#100monti e l’Agenda Digitale

Nel documento riassuntivo dell’operato del governo Monti pubblicato sul sito del governo si narra di qualcosa che ancora non c’è: l’Agenda Digitale. Non più di un enunciato, non più di una bozza, non più di una manciata di idee. Ma ricordiamoci ancora una volta che dovevamo ripartire da Gogol…

AGENDA DIGITALE PER L’ITALIA DI DOMANI

Sulla base della strategia definita nel 2010 dalla Commissione europea “Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”, è stata predisposta l’Agenda digitale italiana che mira a rendere liberamente disponibili i dati delle pubbliche amministrazioni, incentivando la trasparenza, la responsabilità e l’efficienza del settore pubblico; puntando ad alimentare l’innovazione e stimolare la crescita economica.
Il termine ultimo per la realizzazione è il 2020. Entro questa data dovranno essere portati a compimento tanti, e diversi, obiettivi. Tra questi, l’uso sociale della tecnologia, la realizzazione delle reti di nuova generazione e, più in generale, l’alfabetizzazione digitale. Da oggi, per tradurre in pratica questi obiettivi è stata istituita una cabina di regia. A questa spetterà il compito di coordinare l’azione delle amministrazioni centrali e territoriali: i Ministeri, le Regioni, gli Enti locali e le Autorità indipendenti. La cabina di regia opererà su cinque fronti:

Banda larga e ultra-larga. Per “banda larga” si intende il sistema di connessione che permette di inviare informazioni a una velocità che varia dai 2 ai 20 Mbps (megabit per secondo). La “banda ultra-larga”, invece, viaggia a velocità superiore: tra i 30 ai 100 Mbps. Nonostante gli sforzi compiuti finora l’Italia è ancora indietro rispetto ai partner occidentali. I dati parlano chiaro: quasi 5,6 milioni di italiani si trovano in condizione di divario digitale, difettano cioè delle nozioni di base per poter usufruire dei benefici del web. Mentre sono almeno 3000 le località nel Paese che soffondo di un ‘deficit infrastrutturale’ – sono cioè prive delle infrastrutture necessarie per godere dei benefici della banda larga e ultra-larga – soprattutto nel Mezzogiorno, nelle aree rurali e in quelle lontane dai grandi centri urbani.

Smart Communities/Cities. Le città “smart” sono spazi urbani entro i quali le comunità residenti (la community) possono incontrarsi, scambiare opinioni, discutere di problemi comuni, avvalendosi di tecnologie all’avanguardia. La community funziona anche da stimolo per realizzare ricerche e progetti utili alle pubbliche amministrazioni. L’Agenda digitale italiana stanzia nuovi finanziamenti per realizzare le piattaforme tecnologiche necessarie a consentire alle città di adottare la filosofia smart.

Open data. L’open data – letteralmente “dati aperti” – è un nuovo approccio alla gestione dei dati e delle informazioni in possesso delle istituzioni pubbliche, interamente gestito attraverso le tecnologie telematiche. Il governo inglese e quello statunitense sono stati i primi a sperimentare questo sistema. Ma il numero di governi che adotta questo approccio è in continua crescita. Con l’open data tutte le informazioni delle istituzioni pubbliche vengono “liberati” e diventano accessibili e interscambiabili online. L’adozione del formato open è un’opportunità importante anzitutto per le amministrazioni, che superano così gli schemi rigidi e burocratici di accesso ai dati e di gestione delle risorse informative. Si pensi che, nella sola Europa, il “valore” dell’informazione pubblica ammonta a circa 140 miliardi di euro l’anno. Ma il formato open è un’opportunità anche per i cittadini. L’immensa mole di dati resi pubblici permette di avvicinarli alle istituzioni, rendendoli più partecipi al loro operato.

Cloud Computing. La “nuvola di dati” è una delle novità più importanti dell’evoluzione tecnologica. Nel caso delle pubbliche amministrazioni, con cloud si intende la possibilità di unire e condividere informazioni provenienti da istituzioni diverse. Questo processo permette la maggiore interoperabilità dei dati, con vantaggi evidenti per la rapidità e la completezza dei processi amministrativi.

E-government. Ultimo, ma non per questo meno importante, è il principio del governo digitale, o e-government. Con l’Agenda digitale si creano nuovi incentivi per l’utilizzo delle tecnologie digitali nei processi amministrativi per fornire servizi ai cittadini. Ne beneficiano l’efficienza, la trasparenza e l’efficacia. Un esempio concreto è quello degli appalti pubblici, con la Banca dati nazionale dei contratti pubblici. Le imprese, dal 1 gennaio 2013, presenteranno alla Banca tutta la documentazione contenente i requisiti di carattere generale, tecnico ed economico

Governo, ora spunta il sottosegretario ad Internet

Attenti perché la strategia berlusconiana sta prendendo pieghe insolite, per un magnate televisivo come lui. Sì, l’uomo che scoprì il primo motore di ricerca russo, Gogol, punta dritto su Internet. Ci avvertono dalle colonne de Il Tempo, giornale fedele al Governo, che B. ha studiato Internet per filo e per segno, a cominciare dalla campagna elettorale di Obama, dalla quale sta prendendo esempio. Dovete sapere che il nostro SDS – sex, drug and Silvio – si è rivolto verso la nuova tecnologia con un nuovo cipiglio, e ciò è confermato dall’adesione al Manifesto Digitale di agendadigitale.org dei due berlusconiani doc, Marco Camisani Calzolari e Edoardo Colombo, i guru del sito http://www.forzasilvio.it, quella inutile propaggine della grancassa di Mediaset dalla quale ogni settimana Lui ci pregia di discorsini in stile videocassetta, moderna rivisitazione del balcone di Piazza Venezia. Ed è vero, il Silvio Digitale qualche difettuccio ce l’ha, come ad esempio la mancanza di interattività del comiziante con i netizen, tanto per citarne uno. Ma piuttosto che lasciare il web alla Sinistra, la quale spadroneggia per sputtanare il (finto) premier, Berlusconi ha in mente un’idea che nessuno ha avuto, vista la vacuità e l’inutilità della figura: creare un sottosegretario “ad Internet”. Tanto qualche posticino a Palazzo Chigi bisognerà pure crearlo per accontentare i “Responsabili” che gli hanno votato la fiducia a Dicembre. Una vera rivoluzione, non c’è che dire. E quali poteri diamo al sottosegretario? Forse, per caso, quelli che ha il governo egiziano nei confronti degli operatori di telefonia mobile e di internet? Certo, in tempi di rivolta delle giovani generazioni, chiudere il web è la prima cosa da farsi.