
Opera di Anthony Lister, Hero Hostage
La Videocrazia che ci governa è pronta a varare il decreto anti-Internet, il decreto Romani, con il quale, cogliendo l’occasione data dal recepimento a mezzo di legge-delega della direttiva europea 2007/65/CE che regolamenta il settore degli audiovisivi, si impone una normativa rigida ai siti internet che pubblicano video. Un vero e proprio attacco a Google, proprietaria di Youtube, e a tutti i siti di videohosting. Ivi compresi quei blog che pubblicano materiale video “a contenuto non casuale”. Ovvero, se pubblicate un post in cui inserite l’embed di un video – per esempio – di Minzolini, al solo scopo di farne una critica, potreste, secondo il decreto, essere colpiti dalla mannaia dell’Authority delle Telecomunicazioni, perché la vostra testata non ha alcuna registrazione, e per violazione del copyright.
Censura? Di fatto, con l’estensione del concetto di “servizio media audiovisivo” a tutti i mezzi che “trasmettono non occasionalmente immagini” si mettono sullo stesso piano la RAI e un videoblog. Il decreto inoltre intende estendere la responsabilità editoriale ai blog che hanno contenuto multimediale – perciò a tutti i blog, poiché tutti i blog possono avere contenuto multimediale. Non contenti di ciò, riprovano a attribuire responsabilità ai provider per i contenuti pubblicati da terzi nei servizi di videohosting.
Tutto si gioca all’interno di norme ambigue: da un lato negano l’equiparabilità videoblog-media tradizionale, dall’altro includono tutti i contenuti video “non meramente accidentali”.
Senza una “levata di scudi” del Parlamento, il decreto diverrà effettivo a partire dal 4 Febbraio prossimo: ma se l’esame in Commissione ponesse all’attenzione dei parlamentari le due violazioni gravi commesse in questo caso dal governo, e cioé l’eccesso di delega – la legge delega licenziata dalle Camere è di sole undici righe e incarica il governo di approntare un testo di decreto al fine della sola recezione delle direttiva, mentre l’atto del governo istituisce una normativa innovativa senza nemmeno passare per la discussione parlamentare; e due) il decreto legislativo eccede la medesima direttiva che intende recepire, intervenendo nella disciplina di Internet e stabilendo inoltre un ruolo di Controllore del Web – l’AGCOM – senza prevedere alcuna tutela nei confronti del diritto del netizen o del provider a difendere le proprie prerogative dinanzi a un giudice terzo. Infatti il decreto Romani non è armonico ai principi introdotti dalla normativa europea facente parte del cosiddetto “Pacchetto Telecom”, pertanto una sua eventuale approvazione aprirebbe la strada per un ricorso alla Corte di Giustizia Europea. C’è già chi invia appelli al Presidente della Commissione Europea Barroso.
Ma il web resterà guardare? La normativa introdotta dal decreto farebbe da sponda per eventuali richieste da parte di AGCOM di oscuramenti di siti. AGCOM vorrebbe essere l’HADOPI francese, ma senza giudici fra i piedi. Agirebbe come agisce già ora, alla maniera di un arbitro, stabilendo sanzioni e disponendo restrizioni. L’inerzia che l’AGCOM ha sempre riservato al caso Retequattro certamente non avrà seguito, il web sarà perseguito con inusitata solerzia. Eppure la rete ha i mezzi per superare sia le disconnessioni, che gli oscuramenti. Se la censura cinese schricchiola, figurarsi quella italiana. Da un lato alcuni anticorpi alla tagliola berlusconiana già stanno sorgendo sui giornali stranieri (Report senza Frontiere già parla di ulteriore riduzione della libertà d’espressione in Italia); e dall’altro lato, i server proxy rappresentano una valida strategia per aggirare gli oscuramenti dei siti. Se pensano che il web si fermi al loro divieto, si sbagliano di grosso.
Testo Integrale del Decreto Romani
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Articolo 21 – Decreto Tv e internet: lettera-denuncia a Barroso
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In questo decreto c’è l’equiparazione dei siti web alle Tv, che come dice Marco Pancini, dirigente di Google Italia: “ha una conseguenza importante: disapplica, di fatto, le norme sul commercio elettronico in base alla quale l’attività dell’hosting service provider, cioè del sito che ospita contenuti generati da terzi, va distinta da quella di un canale tv, che sceglie cosa trasmettere. Significa , distruggere il sistema Internet”.
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I provider sarebbero responsabili dei contenuti pubblicati sul web, e dovrebbero rimuovere quelli che violano il diritto d’autore, pena una sanzione, che potrebbe arrivare a 150 mila euro per ogni richiamo.
Dopo il decreto Levi (ritirato), l’emendamento D’Alia (abrogato), Il Ddl Carlucci per togliere l’anominato in rete (arenato alla Commissione Trasporti), eccoci di nuovo con un bavaglio per internet.
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Con Il Decreto Legislativo Romani , chi ha un collegamento internet, rischia di dover pagare anche il Canone RAI.
Una cosa assurda!!!
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L’Agcom diventerà “sceriffo” della Rete, perchè dovrà vigilare che i siti web rispettino davvero le regole del diritto d’autore.
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In questo decreto c’è un eccesso di delega : a fronte di una legge delega di 11 righe, contiene di fatto, in una ventina di articoli e 35-40 pagine, una riforma radicale delle norme italiane su tv e Internet.
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L’Italie censure la diffusion de vidéos sur Internet, Audiovisuel – Information NouvelObs.com
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