La clamorosa svolta di Di Pietro, ammaliato dalle sirene del Centrismo

Con una clamorosa intervista al CorSera, Di Pietro abbandona la sponda sinistra per intraprendere la grande traversata del deserto. Di Pietro, l’antiberlusconiano per eccellenza, l’uomo che definì Berlusconi come Hitler. Il grande schiaffo che Di Pietro fa ai 27 milioni di voti ai referendum da lui sostenuti – sebbene inizialmente con delle sostanziali differenziazioni rispetto ai movimenti – è partito dagli scranni di Montecitorio con il beneplacito di B.

Sì, tutta la stampa filogovernativa plaude al cambio di rotta di Tonino. Ferrara scrive trionfante: “Habemus Statistam!”.

Stufo di sentir parlare di opposizione di “sinistra”, Di Pietro ha osservato per mesi il suo tornaconto elettorale crollare impietosamente dal 7% del 2008 al magro 5% delle scorse amministrative. Di Pietro si è fatto i conti in tasca: ha scoperto che a reggere il tappeto rosso alla FIOM sono già in tanti. Che Vendola forse è più portato. Che a Napoli ha vinto, ma De Magistris è troppo pendente verso SeL.

Con il crollo del Cavaliere c’è tutto un elettorato che va riportato sulla retta via. Ce lo hanno già detto i referendum: sono andati a votare 27 milioni di italiani, molti di più dei 17 che votarono centrosinistra alle Politiche (La Stampa.it).

Ma quel che sorprende sono le parole di riguardo che Di Pietro riserva per quello che fino a qualche tempo fa chiamava stupratore della democrazia: Berlusconi, dice, è una persona sola, che cerca di comprare una felicità che non ha. “I miei sentimenti”, afferma, “sono di una humana pietas per lui”. E di rabbia – rab-bia – per quei cortigiani che di lui approfittano. Sì, il Berlusconi descritto dal Di Pietro odierno è un signore che va difeso dalla marmaglia che cerca di sottrargli qualche penny. Un signore che se portasse delle vere riforme in Parlamento, lui è persino PRONTO A VOTARLE.

Oggi, dice Di Pietro, attaccare Berlusconi non basta più. Ecco il perché di quella dura reprimenda in aula contro Bersani e il PD. Di Pietro – non l’IDV, che non è assolutamente interpellato in questo cambio di rotta politica, fatto che ci consegna la misura di un partito personalistico, usato a proprio piacimento dal leader (puro stile PdL) – dice di voler andar OLTRE (altro termine rubacchiato a certi rottamatori del PD) la sinistra classica, oltre la contrapposizione al premier. “Salviamo il welfare”, dice, “ma potenziamo il libero mercato”! Lui, strenuo difensore dell’acqua pubblica, ha calato la maschera. L’opportunista Di Pietro vuole capitalizzare al centro poiché a sinistra non c’è più spazio. Ha usato il referendum come trampolino di lancio per proporsi ad una platea più vasta del solito movimentismo girotondista. E’ finito il tempo dell’antiberlusconismo, dello “stare seduti e vedere cosa succede” – dice a Telese al Fatto Q.

Ecco, se ne è accorto. Sono anni che attendavamo la fine della politichetta della sinistra contro la destra berlusconiana e viceversa. Sono anni che scriviamo di riprenderci la politica. Forse che la campagna elettorale di Pisapia ha suggerito qualche cosa? Stupisce però il cambiamento repentino. Il suo è uno scarto a destra, uno smarcamento alla Renzi.

Non è un inciucio. E’ strategia politica (a fini elettorali). Nuda e cruda.

Regionali 2010, black out sondaggi? La statistica contro il buio.

Come saprete, in applicazione dell’art.8 della legge 22 febbraio 2000, n.28 e delle delibere dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni n. 24/10/CSP pubblicata sulla G.U. n. 41 del 19 febbraio 2010 e n. 25/10/CSP pubblicata sulla G.U. n. 51 del 3 marzo 2010, non è possibile pubblicare sondaggi di natura politico elettorale durante gli ultimi quindici giorni di campagna elettorale. La legge parla chiaro:

Art. 8. (Sondaggi politici ed elettorali)

1. Nei quindici giorni precedenti la data delle votazioni è vietato rendere pubblici o, comunque, diffondere i risultati di sondaggi demoscopici sull’esito delle elezioni e sugli orientamenti politici e di voto degli elettori, anche se tali sondaggi sono stati effettuati in un periodo precedente a quello del divieto.

E successivamente al comma 3, si specifica che “i risultati dei sondaggi realizzati al di fuori del periodo di cui al comma 1 possono essere diffusi soltanto se accompagnati dalle seguenti indicazioni, delle quali è responsabile il soggetto che ha realizzato il sondaggio, e se contestualmente resi disponibili, nella loro integralità e con le medesime indicazioni, su apposito sito informatico, istituito e tenuto a cura del Dipartimento per l’informazione e l’editoria presso la Presidenza del Consiglio dei ministri”. Ma ecco che il sito ospitante, http://www.sondaggipoliticoelettorali.it/ è del tutto oscurato e non permette la visualizzazione dei sondaggi fin qui realizzati. Significa, secondo la Presidenza del Consiglio, che la lettura di sondaggi riguardanti l’andamento politico-elettorale di sei mesi fa può in qualche maniera influenzare l’orientamento politico del cittadino elettore di oggi. Un sofismo della peggior specie.

E allora è corretto e opportuno chiamare in soccorso la Statistica, non i sondaggi, non sondaggi nuovi, bensì quelli vecchi, già pubblicati, negli archivi delle testate giornalistiche, già registrati presso il sito informatico della Presidenza. E’ ciò che fa Termometro Politico, che in un post mostra la serie storica dei sondaggi realizzati sulle intenzioni di voto dal Giugno 2009 (Europee) al 1° Marzo 2010. E applica a essa gli strumenti previsionali della statistica, largamente impiegati nelle analisi di mercato. L’esito? La serie storica del PdL degli ultimi dieci mesi, secondo i sondaggi realizzati, è in flessione. Termometro Politico applica la media mobile a 3, a 5 e a 7 rilevamenti, e una tendenza polinomiale di quinto ordine. Yes, political! ha provato a estendere l’analisi alle coalizioni in gioco e ai due principali partiti, con l’accortezza di impiegare una polinomiale di terzo ordine anziché di quinto. Ecco cosa ne è uscito:

Linea di tendenza - polinomiale di terzo ordine

La polinomiale descrive un arco a scendere ed è in accordo con le tre medie mobili. La tendenza ultima è di una flessione, ma Il PdL nell’arco Giu ’09 – Mar ’10, tende a racimolare qualche voto, passando dal 35.2% delle Europee al dato previsionale della polinomiale pari a circa 36.8%.

Linea di tendenza - polinomiale di terzo grado

La curva del Pd, invece, mostra una tendenza finale alla crescita – non confermata dalle medie mobili che permangono in ribasso – pur dopo una sensibile flessione dei consensi. Non sembrebbe però in grado di sfondare quota 30%. Diverso il discorso per la coalizione di Centro-Sinistra, dove l’apporto o meno di Rifondazione è marginale e non tende a modificarne l’andamento, più semplicemente ne trasla la curva di circa due punti percentuali più in alto, mentre si fa sentire il trend positivo di IDV:

Linea di tendenza - curva polinomiale di terzo ordine

Linea di tendenza - curva polinomiale di terzo ordine

La coalizione di centro-destra (PdL+Lega) invece, sembra mostrare la tendenza opposta, in accordo con il dato del solo PdL, mentre la Lega non sembra poter incidere sul dato nazionale, rimasto inchiodato al 10%:

Linea di tendenza -curva polinomiale di terzo ordine

L’insieme dei quattro indici previsionali parlano di tendenza alla flessione nel consenso alla coalizione di centro-destra, ma non tale da farle perdere la maggioranza relativa nel paese. PdL e Lega reggono al di sopra del 48% e mantengono un distacco di sette punti circa dalla pericolosa sinistra. Tutto ciò ha valore sino al 01 Marzo 2010. Una tendenza al riavvicinamento fra i poli, dato che può anche non essere significativo nella discussione su chi vincerà le Regionali. Il Centro-sinistra parte con il dato stratosferico del 2005, quando vinse 12 regioni a 2. Condizione irripetibile. Un computo sulle sole regioni vinte, vedrebbe il Pd comunque perdente. Una analisi della serie storica, invece, con il dato delle regionali, dirà a Bersani e soci se il partito ha raggiunto la fine del doloroso limbo.

I risultati dei sondaggi realizzati al di fuori del periodo di cui al comma 1 possono essere diffusi soltanto se accompagnati dalle seguenti indicazioni, delle quali è responsabile il soggetto che ha realizzato il sondaggio, e se contestualmente resi disponibili, nella loro integralità e con le medesime indicazioni, su apposito sito informatico, istituito e tenuto a cura del Dipartimento per l’informazione e l’editoria presso la Presidenza del Consiglio dei ministri