Ora Berlusconi ritenta la scalata alla Consulta

Come se fosse la Mondadori, ora B. andrà all’assalto della Corte costituzionale, ultimo baluardo della legalità costituzionale in questo paese. Ci aveva già provato con quella cena a Palazzo Grazioli, invitando alcuni giudici della Consulta che poi votarono a favore del Lodo Alfano pur rimanendo in minoranza. Il progetto attuale dovrà insidiarsi nel profondo, rivoltare la Corte come un calzino, snidare tutti quei giudici di sinistra che votano contro di lui.

La notizia di De Siervo, l’attuale presidente della Corte, già sulla via del tramonto, passa quasi inosservata. Ci pensa Sergio Rizzo, sul Corsera di stamane a gettare un’ombra di dubbio su uno scenario che altresì sarebbe sembrato del tutto normale. Eppure c’è una coincidenza temporale da non sottovalutare. De Siervo è pure quel presidente di Corte che ha segato in due il Legittimo Impedimento. Un personaggio scomodo. Ma l’avvicendamento sarà indolore, soprattutto per lui. Certo, l’articolo di Rizzo si concentra sulla esosità del pre-pensionamento dei presidenti emeriti della Corte. auto blu, super-pensione, possibilità di trovare impiego in qualunque campo come manager.

L’ombra sulla corte si allunga da oggi pomeriggio, dopo il voto all’ultimo ministro e all’ultimo ‘responsabile’ disponibile: lasciando De Siervo, il prossimo presidente sarà il giudice più anziano eletto dopo di lui. Poi toccherà al successivo, e via discorrendo. Il posto vacante dovrà essere rimpiazzato dal voto parlamentare (art. 135 della Costituzione – i membri della corte sono eletti per un terzo dal parlamento, per la restante parte da Presidente della Repubblica e dalla suprema maistratura)? Se sarà così, si aprirà il caos: il parlamento non deciderà alcunché, lasciando i giudici in ‘inferiorità numerica’, per così dire. Un modo come un altro per riequilibrare gli anti-berlusconiani dentro la Corte. Via De Siervo, dentro nessuno. Se poi il prossimo presidente fa già parte dei membri in quota PdL, il gioco è fatto. B. farà sua anche la Corte Costituzionale. Un’OPA pubblica, ma neanche tanto.

L’articolo di Sergio Rizzo per il Corsera.

Conflitto di attribuzione, sì della Camera

Conflitto di attribuzione, l’aula ha votato sì. Dodici i voti di scarto per la maggioranza. Votano con PdL e Lega anche i Responsabili.

http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/396607/

(in aggiornamento)

Caso Ruby, conflitto di attribuzione al voto della Camera – diretta streaming

Vodpod videos no longer available.

(Dal sito di Repubblica)

Link alternativo: Corriere della Sera

E B. disse: diremo che abbiamo aiutato Ruby perché avevamo pena di lei

Pena di lei. Questa la giustificazione. E che una si dà la patente di puttana da sola? No, dice B. al telefono con l’igienista (mentale?) dentale, diremo che l’abbiamo aiutata perché avevamo pena di lei:

Ruby racconta di registrazioni mai effettuate per giustificare la confessione. Ruby non ha potuto negare l’evidenza dinanzi al magistrato. Un fatto che ha mandato all’aria la gestione del caso da parte della segreteria di Berlusconi, già in opera per costruire false testimonianze:

Questo fa presupporre anche il reato di corruzione di testimone. Un recidivo, B.: ricordate Mills? Nella sua storia è arrivato sino a corrompere giudici – vedi caso Squillante. Quanto pubblicato in questi giorni sui giornali potrebbe essere solo la punta dell’iceberg. Potrebbe esserci tanto di quel fango e di quella melma nei brogliacci delle intercettazioni, da far impallidire tutti gli scandali sessuali del mondo. Non conosciamo per nulla le torbide profondità di Arcore. Possiamo solo impressionarci per quel poco che ne emerge.

Intanto sembra che Ruby voglia davvero costituirsi ‘parte civile’. Sarebbe la svolta per un processo che ancora deve cominciare.

(Immagini tratte dal Corriere della Sera, 05/04/2011).

Caso Ruby: dalla Giunta per le Autorizzazioni della Camera sì a conflitto attribuzione

Tratto da Il Fatto Quotidiano

La Giunta per le autorizzazioni della Camera con un parere favorevole votato a maggioranza – 11 a 10, questo il conteggio – ritiene che la Camera debba sollevare conflitto di attribuzione sul caso Ruby. La Giunta, si legge nel parere, “esprime che la Camera, a tutela delle sue prerogative costituzionali, debba elevare un conflitto di attribuzioni nei confronti dell’Autorità giudiziaria di Milano, essendo stata da quest’ultima lesa nella sfera delle sue attribuzioni riconosciute dall’art. 96 della Costituzione”.

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Caso Ruby e conflitto di attribuzione, Fini depone le armi

Fini, anche dinanzi ad un parere negativo dell’Ufficio di Presidenza della Camera, darà il lasciapassare alla richiesta di conflitto di attribuzione dinanzi alla Consulta sul Caso Ruby:

La ragione? La guerra a B. è inutile. Ci penserà la Corte costituzionale:L’Ufficio di Presidenza vede al suo interno prefigurarsi comunque una maggioranza avversa a Berlusconi: 11 a 9 voterebbero contro la richiesta; prassi vuole che il parere di Fini sia comunque vincolante. E Fini non ha alcuna intenzione di rifare il gioco al massacro con il suo ex alleato.

(tratto da Il Messaggero, 09/03/2011, p. 8)

Berlusconi alla guerra totale contro i giudici: il rischio Egitto è più vicino

Fate bene a pensare che allo squallore della politica di questi giorni non ci sia fine. Perché è vero. E lo squallore prima o poi porterà questo paese a situazioni estreme che ora quasi tutti deprechiamo. La rivoluzione dei Gelsomini dal Maghreb si sta facendo sentire fino in Cina. Dovunque, nel mondo, i popoli scontenti dei propri governi scendono in piazza, disposti a tutto affiché le cose cambino. C’è una domanda di democrazia e partecipazione repressa che torna come un rigurgito di violenza. Giovani, nelle strade, vanno incontro alla morte lasciandosi sparare da agenti di polizia e gendarmi fedeli ai regimi. Di fronte al dispotismo è giusto resistere. E’ la rivoluzione, e la rivoluzione spara. Cosa succederebbe in Egitto se El Baradei scaricasse sui manifestanti tutti le colpe degli inevitabili gesti violenti della piazza? Cosa acccadrebbe all’opposizione iraniana se Karroubi o Mussavi si dissociassero dalla piazza come l’opposizione italiana ha fatto il giorno dopo il 14 dicembre 2010?

Il Financial Times, in un articolo dello scorso 13 febbraio, ha accostato l’Italia ai paesi del Maghreb. Un’equazione molto semplice cheè stata evocata da più parti: Silvio come Mubarak, Silvio come Ben alì; come Gheddafi. I rapporti di interesse che legano Berlusconi ai tre matusalemme del Mediterraneo sono soltanto un aspetto di questa similitudine. In Italia, scrive il Ft, le elezioni promettono sempre di cambiare la politica, poi lasciano tutto così com’è. Esiste, in misura del tutto analoga all’Egitto, alla Libia, alla Tunisia e all’Algeria, una mancanza di rinnovamento della classe dirigente. La classe politica si è trasformata in casta. E’ stato detto ripetutamente, in questi anni.

There is a European country that has many characteristics of the Arab world: a sclerotic economy, a culture worn down by corruption and organised crime, and a growing clash of generations. It is controlled by a gerontocratic ruling class entrenched in politics and business to the exclusion of its youth. Its best and brightest young people roam Europe as economic migrants.

That country is Italy. It is a democracy, so the ageing consistory that runs the country should be replaceable. Yet it never is: the more elections Italy has, the less seems to change. No wonder even the Borghese are taking to the streets. A million women marched last Sunday to protest the antics of Silvio Berlusconi, the increasingly ridiculous prime minister. He was indicted this week on charges of paying for sex with an underage girl and abuse of office. He denies wrongdoing (Financial Times).

I recenti scandali sessuali sembrano aver messo a dura prova la resistenza di B. Eppure il tempo gioca a suo favore. E la strategia di B. non è mai stata così chiara. La soluzione finale si articola in tre mosse:

  1. la riforma della giustizia: Alfano ha il compito di riprendere in mano il destino della legge sulle intercettazioni nonché il Processo Breve; le eventuali altre riforme di natura costituzionale saranno affrontate successivamente; ciò che serve ora è una clava da agitare contro i magistrati, magari anche presenziando a qualche udienza;
  2. il fronte mediatico: è di oggi l’affondo dei giornali e dei telegiornali di marca berlusconiana contro la Procura di Milano, rea di non aver aperto fascicoli contro Cristiano Ronaldo, uno dei presunti clienti di Ruby, ergo di essersi accanita contro Berlusconi non essendo egli il solo utilizzatore finale della minorenne; inoltre, fedeli al motto che “scandalo scaccia scandalo”, Libero e Il Giornale si sono fiondati sul caso affittopoli del Pio Albergo Trivulzio, la Baggina, enfatizzando non poco il caso Pisapia, la cui compagna vive in una casa del Pat dal 1989, ben prima di conoscere lo stesso Pisapia; Libero e Il Giornale hanno mostrato una ferocia senza eguali nella pressante richiesta della lista coi nomi degli affittuari privilegiati del Pat, per poi sbattere in prima pagina persone rispettabilissime come Carla Fracci;
  3. il regolamento di conti con Fini: qualora la maggioranza decidesse sul caso Ruby per il conflitto di attribuzione da  sollevarsi dinanzi alla Corte Costituzionale, è prassi che l’ufficio di presidenza della Camera possa esprimersi sulla decisione medesima con un voto. Non c’è nessuna norma del regolamento della Camera che lo preveda, ma così sempre si è fatto. L’obiettivo di B. è lasciare Fini senza truppe nel Parlamento. Una volta solo, avrà meno forza per poter votare contro l’aula. In questo senso è da intendersi l’attacco sferrato dagli ex An contro Il Secolo d’Italia. Martedì il cda del giornale, oramai conquistato dai berluscones, potrebbe decidere la sorte di Claudia Perina, o piuttosto di ridurre il budget mettendo a pregiudizio la stessa realizzazione del quotidiano. E’ chiaro che il principale ostacolo alle leggi ad personam richieste da B. ad Alfano in settimana, ovvero FLI, naviga in brutte acque. Proprio i finiani sono stati l’argine contro la Legge Bavaglio e il Processo Breve; tolti di mezzo una volta per tutte i vari Bocchino e Granata, Briguglio e Bongiorno, B. avrà carta bianca: una maggioranza genuflessa, di pavidi . Anche il più intransigente degli esuli (Guzzanti) è tornato alla casa del Padre: e quota 325 è sempre più vicina.

Dinanzi a questo quadro desolante, in cui le opposizioni sono messe all’angolo, in cui emerge sempre più chiara una stategia che da difensiva si è fatta eversiva, il “rischio Egitto” paventato dal Financial Times si fa concreto. Se nei prossimi mesi Berlusconi riuscirà ancora a sottrarsi al giudizio, se il suo progetto di annichilimento del potere giudiziario andrà in porto, quale piazza manifesterà ancora pacificamente?

Caso Ruby, Cicchitto mente sul giudice naturale

Cicchitto, in fase di commento alla notizia del giudizio immediato di Berlusconi per il caso Ruby, si inventa teorie senza senso:

1 – La persecuzione nei confronti di Berlusconi da parte dei magistrati continua con il piede spinto sull’acceleratore. La difesa reagira’ a questo tentativo di sottrarre il premier dal suo giudice naturale

2 – Rinvio a giudizio immediato solo per Berlusconi e non per gli altri indagati (quindi è persecuzione).

FALSITA’ n. 1:

C’è un equivoco fondamentale, però, ed è quello che determina l’imbroglio operato da Cicchitto e da molti difensori di Berlusconi, nonché da Berlusconi stesso. Benché venga informalmente chiamato “tribunale dei ministri”, il collegio che si occupa dei reati ministeriali non ha funzioni giudicanti. Il tribunale dei ministri non ha a che fare col giudizio sull’eventuale reato: istruisce il processo. Ha il compito di condurre le indagini preliminari e poi, al loro termine, decidere se archiviare la pratica – se ritiene che si configurasse l’esercizio delle funzioni – o disporre il rinvio a giudizio. Nel secondo caso, gli atti tornano alla procura e il processo viene poi condotto da un tribunale ordinario: e lì si troverà il “giudice naturale”. Il tribunale dei ministri, quindi, non è affatto un “giudice”, e quindi non può essere il giudice naturale. Il “giudice naturale” di Berlusconi è quello competente per il reato che è accusato di aver commesso telefonando alla questura di Milano per far rilasciare Ruby: il tribunale di Milano (Il Post).

FALSITA’ n. 2:

Il giudizio immediato viene chiesto per l’indagato verso il quale il magistrato ha raccolto prove evidenti, ovvero prove che rendono immediatamente manifesta la sua colpevolezza. E’ Berlusconi ad effettuare la famosa telefonata in Questura per permettere il rilascio di Ruby, non Emilio Fede, non Lele Mora. D’altronde, solo Berlusconi si trova nella posizione di poter compiere il reato di abuso d’ufficio: egli ha fatto valere la propria carica istituzionale per ottenere o far ottenere un favore da un funzionario di polizia. Così recita l’articolo 317 del Codice penale: “Il pubblico ufficiale che abusando della sua qualità o delle sue funzioni costringe o induce taluno a dare o a promettere, indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità è punito con la reclusione da quattro a dodici anni”. “La concussione è “in re ipsa”, cioè nella telefonata stessa del presidente del Consiglio che è in sé un’indebita pressione, anche se i poliziotti non avessero poi seguito i “desiderata” di Berlusconi”, scrive Massimo Fini su Il Fatto. Sono chiare quindi le ragioni dello stralcio della posizione di Berlusconi, a differenza di quel che vuol farci credere Cicchitto.

Se non ora quando? Diretta web dalle ore 14

Diretta web via twitter della manifestazione romana di ‘Se non ora, quando?’ (box a lato).

Ferrara Giuliano, l’ossimoro vivente o il trasformista grasso

Ad alcuni capita spesso di cambiare idea. Prendete per esempio Giuliano Ferara, ex rampollo PCI (cominciò con Fassino, pensate…), ex craxiano con orgoglio, poi al soldo di Berlusconi sin dalla prima ora. Ha mostrato negli ultimi tempi piccole incrinature nella sua fede berlusconiana: poco convincenti le strategie di B. con Fini, poco convincente la battaglia della Casa di Montecarlo, troppo debole l’azione di B. in fatto di economia. Non ultimo, il caso della lettera a Berlusconi dalle colonne de Il Foglio, il giornaletto che dirige, in cui richiama il Capo all’ordine intimandogli di lasciar perdere i cattivi consiglieri (Santanché?) e di rituffarsi nella “politica”. Ne scaturisce una lettera del Cavaliere al Corriere della Sera in cui il medesimo tende la mano all’opposizione – che rifiuta con sdegno – al fine di costruire insieme il rilancio dell’economia italiana. Accadeva soltanto due settimane fa. Lui era Ferrara il moderato. Ferrara il riflessivo. Ferrara braccio destro illuminato di un Cavaliere in stato confusionale dopo la botta del Caso Ruby.

Macché. Stamane al Teatro Dal Verme di Milano, sobillatori di piazza come Santanché e La Russa hanno presenziato all’ennesima trasformazione del Ferrara Giuliano, classe 1952, ex sessantottino, ex familista, ex antiabortista. Oggi Ferrara si è scoperto teorico della mignottocrazia, lui, antiabortista antipuritano, ossimoro vivente:

Ferrara si è scagliato contro i metodi “da inquisizione spagnoladella Procura di Milano (Virgilio.it)

“Alla Procura di Milano imputo, in termini politici, che si muove per sollevare un golpe morale” (Avvenire.it).

Chi può realizzare un progetto politico fuori dalle regole e dalle istituzioni?“, ha chiesto alla platea. “La Procura di Milano – ha risposto, tra gli applausi dei circa 1.500 partecipanti – lo ha già fatto una volta

Siamo tanti gruppi uniti dall’avversione verso un modo disgustoso di combattere il Cavaliere. Siamo a un passaggio molto delicato. Abbattere Berlusconi con ogni mezzo, questo è il loro obiettivo. Per loro il paese è rincretinito e gli italiani non sono degni di esercitare la loro sovranità. Vorrebbero mettersi tutti insieme da Vendola a Fini per mandare a casa il Cavaliere. Ma non ce la fanno. E allora chi può portare avanti questo progetto? La Procura della Repubblica di Milano […]

Per noi lo scandalo non è nelle intercettazioni. Ciascuno deve seguire la sua storia più intima. Cosa ne so di cosa ha significato per lui il divorzio e la morte della madre? Chi sono io per giudicare moralmente? Lo scandalo è nelle procedure giudiziarie con cui si inventano i reati per incastrare Berlusconi (Il Giornale.it)

Non domo, il trasformista grasso se l’è presa con il tredicenne che ha parlato alla manifestazione del Palasharp della scorsa settimana ventilando addirittura l’abuso di minore (è forse vietato per un tredicenne fare politica? è forse questo abuso di minore? o è abuso di minore fare di tutto per affidare una prostituta diciassettenne alla propria ex igienista dentale che a sua volta la affida a un’altra prostituta?). “Contro il puritanesimo del palasharpismo”, il cerchibottista Ferrara ha tenuto in serbo alcuni colpetti anche verso il caro padrone:

Presidente, noi la sosteniamo, ma deve ascoltarci. Non riduca le sue giornate alle giornate di un imputato. Lei deve fare il presidente del Consiglio, il capo dell’Italia. Lei è l’uomo più ricco d’Italia…presidente, lei ha tre televisioni, le usi in modo creativo. Basta con queste cose ingessate, vogliamo il vero Berlusconi, quello capace di rilanciare questo Paese (Il Giornale.it, cit.).

Ci sono tanti giovani “che hanno a cuore la verità e non sono vittime di una certa egemonia culturale. Diamo loro gli strumenti per fare dieci, cento, mille giornali come Il Foglio (Virgilio.it, cit.).

Quindi, per Ferrara, B. dovrebbe rilanciare la politica attraverso l’editoria: nuovi giornali e uso “creativo” delle televisioni. E la maggioranza deve abbandonare qualsiasi ipotesi di “atti di indicazione” sulle tv, poiché “questa sorta di par condicio costante dice cose che non stanno in piedi”, dimostra una certa strisciante volontà di “censura” (Avvenire.it, cit.). L’unico sprazzo di lucidità. dopo sale sul palco Sallusti; poi ancora il giornalista e scrittore Camillo Langone, il quale tenta una perigliosissma giustificazione del Bunga Bunga direttamente nelle pagine della Bibbia:

Langone parla di Salomone e del suo amore per i piaceri vita, racconta di Davide e della sua relazione con una donna sposata e poi legge, direttamente dal Vecchio testamento, un lungo albero genealogico di trisavoli, nonni e figli. Tutti frutto del “peccato”. “Io come cristiano non voglio sentire accuse sulla base di attività erotiche – chiosa Langone -. Se Dio ha fatto nascere suo figlio da una catena di re porci, adulteri e omicidi una ragione c’è e devo rispettarla…” (Il Giornale.it, cit.).

[Toh, sta a vedere che anche fra le pagine di Nostradamus…]

I pm? Avanguardia rivoluzionaria.

E dopo la richiesta al Gip di giudizio immediato contro Berlusconi emessa dai Pm milanesi, il PdL ha elaborato questo campione di fesserie che è il comunicato politico uscito stasera. Tutto ciò alla faccia dell’invito del Colle – giunto soltanto la scorsa settimana- a stemperare i toni, subito accolto da Berlusconi come un saggio propostito da far proprio.

Ma la moderazione sembra non abitare le stanze di Palazzo Grazioli. Stasera si può dire che i berluscones mettono in campo tutto il loro potere di fuoco verbale al fine di difendere il Signor Indifendibile, alias il Capo del governo, alias mister bunga bunga, o se preferite SDS (Sex, Drugs and Silvio).

La Procura di Milano appare ormai come una sorta di avanguardia politica rivoluzionaria, in sfregio al popolo sovrano e ai tanti magistrati che ogni giorno servono lo Stato senza clamori e spesso con grandi sacrifici

Attacco mirato alla Procura di Milano, un covo di rivoluzionari, secondo i pidiellini – e che ci sarà di male nell’essere rivoluzionari, io dico? I rivoluzionari sono coloro i quali si battono per un mondo migliore, un mondo più giusto – a volte. A volte sono coloro che tentano di rovesciare lo status quo di una comunità politica. Ma i magistrati milanesi operano solo secondo legge, e al fine di farla rispettare, la legge.

La Procura milanese “agisce come un vero e proprio partito politico calibrando la tempistica delle sue iniziative in base al potenziale mediatico”.

Tempismo mediatico che però è pura teoria, essendo il mondo mediatico cooptato da Berlusconi, se non di totale proprietà della famiglia Berlusconi. Quale potere ha la Procura di Milano di poter incidere sull’agenda politica, dettata dai media su iniziativa dei ‘problem solvers’ del (finto) premier?

Il venir meno dei contrappesi nei rapporti tra poteri dello Stato, l’applicazione arbitraria di principi astratti come l’obbligatorietà dell’azione penale e l’affermarsi della ‘giurisprudenza creativa’ rispetto alla stessa legge hanno infatti dilatato a dismisura la sacrosanta autonomia della magistratura trasformando di fatto l’ordine giudiziario da ordine autonomo in potere irresponsabile e privando i cittadini e la stessa democrazia di tutele rispetto a possibili azioni spregiudicate dal carattere eversivo.

No, eversivo è questo comunicato. Eversivo è affermare che l’obbligatorietà dell’azione penale è un principio “astratto”, quando in realtà è un principio costituzionale. Eversivo è dire che il potere giudiziario è un potere irresponsabile, invocando pertanto alla gogna per i magistrati invisi al potere politico. Non c’è irresponsabilità per i magistrati: essi rispondono davanti al Csm per le questioni disciplinari. Inoltre il Ministro della Giustia detiene questo potere – abnorme – di inviare ispettori nelle procure, fatto puntualmente verificatosi quando inevitabilmente la giustizia ha dovuto sfiorare la sfera politica.

L’Ufficio di presidenza del Popolo della Libertà esprime pieno sostegno al premier Berlusconi, vittima da 17 anni di una persecuzione che non ha precedenti nella storia dell’Occidente. Stabilisce inoltre di avviare tutte le iniziative politiche necessarie per difendere il diritto di tutti i cittadini ad una Giustizia giusta e di intraprendere tutte le opportune iniziative parlamentari per scongiurare un nuovo 1994 o, ancor peggio, che a determinare le sorti dell’Italia sia una sentenza giudiziaria e non il libero voto dei cittadini.

Diciassette anni di vittimismo giudiziario. Ci sarà una fine? Potremo finalmente occuparci di noi (noi = comunità politica italiana)? Basterebbe un unico gesto: le dimissioni. Non solo da capo di governo, ma anche da parlamentare, e da tutte le cariche del PdL.

Caso Ruby e federalismo, ipocrisia e falsità nei titoli dei giornali

Trecentoquindici, a un solo voto dalla maggioranza assoluta: la compravendita di deputati ha pieno successo. Il Capo del Governo viene salvato dalla sua maggioranza, che a dicembre era la più grande minoranza, e gli atti del Caso Ruby tornano alla Procura aprendo di fatto il conflitto di attribuzione, la via indicata dai machiavellici legali di Silvio per stoppare questo bubbone che è l’inchiesta di Milano.

L’opposizione si è fermata a 298. Altra sconfitta bruciante per Bersani e Co., dopo l’incapacità di incidere nella Giunta per le Autorizzazioni, sul voto di sifducia a Bondi, sulla sfiducia al governo. Ci si chiede che senso ha andare avanti così. Poiché il tanto sbandierato “pareggio” (15 a 15, con voto contrario del Presidente della Commissione Baldassarri, finiano) in Commissione Bicamerale per l’attuazione del Federalismo di oggi è una chimera. E’ stato votato il parere della Commissione e non il provvedimento, che è in realtà un decreto del governo in corso di approvazione durante il Consiglio dei Ministri riunito in questi istanti:

Un titolo come questo è fumo negli occhi. Non verrà stoppato niente. Così come è inutile gridare al “vadano a casa” quando è chiaro che l’intento è quello di fregarsene del parere del Parlamento:

Inutile poi fare ricorso ai Regolamenti parlamentari, la sostanza non cambia: si votava il parere e non il provvedimento che è un decreto ancora da approvare, chiaro no? Non è così automatico, però:

Insomma, ci siete cascati tutti. Ma era un barbatrucco di Bossi.

Berlusconi si rifugia al TG1 ma domani la Camera decide sul suo destino

La controffensiva “politica” di Berlusconi – che raccoglie i saggi (?) consigli di quella vecchia volpe di Giuliano Ferrara – trova il TG1 come scenario naturale per una squisita scenetta come questo, un classico delle campagne elettorali di B. Lui, che della politica ha fatto terreno per la soluzione delle controversie personali, ha rispolverato il lessico delle origini, la mitologica “rivoluzione liberale” – quasi un mantra per un uso volto alla mera ‘distrazione di massa’. Lo spirito del ’94, insomma, viene giocato come fosse la carta infallibile, l’asso nella manica per Berlusconi. Spaventare con la storia della patrimoniale e sedurre con il “meno tasse per tutti”. Un copione trito e ritrito – presto aumenteranno gli sbarchi di clandestini, e il miracolo del PdL al 38% sarà compiuto. Solo degli stolti potrebbero nuovamente cascarci. E’ sempre l’eterno guasto della narrazione di questo paese che si ripropone e si ripropone senza che nessuno, al di là della barricata, sappia pronunciare parole diverse, parole non fittizie ma che risiedono nella terraferma della concretezza.

Lui è il primo e più abile affabulatore. Ora parliamo di economia, dice, come se detenesse il potere di stabilire ciò di cui dobbiamo discutere. Ecco, la nostra prima grande ribellione è parlare per conto nostro, escluderlo dalla discussione, discutere di ciò che ci interessa, e se parlare delle sue frequentazioni notturne e dello sdegno di un capo di governo che si circonda di ancelle a pagamento è ciò che ci interessa, noi possiamo farlo. Possiamo fare di questo argomento il centro della discussione pubblica, come se non ci possa essere discussione altra se prima Lui non si dichiara sconfitto e si dimette da tutte le cariche politiche, indi compresa anche quella da parlamentare. Solo con una sfera pubblica depurata dalla sua ingombrante sfera privata, si può tornare a parlare di politica, e quindi di economia. Ma un dato è imprescindibile: non si può andare oltre se prima Berlusconi non si fa da parte.

Oltre B.: domani le opposizioni hanno un’altra occasione, vediamo se la sprecheranno nuovamente.

I deputati dovranno decidere il da farsi rispetto alla richiesta dei pm di Milano di perquisire gli uffici del contabile del premier Giuseppe Spinelli a Milano 2. In particolare dovranno dire sì o no alla proposta della Giunta per le autorizzazioni di restituire gli atti alla Procura ritenendo competente il Tribunale dei ministri. Si vota a maggioranza semplice quindi basterà la metà più uno dei presenti. Il centrodestra conta già 314 deputati che potrebbero aumentare nel corso delle prossime ore (panorama italia).

Il voto è previsto per le ore 19. Diretta streaming su http://cubicatv.iobloggo.com

Il dossier sulla Boccassini prelevato al Csm da un leghista

Quanti servitori per due quattrini. I leghisti non sono da meno. Ricordate l’attacco perpetrato giusto ieri da Il Giornale al magistrato Ilda Boccassini? Sallusti aveva sbattuto in prima pagina a caratteri cubitali una storia vecchia di trent’anni: “amori segreti”, scrivevano ieri, “verità nascoste”, lasciando immaginare al distratto e annoiato lettore di centrodestra chissà quali scandali nel passato della Boccassini.

Trattasi di un procedimento disciplinare che il magistrato subì per esser stata sorpresa in atteggiamenti amorosi con un giornalista di Lotta Continua. La Boccassini all’epoca aveva trent’anni. Era innamorata di un giornalista “rosso”. Era maggiorenne ed erano gli anni di piombo. Il procuratore capo, tale Mario Gresti, fece rapporto al procuratore generale che a sua volta trasmise gli atti al CSM. La Boccasini fu difesa da Armando Spataro, oggi procuratore della Repubblica aggiunto presso il tribunale di Milano nonché coordinatore del Gruppo specializzato nel settore dell’antiterrorismo, e fu assolta. Non era venuta meno al vincolo di segretezza. Certo, Sallusti e soci vi hanno raccontano solo un pezzo della verità, solo quella che gli conveniva. Soprattutto non vi hanno raccontato come sono venuti in possesso del “dossier Boccassini”.

Dovete sapere che i procedimenti disciplinari, all’epoca dei fatti, nel 1982, erano secretati. Non sono atti a disposizione di tutti. Qualcuno deve aver consegnato a Sallusti questo carteggio scottante. Chi?

Di servi ne è pieno il Parlamento. e pure il CSM. La talpa dei berluscones è un leghista, tale Matteo Brigandì, messinese ma operante in Piemonte (un leghista siciliano, che anomalia…), membro laico del CSM. Fra il 18 e il 20 Gennaio scorsi, Brigandì si sarebbe rivolto alla sezione disciplinare del CSM ed lì ha scovato quel vecchio fatterello che riguarda Ilda la rossa. Ora al CSM vogliono punirlo in maniera esemplare. Ma a lui cosa può interessare: può assurgere finalmente alla corte dei berluscones di ferro, ai martiri di Arcore. Largo, passa Brigandì.

Mauro Masi tenta di bloccare Santoro con una telefonata in diretta