Cento di questi Monti

Così Andrea Sarubbi (PD) sul suo blog. Parole che sottoscrivo:

Sono andato a rivedermi gli interventi di Berlusconi nei primi 100 giorni del suo ultimo governo, da maggio ad agosto 2008. Il più mediatico fu l’abolizione dell’Ici anche per i redditi elevati, con conseguente taglio di parecchi fondi destinati alle politiche sociali; la promessa di allora fu che gli enti locali non ci avrebbero rimesso nulla, perché lo Stato avrebbe provveduto a rimborsarli della perdita con dei trasferimenti, ma basta parlare con un sindaco di un qualsiasi Comune d’Italia per capire che quella promessa si rivelò subito una bugia. A pari merito, per impatto sull’opinione pubblica, ci fu il capitolo rifiuti a Napoli: Berlusconi ci tenne un Consiglio dei ministri, ci tornò 5 volte, si fece fotografare con la scopa in mano e dichiarò urbi et orbi la fine dell’emergenza. Che naturalmente non finì, perché ci vollero altri 5 decreti, e non bastarono neppure: proprio a novembre 2011 De Magistris ha chiamato una nave olandese per caricarsi un po’ di rifiuti e portarli via, e comunque rimangono 9 milioni di tonnellate (sotto forma di ecoballe) ancora da smaltire. Poi ci fu il lodo Alfano, per risolvere un’emergenza ben più grave di quella dei rifiuti a Napoli (l’imminente conclusione del processo Mills), che un anno e mezzo dopo la Consulta bocciò perché violava gli articoli 3 e 138 della Costituzione. Infine, ciliegina sulla torta, in quei primi 100 giorni vide la luce il famigerato pacchetto sicurezza (primo di una triste serie), che – al di là del merito, sul quale abbiamo avuto modo di discutere spesso – collezionò altri 3 grandi figuracce di fronte alla Corte costituzionale: il no all’aggravante di clandestinità per chi commette reato, il no alla sanzione penale per chi – trovandosi in stato di estrema indigenza – non può obbedire all’ordine di allontanamento dall’Italia, il no alla norma sui sindaci sceriffo tanto cara a Maroni. Ecco, questi furono i primi 100 giorni del governo Berlusconi. Per non dimenticare dove eravamo, visto che oggi qualcuno sembra averlo dimenticato troppo in fretta.

Cittadinanza, la Camera discute il DDL del Governo. Verso la “cittadinanza a ostacoli”.

Acquisizione Cittadinanza

La seduta odierna alla Camera ha visto la discussione dei DDL relativi alla modifica della legge 91/1992 che disciplina l’acquisizione della cittadinanza. In Commissione è stato approvato a maggioranza un testo unificato dei vari progetti presentati, che di fatto non piace né al PD, né ai finiani, fra i quali spicca il deputato Granata, autore insieme a Andrea Sarubbi del PD del testo della cosidertta “cittadinanza breve”, più volte teorizzata da Gianfranco Fini nei suoi interventi in pubblico e invece invisa alla Lega. Le modalità di acquisizione della cittadinanza dividono lo schieramento parlamentare: secondo la relatrice Isabella Bertolini (PdL), il testo elaborato in Commissione è un tentativo

“di adeguare le esigenze che sono emerse nel corso di questi anni, sulla base del principio che tra tutte le proposte di legge in esame, che sono ben quindici, è rilevabile che la cittadinanza non debba più essere un acquisto automatico a seguito della permanenza sul territorio italiano per un determinato numero di anni, ma debba costituire il riconoscimento di un’effettiva integrazione, una cittadinanza quindi basata non su un fatto quantitativo, bensì su un fatto qualitativo (fonte: stenografico assemblea Camera);

di fatto però chi ha elaborato il DDL della maggioranza intende il percorso di integrazione come qualcosa che precede l’acquisizione della cittadinanza e non si capisce come possa una persona integrarsi sul territorio italiano rimanendo per anni “straniero” pur avendo lavoro, famiglia, casa, pur conoscendo la lingua e la cultura. Viceversa, l’approccio del testo Sarubbi-Granata è diametralmente opposto e prefigura l’acquisizione della cittadinanza come propedeutica all’integrazione.
Di fatto, in mancanza di politiche concrete volte a favorire l’integrazione, l’acquisto della cittadinanza si trasforma in un percorso a ostacoli in cui nemmeno più vi è la garanzia della scadenza temporale: infatti, passati i dieci anni di residenza continuativa in Italia, non vi sarà alcun meccanismo automatico di conferimento della cittadinanza, ma ciò sarà dipendente dallo svolgimento di un “percorso di cittadinanza”. Lo straniero dovrà addirittura frequentare un corso della durata di un anno, al termine del quale otterrà la patente di “italiano”, per così dire. Addirittura, gli verrà chiesto di giurare sulla Costituzione, come fanno i ministri quando entrano in carica, e in conseguenza di questo riceveranno in omaggio la Costituzione.
Per Italo Bocchino (PdL), il testo della relatrice Bertolini è “un ottimo testo di partenza” ma naturalmente “bisogna essere pronti al dialogo e alla discussione […] dobbiamo essere attenti attenti a non politicizzare questa riforma, altrimenti non la facciamo […] siamo convinti di trovare una convergenza con gli altri gruppi parlamentari” (fonte: stenografico assemblea Camera). Casini (UDC) invece sembra aver aperto spiragli per il testo Sarubbi-Granata, ma continua a prefigurare l’acquiizione della cittadinanza come un aspetto terminale di un percorso integrativo:

è questo, dunque, il momento di andare oltre, potenziando il meccanismo dello ius soli che attribuisce la cittadinanza a colui che nasce nel territorio dello Stato indipendentemente da quella dei genitori. Oltre a ciò, è l’intero orizzonte politico e culturale a suggerire una radicale capacità di adeguamento degli istituti, anche giuridici, della vecchia statualità nazionale, alle nuove sollecitazioni dell’epoca attuale. Occorre, inoltre, partire dal concetto che la cittadinanza non è di per sé un fattore di integrazione, bensì l’arrivo di un percorso di integrazione culturale. Essa, infatti, non costituisce soltanto un riconoscimento di una lista di diritti, ma rappresenta qualcosa di più strettamente connesso con i principi fondamentali e con i valori fondanti della nazione (fonte: stenografico assemblea Camera).

Invece Dario Franceschini è stato polemico con la proposta PdL di rimandare il tutto al dopo-elezioni regionali e dice con fermezza di cominciare da questa discussione a verificare “se c’è una corrispondenza tra le parole, anche importanti, pronunciate da molti esponenti e leader della destra di fare un passo avanti sul tema della cittadinanza”.

Trovo assolutamente sgradevole, sbagliata e da respingere l’affermazione – che prima correva nei corridoi, adesso è stata pronunciata in Assemblea – secondo la quale dovremmo rinviare l’approvazione della legge sulla cittadinanza a dopo le elezioni regionali. Io debbo chiedere: che cosa c’entrano le elezioni regionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Se una norma è giusta e va incontro ad un principio costituzionale, si può pensare di approvarla o meno prima o dopo le elezioni regionali perché questo potrebbe spostare in termini di consenso e di voto? Ma chiedo, che rispetto è degli elettori questo: «La facciamo dopo perché così avete già votato!» (fonte: stenografico assemblea Camera).

Già E’ forse ora che la fronda dei finiani si faccia finalmente vedere in Parlamento e voti secondo quello che va affermando.

  • Testo unificato della Commissione
    • Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza.
    • Art. 1. – (Condizioni per l’acquisto della cittadinanza).
    • 1. Il comma 2 dell’articolo 4 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, è sostituito dal seguente:«2. Lo straniero nato in Italia, che vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni sino al raggiungimento della maggiore età e che abbia frequentato con profitto scuole riconosciute dallo Stato italiano almeno sino all’assolvimento del diritto-dovere all’istruzione e alla formazione diviene cittadino se dichiara, entro un anno dal raggiungimento della maggiore età, di voler acquisire la cittadinanza italiana».

    • Art. 2.  – (Condizioni per la concessione della cittadinanza).

    • 1. La lettera f) del comma 1 dell’articolo 9 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, è sostituita dalla seguente:

      «f) allo straniero che risiede legalmente e stabilmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica, previo svolgimento del percorso di cittadinanza di cui all’articolo 9-ter».

    • Art. 3. –  (Percorso di cittadinanza).

    • 1. Dopo l’articolo 9-bis della legge 5 febbraio 1992, n. 91, è inserito il seguente:

      «Art. 9-ter. – 1. L’acquisizione della cittadinanza italiana nell’ipotesi di cui all’articolo 9, comma 1, lettera f), è subordinata:

    • al possesso del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo
    • alla frequenza di un corso, della durata di un anno, finalizzato all’approfondimento della conoscenza della storia e della cultura italiana ed europea, dell’educazione civica e dei princìpi della Costituzione italiana, propedeutico alla verifica del percorso di cittadinanza;
    • ad un effettivo grado di integrazione sociale e al rispetto, anche in ambito familiare, delle leggi dello Stato e dei princìpi fondamentali della Costituzione;
    • al rispetto degli obblighi fiscali;
    • al mantenimento dei requisiti di reddito, alloggio e assenza di carichi pendenti necessari per ottenere il permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, di cui all’articolo 9 del testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286.
    • L’accesso al corso di cui al comma 1, lettera b), è consentito allo straniero che risiede nel territorio della Repubblica da almeno otto anni, su sua richiesta.
    • Il procedimento amministrativo relativo al percorso di cittadinanza deve concludersi entro e non oltre due anni dalla data di presentazione della richiesta di iscrizione al corso e comunque non prima del compimento del decimo anno di residenza legale nel territorio della Repubblica
    • Il decreto di acquisizione o di concessione della cittadinanza acquista efficacia con la prestazione del giuramento, che avviene nella sede della prefettura-ufficio territoriale del Governo competente per territorio in base alla residenza
    • L’interessato presta giuramento pronunciando la seguente formula: «Giuro di essere fedele alla Repubblica italiana, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi, riconoscendo la pari dignità sociale di tutte le persone»

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Acqua ai privati, non sono bufale. Senza Autority, il mercato è aperto alla speculazione.

Qualcuno scrive che il passaggio della gestione del servizio dell’acqua ai privati è garanzia di efficienza. Mi chiedo dove stia scritto. Non ci sono casi che confermano questa affermazione. Sia il privato che il pubblico possono essere inefficienti. Andrea Sarubbi, deputato Pd, ricorda in un suo post il caso della Suez, un gruppo francese che opera nel servizio idrico, cacciata dai cittadini di Pécs, città del sud dell’Ungheria. Il 12 ottobre un gruppo di liberi cittadini ha occupato lo stabilimento di un’impresa di servizi idrici, in parte proprietà della multinazionale francese Suez Environment. E il sindaco di Pécs si è trovato costretto a rescindere il contratto con la compagnia, accusandola di speculazione e di mancanza di trasparenza. Non è la prima volta che la compagnia francese viene accusata di pratiche speculative attraverso cui consegue il proprio interesse economico anziché il diritto umano all’acqua.

Con il decreto Ronchi si è persa una grande occasione. La discussione in aula è stata mutilata dal ricorso al voto di fiducia, ma sarebbe stato meglio che il governo avesse mostrato maggiore responsabilità. L’acqua è un bene demaniale, certo, e si è venduta la sola gestione del bene. Se l’acqua è di tutti, allora per tutti dovrebbe essere accessibile, e a costi moderati. Dal momento che l’acqua e il suo uso ha a che fare con la sopravvivenza umana, allora è corretto dire che il diritto all’acqua è un diritto fondamentale che afferisce strettamente alla dignità umana. Da ciò ne consegue che ogni cittadino deve essere raggiunto dal servizio idrico e quindi chi lo gestisce, deve attenersi a precise condotte in modo tale che il servizio e la sua qualità siano messi davanti al principio economico, che invece generalmente ispira l’iniziativa privata e può non condurre a finalità opposte al bene collettivo.

Di questo il legislatore doveva tenerne conto, riaffermando questi principi all’interno del decreto, magari rimandando a un ulteriore disegno di legge. Di fatto, la mancata creazione di una Autority, espone l’utente del servizio idrico alla speculazione selvaggia delle multinazionali dell’acqua, le quali ora faranno il loro ingresso nel mercato italiano, laddove non l’abbiano già fatto, senza garanzie né sulle tariffe praticate né sui requisiti minimi della qualità del servizio. Non è assolutamente vero che le imprese private provvederanno a rendere maggiormente efficiente il sistema di approvigionamento idrico, “turando le falle” della rete idrica. Anzi, in quanto concessionarie di un servizio pubblico, si comporteranno come hanno fatto sinora tutti i concessionari in Italia – il riferimento è al settore delle telecomunicazioni – ovvero, massimizzando i profitti e minimizzando la spesa e gli investimenti, sia a breve che a lungo termine. Il settore idrico è pronto per essere spolpato. Poi non resterà più niente.

    • il decreto appena licenziato ribadisce che la proprietà dell’acqua resta pubblica
    • Quello che si privatizza è invece la sua distribuzione, e qui il discorso si fa più complesso: tanto complesso che avremmo avuto bisogno di tempo ed attenzione, ma il governo ha liquidato il tutto con la 26.esima fiducia in 18 mesi, proprio per affogare sul nascere il dissenso di parte della maggioranza
    • Raffaella Mariani, capogruppo del Pd bene ha argomentato in Commissione Ambiente
    • Cominciamo dai problemi generali, che in effetti non mancano: più della metà degli italiani non ha un sistema di depurazione; il 30% dell’acqua viene disperso; il nostro sistema fognario non è degno di un Paese civile. Esistono parecchi casi di sprechi e di inefficienze – l’acquedotto pugliese è stato citatissimo negli interventi in Aula – ma ci sono anche diversi esempi di buongoverno, indipendentemente dal fatto che i gestori siano pubblici oppure misti: non sempre, insomma, una gestione privata corrisponde ad un servizio efficiente, né è detto che pubblico sia sinonimo di incapacità.
    • in Europa abbiamo esperienze molto diverse: sono efficienti sia la Germania (che ha una gestione pubblica delle risorse idriche) sia la Francia (che ne ha una mista)
    • non crea un’autorità indipendente, che vigili sulle tariffe e sui servizi offerti dai gestori privati: l’unica concessione ottenuta è stata l’approvazione di un nostro ordine del giorno nella seduta di ieri, durante la quale abbiamo mandato sotto la maggioranza per 6 volte, ma sappiamo tutti quanto poco possa valere un ordine del giorno per un governo che non rispetta neppure gli impegni internazionali
    • perché questo provvedimento obbliga i Comuni a vendere quote di società che gestiscono il servizio idrico, indipendentemente dall’efficienza dello stesso: è un regalo enorme fatto ad alcuni grandi gruppi privati, sia italiani (come Acea ed Iride) che stranieri (come le francesi Veolia e Suez)
    • se cerchi Suez su Google, tanto per fare un esempio, scopri che un mese fa la città ungherese di Pécs “ha rescisso il contratto con la compagnia, accusandola di speculazione e di mancanza di trasparenza dopo avere riscontrato che le tariffe eccessive imposte sull’acqua andavano contro gli interessi dei residenti”
    • Le cose stanno un po’ diversamente da come taluni le raccontano.
      In primis, l’acqua (o come la definiscono oggi, “l’Oro Blu”) è un bene demaniale e quindi indisponibile: lo Stato, perciò, non può “venderlo” ai privati e i privati, ovviamente, non possono acquistarlo.
    • Quel che il governo ha disposto col decreto Ronchi sulla “liberalizzazione dei servizi pubblici” è solo la possibilità di cedere ai privati la gestione dei servizi (acquedotti, fognature, pulizia e trattamento dei reflui) legati a questa risorsa.
    • Cosa, peraltro che già accade tuttora!
    • Solo che la partecipazione dei privati fino ad oggi avveniva e avviene secondo regole molto poco chiare, anzi, diciamo pure a totale discrezionalità dei singoli enti pubblici locali, che potevano e possono scegliersi partner industriali o costituire imprese pubbliche a libero piacimento, senza dover rendere conto ad alcuno.
    • Il governo, quindi, ha deciso di liberalizzare questo che di fatto è già un mercato aperto ai privati, sebbene in quote minoritarie.
      L’intento è quello tipico di ogni intervento liberale: aprire alla concorrenza per ottenerne benefici in termini di spesa e trasparenza.
    • mentre oggi i comuni, le regioni o le province scelgono autonomamente come gestire i servizi idrici, col decreto Ronchi si prospetta invece l’obbligo di battere dei bandi pubblici, in cui a vincere dovrebbe (dico dovrebbe, visto il noto malcostume italiano) essere il gestore che offre migliori servizi magari a prezzi inferiori degli altri!
    • gli enti locali si sgraverebbero di notevoli costi di gestione.
      In buona sostanza: è vero che domani potremmo pagare di più per bere i nostri soliti ettolitri d’acqua ogni anno, ma dovremmo, di contro, pagare meno tasse, visto che lo Stato dovrebbe risparmiare parecchi quattrini…
    • sempre all’articolo 15 del decreto Ronchi, si dice esplicitamente che alle gare per la gestione dei servizi idrici potranno partecipare anche aziende pubbliche (sul modello, ad esempio, di quella che già oggi opera nella Puglia di Vendola) e, addirittura, si consente di mantenere l’affidamento dei servizi “in-house”, esattamente come oggi, ma a ben precise condizioni.
    • Nelle intenzioni del decreto c’è però il tentativo di innescare un meccanismo di trasparenza e apertura al mercato attraverso bandi di gara pubblici che potrebbero contribuire a migliorare un servizio che ad oggi, ribadiamolo, è un colabrodo

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I sottomarini di Marino. Ius solis e testamento biologico. Emersione il 25 Ottobre.

La pratica del voto nei circoli va in archivio. Non così la divisione del PD, spaccato fra coloro che lavorano avendo in vista la realtà della società – come Sarubbi, l’autore e primo firmatario insieme al deputato PDL Granata del testo che abbrevia il percorso per l’ottenimento della cittadinanza italiana e rafforza il principio dello ius solis – e l’altra parte del partito, quella che presenta mozioni separate da IDV facendo perdere forza all’opposizione contro il governo e svendendo i propri voti alla Commissione Sanità – vedi caso Dorina Bianchi e relazione su RU486.
Se ne stanno accorgendo in molti che la vittoria di Franceschini o Bersani alle primarie del 25 Ottobre non modificherà nulla di quanto sopra. Chi vince le primarie guida il partito. Il voto nei circoli è una redistribuzione delle forze dell’Assemblea. Bersani non è ancora segretario del PD. Ne ha parlato oggi Lidia Ravera in un articolo su L’Unità.
In coda a questo post l’elenco dei “won district”, dei collegi vinti da Marino, ripreso dal sito scelgomarino.info.

l’Unità Data 01-10-2009 – IL VOTO DEI SENZA TESSERA – Lidia Ravera, SCRITTRICE

A “congressi dei circoli” conclusi, si aprono le danze per i non allineati: simpatizzanti, antipatizzanti con forte motivazione al dialogo, delusi decisi a fare pesare ogni lacrima versata e illusi decisi a collaborare col Partito Democratico, anche soltanto per segnalare certi rischi di frattura, dovuti a una debolezza dello scheletro umano e politico, inevitabile quando non si è più giovani e ci si è già riciclati quattro volte. Se i tesserati hanno espresso il loro gradimento soprattutto per il Bersani, che cosa diranno i non più tesserati, i mai tesserati e i non tesserabili? Il Bersani anche loro? Lo escludo, se non altro per differenziarsi. Il Franceschini, che è sostenuto da due “ex-segretari pesanti” (la definizione è del mitico “Aprile on line”) come Rutelli e Veltroni? Non credo, perché Rutelli ha scritto «A sinistra no. È una strada senza uscita» nel suo libro e Veltroni (che ha scritto «Noi» nel suo, ma non vuol dir niente perché è un romanzo) ha detto che non bisogna rifare un partito socialista. Resta so1tanto Ignazio Marino visto che Grillo, il predicatore incazzato, è stato escluso per indegnità (e paura). Marino ha le carte in regola per accaparrarsi il gradimento dei non tesserati. La prima carta è la laicità: convinzione profonda, prevedibile impegno a non patteggiare coi Padroni delle Anime (né quelli esterni, né i loro infiltrati). La seconda è la sua appartenenza al mondo reale: Marino non si è “formato nel partito”, come ha detto lui stesso e quindi somiglia, ben più degli altri due, al famoso popolo delle primarie. La terza è lo stile, il timbro vocale: l’uno è chiaro e conciso, l’altro pacato e concreto. La domanda è: se verrà incoronato dai non-tesserati che cosa accadrà? Diventerà segretario del partito? Riceverà un incarico di consolazione? Oppure gli tireranno fra i piedi qualche multa non pagata e addio?

IL SECOLO XIX Data 01-10-2009 – «La cittadinanza in 5 anni è una cosa di sinistra ma perché i candidati non vogliono parlarne?»

Andrea Sarubbi, deputato Pd, è l’autore della proposta bipartisan che piace a Fini. «Ma dai miei non ricevo grande aiuto»

ROMA. Fabio Granata «piglia mazzate dai suoi». Mentre «io non ricevo un grande aiuto dai miei: vuoi vedere che pure Sarubbi passa per un cospiratore?». La domanda la butta lì sul suo blog. Andrea Sarubbi è un deputato del Pd, più precisamente uno dei “peones” (copyright del ministro La Russa) che ha presentato la proposta di legge bipartisan sulla cittadinanza («quadripartisan», scherza, perché tra i firmatari ci sono anche Udc e Idv). Cittadinanza in 5 anni anziché 10 e passaggio dallo ius sanguinis allo ius soli, che permetta ai bimbi nati da stranieri in Italia di essere più facilmente italiani per la legge. Maxi sponsor il presidente della Camera Fini, promotori Sarubbi stesso, Pd alla prima legislatura, giovane e cattolico, ex giornalista Rai, e Fabio Granata, Pdl, finiano di stretta osservanza.

Ebbene: Granata «piglia mazzate dai suoi»: sulle norme sulla cittadinanza il Pdl s’è spaccato. E tanto ne hanno parlato che la proposta sembra tutta di destra. Anche se il primo promotore è lui, il democratico peone. «Sarebbe giusto che oltre ai venti firmatari del Pd», ha chiesto in un’intervista all’agenzia Econews, «anche i candidati alla segreteria, e finora lo ha fatto soltanto Franceschini, dicessero qualcosa di più su questa iniziativa bipartisan, perché non è soltanto il merito della questione, ma anche il metodo. Dobbiamo rivendicare, dall’opposizione, una politica basata sul dialogo».

Insomma: il Pd fa una proposta che spacca la maggioranza, su un tema “di sinistra”, getta le basi di un dialogo con la destra, e il partito non ne parla? «Forse è per rispetto nei confronti di chi a questo tema ha lavorato molto da tempo…», minimizza Sarubbi. «Da quando ho scritto quella cosa sul blog, comunque, Marino ha postato un video sul tema sul suo sito. E oggi (ieri, ndr) è stata calendarizzata la proposta di legge per novembre. Sono già due segnali», si accontenta. «Mi preme che si ricordi che è un’iniziativa politica anche nostra: vorrei che il Pd mi aiutasse a spiegarla».

Il candidato Marino ha lanciato un messaggio dal sito. Il segretario ne ha già parlato, e martedì sarà a Genova per un discorso ai nuovi italiani, «mi aspetto una presa di posizione sul tema». E il favorito Bersani? «Speriamo che prima o poi ne parli». Magari prima che la legge diventi la Fini-Granata.

FRANCESCA SCHIANCHI

Wo District:

Comune Circolo Bersani Franceschini Marino
Roma (Roma) Alberone 79 (24%) 115 (35%) 126 (39%)
Roma (Roma) Trastevere 94 (36%) 50 (19%) 115 (44%)
Roma (Roma) Portuense 72 (37%) 28 (14%) 94 (48%)
Roma (Roma) Anagnina 34 (22%) 25 (16%) 94 (61%)
Pontecorvo (Frosinone) PD Pontecorvo 36 (21%) 43 (26%) 86 (52%)
Roma (Roma) Ponte Milvio 63 (29%) 70 (32%) 83 (38%)
Milano (Milano) Circolo Milano Centro Aldo Aniasi 75 (34%) 66 (30%) 77 (35%)
Roma (Roma) Prima Porta Labaro 36 (29%) 11 (8%) 77 (62%)
Genova (Genova) Circolo Operatori Sanità 12 (12%) 14 (14%) 68 (72%)
Roma (Roma) Muratella 16 (15%) 22 (20%) 67 (63%)
Forlì (Forlì-Cesena) Centro Storico 52 (35%) 28 (19%) 66 (45%)
Roma (Roma) Capannelle 31 (34%) 2 (2%) 57 (63%)
Rimini (Rimini) RIMINI – San Giuliano 26 (27%) 13 (13%) 55 (58%)
Mondovì (Cuneo) Mondovì 31 (32%) 11 (11%) 52 (55%)
Roma (Roma) Quartaccio Torresina 7 (11%) 6 (9%) 50 (79%)
Milano (Milano) da Gobba all’Ortica 36 (34%) 19 (18%) 48 (46%)
Parigi (Parigi)
9 (17%) 3 (5%) 40 (76%)
Milano (Milano) Pio La Torre 27 (31%) 19 (22%) 40 (46%)
Torre Pellice (Torino) Val Pellice 18 (21%) 25 (30%) 40 (48%)
Siena (Siena) Acquaviva 30 (29%) 33 (32%) 38 (37%)
Milano (Milano) Centro / Romana 15 (25%) 10 (16%) 35 (58%)
Fermo (Ascoli Piceno) Campiglione-S.Girolamo 3 (9%) 4 (12%) 25 (78%)
Roma (Roma) sangiovanniaddolorata 8 (24%) 0 (0%) 25 (75%)
Bertinoro (Forlì-Cesena) Fratta Terme 19 (32%) 14 (24%) 25 (43%)
Monza (Milano) circolo 1 “Massimo d’Antona” 10 (21%) 11 (23%) 25 (54%)
Monza (Milano) Circolo 5 _Enzo Biagi 10 (21%) 11 (23%) 25 (54%)
Sirmione (Brescia) Sirmione 10 (25%) 5 (12%) 24 (61%)
Cividale del Friuli (Udine) Cividale del Friuli 6 (14%) 13 (30%) 23 (54%)
Morigerati (Salerno) Morigerati 0 (0%) 0 (0%) 23 (100%)
Roma (Roma) Osteria Nuova 15 (36%) 3 (7%) 23 (56%)
Martignacco (Udine) Martignacco 2 (6%) 6 (20%) 21 (72%)
Giarratana (Ragusa) Circolo di Giarratana 0 (0%) 0 (0%) 21 (100%)
Roviano (Roma) Roviano 1 (3%) 7 (24%) 21 (72%)
Pincara (Rovigo) Circolo PD di Pincara 16 (37%) 7 (16%) 20 (46%)
Pavia (Pavia) Pavia Ovest 19 (35%) 14 (26%) 20 (37%)
Pasian di Prato (Udine) Pasian di Prato 11 (21%) 20 (39%) 20 (39%)
Torriana (Rimini) Torriana 9 (24%) 8 (21%) 20 (54%)
Vecchiano (Pisa) Migliarino 7 (29%) 0 (0%) 17 (70%)
Monza (Milano) Circolo 6 Monza 17 (41%) 7 (17%) 17 (41%)
Paternopoli (Avellino) Circolo di Paternopoli 2 (7%) 10 (35%) 16 (57%)
Empoli (Firenze) Monterappoli 2 (6%) 13 (41%) 16 (51%)
Monza (Milano) Circolo 4 15 (34%) 12 (27%) 16 (37%)
Roma (Roma) Vitinia 3 (10%) 9 (32%) 16 (57%)
Gorla Minore (Varese) Gorla Minore 3 (12%) 6 (25%) 15 (62%)
Pieve del Cairo (Pavia) pieve del cairo 0 (0%) 0 (0%) 15 (100%)
Noale (Venezia) Noale 4 (15%) 8 (30%) 14 (53%)
Sedilo (Oristano) SEDILO+AIDOMAGGIORE 3 (10%) 11 (39%) 14 (50%)
San Giovanni Gemini (Agrigento) San Giovanni Gemini 4 (20%) 2 (10%) 14 (70%)
Riofreddo (Roma) Riofreddo 2 (10%) 3 (15%) 14 (73%)
Cambridge (Cambridgeshire Meridionale) PdLondra 14 (43%) 4 (12%) 14 (43%)
Venezia (Venezia) San Marco 12 (38%) 6 (19%) 13 (41%)
Frascati (Roma) Frascati A.D.R. 11 (39%) 4 (14%) 13 (46%)
Monterchi (Arezzo) monterchi 4 (21%) 2 (10%) 13 (68%)
Sant’Antonino di Susa (Torino) Sant’Antonino di Susa 6 (30%) 2 (10%) 12 (60%)
Genova (Genova) Circolo Tematico Scuola Università Ricerca 0 (0%) 0 (0%) 12 (100%)
Treviso (Treviso) Quinto di treviso 7 (31%) 4 (18%) 11 (50%)
Besozzo (Lombardia)
7 (33%) 3 (14%) 11 (52%)
Cavaglia (Biella) Basso Biellese 5 (23%) 5 (23%) 11 (52%)
Gropello Cairoli (Pavia) gropello 9 (42%) 1 (4%) 11 (52%)
Verona (Verona) Isola della Scala 9 (32%) 8 (28%) 11 (39%)
Brescia (Brescia) Cologne 3 (15%) 6 (31%) 10 (52%)
Borgo Ticino (Novara) borgoticino 8 (34%) 5 (21%) 10 (43%)
Anticoli Corrado (Roma) Anticoli Corrado 8 (44%) 0 (0%) 10 (55%)
New York (NY) Circolo PD NY 5 (25%) 6 (30%) 9 (45%)
Navelli (L’Aquila) Navelli 0 (0%) 1 (10%) 9 (90%)
Meldola (Forlì-Cesena) San Colombano 3 (25%) 0 (0%) 9 (75%)
Macherio (Milano) Macherio 9 (47%) 1 (5%) 9 (47%)
Pergine Valdarno (Arezzo) Montalto 3 (20%) 3 (20%) 9 (60%)
Teglio Veneto (Venezia) Teglio Veneto 0 (0%) 4 (30%) 9 (69%)
Dovadola (Forlì-Cesena) Dovadola 6 (27%) 7 (31%) 9 (40%)
San Giuliano Terme (Pisa) Agnano 6 (40%) 1 (6%) 8 (53%)
San Michele Mondovì (Cuneo) Valli Monregalesi 4 (28%) 2 (14%) 8 (57%)
Petriolo (Macerata) Circolo PD 0 (0%) 0 (0%) 8 (100%)
Origgio (Varese)
6 (42%) 0 (0%) 8 (57%)
Prato (Prato) san giusto 2 (16%) 2 (16%) 8 (66%)
Nurachi (Oristano) NURACHI 4 (33%) 1 (8%) 7 (58%)
Villa del Conte (Padova) Circolo Villa del Conte 6 (30%) 7 (35%) 7 (35%)
Gerenzano (Varese) Circolo di Gerenzano 4 (33%) 1 (8%) 7 (58%)
Genova (Genova) Pieve Ligure 6 (33%) 5 (27%) 7 (38%)
Calvagese della Riviera (Brescia) Circolo di Calvagese della Riviera 6 (46%) 0 (0%) 7 (53%)
Pistoia (Pistoia) Candeglia 4 (36%) 0 (0%) 7 (63%)
Grosseto (Grosseto) Giuncarico 1 (9%) 4 (36%) 6 (54%)
Condove (Torino) Condove 5 (31%) 5 (31%) 6 (37%)
Laigueglia (Savona) Laigueglia 2 (18%) 3 (27%) 6 (54%)
Pocenia (Udine) Circolo Pocenia 3 (37%) 0 (0%) 5 (62%)
Burago di Molgora (Milano) PD – Burago 2 (20%) 3 (30%) 5 (50%)
Colle di Val d’Elsa (Siena) QUARTAIA 3 (33%) 2 (22%) 4 (44%)
Saliceto (Cuneo) Valbormida 1 0 (0%) 1 (20%) 4 (80%)
Rognano (Pavia) rognano 0 (0%) 0 (0%) 4 (100%)
Cherasco (Cuneo) Cherasco 3 (27%) 4 (36%) 4 (36%)
Bucine (Arezzo) AMBRA 2 (25%) 2 (25%) 4 (50%)
Siena (Siena) Quartaia 3 (33%) 2 (22%) 4 (44%)
Miradolo Terme (Pavia) Miradolo 3 (30%) 3 (30%) 4 (40%)
Ferno (Varese) circolo PD di FERNO 3 (27%) 4 (36%) 4 (36%)
Santo Stefano Belbo (Cuneo) Santo Stefano Belbo 1 (16%) 2 (33%) 3 (50%)
La Spezia (La Spezia) Varese Ligure 3 (37%) 2 (25%) 3 (37%)
San Miniato (Pisa) La Serra 2 (33%) 1 (16%) 3 (50%)
Treviso (Treviso) Fontanelle 2 (25%) 3 (37%) 3 (37%)
Alagna (Pavia) Alagna 1 (20%) 1 (20%) 3 (60%)
Colloredo di Monte Albano (Udine) circolo colloredo di monte albano 2 (40%) 0 (0%) 3 (60%)
Grosseto (Grosseto) Batignano 2 (40%) 1 (20%) 2 (40%)

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