Mali: infine arrivarono le bombe francesi

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Le aspettano da quasi un anno, a Timbuctu, le bombe francesi. L’immobilismo di Ecowas e dell’Onu (che scelse Romano Prodi come mediatore dell’area del Sahel) anche di fronte all’escalation della guerriglia jihadista era troppo anche per uno come Francois Hollande. Da ieri le truppe francesi, per aria e per terra, guidano l’offensiva contro Ansar El Dine e il suo capo, Iyad Ag Ghali (nella foto). I quali avevano soltanto qualche giorno fa conquistato la città di Konna (o Kuna), di fatto violando quel confine immaginario che il traballante governo di Bamako considerava come soglia di allarme per l’intervento francese.ImmagineImmagine

La Francia si sarebbe messa alla testa di una disorganizzata truppa di soldati tunisini, algerini, di forze militari fornite dall’Ecowas, nonché dell’esercito maliano. Laurent Fabius, il ministro degli esteri francese, ha affermato che l’iniziativa francese ha avuto inizio ieri con l’intervento dei caccia-bombardieri. Hollande ha detto che “i terroristi dovrebbero sapere che la Francia sarà sempre presente quando sono in discussione i diritti delle persone, di quelli che in Mali vogliono vivere liberamente e in democrazia” (AGI News).

Sahara Medias ha raccolto una indiscrezione da parte di un funzionario del ministero della difesa maliano secondo la quale le forze armate maliane avrebbero ripreso il controllo di Konna, appena dopo il contrattacco degli aerei francesi. Come detto, Ansar el Dine aveva conquistato la città giovedì scorso, quando, dopo durissimi scontri, l’esercito maliano si era ritirato nella città di Sévaré, ultimo baluardo prima della città di Mopti, sul fiume Niger, e sede di un aeroporto internazionale.Immagine

Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQMI) ha condannato l’intervento francese. AQMI ha in ostaggio otto cittadini francesi e comanda il Sahel insieme a Ansar el Dine. Fabius ha detto che verrà fatto tutto il possibile per salvare gli ostaggi. Ma non è chiaro se AQMI si lascerà semplicemente accerchiare dai francesi o si invece provvederà a usare la vita degli otto ostaggi come minaccia per fermare l’interventismo di Hollande. Al momento attuale non è chiaro se AQMI sia coinvolta pienamente nell’escalation verso sud dei jihadisti. AQMI ha condannato duramente l’attacco alla città di Konna. Ha detto che il bombardamento è avvenuto anche per opera di un elicottero delle milizie di Amadou Toumani Touré, l’ex presidente deposto con il golpe militare di Marzo 2012. Si tratterebbero di milizie ucraine, una sorta di contractors, di combattenti mercenari. Il loro attacco avrebbe causato “la morte di una donna e terrorizzato la popolazione locale” (AQMI come riportato da Sahara Medias).

In Mali mentre muore il capo di Al Qaeda si attende l’attacco ECOWAS

Negli ultimi mesi la situazione in Mali non è mutata. Le tre organizzazioni jihadiste, AQMI, Ansar Dine e Mujao si sono divise le principali città del nord del paese, controllando i traffici di droga e imponendo la sharia. AQMI si è localizzata in Kidal, Ansar Dine in Timbuctu, Mujao in Gao. Il controllo del traffico di droga è esercitato mediante l’imposizione di tasse sui trasporti e chi si rifiuta di pagare viene brutalmente mutilato. Secondo fonti locali, a Gao, il gruppo Mujao avrebbe disposto lunedì mattina la pena della mutilazione di mani e gambe a cinque persone accusate di banditismo e di transazioni commerciali vietate. Non è chiaro, dalle cronache locali, se si trattasse di trafficanti di droga, ma l’impressione è che venga passato per le lame chiunque trasgredisca la legge islamica, sia o non sia un traffico illecito.

Le cinque persone sono state arrestate e portate nella città di Gao, dove sono state incriminate di banditismo e rapina e di effettuare transazioni commerciali vietate. Il processo si sarebbe svolto in pubblico al fine di terrorizzare gli abitanti.

Intanto il capo di Al Qaeda del Maghreb Islamico, Nabil Makhloufi, noto con il nome di battaglia di ”Emiro del Sahara’, è morto in un incidente stradale avvenuto nei pressi della città di Gao. Non è chiaro come questo fatto possa incidere sulla sorte dei quattro cittadini francesi rapiti il 16 settembre 2010 da AQMI presso il sito delle miniere di uranio di Arlit, nel nord del Niger. In un video divulgato da Saharamedias.net verso la fine di Agosto, i rapiti si rivolgono al presidente francese Hollande affinché siano riprese la trattative per la liberazione.

In ogni caso la morte di Makhloufi arriva proprio nel momento in cui i gruppi islamici si starebbero armando per fronteggiare l’imminente intervento militare di ECOWAS, la Comunità Economica Africana. Ma paradossalmente il traffico di armi che investe la zona non è soltanto ordinato dagli islamisti bensì anche dall’ex presidente del Mali, Amadou Toumani Touré, noto con l’acronimo di ATT. Quale sia la destinazione di queste armi è un mistero. Il carico di armi pesanti era comunque diretto in Mali ed è stato bloccato in Guinea. Il fatto è stato rivelato da un funzionario diplomatico della Guinea medesima, poi confermato dal Vice ministro della Difesa, Camara. Il carico comprendeva 20 vettori blindati giunti nel paese con una nave proveniente dalla Bulgaria. Un altro sequestro è stato eseguito nel porto di Dakar, in Senegal. Questa volta si tratta di circa mille armi leggere. ECOWAS sta considerando se sbloccare o meno il sequestro, ma le intenzioni di ATT non sono affatto chiare. Il presidente Touré fu infatti deposto da un golpe militare lo scorso Aprile. Ancor oggi il paese è retto da una giunta militare in coabitazione con un governo civile. Il comando militare di ECOWAS ha detto che questa settimana verrà discusso l’intervento diretto in Mali per riprendere il controllo del deserto del Nord, come richiesto dal governo di Bamako. ECOWAS intende prima stabilire nella capitale del Mali un governo civile forte, prima di ottemperare agli impegni presi e a dare il via libera al riarmo del paese.

Intanto il MNLA, Movimento per la liberazione dello stato dell’Azawad, ha chiesto ad alcune tribù tuareg di dissentire nei confronti dei gruppi islamisti e di congiungersi al MNLA per liberare l’Azawad dal giogo jihadista. Le sorti del MNLA appaiono però sempre più compromesse.

Mali / Bamako si autodistrugge mentre Timbuctu è nelle mani dei jihadisti

Nelle ultime ore è stato un susseguirsi di notizie di golpe. I fedeli all’ex presidente ATT (Amadou Toumani Touré), defenestrato dai ribelli militari guidati da Sanogo lo scorso 22 Marzo, hanno attaccato una caserma e il palazzo della tivù. Qualche ora più tardi Sanogo è comparso alla televisione ed ha comunicato ai cittadini in fuga che la capitale Bamako era sotto il loro controllo e che un manipolo di ribelli era asserragliato in una caserma ma presto sarebbero stati tutti imprigionati. I giornali hanno parlato di golpe e di contro-golpe. Nessuno può dire in questo momento chi comanda a Bamako. Gli scontri di oggi sono costati 14 morti e 40 feriti (Le Nouvelle Observateur).

Intanto MNLA si è ritirato da Timbuctu. I Tuareg laici si sono allontanati dalla città “per evitare una carneficina”. Ci sarebbero andati di mezzo i civili. Timbuctu, come altresì detto, è sotto il controllo di Ansar Edine, il gruppo jihadista salafita capeggiato da Iyad Ag Ghaly. Fuori della città volteggia la bandiera nera della Jihad islamica. Ansar Edine si è resa protagonista di saccheggi ed ha imposto alla città la Sharia. I suoi miliziani prendono a cannonate le statue che celebrano Alfarouk, l’angelo difensore della citta’ del nord del Mali. Si temono danni anche per le numerose e importantissime biblioteche contenenti testi islamici antichissimi.

Il Mali cede sotto i colpi dei Tuareg

Dopo Kidali è caduta Gao, oggi Timbuctu. L’esercito maliano è in disfatta. Secondo Sahara Media il colonnello Elhadj Ag Gamou si è unito ai combattenti Tuareg. Due giorni fa il capo della autoproclamatasi Giunta Militare del Mali, Amadou Sanogo, ha lanciato un appello per un aiuto militare straniero. Viene scritto, anche sui giornali italiani – come La Repubblica – che i ribelli Tuareg si sono alleati con la cellula di Al Qaeda nel Sahel, AQMI. In realtà si tratterebbe di un gruppo minore, islamista, chiamato Ansar Edine, una formazione politico militare che vorrebbe applicare la Sharia nel nuovo stato dell’Azawad. Ma l’Azawad è la terra dei Tuareg e i Tuareg sono nomadi, seppur islamizzati, e mantengono una identità culturale ben definita.

Dire che i Tuareg si sono alleati con Al Qaeda non è completamente corretto. Il Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad (MNLA) si è formato all’inizio dell’Ottobre 2011. L’impulso per questa nuova guerra dei Tuareg (l’ultima è terminata nel 2009) è venuto alla fine del regime di Gheddafi in Libia. Tuareg di diverse tribù hanno combattuto sia per il Raìs che contro. Il comandante militare dell’MNLA, Mohammed Ag Najm è stato certamente un ufficiale libico di origini maliane ed ha servito durante il regime di Gheddafi ma si è espressamente dichiarato in disaccordo con il regime fin dall’inizio dell’insurrezione di Bengasi. Ma non si tratta di mercenari. Essi sono ex ufficiali libici di etnia Tuareg. Combattono ora per il loro vero paese.

Ansar Edine è un gruppo salafista Tuareg. Certo è difficile distinguere. La presa della città di Kidal è un punto di non ritorno. Dopo sono cadute Gao – in seguito a una sanguinosa battaglia in cui l’esercito maliano ha dispiegato persino degli elicotteri, senza evidentemente ottenere l’effetto di fermare l’avanzata dei ribelli berberi – e Timbuctu. Il nord del Mali è fuori del controllo del governo di Bamako e potrebbe suggerire alla cellula di Al Qaeda in Algeria, AQMI, responsabile dei rapimenti di Rossella Urru e dei due cooperanti spagnoli, di iniziare attività terroristiche o di guerriglia in territorio algerino. Aveva ragione Giulio Sapelli sul Corriere: la caduta di Gheddafi ha spezzato l’equilibrio dell’area, importantissima per la produzione di petrolio ma anche per il traffico della droga e degli immigrati verso l’Europa. L’Azawad potrebbe nascere come narcostato, come Stato Canaglia, un nuovo Afghanistan, palestra del terrore qaedista. O forse no. Forse ci stiamo ingannando. forse siamo vittime della propaganda del governo diBamako, che già otteneva i soldi e le armi dalla Comunità Internazionale per combattere il Terrore di AQMI, soldi che invece hanno ingrassato le tasche dell’ex presidente ATT, Amadou Toumani Touré, deposto dai militari.

Cosa succederà se la guerra coinvolgerà l’Algeria? Cosa farà la Francia, da sempre dominus dell’area? Le elezioni presidenziali in Francia saranno discrimine per un intervento militare straniero, come è successo per la Libia, questa volta però in chiave conservativa, anti-ribelli? Oppure anche Francoise Hollande vede nell’Azawad una minaccia agli interessi francesi?