@pbersani, il protocollo di Canossa diventi ora il protocollo del PD

L’incontro di sabato a Canossa, organizzato da Prossima Italia sul tema della corruzione nelle dinamiche pubbliche e private dell’economia e della politica, ha infine prodotto un documento conclusivo in cui si elencano circa sei proposte ben chiare “per rendere l’Italia un paese a #corruzionezero”.

Tutto ciò è immediatamente condivisibile e auspicabile. Anzi, le persone normali si chiedono come mai non sia stato pensato prima. Eppure non si è rilevata la benché minima reazione da parte dei vertici nazionali del PD. Finché si parla di rottamazione, sono tutti pronti a commentare indignati contro la ‘banda larga’ di Civati. Dinanzi alle proposte concrete, il silenzio. E allora, facciamolo circolare, questo protocollo. Facciamolo diventare il nostro protocollo, se non diventerà il protocollo di tutto il PD.

IL PROTOCOLLO DI CANOSSA

Prevenire la corruzione politica con la trasparenza e il controllo dal basso, l’open data e le nuove tecnologie. Tutti i partiti, fondazioni politiche e comitati elettorali dovranno pubblicare su un unico sito internet gestito da un ente terzo tutte le loro entrate e uscite superiori a 500 Euro per fonte o destinatario della transazione, con rendiconti ogni tre mesi e ogni mese nei sei mesi prima del voto. Riformare il finanziamento pubblico e privato ai partiti. Sul finanziamento pubblico, agganciare il rimborso alla spesa sostenuta, creare un organo deputato al controllo e riformare le sanzioni: multe, sospensione ed esclusione dall’assegnazione futura del rimborso. Sul finanziamento privato, introdurre un limite quantitativo e fattispecie penali per la violazione del limite al finanziamento.

Introdurre regole basilari di promozione e tutela della dignità della rappresentanza politica. Disciplinare per legge specifiche cause di ineleggibilità che inibiscano la candidatura e comportino l’automatica decadenza dalle funzioni di rappresentanza politica ad ogni livello dei condannati in via definitiva per i delitti contro la pubblica amministrazione. Eliminare i doppi incarichi, che prefigurino rapporti non corretti tra controllori e controllati, e contrastare gli episodi di familismo a ogni livello. Istituire un’anagrafe, anche tributaria, degli eletti e dei principali dirigenti dell’amministrazione pubblica, a livello locale e nazionale.

Contrastare la corruzione dei funzionari pubblici incentivando le pratiche di denuncia, indispensabili per far emergere l’enorme sacca di corruzione “nascosta” che attanaglia il sistema, e tutelando in modo efficace chi denuncia.

Per combattere la corruzione negli appalti, sempre più alimentata dalla criminalità organizzata, disciplinare per legge alcuni strumenti preventivi e sanzionatori già sperimentati in protocolli virtuosi di legalità (ad esempio il protocollo per la legalità negli appalti dei Comuni di Reggio Emilia e Forlì e del piccolo Comune di Merlino). Assicurare la trasparenza degli atti amministrativi attraverso la pubblicazione, sul sito internet dell’ente pubblico, delle consulenze e delle collaborazioni, di tutti gli appalti e dei subappalti, introducendo meccanismi di regolamentazione dei conflitti di interessi ed incentivando la nascita di stazioni uniche appaltanti dotate di adeguate strutture e professionalità. Promuovere la nascita di “white lists” di operatori economici dotati dei necessari requisiti di moralità professionale e condizionare l’aggiudicazione degli appalti – anche nel privato – al rispetto di detti requisiti: i soggetti dovranno cioè comunicare in modo trasparente la composizione della compagine societaria, compreso il casellario giudiziale dei titolari e dei soci, i bilanci dell’ultimo anno di attività, l’elenco di tutti i fornitori e subappaltatori. Estendere a tutto il territorio nazionale la carta etica dei professionisti di Modena (che prevede l’espulsione del professionista nel caso di condanna per reati mafiosi o la sospensione nel caso di indagini) e creare un osservatorio che la faccia rispettare e impegnare tutti gli amministratori eletti nel PD ad aderire alla Carta di Pisa.

Istituire un Osservatorio sul rischio corruzione, che operi un censimento di casi emersi e ne analizzi le corrispondenti procedure e processi decisionali, individuandone gli snodi critici e proponendone la riforma. Costruire una banca dati nazionale sulle statistiche giudiziarie penali per i reati contro la PA con una dimensione temporale, aggiornabile e aperta al pubblico e un indicatore di corruzione costituito da una parte “comune” relativa a variabili economiche, socio-culturali e demografiche e da una parte “specifica” relativa agli ordinamenti giuridici dei paesi europei.

Adottare gli strumenti previsti dalle convenzioni internazionali in materia di corruzione: introduzione delle fattispecie di autoriciclaggio, corruzione tra privati, interferenza illecita negli affari privati, revisione del falso in bilancio. Bisogna riformare il sistema della prescrizione, prevedendo, da un lato, la sospensione della prescrizione sostanziale dopo l’esercizio dell’azione penale, dall’altro un termine di prescrizione processuale che consenta di portare a termine il processo nel rispetto della ragionevole durata. Rivisitare il sistema sanzionatoriodei reati contro la pubblica amministrazione previsto dal codice penale, a partire da un cambio di prospettiva. Bisogna prevedere e garantire l’effettiva applicazione di severe sanzioni pecuniarie agganciate alla rilevanza del prezzo e del profitto del reato ed introdurre meccanismi fondati sul danno punitivo. Il risarcimento dovrà essere quantificato in modo più rapido e in base a moltiplicatori legati alla gravità del reato: nei casi più gravi anche il quadruplo del danno arrecato.

Prossima Italia ci riprova, da Canossa #occupypd con #corruzionezero

Tratto da Prossima Italia:

Sabato saremo a Canossa (qui tutte le info utili) per dare il nostro contributo alla costruzione di un Paese a corruzione zero (e #corruzionezero sarà anche l’hashtag della diretta Twitter che faremo parallelamente allo streaming). Da militanti, rappresentanti, amministratori, giornalisti, ricercatori, magistrati, più semplicemente da cittadini.

Vogliamo contribuire ad alimentare il dibattito pubblico ponendo al centro dell’agenda delle priorità politiche del nostro Paese la lotta ad ogni forma di corruzione e la promozione di politiche di etica pubblica.

Per questo, abbiamo chiesto a chi interverrà nel corso dell’Assise di riflettere e presentare una proposta, uno strumento o semplicemente un’iniziativa in grado di arricchire l’arsenale di politiche contro la corruzione. Le raccoglieremo nel Protocollo di Canossa, che guiderà le conclusioni politiche della giornata e, soprattutto, costituirà la base di lavoro per il dibattito pubblico che intendiamo alimentare.

Da parte nostra proveremo a dar l’esempio, perché è nell’esempio che si misura la credibilità dell’azione, dell’azione politica in particolare.

Tra le tante proposte su cui ci misureremo a Canossa, iniziamo metterne in discussione cinque, che riteniamo centrali, e, tuttavia, non compaiono o compaiono poco nel dibattito pubblico:

  1. La corruzione politica va prevenuta: con la trasparenza e il controllo dal basso. Partiti, fondazioni politiche e comitati elettorali devono pubblicare su un unico sito internet gestito da un ente terzo tutte le loro entrate e uscite superiori a 500 Euro ogni tre mesi, ogni mese nei periodi di campagna elettorale. I cittadini hanno diritto di conoscere le fonti dei contributi privati alle organizzazioni politiche e le modalità con cui esse spendono i finanziamenti pubblici, che in media rappresentano tre quarti delle loro entrate. Insieme ad altre forme di controllo e verifica contabile, occorre fare entrare la luce del sole e lo sguardo vigile dei cittadini nei bilanci di chi fa politica.
  2. La corruzione politica si combatte con l’introduzione di regole basilari di promozione e tutela della dignità della rappresentanza politica. Vanno disciplinate – per legge – specifiche cause di ineleggibilità che inibiscano la candidatura e comportino l’automatica decadenza dalle funzioni di rappresentanza politica ad ogni livello dei condannati in via definitiva per i delitti contro la pubblica amministrazione.
  3. La corruzione dei funzionari pubblici va contrastata incentivando le pratiche di denuncia, indispensabili per far emergere l’enorme sacca di corruzione “nascosta” che attanaglia il sistema e, successivamente, tutelando in modo efficace chi denuncia.
  4. Nel delicatissimo segmento degli appalti – esposto ad un tasso mostruoso di illecita distorsione legata a pratiche corruttive, sempre più alimentate dalla criminalità organizzata – è indispensabile disciplinare per legge alcuni strumenti preventivi e sanzionatori già sperimentati in protocolli virtuosi di legalità siglati tra enti pubblici, prefetture e camere di commercio (ad esempio il protocollo per la legalità negli appalti dei Comuni di Reggio Emilia e Forlì e del piccolo Comune di Merlino). Bisogna assicurare, negli appalti, la trasparenza degli atti amministrativi attraverso la pubblicazione, sul sito internet dell’ente pubblico, delle consulenze e delle collaborazioni, di tutti gli appalti e dei subappalti, introducendo meccanismi di regolamentazione dei conflitti di interessi ed incentivando la nascita di stazioni uniche appaltanti dotate di adeguate strutture e professionalità. Bisogna promuovere la nascita di “white lists” di operatori economici dotati dei necessari requisiti di moralità professionale e condizionare l’aggiudicazione degli appalti – anche nel privato – al rispetto di detti requisiti: i soggetti dovranno cioè comunicare in modo trasparente la composizione della compagine societaria, compreso il casellario giudiziale dei titolari e dei soci, i bilanci dell’ultimo anno di attività, l’elenco di tutti i fornitori e subappaltatori.
  5. La corruzione va contrastata attraverso una rivisitazione del sistema sanzionatorio dei reati contro la pubblica amministrazione previsto dal codice penale, ispirata ad un cambio di prospettiva.  Se la corruzione è un fenomeno dalla marcata dimensione economica, allora è anche sul terreno della opportunità economica (oltre che attraverso la minaccia della sanzione detentiva) che va disincentivato e sanzionato. Bisogna prevedere e garantire l’effettiva applicazione di severe sanzioni pecuniarie (oggi assenti) agganciate alla rilevanza del prezzo e del profitto del reato ed introdurre meccanismi fondati sul danno punitivo. Chi, commettendo un reato, cagiona un danno all’ente pubblico (ad esempio mille euro) non può essere esposto al solo rischio di dover risarcire – dieci anni dopo – i mille euro di danno causato. E’ necessario che la quantificazione di ciò che deve essere risarcito sia rapida e agganciata a moltiplicatori legati alla gravità della condotta realizzata: nei casi più gravi anche il triplo o il quadruplo del danno arrecato. Solo così una scommessa illecita come la corruzione, oggi troppo spesso vincente sul piano economico, potrà divenire una scommessa molto rischiosa domani, con un effetto di deterrenza aggiuntiva rispetto alla pena detentiva.

Queste alcune delle proposte che contribuiranno a costruire il Protocollo di Canossa. Ragioniamo e proponiamo, ancora, insieme. Il protocollo contro la corruzione è aperto a voi.