la differenza tra lo stipendio percepito e quello regionale (http://www.beppegrillo.it/2012/08/pagare_per_anda/index.html).
Quindi secondo Grillo le partecipazioni presso 7Gold e ètv sono state “coperte dalla differenza tra lo stipendio “auto ridotto” di un consigliere regionale del M5S e lo stipendio normale” ma in realtà sono spazi televisivi pagati coi denari messi a disposizione dalla Regione ai gruppi consiliari, e non direttamente dai consiglieri. Sebbene i 5 Stelle emiliano-romagnoli abbiano messo a bilancio alcune voci relative ad “acquisto spazi presso Punto Radio e Rete 7” (due per tutto il 2011), dalle inchieste giornalistiche pare che i politici abbiano pagato per ogni singola apparizione presso 7Gold, in particolar modo nella trasmissione mattutina di commento delle notizie e filo diretto con gli ascoltatori.
Grillo propone di pattuire con le prossime liste regionali (badate bene, regionali e non nazionali) di restituire alla Regione i denari in eccesso rispetto al limite di 2500 euro fissato per gli stipendi dei consiglieri. A sorpresa non propone nulla, dico nulla, per affrontare la faccenda adesso, al fine di stabilire con Favia un diverso “codice deontologico” per quanto concerne le comparsate in tv. Un codice che contenga giusto un paio di regole: non si comprano spazi televisivi, si va in tv solo per interviste in contraddittorio. Lo scandalo delle partecipazioni a pagamento non è tanto relativo all’impiego dei denari pubblici, bensì piuttosto sul fatto che Favia preferisce gli spot a pagamento in cui si possono esprimere dei “concetti” a delle interviste con domande. E soprattutto: che la famigerata orizzontalità dei 5 Stelle anche in questo caso è dimenticata.