La mia prima Richiesta di Rettifica

Oggi ho ricevuto la prima richiesta di rettifica da parte di una persona citata in uno dei miei testi, peraltro del 2009, quando avevo appena cominciato. Tale persona, per mezzo di proprio avvocato, ha paventato la querela con risarcimento danni (150 mila euro, la richiesta) se io non avessi provveduto entro 24 ore alla censura del testo.

Quindi, lo ripeto a caratteri cubitali: CHI LEGGE PUO’ CHIEDERE RETTIFICA A MEZZO E-MAIL (vedere pagina ‘Contatti’) SENZA RICORSO AD AVVOCATI (QUESTO NON E’ UN GIORNALE!!! E NON CI SONO SOLDI, OK?) SENZA ASPETTARE CINQUE ANNI, MAGARI.

Ora non chiedetevi più perché scrivo meno.

#grazieAgcom

Ammazza-blog, ritorno al futuro parte V

Soltanto lo scorso 15 Ottobre scrivevo su questo stesso blog che gli allarmi dei vari Giglioli e Scorza sul DL Sallusti erano ingiustificati poiché quel disegno di legge, per quanto maldestro e affrettato, non conteneva alcuna norma della serie delle norme definite come Ammazza-blog. Ma sono trascorsi dieci giorni e i Senatori MUGNAICALIENDO,ALBERTI CASELLATIALLEGRINIBALBONIDELOGUGIOVANARDIVALENTINO (i link sui nomi servono a mandar loro un saluto…) sono riusciti a far approvare, approfittando di un rovesciamento dell’accordo di mercoledì fra i Capigruppo al Senato, un emendamento simile, precipitandoci tutti di nuovo nelle più tetre delle prospettive:

1.207

Al comma 1, lettera a), capoverso «Art. 8», al comma 5, sostituire le parole: «Per le testate giornalistiche diffuse per via telematica» con le seguenti: «Per i prodotti editoriali diffusi per via telematica, con periodicità regolare e contraddistinti da una testata,».

Il subemendamento 1.207 interviene sull’emendamento a firma dei relatori Chiti-Gasparri modificandone la parte relativa alle testate giornalistiche online:

1.2000 Testo completo

[…]

5. Per le testate giornalistiche diffuse per via telematica Per i prodotti editoriali diffusi per via telematica, con periodicità regolare e contraddistinti da una testata, le dichiarazioni o le rettifiche di cui al comma 1 sono pubblicate non oltre due giorni dalla richiesta con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia a cui si riferiscono.

A questa modifica deve essere aggiunta quella apportata dall’emendamento 1.401, anch’esso approvato dall’aula, presentato da BRUNORUTELLI (Rutelli!), PALMAALLEGRINIMUGNAICALIENDO:

1.401 (testo 2)

Al comma 1, lettera a), capoverso «Art. 8», dopo il comma 7, inserire il seguente:

«7-bis. In caso di rettifica a notizia pubblicata in un archivio digitale di un prodotto editoriale, accessibile dal pubblico tramite reti di comunicazioni elettronica, l’interessato, fermi restando i diritti e le facoltà attribuite dal decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, può chiedere l’integrazione o l’aggiornamento della notizia che lo riguarda. Il gestore dell’archivio è tenuto a predisporre un sistema idoneo a segnalare con evidenza e facilità a chi accede alla notizia originaria l’esistenza della integrazione o dell’aggiornamento».

Entrambi gli emendamenti impiegano la definizione vaga di ‘prodotto editoriale’. E pertanto viene da chiedersi: un blog è un prodotto editoriale? La legge – art. 1 c. 1 Legge n. 62/2001 – definisce cosa è un prodotto editoriale.

1. Per «prodotto editoriale», ai fini della presente legge, si intende il prodotto realizzato su supporto cartaceo, ivi compreso il libro, o su supporto informatico, destinato alla pubblicazione o, comunque, alla diffusione di informazioni presso il pubblico con ogni mezzo, anche elettronico, o attraverso la radiodiffusione sonora o televisiva, con esclusione dei prodotti discografici o cinematografici.

Ma il dramma si approfondisce poiché il legislatore, accanto alla definizione un po’ pasticciata di prodotto editoriale, introduce anche il concetto di archivio digitale. Ora, che cosa sarebbe identificabile come archivio digitale per me è un mistero. Tutta Internet è – sotto un certo punto di vista – considerabile come un grande immenso archivio digitale. Quindi? Chi ne sarebbe il gestore? Un blogger è un gestore di archivi digitali? E un blog è un “prodotto editoriale”?

Secondo la Cassazione (sentenza n. 23230/12), il giornale telematico, inteso come categoria a sé stante, non risponderebbe alle due condizioni ritenute essenziali per l’esistenza del “prodotto stampa” e, precisamente: un’attività di riproduzione tipografica; – la destinazione alla pubblicazione del risultato di questa attività. La legge 62/2001, che definisce per il nostro ordinamento il significato di prodotto editoriale, fu approvata dall’allora maggioranza di centro-sinistra. Sottosegretario alle Comunicazioni del governo Amato, era tale Vannino Chiti che guarda caso figura – undici anni dopo! – come relatore del DL Salva-Sallusti. Questa era la sua opinione circa l’applicabilità della definizione di prodotto editoriale ai blog e ai siti internet in generale:

La definizione non implica l’obbligo di registrazione. E su questo non ci sono dubbi, non solo in via interpretativa, ma soprattutto in via formale. Perché la legge è, come si dice, ‘non estensibile’. Cito testualmente: ‘Per prodotto editoriale ai fini della presente legge‘, c’è scritto all’inizio. Solo ai fini della presente legge, ripeto, quindi questa indicazione sancisce in maniera esplicita e vincolante l’impossibilità di estendere la norma in via interpretativa. Pertanto le domande che nascono da questo assunto decadono perché non c’è alcun vincolo aggiuntivo di iscrizione di sorta da parte dei siti presenti su Internet” (Vannino Chiti, La Repubblica, 10/04/2001).

Quindi, da un lato, la norma del 2001 non è estensibile; dall’altro il DL Salva-Sallusti soffre di mancanza di specificazione poiché dovrebbe pertanto provvedere a definire il concetto di ‘prodotto editoriale’ ai fini della nuova legge.

Visto e considerato il pasticcio normativo che stanno per sfornare al Senato, occorre restare vigili. Questi signori senatori sono completamente inadatti a legiferare.

Ai confini della Rete: la Binetti diffamata e il blogger falsario

Calunnia, Botticelli

Paola Binetti è stata diffamata a mezzo blog. Il Simplicissimus ha pubblicato un post in cui si riportavano frasi attribuite alla parlamentare dell’UDC. Frasi, si è scoperto poi, essere in contrasto con le dichiarazioni pubbliche della Binetti in materia di terapia del dolore. Ci sono pagine e pagine di resoconti parlamentari che testimoniano dell’impegno in materia della a volte discutibile senatrice ultra-cattolica. Quindi le parole riportate dal Simplicissimus risuonavano subito, ai primi che le lessero, alquanto strane. Quella frase, “i bambini malati di cancro portino la croce”, era paradossale e abnorme, ma ha funzionato benissimo. Il blog Simplicissimus pubblicava il post il 28 Giugno scorso. Molti altri siti hanno replicato parimenti la notizia, senza alcuna remora, senza indugiare in difficoltose – e dispendiose in termini di tempo – verifiche. Tutti sono caduti nella trappola dell’indignazione, fino a vergognarsi di aver ceduto alla facile soluzione di ricavare un surplus di visualizzazioni da una notizia così ripugnante. Prendersela con i bambini. Una dichiarazione folle e inverosimile che solo quell’integralista della Binetti poteva fare.

Peccato che fosse completamente falsa. Binetti, dopo qualche giorno, ha smentito. Ieri ha scritto un commento in coda al post incriminato, senza dilungarsi in richieste di rettifiche o altro. Ha soltanto – e signorilmente, gliene deve esser dato atto – riferito la sua versione e ha invitato i lettori a diffidare dei dispensatori di bufale sul web.

Qui ci troviamo di fronte a un duplice problema. Da un lato, la ricerca delle fonti sul web è sempre stato uno degli argomenti di punta dei suoi detrattori. Umberto Eco afferma che non si sa mai se una notizia sul web sia vera o falsa. “Su Internet non ci sono filtri sociali: prima di aprire un giornale c’è bisogno di gente che dia il denaro necessario, di giornalisti, e via dicendo. A seconda di chi dà il denaro a un giornale, e di chi ci scrive, sappiamo se il giornale è comunista, se è fascista.. Al contrario, su Internet, nessuno sa chi sia il signor X”, disse Eco a El Pais in una intervista di due anni or sono. Noi non sappiamo perché sia stato pubblicato quel post, perché è stato dichiarato il falso su Binetti. Perché proprio ora. Sappiamo però – e questo è un merito, non tanto del web, ma dei lettori – che le notizie false hanno vita molto breve se pubblicate da un blog. La carta stampata resta, i kilobyte di un post possono essere trasformati, modificati, cancellati in ogni istante. Fino a far scomparire”l’errore”. Ma soprattutto sono oggetto di verifica da parte di migliaia di occhi e di teste, pronte a far girare i motori di ricerca.

In secondo luogo, ci scontriamo con un dilemma, forse sorto in seguito al tramonto dell’era berlusconiana, i cui protagonisti sono stati materiale eccellente per pubblicazioni orientate alla denuncia e allo scandalismo esasperato. Si tratta di un vero e proprio filone, il cui capostipite è stato il Blog di Grillo, il cui “spirito editoriale” è stato poi brillantemente implementato in una testata vera e propria, ovvero Il Fatto Quotidiano. L’imitazione di questi due campioni dell’indignazione da tastiera è diventato un modello per tantissimi blogger. Suscitare l’indignazione è un buon modo per ottenere visualizzazioni sul web. Essere visibili è il metro con cui si misura il successo di un sito. Non contano i contenuti, basta che essi procurino interesse.

Ecco, a mio avviso, dopo la fine del berlusconismo, questo filone ha vissuto una crisi. Ha perso la materia prima che produce indignazione, ovvero i berluscones. O perlomeno sono diventati merce rara. Di che parlare allora? Per alcuni può esser diventato una coazione a ripetere. E allora scrivere notizie false su dichiarazioni false in merito a cure anticancro sui bambini si configura come un altro modo di fare trollismo.

A corredo di ciò, va ricordato che l’autore del blog Il Simplicissimus non ha provveduto né a rettificare il post, né tantomeno a rispondere ai commenti e alle sollecitazioni di chiarimenti da parte dei lettori e degli altri blogger caduti nella trappola. Un comportamento scorretto, da censurare. Che speriamo non venga impiegato come pezza d’appoggio per disegni di legge censori nei confronti della libertà di espressione.

(A causa della scorrettezza de Il Simplicissimus, questo blog non inserisce alcun trackback al post incriminato).