Con l’assalto alla piattaforma petrolifera della BP in territorio algerino, al Qaeda nel Maghreb Islamico (o almeno una sua cellula guidata da Mokhtar alias Belmokhtar Khalid Abu Abbas), estende la guerra del Mali del Nord in un altro paese e coinvolge direttamente l’Europa e gli USA. L’attacco è stato rivendicato come una ritorsione da parte di AQMI contro la decisione di Algeri di permettere il sorvolo del proprio spazio aereo ai caccia francesi, impegnati a contrastare l’avanzata verso sud di Ansar el Dine, la cellula jihadista guidata dal tuareg Iyad Ag Ghali, signore della guerra del deserto. L’assalto ha causato due morti e dieci feriti, mentre sarebbero quarantuno i cittadini stranieri tenuti in ostaggio: si tratta di sette americani, due francesi, alcuni britannici e giapponesi. L’impianto della BP è ora circondato dall’esercito algerino. Di fatto, al Qaeda ha aperto il conflitto al resto dei paesi occidentali, finora riluttanti a seguire la Francia sulla via di Bamako. Così infatti si è espressa Angela Merkel, forse un preludio a un imminente coinvolgimento della Germania:
Mentre il Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad (MNLA) – ad inizio del conflitto nel Marzo 2012, al fianco dei ribelli jihadisti, poi scacciato dalle città di Gao e Kidal poiché contrario alla imposizione della sharia – è scomparso dallo scenario del conflitto e non pare sufficientemente organizzato per poter contenere questa variegata congrega di terroristi (sono almeno tre le sigle dei qaedisti, oltre a AQMI e Ansar el Dine, è presente un gruppo più piccolo chiamato Mujao, il Movimento per l’Unicità e la jihad, responsabile del rapimento di Rossella Urru), le truppe di terra francesi hanno problemi a liberare la città di Konna dagli uomini di Iyad Ag Ghali. La foto seguente è stata scattata lunedì scorso ed è stata inviata dai militanti di Ansar el Dine al quotidiano online http://www.saharamedias.net che l’ha pubblicata oggi:
Ansar el Dine ha così voluto smentire le autorità francesi che avevano riferito di aver permesso all’esercito maliano la presa di Konna per tramite dell’azione dei caccia bombardieri. Invece i combattenti del gruppo sono di stanza alle porte della città e ciò sarebbe testimoniato anche da un video (www.saharamedias.net). Abu Habib Sidi Mohamed, questo il nome dell’uomo che compare nel video, ha esortato i francesi a pubblicare foto o video della loro presenza a Konna. I francesi avrebbero solo distrutto una moschea e ucciso sette persone, ma solo con i bombardamenti. E’ questa la loro unica traccia lasciata a Konna: i carri armati distrutti da Ansar el Dine sono mezzi dell’esercito di Bamako e sono il segno della loro disfatta.
I gruppi jihadisti non sono più di millecinquecento combattenti, dotati di armamenti pesanti ma alloggiati su pick-up per mezzo dei quali attraversano velocemente il deserto. L’esercito maliano è fortemente disorganizzato, male equipaggiato e male addestrato, diviso in fazioni, soprattutto infedele (due sono i colpi di stato manu militari susseguitesi dal Marzo 2012). Come detto, MNLA è troppo debole in termini di organici e di armamenti per poter combattere. Sono stati proprio i tuareg laici a lanciare l’azione militare per la secessione del nord del Mali e la creazione di uno stato indipendente (Azawad). Si è suggerito da più parti come MNLA avesse ricevuto l’appoggio implicito da parte dell’ex presidente francese Sarkozy e, di conseguenza, dell’emiro del Qatar. Anche la Svizzera avrebbe fornito assistenza di natura finanziaria ai tuareg: “Il Dipartimento federale degli affari esteri della Svizzera ha partecipato all’organizzazione e al finanziamento di una riunione politica dei tuareg ribelli indipendentisti del MNLA, il 25, 26 e 27 luglio 2012 a Ouagadougou.” Proprio Sarkozy disse lo scorso anno, alcuni giorni dopo la dichiarazione di indipendenza dell’Azawad ad opera del MNLA, di voler “cooperare con i tuareg” (Aurora, bollettino internazionalista). Ma l’elezione di Francois Hollande sembra aver contribuito a cambiare le sorti del conflitto maliano: MNLA ha perso forza ed è entrato in contrasto con Ansar el Dine al cui cospetto ha mostrato tutta la propria inadeguatezza a governare una macroregione come il Sahel. La predominanza di Iyad Ag Ghali e dell’impronta jihadista è divenuta evidente quando furono raggiunti accordi con strani emissari del MNLA sulla spartizione della regione, poi smentiti dai tuareg laici qualche giorno dopo. La creazione di uno stato indipendente nel Sahel per Sarkozy era da intendersi in senso anti algerino e al fine di ottenere la supremazia nell’area nello sfruttamento delle risorse minerarie e petrolifere del Niger. MNLA avrebbe poi dovuto sbarazzarsi di AQMI e Ansar el Dine. La strategia francese era quella di circondare l’Algeria e di fatto costringerla a rientrare nella propria influenza commerciale, come prima dell’Indipendeza del 1962. Ora è Algeri a doversi difendere da al Qaeda.
Anche il nostro paese è curiosamente coinvolto nelle vicende maliane. Il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha affermato oggi che l’Italia è pronta a fornire supporto logistico al governo di Bamako, il che è traducibile con addestramento e forniture di armi. Lo ha fatto senza un mandato politico del Parlamento, sciolto dal presidente Napolitano a Dicembre e quindi in ordinaria amministrazione in attesa delle elezioni. Lo ha fatto nella veste di ministro di un governo dimissionario. Il silenzio che ne è seguito è sufficiente a dire che qualcuno ha interesse a mandare militari e mezzi italiani nel paese africano?
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