Un mio articolo per il blog “Giovine Europa” degli amici federalisti Ernesto Gallo e Giovanni Biava:
http://www.linkiesta.it/blogs/giovine-europa-now/cittadini-non-sudditi
Buona lettura.
Un mio articolo per il blog “Giovine Europa” degli amici federalisti Ernesto Gallo e Giovanni Biava:
http://www.linkiesta.it/blogs/giovine-europa-now/cittadini-non-sudditi
Buona lettura.
Farneticante. L’ombra di sé stesso. Oppure il disvelamento di ciò che è sempre stato e che ha tenacemente nascosto per anni. Francesco Rutelli, leader dell’API (e del partito ombra della Margherita, grazie al quale può godere di rimborsi elettorali doppi, ricordatevelo), in una intervista a Il Giornale, si scaglia contro lo ius solis con dichiarazioni choc.
“Rischiamo di trasformare l’isola di Lampedusa nella più clamorosa clinica ostetrica d’Europa”: questa frase, detta da uno dei fondatori del PD, dimostra quanto poco serio e preparato sia il personale politico italiano. Rutelli è ignorante. E’ talmente ignorante che chi lo va ad intervistare diventa complice di questa ignoranza. Si può discutere di ius solis e di cittadinanza per i nati sul territorio italiano – quindi di bambini, ripeto, bambini – non con questo genere di osservazioni semplicistiche e dettate dall’esigenza di fomentare paura nel lettore. Già, poiché la strategia dell’ex sindaco di Roma è puramente di marketing politico. Cosa gli interessa dello ius solis? Gli interessa caratterizzare il proprio movimento politico in una cornice di centro-destra per permette a sé stesso e al suo gruppo di interesse una qualche chance di sopravvivenza in un quadro partitico sempre più vacuo e indistinguibile. Ecco, la sua mossa – maldestra, inopportuna, direi quasi ridicola – è quella di scavalcare Fini a destra. Vuol parlare al ceto ultra-conservatore.
Lo ius solis è una norma di civiltà. Ed esiste già in Italia, ma si tratta di un meccanismo che si innesca solo su domanda, per i nati in Italia (da genitori non cittadini italiani) che hanno risieduto nel nostro paese ininterrottamente fino al compimento dei 10 anni di età. Rendere più facile ottenere la cittadinanza per dei bambini (ripeto, bambini!) non deve esser argomento utilizzato per mere beghe partitiche.
Questa storia del post di Grillo contestato dai grillini sul suo stesso blog mi sembra una non notizia. La vera distrazione di massa l’ha messa in opera lui, riuscendo a far parlare di sé e non del problema della cittadinanza, delle presunte divisioni del Movimento 5 Stelle piuttosto che dei limiti impliciti del metodo da loro operato, così rigido verso il programma e a prassi di consultazione degli iscritti anche per decidere delle sciocchezze, come per esempio votare per aderire o meno a una manifestazione come quella de L’Italia sono anch’io.
In verità vi parlo di questa vicenda per due ordini di ragioni:
Punto primo: nei commenti al post si possono leggere, a giustificazione delle parole di Grillo (lui trova sempre dei volontari che lo interpretano e lo giustificano), argomentazioni tipiche del più becero leghismo, segno che la ‘base’ non è così omogenea come si vorrebbe far intendere. Anzi, l’assenza di una qualsivoglia analisi del problema della cittadinanza ai figli degli immigrati, il voler paventare a tutti i costi e in tutti gli ambiti l’idea del complotto, della manovra ad arte per distrarre le menti del popolo, ha avuto la funzione di detonatore mediatico. E’ la classica strategia del trollismo:
Un Troll è quell’individuo che interagisce con la comunità tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente stupidi, allo scopo di disturbare gli scambi normali e appropriati. Spesso l’obiettivo specifico di un troll è causare una catena di insulti dettaflame war; una tecnica comune consiste nel prendere posizione in modo plateale, superficiale e arrogante su una questione già lungamente dibattuta, specie laddove la questione sia già tale da suscitare facilmente tensioni sociali (cfr. Il fenomeno del trollismo).
Forse non sarà la definizione più esaustiva di trollismo, ma aiuta a capire come agisce Grillo con il blog e la rete. In questo senso è un maestro e si sta caratterizzando sempre più nel verso di un trollismo antagonista e prettamente contrario alle idee liberali e progressiste. La sua ricetta è sempre la stessa: la politica è merda e deve essere abolita. Tutto è male e il complotto è sempre in agguato. Ma ‘l’odio è un carburante nobile’, l’odio alimenta un sentimento che è di volta in volta anti-giornalisti, anti-casta, anti-governo, anti-maggioranza e anti-opposizione, anti-banchieri, anti-immigrati, anti-stranieri, anti tutto:
Bene, così arriveranno barconi di donne gravide solo per far aver la cittadinanza ai loro figli. Mi spiace, ma questo non mi va bene!
Chissà perchè non arrivano mai norvegesi, danesi, australiani, ecc a chiedere la cittadinanza italiana, ma sempre quelli con le pezze al culo da mantenere. Svegliatevi!!!
La cittadinanza senza criteri seri è la fine della democrazia, nulla ha a che fare con i diritti degli immigrati. Vogliono solo riempire il territorio, Italiano o di qualunque altra nazione, di SCHIAVI da sfruttare e schiavizzare noi.Il motivo in punto di diritto è semplicissimo: NOI NON VOTIAMO IN EGITTO O IN PERU’, non possiamo subire le scelte dei dittatori del terzo mondo (tratto dai commenti al blog di Grillo).
Punto secondo: sulla questione dell’adesione alla manifestazione L’Italia sono anch’io sono stati chiamati ad esprimersi in primis i consiglieri regionali e comunali in quota M5S di Piemonte ed Emilia-Romagna. Hanno in entrambi i casi scelto di votare a favore dell’iniziativa, pur con la precisazione che la cittadinanza è questione da dibattere a livello nazionale e non regionale o tantomeno comunale. Bertola in Piemonte ha addirittura ricevuto dalla base degli iscritti l’assenso all’adesione. Insomma, gli eletti lavorano all’interno delle istituzioni un po’ secondo coscienza e un po’ seguendo il metodo difficilissimo della condivisione delle decisioni. Poi, come una mannaia, cala il giudizio del capo: e come la scorsa volta con il caso della difesa dei giornalisti de l’Unità, vengono scritte sul blog quattro righe per sconfessare e delegittimare gli eletti e il loro operato nelle istituzioni. Perché?
Difficile dare una risposta. Forse il leader soffre la personalità del duo bolognese. Forse un M5S al 7% al livello nazionale è una “cosa” troppo grande e che può sfuggire di mano. Meglio allora sabotarla da dentro, farla collassare. Prima che si emancipi dal padre.
Acquisizione Cittadinanza
La seduta odierna alla Camera ha visto la discussione dei DDL relativi alla modifica della legge 91/1992 che disciplina l’acquisizione della cittadinanza. In Commissione è stato approvato a maggioranza un testo unificato dei vari progetti presentati, che di fatto non piace né al PD, né ai finiani, fra i quali spicca il deputato Granata, autore insieme a Andrea Sarubbi del PD del testo della cosidertta “cittadinanza breve”, più volte teorizzata da Gianfranco Fini nei suoi interventi in pubblico e invece invisa alla Lega. Le modalità di acquisizione della cittadinanza dividono lo schieramento parlamentare: secondo la relatrice Isabella Bertolini (PdL), il testo elaborato in Commissione è un tentativo
“di adeguare le esigenze che sono emerse nel corso di questi anni, sulla base del principio che tra tutte le proposte di legge in esame, che sono ben quindici, è rilevabile che la cittadinanza non debba più essere un acquisto automatico a seguito della permanenza sul territorio italiano per un determinato numero di anni, ma debba costituire il riconoscimento di un’effettiva integrazione, una cittadinanza quindi basata non su un fatto quantitativo, bensì su un fatto qualitativo (fonte: stenografico assemblea Camera);
di fatto però chi ha elaborato il DDL della maggioranza intende il percorso di integrazione come qualcosa che precede l’acquisizione della cittadinanza e non si capisce come possa una persona integrarsi sul territorio italiano rimanendo per anni “straniero” pur avendo lavoro, famiglia, casa, pur conoscendo la lingua e la cultura. Viceversa, l’approccio del testo Sarubbi-Granata è diametralmente opposto e prefigura l’acquisizione della cittadinanza come propedeutica all’integrazione.
Di fatto, in mancanza di politiche concrete volte a favorire l’integrazione, l’acquisto della cittadinanza si trasforma in un percorso a ostacoli in cui nemmeno più vi è la garanzia della scadenza temporale: infatti, passati i dieci anni di residenza continuativa in Italia, non vi sarà alcun meccanismo automatico di conferimento della cittadinanza, ma ciò sarà dipendente dallo svolgimento di un “percorso di cittadinanza”. Lo straniero dovrà addirittura frequentare un corso della durata di un anno, al termine del quale otterrà la patente di “italiano”, per così dire. Addirittura, gli verrà chiesto di giurare sulla Costituzione, come fanno i ministri quando entrano in carica, e in conseguenza di questo riceveranno in omaggio la Costituzione.
Per Italo Bocchino (PdL), il testo della relatrice Bertolini è “un ottimo testo di partenza” ma naturalmente “bisogna essere pronti al dialogo e alla discussione […] dobbiamo essere attenti attenti a non politicizzare questa riforma, altrimenti non la facciamo […] siamo convinti di trovare una convergenza con gli altri gruppi parlamentari” (fonte: stenografico assemblea Camera). Casini (UDC) invece sembra aver aperto spiragli per il testo Sarubbi-Granata, ma continua a prefigurare l’acquiizione della cittadinanza come un aspetto terminale di un percorso integrativo:
è questo, dunque, il momento di andare oltre, potenziando il meccanismo dello ius soli che attribuisce la cittadinanza a colui che nasce nel territorio dello Stato indipendentemente da quella dei genitori. Oltre a ciò, è l’intero orizzonte politico e culturale a suggerire una radicale capacità di adeguamento degli istituti, anche giuridici, della vecchia statualità nazionale, alle nuove sollecitazioni dell’epoca attuale. Occorre, inoltre, partire dal concetto che la cittadinanza non è di per sé un fattore di integrazione, bensì l’arrivo di un percorso di integrazione culturale. Essa, infatti, non costituisce soltanto un riconoscimento di una lista di diritti, ma rappresenta qualcosa di più strettamente connesso con i principi fondamentali e con i valori fondanti della nazione (fonte: stenografico assemblea Camera).
Invece Dario Franceschini è stato polemico con la proposta PdL di rimandare il tutto al dopo-elezioni regionali e dice con fermezza di cominciare da questa discussione a verificare “se c’è una corrispondenza tra le parole, anche importanti, pronunciate da molti esponenti e leader della destra di fare un passo avanti sul tema della cittadinanza”.
Trovo assolutamente sgradevole, sbagliata e da respingere l’affermazione – che prima correva nei corridoi, adesso è stata pronunciata in Assemblea – secondo la quale dovremmo rinviare l’approvazione della legge sulla cittadinanza a dopo le elezioni regionali. Io debbo chiedere: che cosa c’entrano le elezioni regionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Se una norma è giusta e va incontro ad un principio costituzionale, si può pensare di approvarla o meno prima o dopo le elezioni regionali perché questo potrebbe spostare in termini di consenso e di voto? Ma chiedo, che rispetto è degli elettori questo: «La facciamo dopo perché così avete già votato!» (fonte: stenografico assemblea Camera).
Già E’ forse ora che la fronda dei finiani si faccia finalmente vedere in Parlamento e voti secondo quello che va affermando.
Art. 2. – (Condizioni per la concessione della cittadinanza).
1. La lettera f) del comma 1 dell’articolo 9 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, è sostituita dalla seguente:
«f) allo straniero che risiede legalmente e stabilmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica, previo svolgimento del percorso di cittadinanza di cui all’articolo 9-ter».
Art. 3. – (Percorso di cittadinanza).
1. Dopo l’articolo 9-bis della legge 5 febbraio 1992, n. 91, è inserito il seguente:
«Art. 9-ter. – 1. L’acquisizione della cittadinanza italiana nell’ipotesi di cui all’articolo 9, comma 1, lettera f), è subordinata:
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