Mali, la lunga guerra francese del caos

Lawrence Freeman è editorialista della rivista Executive Intelligence Review, edita dalla casa editrice di proprietà di un senatore democratico americano, tale Lyndon LaRouche (un signore che, fra l’altro, ha fondato il Partito Laburista americano). Freeman è specializzato in questioni socio-politiche africane ed è spesso intervistato sui siti esteri per commentare la politica occidentale in Africa.

Sul Mali, Freeman ha le idee chiare: la guerra della Francia sarà lunga, volutamente lunga, e non ha un obiettivo preciso. Alcune di queste sue considerazioni sono state raccolte dal sito Press Tv. Secondo il giornalista americano, la guerra è un disegno francese e inglese:

Le dichiarazioni del governo francese mostrano che non stanno in realtà pensando affatto agli interessi dei Mali o una qualsiasi delle nazioni africane. Cioè è entrata in quello che ci si poteva aspettare – io l’ho fatto io – e verrà trasformata in una guerra a lungo termine usando un asimmetrico conflitto di qualche gruppo di insorti e ribelli e non è qualcosa che può essere vinto.

E’ un disegno politico che ha le sue origini nell’occupazione da parte di Francia e Gran Bretagna della Primavera Araba per tramite del conflitto libico e della uccisione di Gheddafi.  Quella guerra ha contribuito a innescare le attività dei ribelli tuareg e dei jihadisti, soprattutto delle cellule di al-Qaeda. L’assassinio dell’ambasciatore americano Christopher Stephens deve essere inquadrato in questa escalation. Alcune reti di al-Qaeda erano state coinvolte nel rovesciamento del Rais e dopo la guerra queste si sono rivoltate contro gli americani. Probabilmente i francesi stanno operando nell’area anche per difendere gli interessi delle proprie corporations, in primis di AREVA, che estrae uranio nella valle del Niger. Freeman parla più in steso di élite finanziarie della city di Londra che è al collasso e sta cercando comunque di controllare il Medio Oriente (la Siria) e il Nord Africa tramite le proprie guerre destabilizzanti, tramite le guerre del caos. Questo è un nuovo fronte della guerra commerciale con Russia e Cina. “Il Nord Africa sta andando in fiamme e potremmo essere sull’orlo di una guerra fra superpotenze”, il risultato della politica di Cameron e Sarkozy e Obama.

Il conflitto intanto si sta orientando verso l’Algeria. La Spagna ha suggerito ai suoi connazionali presenti nel paese di dirigersi verso il confine con la Mauritania. C’è un rischio elevato di essere soggetti a sequestri di persona. I ministri degli esteri di Spagna, Portogallo, Francia e Marocco si incontreranno a Rabat per discutere della stabilità dell’area. Spagna e Portogallo temono di esser coinvolte in emergenze umanitarie e in fughe di profughi dall’Algeria e dal Marocco.

Mali: infine arrivarono le bombe francesi

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Le aspettano da quasi un anno, a Timbuctu, le bombe francesi. L’immobilismo di Ecowas e dell’Onu (che scelse Romano Prodi come mediatore dell’area del Sahel) anche di fronte all’escalation della guerriglia jihadista era troppo anche per uno come Francois Hollande. Da ieri le truppe francesi, per aria e per terra, guidano l’offensiva contro Ansar El Dine e il suo capo, Iyad Ag Ghali (nella foto). I quali avevano soltanto qualche giorno fa conquistato la città di Konna (o Kuna), di fatto violando quel confine immaginario che il traballante governo di Bamako considerava come soglia di allarme per l’intervento francese.ImmagineImmagine

La Francia si sarebbe messa alla testa di una disorganizzata truppa di soldati tunisini, algerini, di forze militari fornite dall’Ecowas, nonché dell’esercito maliano. Laurent Fabius, il ministro degli esteri francese, ha affermato che l’iniziativa francese ha avuto inizio ieri con l’intervento dei caccia-bombardieri. Hollande ha detto che “i terroristi dovrebbero sapere che la Francia sarà sempre presente quando sono in discussione i diritti delle persone, di quelli che in Mali vogliono vivere liberamente e in democrazia” (AGI News).

Sahara Medias ha raccolto una indiscrezione da parte di un funzionario del ministero della difesa maliano secondo la quale le forze armate maliane avrebbero ripreso il controllo di Konna, appena dopo il contrattacco degli aerei francesi. Come detto, Ansar el Dine aveva conquistato la città giovedì scorso, quando, dopo durissimi scontri, l’esercito maliano si era ritirato nella città di Sévaré, ultimo baluardo prima della città di Mopti, sul fiume Niger, e sede di un aeroporto internazionale.Immagine

Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQMI) ha condannato l’intervento francese. AQMI ha in ostaggio otto cittadini francesi e comanda il Sahel insieme a Ansar el Dine. Fabius ha detto che verrà fatto tutto il possibile per salvare gli ostaggi. Ma non è chiaro se AQMI si lascerà semplicemente accerchiare dai francesi o si invece provvederà a usare la vita degli otto ostaggi come minaccia per fermare l’interventismo di Hollande. Al momento attuale non è chiaro se AQMI sia coinvolta pienamente nell’escalation verso sud dei jihadisti. AQMI ha condannato duramente l’attacco alla città di Konna. Ha detto che il bombardamento è avvenuto anche per opera di un elicottero delle milizie di Amadou Toumani Touré, l’ex presidente deposto con il golpe militare di Marzo 2012. Si tratterebbero di milizie ucraine, una sorta di contractors, di combattenti mercenari. Il loro attacco avrebbe causato “la morte di una donna e terrorizzato la popolazione locale” (AQMI come riportato da Sahara Medias).

Nel Mali è guerra aperta fra Tuareg e Jihadisti

Da venerdì scorso sono scoppiati violenti scontri fra il Movimento Nazionale per la liberazione dell’Azawad e i gruppi jihadisti di AQMI e Mujao, nel nord del Mali, presso la città di Menaka. I guerriglieri di Mujao sono riusciti a bruciare tre vetture appartenenti al MNLA e sembra che i tuareg abbiano dovuto abbandonare la città di Menaka. Proprio da Menaka era partita la loro rivolta, lo scorso Gennaio. Le tensioni erano aumentate anche in corrispondenza della cittadina di Anhengyu, che si trova a 100 km dal Gao, verso nord, dopo che il MNLA aveva arrestato otto membri del Mujao, uccidendo uno di loro in circostanze misteriose, considerate da Mujao un vero e proprio “atto di vendetta”. Secondo l’ANSA, “nella battaglia [di Menaka] avrebbero prevalso i guerriglieri del Mujao, grazie anche all’aiuto di miliziani di al Qaida nel Maghreb islamico, che avrebbero avrebbero dato man forte agli alleati”. Saharamedias.net rivela che gli scontri sono andati avanti per ore e che MNLA avrebbe avuto perdite gravi. AQMI avrebbe attaccato il gruppo dei Tuareg con ben sedici auto dotate di armi pesanti. Dal proprio canto, il portavoce del MNLA, riporta Sahara Medias, ha negato che i tuareg hanno perso il controllo della città, ha rivendicato il successo della battaglia di Tagrengbuet, che si trova a 50 km dalla città di Anhengyu, vicino al confine con il Niger e che AQMI avrebbe subito pesanti perdite, e ciò sarebbe testimoniato dai medici della città di Gao, secondo i quali sarebbero arrivati più di 100 feriti combattenti di Mujaoe di AQMI all’ospedale della città.

Intanto, il primo ministro del governo provvisorio di Bamako, Modibo Diarra, ha detto, mentre era in visita nella capitale del Burkina Faso, che il dialogo con le parti ribelli “non è inevitabile”. Essi sono nostri cittadini, ha detto.

Anche la Germania alla guerra in Mali

Angela Merkel ha annunciato oggi che le truppe tedesche della Bundeswehr parteciperanno alla missione Onu nel Mali del nord. Vi ricordo che il paese centrafricano è spaccato a metà dalla rivolta Tuareg di marzo poi seguita da un golpe militare nella capitale Bamako e dalla progressiva sostituzione del debolissimo MNLA con i gruppi jihadisti di Ansar Edine, AQMI e Mujao. Recentemente, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, ha scelto l’ex presidente della Commissione Europea Romano Prodi quale mediatore dell’area per ottenere il più largo consenso possibile per una missione Onu che – contrariamente a quel che si dice – non sarà di pace ma di guerra e avrà l’obiettivo di spazzar via le organizzazioni jihadiste. Prodi ha incontrato la scorsa settimana il presidente della Nigeria e sarà in questi giorni a New York. In discussione non è se intervenire militarmente o meno, ma come e con chi. Quasi certa la partecipazione francese, che schiererà i propri cacciabombardieri e i droni. La Germania fornirà sostegno tecnico e formativo alle forze di Bamako, sostiene John Leithauser sulla Faz.

Intanto nell’area intorno a Timbuctu e Gao si stanno concentrando gruppi di volontari jihadisti provenienti dal resto del Sahel e dal Sudan. I portavoce di alcune organizzazioni islamiste non coinvolte nelle occupazioni, avvertono che nessuno sarà al sicuro dalle fiamme della guerra e che sperano ancora in una mediazione pacifica. Essi credono che la guerra franco-tedesca sarà mossa soltanto dagli interessi sulle ricchezze minerarie dell’area, non già da concrete preoccupazioni sulla pericolosità jihadista.

Invece, il gruppo MNLA, il movimento di liberazione nazionale dell’Azawad, ha stretto un accordo con il Gruppo Islamico Armato. Il GIA controlla alcune consistenti aree del nord del paese. MNLA era stato ricacciato ai confini con il Niger dalla violenza degli jihaidisti di Ansar Edine. L’accordo ricalca un trattato simile firmato – poi disatteso – dal medesimo MNLA e dalla più temibile Ansar Edine.  Non è chiaro come il MNLA si possa collocare nel quadro generale del conflitto, ma certamente l’intervento ECOWAS-Onu sarà rivolto a restaurare il potere di Bamako sull’area, quindi a cancellare il sogno tuareg della indipendenza del Sahel.

Mali: Francia, USA e Regno Unito preparano la guerra contro Al Qaeda

Sarà una nuova guerra contro il Terrore qaedista, almeno nella retorica giornalistica occidentale. La Francia si è messa alla guida della diplomazia occidentale e sta preparando una bozza di risoluzione da sottoporre al Consiglio di Sicurezza dell’Onu entro il 15 di Ottobre. Ma Parigi si sta organizzando in proprio ed ha già disposto forze speciali nel nord del paese oltre ad aver pre-allertato le proprie basi presenti in Burkina Faso e Costa d’Avorio. Indiscrezioni della stampa locale, maliana e mauritana, rivelano che almeno due elicotteri francesi sarebbero atterrati a Ouagadougou, capitale burkinabè.

Johnny Carson, capo della divisione Africa del Dipartimento di Stato USA, ha detto che gli Stati Uniti sono disponibili a sostenere un intervento militare nel nord del Mali purché “ben preparato” e condotto sotto l’egida delle Nazioni Unite dall’esercito del Mali con il sostegno di tutti i paesi della regione, compresi la Mauritania e l’Algeria. Nella proposta di Carson, l’ECOWAS deve avere ruolo fondamentale di raccordo e coordinamento. Non è chiaro se gli USA intendano partecipare all’intervento mediante il dispiegamento di forze di terra o di aria. Il capo del governo provvisorio di Bamako, Diarra, ha chiesto sabato ai paesi occidentali di intervenire al più presto nel Sahel mandando forze armate e aerei. Francia e Germania hanno risposto affermativamente, ma la Francia ha precisato ipocritamente che non manderà truppe di terra quando invece, secondo Le Figaro, ha già provveduto a dispiegare truppe speciali nel nord del paese. Una delle possibili ragioni della presenza di queste unità d’avanguardia potrebbe essere legata all’aggravarsi della situazione degli ostaggi francesi in mano ad AQMI. E’ stato inviato nuovamente un messaggio registrato alla testata online Sahara Media, un video in cui i quattro ostaggi pregano il presidente francese Hollande di fare quanto richiesto dai rapitori per ottenere la loro liberazione.

Ma la Francia non è interessata al Mali per la sola questione dei rapimenti. In ballo c’è l’egemonia francese dell’area e il contrasto all‘influenza economica cinese mediante una strategia di occupazione che collide con il Beijing Consensus (per approfondire si legga A. Gallia, 2010, citato nel link precedente; di fatto il Beijing consensus tende a promuovere l’integrità sovrana degli stati africani laddove il Washington consensus tende a sostituirla).

la Francia, già da tempo, sta pianificando l’intervento armato nel nord per rafforzare la propria supremazia nell’Africa sub-sahariana. La concorrenza, in quella zona, è infatti molto alta. Parigi, come del resto Washington, sta cercando di arrestare l’espansione economica della Cina in Africa. La guerra in Costa d’Avorio e in Libia rientra in questo contesto. In un’intervista a Jeune Afrique, il ministro dell’Economia e della Finanza, Pierre Moscovici, ha detto ieri che “la Francia non ha paura di Pechino” (Rinascita).

Le terre rare sono l’elemento nascosto di questo nuovo conflitto. Tanto che il presidente di un paese come l’Australia ha inviato una delegazione in Mauritania per discutere di interessi comuni quali “l’agricoltura e il settore minerario“. Durante l’incontro, l’inviato speciale Lowell Williams ha speso alcune parole su un possibile intervento militare in Mali. Su Saharasmedia.net è comparsa, a corredo di questo commento, una infografica che spiega grosso modo come si procederà con l’intervento militare:

Il confronto avverrà presumibilmente a sud, mentre verso nord agiranno le unità speciali e i cacciabombardieri francesi. Il governo di Bamako ha intanto assegnato al generale golpista Amadou Haya Sanogo la presidenza della commissione di riforma dell’esercito maliano. Il Comitato ha in particolare il compito di “partecipare alla supervisione delle operazioni militari e di contribuire allo sviluppo di un piano di formazione della difesa e delle forze di sicurezza in un’ottica di rafforzamento della capacità operativa” dell’esercito. La notizia ha dell’incredibile, se si pensa che Sanogo è stato per molti mesi capo provvisorio del governo di Bamako, dopo aver organizzato il golpe militare dello scorso 22 Marzo, e fonte di instabilità politica.

 

Mali, l’Azawad e l’escalation jihadista

Questo post rimanda a un eccellente articolo di Anna Mahjar-Barducci pubblicato su Agenzia Radicale, semplicemente molto illuminante sulla situazione attuale nel Mali, dopo l’aggravarsi del predominio di Iyad Ag Ghali, del suo Ansar Dine e degli jihadisti salafiti di AQMI.

AQIM vuole disperdere MNLA e prendere il controllo dell’area. AQIM non ha interesse a negoziare con il Mali, vuole che Azawad diventi un paese senza abitanti, un’area strategica in Africa, in cui poter espandere le proprie attività. Il 27 giugno il quartier generale del consiglio di transizione dello stato di Azawad (CTEA, stabilito il 7 giugno e guidato dal MNLA), è stato attaccato a Gao da AQIM, MUJAO (che è un gruppo con base a Gao) e Boko Aram. In seguito a questa battaglia, il MNLA ha forzato la ritirata dai principali centri in Azawad e sta rivedendo i propri piani politici e militari. Durante la battahlia, però, il MNLA ha dato un doloroso colpo ad AQIM uccidendo il suo presunto capo, Moktar Belmoktar. Il giorno della battaglia, il MNLA ha compreso che Ansar Dine non ha il controllo della situazione, ma piuttosto AQIM e che non si sarebbe raggiunto nessun accordo con Iyadh, che ora è vicino ad AQIM.

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I retroscena della liberazione di Rossella Urru

Saharamedia.net rivela in un articolo che la liberazione di Rossella e dei cooperanti spagnoli è avvenuta soltanto dopo la liberazione dei due presunti rapitori, arrestati a Dicembre 2011 presso la località di Nouadhibou, nel nord-ovest della Mauritania. Si tratta di Maminna Alaaguir Ahmed Baba, nato nel 1982, che attaccò direttamente il campo" nei pressi di Tinduf e aveva prelevato i tre cooperanti; il secondo uomo, Hamady Aghdafna Ahmed Baba, nato nel 1979, secondo le autorità mauritane, diede"un grande aiuto durante il rapimento". I due sarebbero entrati clandestinamente in Mauritania, provenienti dal fronte Polisario, nel sud dell’Algeria, probabilmente a fine Novembre 2011. I servizi di sicurezza della Mauritania ritennero il loro comportamento – durante il soggiorno in Nouadhibou – particolarmente sospetto. In sostanza i due avrebbero eseguito il rapimento, quindi avrebbero venduto gli ostaggi a AQMI o Mujao. Una volta concluso “l’affare”, si sarebbero spostati in Mauritania. La liberazione dei due è stato l’elemento che ha appianato le ultime difficoltà nelle trattative.

Le autorità spagnole avevano inviato già Martedì pomeriggio un aereo alla volta della capitale mauritana. Poi il luogo del ritiro degli ex ostaggi è stato spostato nella capitale del Burkina Faso, Ouagadougou, dove i tre dovevano arrivare già ieri sera, ma una tempesta di sabbia ha imposto ai mediatori italiani e spagnoli il ritorno nella città di Gao.

Rossella Urru è libera, nuove voci dal Mali

Fonte Saharamedia.net

Rossella Urru e i due cooperanti spagnoli sarebbero stati liberati nel nord del Mali. L’annuncio di esponenti di Ansar Dine. Il ministero degli esteri spagnolo ha confermato la notizia assicurando che i tre rapiti stanno bene. Sono liberi e stanno per essere trasferiti in una “base sicura”.

“Siano considerati liberi in quanto le nostre condizioni sono state rispettate”, ha detto uno dei leader di Mujao, Mohammed Ould Hicham, a AFP. Ha anche detto che è stato pagato un riscatto, ma non ha rivelato la cifra. Qualche mese fa erano stati chiesti 30 milioni di euro per la liberazione delle due donne (Al Arabiya). AlAkhbar, testata giornalistica mauritana, riporta la notizia secondo la quale sarebbe stato liberato un prigioniero islamista, tale Memine Ould Oufkir, arrestato dalle autorità di Nouakchott nei giorni immediatamente successivi al rapimento.

http://politica.elpais.com/politica/2012/07/18/actualidad/1342619563_870767.html

Anche Giulio Terzi ha confermato la notizia: http://www.repubblica.it/esteri/2012/07/18/news/rossella_urru_forse_liberata_la_farnesina_sta_verificando-39273338/

Secondo El Pais, i tre cooperanti sarebbero stati liberati nella città di Gao, una delle città del Sahel separatista, poi caduta sotto il controllo degli islamisti di Mujao, Movimento per l’unicità e la jihad in Africa Occidentale, il gruppo che aveva rapito i tre occidentali. Solo dieci giorni fa i pochissimi Tuareg del MNLA che ancora presidiavano la città, furono costretti ad abbandonarla sotto i colpi ddelle armi di Mujao.

A Gao a prendere l’iniziativa è stato il Movimento per l’unicità e il jihad in Africa occidentale () che ha occupato il quartier generale del Movimento nazionale per la liberazione dell’Azawad (), ucciso diversi guerriglieri tuareg e ferito il loro capo, Bilal Ag . Di Acherif non si sa molto se non che potrebbe essere stato trasferito in Burkina Faso. Ad essere ferito sarebbe stato anche un altro responsabile tuareg, Mahamadou Djeri Maïga (Atlas).

Lo scontro fra i Tuareg del MNLA e i gruppi islamici era nell’aria. Dopo il fallimento delle trattative sulla predisposizione di un governo indipendente dell’Azawad, i gruppi jihadisti presenti nell’area hanno cominciato a spadroneggiare le città, da Kidal a Gao. In Timbuctù i fanatici di Ansar Dine hanno cominciato a distruggere le tombe dei santi islamici e la Porta della Resurrezione di Sidi Yahia.

Nelle ultime ore il governo di Bamako, per bocca del premier maliano Cheick Modibo Diarra, ha annunciato di essere preparato “a tutte le opzioni” per riconquistare il nord del Paese occupato dagli islamisti. Il governo di Bamako è però commissariato dall’Ecowas dopo il golpe dei militari dello scorso Aprile.

Rossella, Aihnoa Fernandez e Gonyalons sono in viaggio verso la capitale del Burkina Faso. Impiegheranno diverse ore per lasciare il Mali, ma procedono verso sud, nella parte di paese sotto il controllo del governo di Bamako.

Mali, liberi tre dei sette diplomatici algerini rapiti da AQMI

Un’immagine della battaglia di Tessalit (Mali)

Non è la notizia che attendevamo da mesi, la notizia della liberazione di Rossella Urru. Si tratta invece di tre dei sette diplomatici algerini rapiti da Al Qaeda del Maghreb Islamico e poi trattati da Mujao, il cui ultimatum era scaduto alla fine del mese di Maggio. La parziale liberazione può essere interpretata come un parziale successo delle trattative fra i qaedisti e il governo algerino. Per la loro liberazione erano stati chiesti 15 milioni di euro nonché la liberazione di diversi prigionieri qaedisti in Algeria. Il rapimento del console algerino nel nord del Mali stava per causare una crisi militare fra Algeri e i ribelli del Sahel. Poi il Movimento di Liberazione Nazionale dell’Azawad si è separato sia da Ansar Dine, sia dai qaedisti dediti ai rapimenti (AQMI e l’affiliata Mujao).

Ansar Dine ha intanto inviato un messaggio filmato a Sahara Media. Nel video, ben lontano dalle lugubri e criptiche dichiarazioni qaediste, compare tale Abu Mohammed, alias Sheikh Osa, uomo forte del movimento nonché braccio destro del leader Iyad Ag Ghali. “Allah ci ha benedetti per le grandi conquiste e stiamo ora tentando l’applicazione della legge islamica in lode a Dio”, dice Sheikh Osa nel filmato. Invitando tutti i musulmani a unirsi al movimento, afferma che la rottura con il MNLA è stata causata da profonde divergenze in materia religiosa: “ci sono state difficoltà dovute alla mancanza di consapevolezza di alcuni dei partecipanti [del MNLA] della legge islamica in relazione a fedeltà comiugale e in particolare di ripudio”.

Sheikh Osa ha diffuso inoltre immagini dell’assalto all’aeroporto di Tsalit (Tessalit) in cui, osserva il giornalista di Sahara Media, non c’è traccia di alcun combattente affiliato al MNLA (ovvero dei Tuareg berberi, in parte laici e liberali). MNLA aveva dichiarato di aver partecipato alle operazioni, specie nella città di Kidal. Il fatto che non vi sia prova alcuna della loro presenza sul campo, apre grandi dubbi sulla loro reale consistenza militare.

Rossella Urru, chi è Mujao che l’ha rapita

Hanno chiesto un riscatto di 30 milioni per liberare Rossella Urru e Ainhoa Fernández, rapite in Algeria diversi mesi or sono. Si chiamano Mujao, Movimento per l’unicità e la jihad in Africa Occidentale (Tawhid Wal Jihad fi Jamat Garbi) e una certa vulgata giornalistica li definisce come dissidenti di Al Qaeda. In realtà si tratta di un gruppo estremista che è legato a AQMI, Al Qaeda nel Maghreb Islamico; hanno partecipato alla recente presa della città di Gao, durante l’insurrezione Tuareg.

Hanno un portavoce che si chiama Adnan Abu Walid Sahraoui. E’ lui ad esser stato contattato dalla agenzie France Presse (AFP) per il rilascio di queste dichiarazioni. In realtà Mujao cerca di far pervenire la propria voce già da un mese a questa parte. Lo scorso 9 Aprile arrivò una richiesta simile, ma ora Mujao può muoversi con maggior destrezza nel ricatto, avendo catturato il console algerino a Gao. Pensano anche di realizzare attacchi contro l’Algeria, come a Tamanrasset, un colpo eseguito da due giovani. I negoziati con Algeri sono falliti la settimana scorsa. Mujao chiedeva 15 milioni e i rappresentanti del governo hanno risposto con il rifiuto.

Le autorità algerine contano sull’appoggio di Iyad Ag Ghaly, il leader di Ansar Edine, altra formazione salafita jihadista che opera però in Timbuctu. “Abbiamo un accordo con i nostri fratelli in Ansar Edine”, aveva detto un membro del Mujao solo qualche giorno fa, quando si parlava della liberazione degli ostaggi algerini. Ciò conferma che il gruppo ribelle islamico Ansar Edine ha assunto in sé la questione della liberazione dei diplomatici algerini. In Bamako, una fonte della sicurezza del Mali ha confermato l’esistenza di trattative tra il gruppo di Iyad Ag Ghaly e Mujao. Iyad Ag Ghaly è considerato un moderato. E’ un uomo di guerra, ma con lui si può trattare, si può fare la pace.

Intanto la Mauritania chiude la frontiera con il Mali secessionista, l’Azawad. Lo spettro di una crisi umanitaria si fa sempre più pesante.

Dal Mali in guerra fuoriescono tre civili spagnoli

Saharamedia.net rivela che oggi un’auto, una (pick up?) Toyota carica di armi, ha raggiunto la frontiera con la Mauritania. A bordo di essa vi erano tre militari maliani e – a quanto pare – tre civili spagnoli. La loro identità è finora sconosciuta. I tre militari si sono arresi alle autorità mauritane. Nulla è dato a sapere dei tre spagnoli. L’auto era per l’appunto carica di armi e munizioni. La notizia è stata divulgata stamane dal sito di informazione online, Sahara Media. Sia chiaro, è solo una supposizione: ovvero che due di questi tre spagnoli siano i cooperanti rapiti insieme a Rossella Urru.

Ho cercato conferme a questa notizia su Internet, senza successo.

Intanto la Giunta militare golpista capeggiata da Sanogo ha preso accordi con l’ECOWAS, una sorta di Comunità Economica dei Paesi dell’Africa Occidentale: in cambio della cessione del potere al presidente del parlamento e alla tenuta di nuove elezioni presidenziali fra due mesi circa, l’ECOWAS procederà ad una azione militare repressiva nei confronti dei ribelli del nord del Mali. Si parla pertanto di un intervento di truppe militari algerine, marocchine, mauritane e forse nigeriane. La situazione, insomma, si complica.

I Tuareg dichiarano l’indipendenza dell’Azawad: Mali nel caos, è crisi umanitaria

Il capo della giunta militare al potere in Mali, Amadou Sanogo, ha chiesto l’intervento militare Occidentale nel nord del Mali per eliminare ciò che egli chiama i gruppi gruppi armati islamici di Al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQMI) e di Ansar Edine, che hanno preso il controllo delle città del nord del Mali, pochi giorni fa. Ha detto Sanogo, in un’intervista al quotidiano francese “Le Monde”, le forze occidentali non hanno fatto ancora nulla per evitare che nel nord del Mali si insedi uno Stato canaglia, come lo era l’Afghanistan al tempo del governo dei Taliban. Il Sahel potrebbe diventare una centrale del Terrore, un nuovo campo di addestramento a due passi dall’Europa. Gli eserciti di questi paesi avevano attraversato il mare per distruggere la” infrastrutture del terrorismo in Afghanistan”, ora quella stessa struttura si sta ricreando in Mali. Per Sanogo l’intervento straniero è necessario per fronteggiare la situazione umanitaria nel nord del suo paese, ben “più urgente” della situazione nella capitale, Bamako, dove dopo il colpo di stato che lo ha portato al potere, la vita si sta svolgendo normalmente. Amnesty International ha denunciato una vera e propria crisi umanitaria, con circa sessantamila bambini costretti a lasciare le case per i campi profughi. Si presume che i profughi si siano riversati anche oltre confine, in Niger e in Mauritania, dove è in corso una carestia terribile, con morie di bestiame e – nella capitale Nouakchott – proteste degli studenti.

Intanto la Comunità Economica degli Stati dell’Africa occidentale ha imposto sanzioni economiche e finanziarie al Mali per costringere i golpisti a ristabilire l’ordine costituzionale e restituire il potere al deposto presidente Amadou Toumani Toure (ATT). Il paese era in procinto di elezioni presidenziali, che dovevano svolgersi durante il mese di aprile.

Ieri, intanto, a Gao, il Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad ha dichiarato solennemente l’indipendenza dal Mali.

“Proclamiamo solennemente l’indipendenza dell’Azawad”, ha dichiarato Mossa Ag Attaher, [leader del Movimento per la liberazione dell’Azawad (MNLA)] indicando di voler rispettare “le frontiere con gli stati limitrofi”. La regione è considerata come la culla naturale dei tuareg. Ieri a Gao – la maggiore città del Nord del paese sconvolto dall’avanzata di tuareg e di miliziani islamici, iniziata dopo il colpo di stato della giunta militar di Amadou Sanogo – alcuni assalitori non identificati hanno rapito il console algerino. Attaher ha condannato quest’atto “molto violento” da parte di “un commando terrorista” (La Repubblica.it).

Verosimilmente la Francia non starà a guardare. A breve Sarkozy impiegherà l’Azawad come argomento di campagna elettorale. L’influenza francese nella rivolta libica e le pressioni per l’intervento Nato, che hanno determinato – insieme all’insurrezione di Bengasi e della Cirenaica – la caduta del Raìs Gheddafi, verranno impiegate nella dialettica elettorale dalla controparte socialista e da Hollande come causa radice dell’attuale crisi umanitaria nel nord del Mali. Molti combattenti del MNLA sono ex comandanti libici ma di origini tuareg. Sarkozy molto probabilmente si sentirà obbligato a intervenire, per sopire le critiche della Gauche. E il MNLA, che non è un gruppo salafista fondamentalista come invece AQMI (i rapitori di Rossella Urru) e Ansar Edine, verrà ricacciato nel deserto. Una nuova Guerra al Terrore si profila all’orizzonte.

Timbuctu divisa fra Qaedisti e Tuareg aspetta le bombe francesi

Così la caduta di Timbuctu nelle mani dei ribelli Tuareg ha determinato una fuga dalla città. L’esercito ufficiale maliano è in rotta, ha lasciato l’area senza combattere, appena qualche sparo, qualche elicottero in volo, nulla di più. Il golpe militare che ha agitato la capitale Bamako la scorsa settimana non ha inciso in alcun modo nel confronto bellico con i Tuareg del MNLA. Bamako è in preda ad uno stato confusionale. Reclama aiuto internazionale, ma nessun paese risponde.

Così la città è stata divisa. Il centro è occupato dal gruppo salafista di Ansar Edine. Voci parlano anche di membri del AQMI, Al Qaeda del Maghreb Islamico, i rapitori di Rossella Urru, insediatesi in alcuni quartieri della città. La parte esterna sarebbe controllata dai Tuareg. Oggi dovrebbe verificarsi l’incontro fra Mohamed Ag, Capo di Stato Maggiore nel Movimento Nazionale per la Liberazione della Azawad,e Iyad Ghali, il leader di Ansar Edine. Dovrebbero discutere delle modalità con cui dichiarare l’indipendenza dell’Azawad dal Mali.

Timbuctu si estende in forma di ferro di cavallo; è adiacente al fiume Niger e piega verso nord, nel Sahara. I suoi centri vitali sono distribuiti tra la regione meridionale e il centro della città, i quartieri con alta densità di popolazione si concentrano nel nord della città. Il MNLA è di stanza nella regione meridionale della città, oltre che nei valichi Cabara, e controlla il fiume, l’aeroporto e la zona che porta verso Bamako. Ansar Edine occupa come detto la zona centrale della città, e quindi i suoi punti vitali. La città aspetta ma è chiaro che i due gruppi si scrutano e si osservano. Non è escluso che, se l’incontro di oggi avrà un esito negativo, inizino a bombardarsi a vicenda.

E la Francia che fa? Può permettere che il Mali, sua ex colonia, venga diviso e spartito fra Tuareg e gruppi assimilabili ad Al Qaeda? Chi vive a Timbuctu pensa di no e si aspetta le bombe di Sarkozy (o di Hollande?). Il MNLA nega qualunque correlazione con Ansar Edine. Lo fa con un comunicato sul proprio sito nel quale stigmatizza gli organi di informazione del Mali e internazionale, in particolar modo France Presse, colpevole di essere l’autrice di un’opera di disinformazione globale volta a rappresentare il MNLA come un movimento di ex mercenari di Gheddafi e ora di fondamentalisti qaedisti.

Dei rapiti italiani e spagnoli nessuna notizia.

 

Il Mali cede sotto i colpi dei Tuareg

Dopo Kidali è caduta Gao, oggi Timbuctu. L’esercito maliano è in disfatta. Secondo Sahara Media il colonnello Elhadj Ag Gamou si è unito ai combattenti Tuareg. Due giorni fa il capo della autoproclamatasi Giunta Militare del Mali, Amadou Sanogo, ha lanciato un appello per un aiuto militare straniero. Viene scritto, anche sui giornali italiani – come La Repubblica – che i ribelli Tuareg si sono alleati con la cellula di Al Qaeda nel Sahel, AQMI. In realtà si tratterebbe di un gruppo minore, islamista, chiamato Ansar Edine, una formazione politico militare che vorrebbe applicare la Sharia nel nuovo stato dell’Azawad. Ma l’Azawad è la terra dei Tuareg e i Tuareg sono nomadi, seppur islamizzati, e mantengono una identità culturale ben definita.

Dire che i Tuareg si sono alleati con Al Qaeda non è completamente corretto. Il Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad (MNLA) si è formato all’inizio dell’Ottobre 2011. L’impulso per questa nuova guerra dei Tuareg (l’ultima è terminata nel 2009) è venuto alla fine del regime di Gheddafi in Libia. Tuareg di diverse tribù hanno combattuto sia per il Raìs che contro. Il comandante militare dell’MNLA, Mohammed Ag Najm è stato certamente un ufficiale libico di origini maliane ed ha servito durante il regime di Gheddafi ma si è espressamente dichiarato in disaccordo con il regime fin dall’inizio dell’insurrezione di Bengasi. Ma non si tratta di mercenari. Essi sono ex ufficiali libici di etnia Tuareg. Combattono ora per il loro vero paese.

Ansar Edine è un gruppo salafista Tuareg. Certo è difficile distinguere. La presa della città di Kidal è un punto di non ritorno. Dopo sono cadute Gao – in seguito a una sanguinosa battaglia in cui l’esercito maliano ha dispiegato persino degli elicotteri, senza evidentemente ottenere l’effetto di fermare l’avanzata dei ribelli berberi – e Timbuctu. Il nord del Mali è fuori del controllo del governo di Bamako e potrebbe suggerire alla cellula di Al Qaeda in Algeria, AQMI, responsabile dei rapimenti di Rossella Urru e dei due cooperanti spagnoli, di iniziare attività terroristiche o di guerriglia in territorio algerino. Aveva ragione Giulio Sapelli sul Corriere: la caduta di Gheddafi ha spezzato l’equilibrio dell’area, importantissima per la produzione di petrolio ma anche per il traffico della droga e degli immigrati verso l’Europa. L’Azawad potrebbe nascere come narcostato, come Stato Canaglia, un nuovo Afghanistan, palestra del terrore qaedista. O forse no. Forse ci stiamo ingannando. forse siamo vittime della propaganda del governo diBamako, che già otteneva i soldi e le armi dalla Comunità Internazionale per combattere il Terrore di AQMI, soldi che invece hanno ingrassato le tasche dell’ex presidente ATT, Amadou Toumani Touré, deposto dai militari.

Cosa succederà se la guerra coinvolgerà l’Algeria? Cosa farà la Francia, da sempre dominus dell’area? Le elezioni presidenziali in Francia saranno discrimine per un intervento militare straniero, come è successo per la Libia, questa volta però in chiave conservativa, anti-ribelli? Oppure anche Francoise Hollande vede nell’Azawad una minaccia agli interessi francesi?

Il Golpe in Mali complica le trattative per liberare Rossella Urru

E’ in corso in Mali, nella capitale Bamako, un tentativo di colpo di Stato da parte di una sezione ribelle dell’esercito. Stando alla ricostruzione riportata su Il Fatto Q, la “scintilla è scoppiata nel campo militare di Kati, a una quindicina di chilometri dalla capitale, durante la visita del ministro della Difesa, Sadio Gassama”. Alcune decine di militari si sono rivoltati contro di lui, lanciandogli pietre. Gassama è quindi fuggito. Se il suo intento era quello di placare gli animi e rassicurare sull’impegno del governo di Bamako nella repressione della rivolta Tuareg nel nord del paese, possiamo dire che ha in realtà innescato una vera e propria insurrezione armata. Da Kati, i militari golpisti si sono diretti nella capitale e hanno assaltato la tv pubblica e in un secondo momento anche il palazzo presidenziale. Motivo della rivolta sono le condizioni con cui i militari sono costretti a combattere. I ribelli Tuareg del Fronte di liberazione nazionale dell’Azawad hanno “ereditato” molti degli armamenti e degli ufficiali delle ex truppe fedeli a Gheddafi, dissoltesi con la cattura del Rais. L’Azawad intende separarsi dal governo di Bamako per riunificare i popoli del Sahel, la regione intermedia tra il Sahara e l’Africa nera, a sud del Maghreb. Nella zona è operativa la cellula di Al Qaeda AQMI, responsabile del rapimento di Rossella Urru e dei suoi due colleghi cooperanti spagnoli. Molto probabilmente i tre rapiti sono tenuti nascosti in una città del nord del Mali, al confine con l’Algeria. Nelle scorse settimane era emerso che la trattativa per la liberazione di Rossella passava attraverso alcuni mediatori maliani, fra cui l’attuale presidente del Mali, Amadou Toumani Touré e uno sceicco, tale Bahla Ag Nouh. Ebbene, il primo sta per essere defenestrato; il secondo è stato ucciso lo scorso undici Marzo, tra le città di Onafis e Taodney, nel centro del paese. L’impressione è che da questo momento in poi, se il golpe dei militari dovesse concludersi con il ribaltamento dell’attuale regime, le trattative per la liberazione di Rossella dovranno ricominciare daccapo.