Presidenziali in Mali: IBK contro Cissé per ritrovare l’unità nazionale

Presidenziali in Mali: IBK contro Cissé per ritrovare l’unità nazionale

(Foto AFP)

(Foto AFP)

Le previsioni annunciano un esito favorevole a IBK (Ibrahim Boubacar Keita) dopo il grande vantaggio ottenuto al primo turno lo scorso 28 luglio, sul suo rivale Cissè. Il conteggio dei voti  confermato dalle conclusioni della Corte costituzionale vedeva infatti classificato in testa Ibrahim Boubacar Keita con il 39,79% dei voti, seguito da Soumaila Cissé, con il 19,70%.

Una partita senza storia, viziata – secondo le indiscrezioni della vigilia – dal sospetto di brogli.

 

Mali, Giulio Terzi va alla guerra mentre al Qaeda attacca l’Algeria

Con l’assalto alla piattaforma petrolifera della BP in territorio algerino, al Qaeda nel Maghreb Islamico (o almeno una sua cellula guidata da Mokhtar alias Belmokhtar Khalid Abu Abbas), estende la guerra del Mali del Nord in un altro paese e coinvolge direttamente l’Europa e gli USA. L’attacco è stato rivendicato come una ritorsione da parte di AQMI contro la decisione di Algeri di permettere il sorvolo del proprio spazio aereo ai caccia francesi, impegnati a contrastare l’avanzata verso sud di Ansar el Dine, la cellula jihadista guidata dal tuareg Iyad Ag Ghali, signore della guerra del deserto. L’assalto ha causato due morti e dieci feriti, mentre sarebbero quarantuno i cittadini stranieri tenuti in ostaggio: si tratta di sette americani, due francesi, alcuni britannici e giapponesi. L’impianto della BP è ora circondato dall’esercito algerino. Di fatto, al Qaeda ha aperto il conflitto al resto dei paesi occidentali, finora riluttanti a seguire la Francia sulla via di Bamako. Così infatti si è espressa Angela Merkel, forse un preludio a un imminente coinvolgimento della Germania:

Mentre il Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad (MNLA) – ad inizio del conflitto nel Marzo 2012, al fianco dei ribelli jihadisti, poi scacciato dalle città di Gao e Kidal poiché contrario alla imposizione della sharia – è scomparso dallo scenario del conflitto e non pare sufficientemente organizzato per poter contenere questa variegata congrega di terroristi (sono almeno tre le sigle dei qaedisti, oltre a AQMI e Ansar el Dine, è presente un gruppo più piccolo chiamato Mujao, il Movimento per l’Unicità e la jihad, responsabile del rapimento di Rossella Urru), le truppe di terra francesi hanno problemi a liberare la città di Konna dagli uomini di Iyad Ag Ghali. La foto seguente è stata scattata lunedì scorso ed è stata inviata dai militanti di Ansar el Dine al quotidiano online http://www.saharamedias.net che l’ha pubblicata oggi:

konna_ansar_dineAnsar el Dine ha così voluto smentire le autorità francesi che avevano riferito di aver permesso all’esercito maliano la presa di Konna per tramite dell’azione dei caccia bombardieri. Invece i combattenti del gruppo sono di stanza alle porte della città e ciò sarebbe testimoniato anche da un video (www.saharamedias.net). Abu Habib Sidi Mohamed, questo il nome dell’uomo che compare nel video, ha esortato i francesi a pubblicare foto o video della loro presenza a Konna. I francesi avrebbero solo distrutto una moschea e ucciso sette persone, ma solo con i bombardamenti. E’ questa la loro unica traccia lasciata a Konna: i carri armati distrutti da Ansar el Dine sono mezzi dell’esercito di Bamako e sono il segno della loro disfatta.

I gruppi jihadisti non sono più di millecinquecento combattenti, dotati di armamenti pesanti ma alloggiati su pick-up per mezzo dei quali attraversano velocemente il deserto. L’esercito maliano è fortemente disorganizzato, male equipaggiato e male addestrato, diviso in fazioni, soprattutto infedele (due sono i colpi di stato manu militari susseguitesi dal Marzo 2012). Come detto, MNLA è troppo debole in termini di organici e di armamenti per poter combattere. Sono stati proprio i tuareg laici a lanciare l’azione militare per la secessione del nord del Mali e la creazione di uno stato indipendente (Azawad). Si è suggerito da più parti come MNLA avesse ricevuto l’appoggio implicito da parte dell’ex presidente francese Sarkozy e, di conseguenza, dell’emiro del Qatar. Anche la Svizzera avrebbe fornito assistenza di natura finanziaria ai tuareg: “Il Dipartimento federale degli affari esteri della Svizzera ha partecipato all’organizzazione e al finanziamento di una riunione politica dei tuareg ribelli indipendentisti del MNLA, il 25, 26 e 27 luglio 2012 a Ouagadougou.” Proprio Sarkozy disse lo scorso anno, alcuni giorni dopo la dichiarazione di indipendenza dell’Azawad ad opera del MNLA, di voler “cooperare con i tuareg” (Aurora, bollettino internazionalista). Ma l’elezione di Francois Hollande sembra aver contribuito a cambiare le sorti del conflitto maliano: MNLA ha perso forza ed è entrato in contrasto con Ansar el Dine al cui cospetto ha mostrato tutta la propria inadeguatezza a governare una macroregione come il Sahel. La predominanza di Iyad Ag Ghali e dell’impronta jihadista è divenuta evidente quando furono raggiunti accordi con strani emissari del MNLA sulla spartizione della regione, poi smentiti dai tuareg laici qualche giorno dopo. La creazione di uno stato indipendente nel Sahel per Sarkozy era da intendersi in senso anti algerino e al fine di ottenere la supremazia nell’area nello sfruttamento delle risorse minerarie e petrolifere del Niger. MNLA avrebbe poi dovuto sbarazzarsi di AQMI e Ansar el Dine. La strategia francese era quella di circondare l’Algeria e di fatto costringerla a rientrare nella propria influenza commerciale, come prima dell’Indipendeza del 1962. Ora è Algeri a doversi difendere da al Qaeda.

Anche il nostro paese è curiosamente coinvolto nelle vicende maliane. Il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha affermato oggi che l’Italia è pronta a fornire supporto logistico al governo di Bamako, il che è traducibile con addestramento e forniture di armi. Lo ha fatto senza un mandato politico del Parlamento, sciolto dal presidente Napolitano a Dicembre e quindi in ordinaria amministrazione in attesa delle elezioni. Lo ha fatto nella veste di ministro di un governo dimissionario. Il silenzio che ne è seguito è sufficiente a dire che qualcuno ha interesse a mandare militari e mezzi italiani nel paese africano?

Anche la Germania alla guerra in Mali

Angela Merkel ha annunciato oggi che le truppe tedesche della Bundeswehr parteciperanno alla missione Onu nel Mali del nord. Vi ricordo che il paese centrafricano è spaccato a metà dalla rivolta Tuareg di marzo poi seguita da un golpe militare nella capitale Bamako e dalla progressiva sostituzione del debolissimo MNLA con i gruppi jihadisti di Ansar Edine, AQMI e Mujao. Recentemente, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, ha scelto l’ex presidente della Commissione Europea Romano Prodi quale mediatore dell’area per ottenere il più largo consenso possibile per una missione Onu che – contrariamente a quel che si dice – non sarà di pace ma di guerra e avrà l’obiettivo di spazzar via le organizzazioni jihadiste. Prodi ha incontrato la scorsa settimana il presidente della Nigeria e sarà in questi giorni a New York. In discussione non è se intervenire militarmente o meno, ma come e con chi. Quasi certa la partecipazione francese, che schiererà i propri cacciabombardieri e i droni. La Germania fornirà sostegno tecnico e formativo alle forze di Bamako, sostiene John Leithauser sulla Faz.

Intanto nell’area intorno a Timbuctu e Gao si stanno concentrando gruppi di volontari jihadisti provenienti dal resto del Sahel e dal Sudan. I portavoce di alcune organizzazioni islamiste non coinvolte nelle occupazioni, avvertono che nessuno sarà al sicuro dalle fiamme della guerra e che sperano ancora in una mediazione pacifica. Essi credono che la guerra franco-tedesca sarà mossa soltanto dagli interessi sulle ricchezze minerarie dell’area, non già da concrete preoccupazioni sulla pericolosità jihadista.

Invece, il gruppo MNLA, il movimento di liberazione nazionale dell’Azawad, ha stretto un accordo con il Gruppo Islamico Armato. Il GIA controlla alcune consistenti aree del nord del paese. MNLA era stato ricacciato ai confini con il Niger dalla violenza degli jihaidisti di Ansar Edine. L’accordo ricalca un trattato simile firmato – poi disatteso – dal medesimo MNLA e dalla più temibile Ansar Edine.  Non è chiaro come il MNLA si possa collocare nel quadro generale del conflitto, ma certamente l’intervento ECOWAS-Onu sarà rivolto a restaurare il potere di Bamako sull’area, quindi a cancellare il sogno tuareg della indipendenza del Sahel.

Mali, la giunta militare di Bamako tratta con Al Qaeda

Mali begins Touareg dialogue | بدء الحوار بين ...

(Photo credit: Magharebia)

La rivelazione contenuta nel titolo è stata fatta da un esponente del Movimento per la liberazione dell’Azawad, MNLA, tale Moussa Ag-Saeed membro del Consiglio provvisorio dell’Azawad, contattato telefonicamente dai giornalisti di Saharamedia.net. Naturalmente Moussa Ag-Saeed ha duramente condannato i negoziati. L’uomo ha rivelato che un aereo privato appartenente all’esercito golpista ha raggiunto la città di Niafunke (200 km da Timbuctu), portando tale Omar Marik e un imprecisato numero di ufficiali dell’esercito del Mali all’incontro con emissari di una delle tre organizzazioni islamiche che controllano la zona. Inoltre, MNLA è giunto a conoscenza del fatto che sarebbe stato l’ex presidente Traoré a chiamare i gruppi Tawhid e AQMI al fine di assoggettare al loro controllo le regioni del nord, esautorando proprio il MNLA. Secondo Ag-Saeed, la fuoriuscita del MNLA dalle grandi città, come Timbuctu, Gao e Kidal, è un fatto positivo poiché evita che il movimento possa confondersi con i terroristi. Attualmente il MNLA si sarebbe stanziato in due piccole città e starebbe controllando il confine con la Mauritania.

Ag-Saeed ha chiamato a raccolta tutti gli Azawaddein bianchi, arabi e neri per liberare il paese dallo straniero. Non è un problema di religione, ha detto, poiché essi tutti sono nati musulmani, ma è invece un “problema di povertà e ignoranza e di mancanza di libertà dalla criminalità organizzata”. Il MNLA rende conto della povertà di queste popolazioni, dei “diritti di questi poveri oppressi”, e dà ascolto alla voce dei bambini e delle donne che cantano di un Azawad non venduto: “Non possiamo dimenticare il sangue che è stato versato e tutti questi ultimi eventi faranno in modo che non ci saranno alternative all’Azawad […] Il movimento ha raggiunto la fase in cui non può più accettare che l’Azawad porti una bandiera diversa dalla propria”.

E mentre giungono notizie di altre distruzioni di monumenti e tombe di santi islamici nella città di Gao da parte dei fondamentalisti salafiti di Mujao, il ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi h affermato al termine dell’incontro con il suo omologo del Burkina Faso, Yipene Djibril Bassolè, che “L’Italia auspica che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite possa autorizzare l’invio di una missione di pace con il mandato chiaro di sostenere e consolidare il processo di transizione in Mali”. Il colloquio fra i due è stato “l’occasione per fare il punto della situazione sul processo di mediazione” in Mali, ha detto Bassolè, che è mediatore per la comunità ECOWAS. Il 26 Settembre prossimo si terrà un incontro apposito a New York, al quale presenzierà anche Terzi, durante il quale verrà affrontato il problema di come eliminare l’anomalia jihadista del nord del Mali, anche alla luce dell’attacco all’ambasciata USA di Bengasi. Finora la crisi del nord del Mali è stata gestita dai paesi dell’area nord africana, senza alcun successo. Il governo di Bamako è ancora in mano ai militari e Traoré sembra stia cospirando sia contro i golpisti che contro il MNLA. Difficilmente il Consiglio di Sicurezza dell’ONU autorizzerà l’invio di truppe poiché ciò collide con l’ambizione francese di estendere la propria egemonia nell’area. La prospettiva di una culla del terrorismo jihadista nel Sahel è sempre più concreta.

Nel Mali del nord l’Azawad diventa uno stato islamico

Aggiornamento 01/06/12:

La fusione tra i ribelli tuareg del Mali e il gruppo islamico Ansar Dine volta a costituire un stato autonomo nel nord del Paese e’ stata sospesa ieri sera a causa di disaccordi di fondo, tra i quali l’applicazione della Sharia (la legge musulmana, ndr). Lo ha annunciato Ibrahim Assaley, del Movimento nazionale per la liberazione dell’Azawad (Mnla).

”Ci siamo rifiutati di varare la dichiarazione finale poiche’ e’ diversa dal protocollo d’intesa che avevamo firmato. I colloqui sono andati avanti per un intero giorno, ma non e’ stato raggiunto alcun accordo”, ha dichiarato l’insorto.

Ieri gli stessi tuareg e le milizie islamiche fondamentaliste avevano proclamato la nascita di un ”Consiglio di transizione” nell’Azawad, scosso di recente da un golpe, nel tentativo di dar vita all’istituzione di uno Stato indipendente e autonomo (asca news).

E’ stato firmato ieri sera a Gao un accordo fra MNLA, il Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad e il gruppo tuareg islamico denominato Ansar Dine. I tuareg cedono all’ala islamica e rinunciano alla dottrina dei diritti umani che in un primo momento sembrava essere l’elemento caratterizzante del Movimento di Liberazione. Il sito web del MNLA non viene più aggiornato da diverse settimane e non vi è traccia dell’accordo siglato ieri, segno forse della rottura fra la propaggine parigina del movimento e e il leader Mahmoud Ag Aghaly.

L’accordo prevede la costituzione dell’Azawad come stato indipendente e l’applicazione della sharia. Verrà formato un “Consiglio di transizione” tramite il quale si realizzerà la fusione fra MNLA e Ansar Dine. E’ stato firmato da Abbas Ag-Intalla, a nome di Iyad Ag Ghali, il leader di Ansar Dine, e il segretario generale del MNLA Bilal Ag-Sharif, in presenza di una serie di personalità di alto livello nel territorio del Azawad e dell’inviato del presidente del Niger, in aggiunta ad una serie di leader tribali nella regione.

Nel testo dell’accordo si specifica che tra i due movimenti è stata raggiunta una condivisione di intenti su concetti di base quali il concetto di blasfemia negli idoli, il concetto di lealtà fra i due gruppi e la necessità di stabilire uno stato islamico in Azawad. Nello stato dell’Azawad la legge islamica regolerà tutti i settori della vita, secondo l’approccio sunnita al Corano. I due gruppi hanno inoltre deciso di costituire una unica forza armata. E’ evidente che l’accordo è innanzitutto di tipo politico-militare. ECOWAS è in procinto di inviare un contingente di 3000 uomini per la repressione dei separatisti e il ripristino del governo di Bamako sull’area del Sahel. Lo Stato islamico dell’Azawad ha infatti la caratteristica della transitorietà poiché è tale il suo organo esecutivo, una sorta di consiglio di guerra congiunto fra MNLA e Ansar Dine.

Nell’accordo restano fuori le due correnti qaediste di AQMI e Mujao (i rapitori di Rossella Urru). Ansar Dine è forse la parte più moderata fra i gruppi jihadisti presenti nell’area. Ansar Dine non si finanzia con il rapimento degli occidentali. Oggi già controllano Timbuctu, Gao e Kidal, le tre città più importanti del nord del Mali, dove hanno già imposto la sharia. Un certo malcontento era emerso, poiché la sharia non permette ai giovani di giocare a pallone, o di guardare la televisione, per esempio. A metà aprile sembrava che MNLA dovesse entrare in conflitto con Ansar Dine proprio dentro la città di Timbuctu. Poi la situazione umanitaria piuttosto precaria e la presenza nella città di donne e bambini indusse il Fronte per la liberazione ad farsi da parte e ad accamparsi fuori dalle mura.

Parlando con Al Jazeera UK, Akli Sha’kka, portavoce del Movimento Giovanile Tuareg, ha detto che l’operazione è “un punto di svolta importante nella storia dell’Azawad”.
“Questa [la cooperazione] arriva dopo irte discussioni che hanno avuto luogo per quasi un mese. I due gruppi ancora non sono d’accordo ideologicamente”, ha detto Sha’kka.
“Ma la comunità internazionale deve sapere che questo non sarà uno stato estremista. Si tratta di uno stato islamico e la MNLA ha detto chiaramente all’inizio dei negoziati che la Sharia non sarà applicata nel modo in cui Ansar Dine stava spingendo fin dall’inizio.” (Al Jazeera).

E’ sbagliato pertanto scrivere e pensare che si stia creando un regime di Talebani a due passi dall’Europa. MNLA è secolarizzato, e Ansar Dine non era minimamente interessato a una indipendenza del Sahel. L’unione fra i due gruppi è strategic e servirà al MNLA per fronteggiare l’offensiva restauratrice.

Mali / Bamako si autodistrugge mentre Timbuctu è nelle mani dei jihadisti

Nelle ultime ore è stato un susseguirsi di notizie di golpe. I fedeli all’ex presidente ATT (Amadou Toumani Touré), defenestrato dai ribelli militari guidati da Sanogo lo scorso 22 Marzo, hanno attaccato una caserma e il palazzo della tivù. Qualche ora più tardi Sanogo è comparso alla televisione ed ha comunicato ai cittadini in fuga che la capitale Bamako era sotto il loro controllo e che un manipolo di ribelli era asserragliato in una caserma ma presto sarebbero stati tutti imprigionati. I giornali hanno parlato di golpe e di contro-golpe. Nessuno può dire in questo momento chi comanda a Bamako. Gli scontri di oggi sono costati 14 morti e 40 feriti (Le Nouvelle Observateur).

Intanto MNLA si è ritirato da Timbuctu. I Tuareg laici si sono allontanati dalla città “per evitare una carneficina”. Ci sarebbero andati di mezzo i civili. Timbuctu, come altresì detto, è sotto il controllo di Ansar Edine, il gruppo jihadista salafita capeggiato da Iyad Ag Ghaly. Fuori della città volteggia la bandiera nera della Jihad islamica. Ansar Edine si è resa protagonista di saccheggi ed ha imposto alla città la Sharia. I suoi miliziani prendono a cannonate le statue che celebrano Alfarouk, l’angelo difensore della citta’ del nord del Mali. Si temono danni anche per le numerose e importantissime biblioteche contenenti testi islamici antichissimi.

Timbuctu divisa fra Qaedisti e Tuareg aspetta le bombe francesi

Così la caduta di Timbuctu nelle mani dei ribelli Tuareg ha determinato una fuga dalla città. L’esercito ufficiale maliano è in rotta, ha lasciato l’area senza combattere, appena qualche sparo, qualche elicottero in volo, nulla di più. Il golpe militare che ha agitato la capitale Bamako la scorsa settimana non ha inciso in alcun modo nel confronto bellico con i Tuareg del MNLA. Bamako è in preda ad uno stato confusionale. Reclama aiuto internazionale, ma nessun paese risponde.

Così la città è stata divisa. Il centro è occupato dal gruppo salafista di Ansar Edine. Voci parlano anche di membri del AQMI, Al Qaeda del Maghreb Islamico, i rapitori di Rossella Urru, insediatesi in alcuni quartieri della città. La parte esterna sarebbe controllata dai Tuareg. Oggi dovrebbe verificarsi l’incontro fra Mohamed Ag, Capo di Stato Maggiore nel Movimento Nazionale per la Liberazione della Azawad,e Iyad Ghali, il leader di Ansar Edine. Dovrebbero discutere delle modalità con cui dichiarare l’indipendenza dell’Azawad dal Mali.

Timbuctu si estende in forma di ferro di cavallo; è adiacente al fiume Niger e piega verso nord, nel Sahara. I suoi centri vitali sono distribuiti tra la regione meridionale e il centro della città, i quartieri con alta densità di popolazione si concentrano nel nord della città. Il MNLA è di stanza nella regione meridionale della città, oltre che nei valichi Cabara, e controlla il fiume, l’aeroporto e la zona che porta verso Bamako. Ansar Edine occupa come detto la zona centrale della città, e quindi i suoi punti vitali. La città aspetta ma è chiaro che i due gruppi si scrutano e si osservano. Non è escluso che, se l’incontro di oggi avrà un esito negativo, inizino a bombardarsi a vicenda.

E la Francia che fa? Può permettere che il Mali, sua ex colonia, venga diviso e spartito fra Tuareg e gruppi assimilabili ad Al Qaeda? Chi vive a Timbuctu pensa di no e si aspetta le bombe di Sarkozy (o di Hollande?). Il MNLA nega qualunque correlazione con Ansar Edine. Lo fa con un comunicato sul proprio sito nel quale stigmatizza gli organi di informazione del Mali e internazionale, in particolar modo France Presse, colpevole di essere l’autrice di un’opera di disinformazione globale volta a rappresentare il MNLA come un movimento di ex mercenari di Gheddafi e ora di fondamentalisti qaedisti.

Dei rapiti italiani e spagnoli nessuna notizia.