Il codice segreto di #Radiolondres: come twittare le presidenziali francesi

[Dalle ore 20 exit poll su twitter con hashtag #Radiolondres]

In Francia non si può parlare delle elezioni presidenziali su Twitter e in generale sui social network. Lo stabilisce una legge che vieta espressamente di divulgare informazioni circa i risultati del primo turno elettorale prima della chiusura dei seggi, posto alle ore 20 di questa sera. La legge in questione esiste già da qualche anno e non è corretto parlare di censura. Le autorità preposte per vigilare sulla regolarità del voto come faranno a prevenire la diffusione incontrollata e prematura degli exit poll? Semplice. Gli exit poll sono commissionati alle agenzie di sondaggio. Se venissero divulgati i dati prima delle otto, le agenzie rischiano multe salatissime; i francesi l’annullamento del voto.

Pensate che ciò basti mettere il bavaglio a Twitter? C’è chi ha inventato il codice di  #Radiolondres: come durante la seconda guerra mondiale, quando la radio clandestina parlava in codice alle forze resistenti al nazismo, così i francesi si scambieranno le informazioni sugli exit poll anche prima della chiusura dei seggi. Il codice #Radiolondres è stato inventato da @BouLoulouduu77:

Anche WordPress protesta contro il #SOPA

Questa la homepage di WordPress.com stamane. Listata a nero e censurata in forma di protesta contro il SOPA.

Il Bavaglio è inammissibile: Zavoli rigetta gli emendamenti del PdL

Tratto da Il Fatto Quotidiano:

Onore al senatore Sergio Zavoli. Il presidente della Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai ha dichiarato inammissibili gli emendamenti sui talk show proposti da Pdl e Lega: se non l’avesse fatto, il bavaglio sarebbe stato votato a maggioranza […]

Quella di Zavoli era in realtà una scelta obbligata: la Corte costituzionale (con una sentenza del 2002), il Tar (l’anno scorso) e nei giorni scorsi anche l’Agcom hanno chiarito che le trasmissioni di informazione e approfondimento non devono seguire le stesse regole di quelle di comunicazione politica (le vecchie “tribune politiche”). Dunque non hanno gli stessi limiti: non sono tenute a invitare tutti i candidati (che sarebbe impossibile, visto che si vota in 26 comuni e 11 province), né a cronometrare i singoli interventi per dare gli stessi identici spazi a tutti quelli che intervengono. Certo, dev’esserci (l’ha ribadito ieri il Garante per le comunicazioni) particolare rigore nella tutela del pluralismo, dell’imparzialità e dell’obiettività. Obiettivo che si può raggiungere senza snaturare i talk show, che nel prossimo mese e mezzo dovranno fare più informazione politica, e non meno. Come avviene tra l’altro in tutti gli altri Paesi europei (e non solo) […]

L’Agcom aveva già chiarito che il bavaglio non si poteva applicare alle televisioni private, che l’anno scorso avevano fatto ricorso al Tar, vincendo, proprio contro l’estensione del silenziatore anche a loro oltre che alla Rai.

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Esplode centrale nucleare in Giappone, una notizia che non andava letta


Un’esplosione si è verificata nella centrale nucleare Fukushima, a 250 km da Tokyo, dopo il sisma di ieri gravemente in crisi in termini di temperatura e pressione. Così oggi è esplosa in una fumata biancastra. Scrive il Corsera: “L’esplosione è stata molto più potente delle stime iniziali, al punto che si sarebbe polverizzata la gabbia di esterna di contenimento di uno dei reattori. Il tetto e parte delle mura dell’edificio sono crollate e alcuni operai sarebbero rimasti feriti”. I valori di Cesio sono mille volte e forse più superiori alla norma. Un giornalista di SkyTg24 ha rivelato che un gironalista giapponese è stato redarguito in diretta da un collega per aver rivelato di un fuggi fuggi generale da parte degli addetti della centrale. “Questo è una notizia che non andava letta”, gli è stato detto in diretta televisiva.

Questa la sequenza fotografica: osservate il fotogramma 2, pare elevarsi in cielo un’onda grigia:

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Parafrasando il noto ingannevole spot pubblicitario del Forum Nazionale sul Nucleare, presieduto dal nuclearista Chicco Testa, “Voi da che parte state?”. Chicco Testa era ieri sera a Otto e Mezzo, intervistato da Lilli Gruber. Testa ha fatto notare ai telespettatori l’incredibile sicurezza degli impianti nucleari. “Non è il livello delle radiazioni che sta salendo”, dice Testa – è soltanto mille volte più alto – “c’è un surriscaldamento, dovuto al black out elettrico”. Guardate che in fiamme è l’impianto petrolchimico e non la centrale nucleare, avverte Testa, quelle fiamme stanno diffondendo migliagia di tnnellate di gas serra nell’atmosfera! Ci stiamo preoccupando per qualcosa che non è successo ma che forse potrebbe succedere, dice saggiamente Testa. Che stupidi che siamo!

Ascoltate con le vostre orecchie: http://www.la7.tv/richplayer/index.html?assetid=50205548

E dopo aver sentito rimbombare le sue parole nella vostra testa, parole vecchie di sole quattordici ore, rivedete l’esplosione di oggi a Fukushima. Sì, le centrali si sono arrestate automaticamente, è vero, ma non è mai sufficiente.

Mauro Masi tenta di bloccare Santoro con una telefonata in diretta

Il bavaglio per Google: è eversivo. Intercettazioni, la Camera dimentica i bloggers

Il motore di ricerca di Google è fazioso, impreciso. Indicizza gli eversori del sistema e così facendo si caratterizza come attore politico, ostile alla Madre Russia. Questo deve avere pensato il braccio destro di Medvedev, tale Valerij Surkov, definito non a torto il vero ideologo del Cremlino. Kurkov ha in mente di creare un motore di ricerca “di Stato” e così estromettere Google l’eversivo dai computer degli utenti Russi. Filtri? Censure? Macché, meglio sfidare Mountain View sul suo terreno. E cacciarlo dal paese. Su Google si possono trovare i materiali di dissidenti pericolosissimi:

documenti e appelli dei leader per la difesa dei diritti umani come l’ex premier eltsiniano Boris Nemtsov e la veterana della dissidenza Ludmjla Alkseeva (“Google troppo fazioso” Mosca lancia il “motore di Stato” – Repubblica.it)

Lo zar nano, qui da noi, prenderà esempio? Intanto si festeggia (?). Fini, ieri: sulle intercettazioni ha vinto la centralità del Parlamento. Ha vinto? A ben vedere il maxi emendamento a firma del relatore del governo, Caliendo, ma di probabile ispirazione quirinalesca, interviene solamente in fatto di pubblicazione degli atti, consentendola previo svolgimento della cosiddetta udienza filtro ai sensi dell’art. 268-bis del codice di procedura penale. Ma rimangono inalterati i commi relativi al bavaglio a giudici (limiti di tempo alle intercettazioni; modifica art. 36 – astensione del giudice, “se ha pubblicamente rilasciato dichiarazioni concernenti il procedimento affidatogli”; e art. 53 – Autonomia del pubblico ministero nell’udienza. Casi di sostituzione; il comma D’Addario – registrazioni fraudolente, per le quali la pena scende da quattro a tre anni- e soprattutto il bavaglio ai blogger contenuto nell’obbligo di rettifica di cui all’articolo 1 comma 28 della legge bavaglio – l’unica norma del ddl che non suscita nessuno scandalo, per la quale nessuno si straccia le vesti.

Il PD ha perso un’altra occasione per farsi portavoce di una protesta del web. IdV pare non capire che se non infila un mezzo emendamento in questa legge spazzatura rischiano di essere approvate norme liberticide per la rete. E i finiani? Granata che dice? La Bongiorno è d’accordo sul bavaglio – illogico e contrario allo spirito della rete – ai bloggers? Che fine ha fatto l’emendamento Cassinelli?

Dirà il deputato PdL, a parole molto sensibile in fatto di libertà digitali, che non gli è stato permesso di presentare alcuna modifica alla norma contestatissima. Se così fosse, lo invito pubblicamente a ribellarsi alla sua maggioranza. Voti contro, se ne ha il fegato.

Camera.it – Lavori – Resoconti delle Giunte e Commissioni – Dettaglio resoconto (Emendamento del Governo approvato il 22 Luglio 2010)

  • Norme in materia di intercettazioni telefoniche,
    telematiche e ambientali. C. 1415-B Governo, approvato dalla
    Camera e modificato dal Senato.

    EMENDAMENTO DEL GOVERNO
    ART. 1.
  • All’articolo 1, apportare le seguenti
    modificazioni:

    al comma 10, capoverso «Art. 266», è aggiunto in fine il seguente comma:

    «2-bis. Al di fuori dei casi di cui al comma 1 dell’articolo 329-bis [i verbali, le registrazioni e i supporti relativi alle conversazioni o ai flussi di comunicazioni informatiche o telematiche custoditi nell’archivio riservato e non acquisiti al procedimento, ndr.], la documentazione e gli atti relativi alle operazioni indicate nel presente articolo sono sempre coperti dal segreto fino alla conclusione dell’udienza di cui all’articolo 268, comma 6-ter. Tuttavia, qualora essi siano utilizzati nel corso delle indagini preliminari, ai sensi dell’articolo 268-bis, si applica l’articolo 329».

    Conseguentemente, il comma 5 è soppresso [divieto di pubblicazione];

    Conseguentemente, al comma 12, capoverso «6-bis», dopo le parole: «attinenti al procedimento», aggiungere le seguenti: «, tranne che nei casi di cui all’articolo 268-bis,».

  • Conseguentemente, dopo il comma 12, è inserito il seguente:12-bis. Dopo l’articolo 268 del codice di procedura penale è inserito il seguente: «268-bis. (Utilizzo delle intercettazioni nel corso delle indagini preliminari). 1. Il pubblico ministero, quando deve presentare al giudice una richiesta di misura cautelare basata sul contenuto delle operazioni di cui all’articolo 266 [limiti di ammissibilità delle intercettazioni], prima del deposito previsto dall’articolo 268, comma 6-ter, dispone la trascrizione delle conversazioni che ritiene rilevanti, anche a favore della persona sottoposta alle indagini. La trascrizione è eseguita, anche per riassunto, dalla polizia giudiziaria o dal consulente tecnico nominato ai sensi dell’articolo 359 [nominato dal pm anche per singoli atti]. È sempre vietata la trascrizione delle parti di conversazioni riguardanti esclusivamente fatti o circostanze estranei alle indagini. Il pubblico ministero dispone che i nominativi e i dati comunque idonei a identificare soggetti estranei alle indagini siano espunti dalla trascrizione delle conversazioni.2. Il giudice provvede sulla richiesta indicando le conversazioni rilevanti ai fini della decisione e restituisce le altre al pubblico ministero. Esse sono custodite nell’archivio riservato previsto dall’articolo 269, comma 1. Dopo che la persona sottoposta alle indagini o il suo difensore hanno avuto conoscenza del provvedimento, si applicano le disposizioni di cui all’articolo 268, commi 6 e 8, in quanto compatibili.

  • 3. Il pubblico ministero, quando adotta uno dei provvedimenti indicati negli articoli 244 e seguenti, basato sul contenuto delle operazioni di cui all’articolo 266, prima del deposito previsto dall’articolo 268, comma 6-ter, dispone la trascrizione delle conversazioni che ritiene rilevanti. Si applicano le disposizioni di cui ai commi 1 e 2.4. Il giudice e il pubblico ministero, quando provvedono ai sensi del presente articolo, possono disporre con decreto motivato l’obbligo del segreto se il contenuto delle conversazioni trascritte può ledere la riservatezza delle persone coinvolte.».
  • Conseguentemente, dopo il comma 12-bis, è inserito il seguente:

    12-ter. Dopo l’articolo 268-bis del codice di procedura penale è inserito il seguente:

    «268-ter. (Ascolto e acquisizione delle conversazioni dopo la conclusione delle indagini preliminari). 1. Dopo la chiusura delle indagini preliminari e nell’udienza preliminare il giudice può disporre, anche d’ufficio, l’esame dei verbali e l’ascolto delle registrazioni custodite nell’archivio riservato previsto dall’articolo 269, comma 1, e può disporre con ordinanza l’acquisizione delle intercettazioni in precedenza ritenute prive di rilevanza.

    2. Nel corso del dibattimento, il giudice può disporre, su richiesta delle parti, l’acquisizione delle intercettazioni in precedenza ritenute prive di rilevanza.

    3. Per la trascrizione si applicano le disposizioni di cui all’articolo 268, comma 3.

DDL Intercettazioni alla prova finale. Il dubbio sui finiani

Si parla di iter accellerato per il liberticida ddl intercettazioni, giunto alle fasi finali in 2a Commissione Giustizia al Senato dove martedì 11 riprenderà l’esame del testo con il recepimento dei pareri della 1a Commissione (Affari Costituzionali) – qui l’ordine del giorno. Secondo Schifani,

Il Senato terminera’ l’esame del ddl intercettazioni prima del ddl anticorruzione. Ne e’ convinto il Presidente del Senato, Renato Schifani. Rispondendo ad una domanda dei giornalisti sull’iter dei due provvedimenti, Schifani risponde: “Ci sono dei lavori gia’ avviati in fase di conclusione come le intercettazioni. Il ddl anticorruzione e’ stato assegnato alla prima e seconda commissione, che sono certo gia’ la prossima settimana cominceranno ad incardinarlo e a discuterlo” (Agi News).

Dai giornali, dal web, intanto, parte la protesta. Il disegno di legge, che imporrebbe il bavaglio ai giornalisti sulla pubblicazione delle intercettazioni e imporrebbe l’obbligo di rettifica anche ai blog entro le 48 ore come una qualsiasi testata giornalistica, è quanto di più arretrato si possa produrre in tema di stampa e libertà d’espressione. Il testo, in special modo per quel che concerne l’attività di blogging, non terrebbe in considerazione l’aspetto distintivo della stessa, ovvero l’occasionalità dell’opera. Un blog non è una testata giornalistica, poiché dietro ad esso spesso vi è una sola persona, e non una redazione; neppure il blogger è tale a tempo pieno: non si vive con i post. Il netizen journalism è per molti una passione, per altri una modalità di espressione libera, senza doveri né obblighi. L’obbligo di rettifica è una intimidazione. Chi scrive non è certamente a favore dell’uso diffamatorio del web, ma l’obbligo di rettifica impone una disciplina sproporzionata al mezzo. Chi non rettifica è multato per 13.000 euro. La fine non di un blog, bensì di una persona.

Contro il ddl intercettazioni si mobilita il mondo intellettuale e della rete. Ecco l’appello. Qui il testo come licenziato dalla Camera.

E i finiani? Si smarcheranno sul comma anti-bloggers? Nessuna reazione alle parole di Schifani, che preme per le intercettazioni a discapito del ddl anticorruzione, smarrito nei cassetti. Nessun trafiletto dalle colonne di FareFuturo Web Magazine. Il dubbio su come si comporteranno i ‘futuristi’ di Fini aleggia sullì’aula del Senato, dove pure essi si contano sui palmi di due mani.

APPELLO AI SENATORI DELLA REPUBBLICA

“La libertà è partecipazione informata”

Al Senato la maggioranza cerca di imporre la legge sulle intercettazioni telefoniche che scardinerebbe aspetti essenziali del sistema costituzionale.
Sono a rischio la libertà di manifestazione del pensiero ed il diritto dei cittadini ad essere informati.
Non tutti i reati possono essere indagati attraverso le intercettazioni e viene sostanzialmente impedita la pubblicazione delle intercettazioni svolte
Una pesante censura cadrebbe sull’informazione. Anche su quella amatoriale e dei blog.
Se quella legge fosse stata in vigore, non avremmo avuto alcuna notizia dei buoni affari immobiliari del Ministro Scajola e di quelli bancari di Consorte.
Se la legge verrà approvata, la magistratura non potrà più intervenire efficacemente su illegalità e scandali come quelli svelati nella sanità e nella finanza, non potrà seguire reati gravissimi.
Si dice di voler tutelare la Privacy: un obiettivo legittimo, che tuttavia può essere raggiunto senza violare principi e diritti.
Si vuole, in realtà, imporre un pericoloso regime di opacità e segreto.
Le libertà costituzionali non sono disponibili per nessuna maggioranza.

Stefano Rodotà
Fiorello Cortiana
Juan Carlos De Martin
Arturo Di Corinto
Carlo Formenti
Guido Scorza
Alessandro Gilioli

Clima teso in Rai, Bignardi posticipata di un’ora per delle battute su Berlusconi.

Che clima in Rai. Ora persino delle sciocche battute su Berlusconi creano un clima di caccia alle streghe. L’Era Glaciale, il programma di Daria Bignardi, transfuga da La7, era all’ultima puntata, venerdì scorso. Ma qualcuno ha dato l’ordine di bloccarlo, almeno di ritardarlo. Si sono agitate delle poltrone. Qualcuno ha fatto delle telefonate. Alla fine il programma è andata in onda dopo un’ora, ufficialmente per “problemi tecnici”. Si dà il caso che al suo interno ci fossero due interviste scomode: una a Morgan e l’altra a Fiorella Mannoia. Morgan parla del suo ruolo nel programma musicale di Raidue e delle difficoltà in termini di share. A quel punto Morgan dice che è colpa di Berlusconi, degli uomini di Berlusconi in Rai. Poi fa capire di scherzare. Ma in coda all’intervista riorna a parlare di politica, dice di voler diventare “presidente del consiglio”, di non scender in capo, ma di salire in quota. E stila un “patto della Concordia”, basato su surreali dieci punti. E’ chiaramente un gioco. Improvvisa una imitazione di Prodi, dice “bisogna rivalutare Prodi”, “Prodi è veramente l’unico che lavorava, quindi è impopolare”. “Berlusconi è il problema della sottocultura della televisione”, “è il problema della P2 che parte negli anni settanta”, “Tina Anselmi sarebbe presidente della Repubblica in un paese normale”. Hanno tremato. Tutto questo ha agitato a tal punto i vertici di Raidue da far posticipare la messa in onda della trasmissione. Questi i passaggi “incriminati”:

La Mannoia invece parla del No B Day, che se il presidente del consiglio ha dei problemi sono affari suoi e deve risolverseli non con l’uso privato della cosa pubblica; dice che il PD si deve dare una mossa e fare vera opposizione. Parla di bene della collettività, di Fini e della lettera che Fiorella gli ha scritto, del suo presunto futuro partito, che se fosee in grado di poterci sottrarre a questo pantano, lo potrebbe anche votare.

Tutto ciò è una miscela di antiberlusconismo che per i vertici Rai era meglio passare al vaglio di un controllo preventivo. Nessun taglio, è vero, ma un tentativo di azzoppare l’ascolto del programma c’è stato. Chi va in Rai è avvisato.

1992-1993-1994. Una verità che terrorizza. Il bavaglio si stringe su Annozero e Report.

Per darvi l’idea dell’entità delle parole dette fra i denti oggi da Mr b sulle procure che stanno complottando, si potrebbe pensare all’onda di uno tsunami. La vedi e non capisci cos’è. Ma quando arriva, cancella tutto. Azzera tutto. Le parole di Mr b solo le parole di uno che sa che sta per abbattersi l’onda dello tsunami. Sa che arriva. E’ solo una questione di tempo.
A Milano indagano sia sul caso Mediatrade e le compravendite dei diritti tv fra le sue società occulte, sia sull’attentato di Via Palestro del 1993. L’anno della destabilizzazione. E’ possibile che la Boccassini riapra il fascicolo e riprenda il filone d’inchiesta che vedeva coinvolto Dell’Utri. Ciò è reso possibile dagli sviluppi intercorsi sull’altra sponda, a Palermo e a Caltanissetta, dove il quadro s’è fatto più chiaro fra le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza e Massimo Ciancimino e il famoso papello e lo stralcio di lettera minatoria scritta da Provenzano a Mr b e inviatagli non a mezzo posta ma a mezzo di amici (Vito Ciancimino-Dell’Utri).
Il fatto che oggi Mr b abbia attaccato le procure, quando invece dalle stesse non sembrano giungere ulteriori novità, è segno che Berlusconi è terrorizzato dalla verità che ne potrebbe emergere. Ciò non sarebbe se queste stesse verità non lo vedessero coinvolto nei fatti del 1992.
Intanto dalla RAI provengono segnali ulteriori di censura. E’ una censura non manifesta, bensì burocratica, tesa a ostacolare la realizzazione di certe trasmissioni televisive a carattere giornalistico. I casi: Annozero con Travaglio e altri redattori senza contratto; Report senza assistenza legale. Questi fatti mostrano come “Loro” abbiano messo in pratica una strategia ad ampio raggio: uso dei media di proprietà per bastonare e diffamare, per fare propaganda diretta senza alcuna vergogna (vedi il caso della telefonata a Mattino Cinque, e l’intervista riparatoria a Noemi su SkyTG24); cooptazione dei vertici RAI, nessun editto ma impoverimento dei mezzi della tv di Stato, da una parte facendo saltare il tavolo di trattative con SKY, dall’altra non mettendo sotto contratto e riducendo le tutele legali (manleva).

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    • le Procure di Milano e di Palermo “cospirano contro di noi”
    • Lui sa, per esempio, che la Procura di Milano sta chiudendo non una cospirazione, ma un’indagine giudiziaria che lo vede indagato dall’aprile del 2007 per appropriazione indebita (con conseguente evasione fiscale) insieme al presidente Mediaset Fedele Confalonieri e ad altre sette persone.
    • è uno stralcio del processo che vede imputati Berlusconi e altri dinanzi al Tribunale di Milano per le “creste” sugli acquisti di diritti televisivi e cinematografici in America da parte di una miriade di società offshore del gruppo Fininvest-Mediaset. In quel processo (congelato dal lodo Alfano in attesa che dal 6 ottobre la Consulta si pronunci sulla costituzionalità o meno del Salva-Silvio) il premier è imputato per appropriazioni indebite da 276 milioni di dollari
    • L’inchiesta-stralcio che sta per chiudersi, invece, riguarda l’accusa – come ha scritto Luigi Ferrarella sul Corriere il 25 giugno scorso – di avere “mascherato la formazione di ingenti fondi neri” dirottati dalle casse Fininvest-Mediaset su “conti esteri gestiti dai suoi fiduciari
    • Un replay della vicenda già approdata in Tribunale, solo che quella si riverbera sui bilanci del gruppo fino al 2001, mentre questa si spinge anche negli anni successivi per via dell’ammortamento pluriennale dei diritti tv
    • L’inchiesta-stralcio prende nome da Mediatrade, cioè dalla società berlusconiana che dal 1999 è subentrata alla maltese Ims per l’acquisto dei diritti tv, e riguarda una serie di conti esteri dai nomi variopinti (“Trattino”, “Teleologico”, “Litoraneo”, “Sorsio”, “Pache” e “Clock”)
    • Il Cavaliere sa bene che, scaduti in estate i termini per indagare, la Procura sta per depositare alle difese “l’avviso di conclusione delle indagini e deposito degli atti”: una mossa che, in mancanza di una richiesta di archiviazione, prelude alla richieste di rinvio a giudizio che lo trasformeranno da indagato a imputato.
    • Poi c’è Palermo. Qui il presidente del Consiglio ha voluto essere più preciso: “E’ una follia che ci siano frammenti di Procura che da Palermo a Milano guardano ancora a fatti del ’92, del ’93, del ’94”
    • In realtà non c’è niente di folle a indagare sulle stragi politico-mafiose che hanno insanguinato l’Italia fra il 1992 e il 1993. L’unica follia è che, a 17 anni dalle bombe di Palermo, Milano, Roma e Firenze, non se ne siano ancora smascherati e ingabbiati i mandanti occulti, nonché gli autori e gli ispiratori delle trattative fra pezzi dello Stato e Cosa Nostra
    • le indagini paiono a buon punto, grazie alle rivelazioni di persone molto informate sui fatti, come il mafioso pentito Gaspare Spatuzza (dinanzi alle procure di Caltanissetta, Firenze, Milano e Palermo) e il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo, Massimo Ciancimino
    • su Libero, Gianluigi Nuzzi parlava di importanti acquisizioni da parte di Ilda Boccassini, che indaga sulla strage di via Palestro del 27 luglio 1993, e della possibile riapertura del filone investigativo che aveva portato all’iscrizione di Marcello Dell’Utri (ma anche di Silvio Berlusconi) per concorso in strage
    • riparte per il rush finale davanti alla Corte d’appello di Palermo il processo di secondo grado a carico di Dell’Utri
    • la Corte dovrà decidere se ammettere nel fascicolo processuale la lettera che – secondo Ciancimino jr. – Provenzano inviò a Berlusconi tramite Vito Ciancimino e Dell’Utri nei primi mesi del 1994, in cui prometteva appoggi politici in cambio della disponibilità di una rete televisiva
    • Una possibile prova regina del ruolo di cerniera fra Cosa Nostra e Berlusconi svolto per decenni da Dell’Utr
    • Nulla di segreto: tutto noto e stranoto, almeno nelle segrete stanze (giornali e telegiornali non si occupano di certe quisquilie). Noto, soprattutto, al Cavaliere. Il quale ha deciso di giocare d’anticipo. Così quando gli atti di Mediatrade saranno depositati a Milano e quelli di Palermo saranno acquisiti al processo Dell’Utri, lui potrà dire: ve l’avevo detto che stavano cospirando. Quella di oggi è un’esternazione preventiva. A orologeria
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    • Aria sempre più tesa su due dei programmi di punta di Rai 2 e Rai 3. Da una parte Michele Santoro denuncia i ritardi che stanno mettendo a rischio Annozero, dall’altra il direttore di Rai 3 Paolo Ruffini, si schiera per sollecitare l’assistenza legale ai giornalisti di Report.
    • “E’ un programma che si base su una squadra di freelance. A questi giornalisti la Rai ha garantito copertura legale negli anni passati. Ora l’azienda vuole rivedere la clausola, nonostante il parere contrario della rete. Report è un patrimonio e quindi è utile alla Rai”, dice Ruffini.
    • A due settimane dalla partenza di AnnoZero, nessuno dei contratti dei collaboratori del programma è stato ancora firmato. Compreso quello di Marco Travaglio, uno dei nomi di punta del programma di Rai 2
    • Per questo Michele Santoro, che conduce la trasmissione, ha scritto una lettera al direttore generale della Rai, Mauro Masi e al direttore di Raidue, Massimo Liofredi. Santoro ricorda come gli spot non siano ancora partiti e sottolinea che “non intende rinunciare a quanto le sentenze stabiliscono”. Un chiaro riferimento alla sentenza con cui Santoro è stato reintegrato alla Rai.
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    • la lettera che Michele Santoro oggi ha inviato al direttore generale della Rai Mauro Masi, al direttore di Raidue Massimo Liofredi e ai copnsiglieri di amministrazione
    • a due settimane dalla partenza di Annozero nessuno dei contratti dei miei collaboratori è stato ancora firmato. Allo stesso modo, con grave pregiudizio del lavoro preparatorio del programma,  non sono stati resi operativi gli accordi con operatori e tecnici che sono essenziali per le riprese esterne e le inchieste
    • non sono stati diffusi gli spot che annunciano la data di inizio di Annozero
    • una simile situazione non si era mai verificata da quando lavoro in televisione, né  era mai accaduto che obiezioni e perplessità in materia editoriale si presentassero sotto forma di impedimenti burocratici
    • Mi risulta che anche altri programmi di punta del servizio pubblico, in particolare di Raitre, abbiano gli stessi problemi e si trovino a dover superare ostacoli pretestuosi per la messa in onda. Si tratta di pezzi pregiati che offrono al pubblico importanti motivazioni per continuare a pagare il canone e contemporaneamente risultano tra i più appetibili per la pubblicità in un momento assai difficile del mercato.
    • siamo una delle pochissime trasmissioni della Rai ( credo si contino su una sola mano) che con le entrate degli spot  supera abbondantemente i costi del programma.
    • un’eventuale soppressione del programma aprirebbe un buco difficilmente colmabile nella programmazione, arrecando un danno ai bilanci della Rai valutabile in decine di milioni di euro.
    • giornali e agenzie vicini al Presidente del Consiglio continuano a diffondere notizie su vostre intenzioni che a me non risultano ma che voi non provvedete a smentire, sono costretto a ricordare, a voi prima di tutto ma anche al Presidente della Rai e ai Consiglieri di amministrazione, che io sono in onda non per le decisioni di un partito ma per una sentenza della magistratura interamente confermata in appello
    • Perciò pende un procedimento presso la Corte dei Conti che vorrebbe attribuire a responsabilità individuali i costi che la Rai ha dovuto accollarsi per le condanne subite.
    • io non intendo rinunciare a quanto le sentenze stabiliscono; e, nell’interesse dell’Azienda, mi aspetto che si recuperi il tempo perduto siglando tutti i contratti (e tra essi quello di Marco Travaglio), da noi predisposti più di due mesi fa, prima che Annozero fosse presentato a Milano agli investitori pubblicitari come un punto di forza del palinsesto autunnale

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