Siria, Mosca vs. Washington. E Israele prepara lo stato di guerra

Il quadro che si sta delineando sullo scenario mediorientale è decisamente poco rassicurante. Dopo la rivelazione dell’uso documentato delle armi chimiche da parte di Bashar Assad, il Congresso americano sta mettendo sotto pressione Barack Obama, il quale ha chiesto a Chuck Hagel, suo segretario alla Difesa, di preparare opzioni per tutte le situazioni possibili che si venissero a creare in Medioriente. Obama può contare sull’appoggio di David Cameron, ma anche della Francia. Lo scorso week-end, Laurent Fabius, ministro degli Esteri francese, si è incontrato con Netanyahu, il quale non ha mancato di affermare che quanto successo in Siria è solo una anticipazione di quel che accadrebbe se tali armi si diffondessero in Iran, di fatto legittimando l’intervento occidentale contro Assad.

Dall’altro lato vi è Mosca, apertamente contraria all’operazione armata di Washington. Il ministro degli Esteri russo ha detto che gli Usa non dovrebbero ripetere “gli errori del passato”: la notizia dello sterminio di 300 persone con le armi chimiche sarebbe un fake messo in circolazione dai ribelli e gli americani lo impiegherebbero al solo fine di giustificare l’opzione militare, travestendola in “intervento umanitario”. "Tutto questo dovrebbe ricordarvi gli eventi di 10 anni fa, quando, con informazioni false sul possesso da parte degli iracheni delle armi di distruzione di massa, gli Stati Uniti hanno scavalcato le Nazioni Unite ed hanno avviato un sistema le cui conseguenze sono ben noti a tutti", ha scritto il ministro in un post su Facebook. Per la verifica della veridicità del massacro, il governo siriano e rappresentanti delle Nazioni Unite si sono accordati per una visita del sito. “Ancora una volta”, ha detto il ministro russo, “dobbiamo metterli contro il ripetere degli errori del passato, contro azioni che contraddicono il diritto internazionale”. Ma Mosca, insieme a Pechino, non ha mai nascosto la sua affiliazione con Bashar Assad: ha votato contro risoluzioni di censura e condanna dell’operato del governo siriano per ben tre volte.

Laurent Fabius, per contro, si è detto “assolutamente certo” che Assad abbia usato le armi chimiche indiscriminatamente contro la popolazione. “Posso anche dirvi”, ha aggiunto, “che quando si tratta di un crimine come questo, è inconcepibile che si possa andare avanti senza una risposta forte”, una risposta che deve essere dura e determinata, ma non ha voluto precisarne i dettagli.

Netanyahu ha detto che Israele e Francia condividono un interesse al fatto che gli eventi "tragici" in Siria abbiano una fine. "Penso che ciò che sta accadendo è un crimine commesso dal regime siriano contro il proprio popolo. E che ciò sia veramente scioccante”. Secondo Netanyahu, il regime di Assad è stato attivamente aiutato ed incoraggiato da Iran e da Hezbollah: "in effetti, il regime di Assad è diventato in pieno un cliente iraniano e la Siria è una sorta di terreno di sperimentazione per Teheran”. Il presidente Shimon Peres, a margine dell’incontro con Fabius di ieri mattina, ha detto che le urla di una ragazza siriana "verso il padre per venire a salvarla, è un grido a cui non possiamo rimanere indifferenti.”

Ecco la nostra prossima guerra.

Moscow to Washington: No “Past Mistakes” in Syria – Ria Novosti

PM: Israel’s ‘finger on the pulse’ of Syria developments, if necessary will also be ‘on the trigger’ – The Jerusalem Post

Armi chimiche e mercenari da Israele: cosa succede in Libia?

Due notizie degne di interesse giungono nella serata a interrompere lo sdegnoso teatrino italico:

1. Gheddafi possiede armi di distruzione di massa e sarebbe pronto ad usarle; lo scrivono il Daily Mail e quindi a ruota AdnKronos :

Londra, 5 mar. (Adnkronos) – Se al momento l’ipotesi di un attacco con armi biologiche o chimiche ad opera del leader libico Muhammar Gheddafi contro la sua stessa gente resta solamente un incubo, per un numero crescente di militari occidentali e esperti di intelligence potrebbe trasformarsi in qualunque momento in una terrificante realta’. Per quanto Gheddafi si sia impegnato a rinunciare a tali armi nel quadro dell’accordo che nel 2003 ha ‘sdoganato’ lo ‘stato canaglia’, si legge infatti sul ‘Daily Mail’, il leader libico di fatto ne possiede ancora in quantita’: circa dieci tonnellate di sostanze necessarie a produrre iprite, oltre a 650 tonnellate di agenti chimici con i quali mettere a punto diverse armi chimiche (AdnKronos).

2. Israele starebbe fornendo mercenari a Gheddafi. Ne parlano diversi siti, fra cui al-Jazeera:

Report: Israel company recruiting Gadhafi mercenaries
TEL AVIV, Israel (Ma’an) — An Israeli company is recruiting mercenaries to support Moammar Gadhafi’s efforts to suppress an uprising against his regime, an Israeli news site said Tuesday.
http://www.maannews.net/eng/ViewDetails.aspx?ID=364418

Report about Israeli recruiting of mercenaries from Al Jazeera Arabic
http://www.aljazeera.net/NR/exeres/C36A7C61-8874-4D82-9CC2-4886B4E58739.htm

Hebrew report about Israeli recruiting of mercenaries from Israeli press
http://www.news-israel.net/Article.asp?code=24935

L’articolo afferma che le armi sono state fornite da una società israeliana costituita da ex generali dell’esercito israeliano.
In passato, l’azienda medesima è stata messa sotto inchiesta per vendita illegale di armi ad un altro paese africano, ma questa volta, secondo fonti egiziane, la società ha ricevuto l’esplicita approvazione del governo israeliano poiché il CEO della società, il cui nome è stato specificamente menzionato nel documento (non c’è link a tale documento all’interno del corpo dell’articolo) aveva incontrato il capo di Aman (acronimo ebraico per la direzione dell’Intelligence), Kokhavi Aviv, e in seguito con il Ministro della Difesa Barak e il primo ministro Netanyahu. Il CEO ha ricevuto l’approvazione dei funzionari di cui sopra ad andare avanti e di reclutare mercenari perché Israele teme la creazione di un califfato islamico al posto del governo di Gheddafi. Il dittatore libico starebbe cercando di stabilire un esercito di 50.000 mercenari che arriveranno da diverse zone, al fine di spezzare la ribellione.

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