Verso la super Commissione Europea

In una riunione a Varsavia, lo scorso lunedì, undici ministri degli esteri di paesi appartenenti all’Unione hanno firmato un accordo per riformare il governo dell’Europa passando attraverso la riduzione del numero dei commissari, la elezione diretta del presidente della Commissione e attribuendo maggiori poteri al Parlamento.

Al meeting erano presenti i ministri degli Esteri di Germania, Francia, Italia, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, ovvero i sei paesi fondatori, più Spagna, Portogallo, Polonia e Danimarca (le ultime due non fanno parte dell’area Euro). Del gruppo non fanno parte né la Gran Bretagna, nè la Grecia. A questa lista di proposte vanno aggiunte quelle formulate dal (vacuo) presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy, il quale ha annunciato giovedì scorso la volontà di proporre al vertice di ottobre la possibilità di creare un bilancio unico per la zona euro e la gestione condivisa di un debito “limitato” al fine di rafforzare l’unione economica e monetaria.

Sia chiaro, si tratta di proposte pienamente auspicabili per il futuro dell’Unione, ma il fatto che vengano formulate in un ambito relazionale di stampo confederativo – il consesso dei ministri degli Esteri degli Stati Nazionali Europei – e non nel Parlamento Europeo o nei parlamenti nazionali, è il chiaro sintomo di una integrazione guidata dall’alto e non motivata davanti all’opinione pubblica europea, che così non ha nemmeno l’opportunità di manifestarsi nel mondo. Il cosiddetto “gruppo di riflessione” che si è riunito a Varsavia, altri non è se non il club di Berlino, una sorta di gruppo di volenterosi, impegnato a costruire i meccanismi della futura Europa Federale, un ou topos a lungo teorizzato e immaginato dai filosofi e politologi impegnati a trovare soluzioni tecniche e organizzative per fermare le guerre dei Cento e dei Trenta Anni e quindi le guerre mondiali.

Il gruppo di riflessione trasmetterà la sua relazione finale a Van Rompuy, al presidente della Commissione, José Manuel Barroso, e ai parlamenti nazionali dell’UE. Il ministro degli Esteri polacco, Radoslaw Sikroski liquidò pochi mesi fa tutti gli allarmi su Berlino con una frase sibillina: “Temo la potenza tedesca meno di quanto cominci a temerne la passività”. Ieri ha detto che chiederà al Club Berlino una maggiore integrazione politica. “Abbiamo bisogno di portare più trasparenza e democrazia per le nostre istituzioni in risposta alla mancanza di fiducia che si può vedere oggi in Europa”. Fonti del ministero degli Esteri spagnolo ha sottolineato che la proposta prevede anche il miglioramento meccanismi decisionali dei Ventisette: maggioranza qualificata anziché unanimità. Con una sola eccezione: i successivi allargamenti dell’Unione.

(Articolo in parte tratto da @el_pais).

Dietro ACTA la strategia ultra repressiva della Commissione Barroso

[tradotto da cubicamente] Articolo originale su LQDN
La Commissione europea sta inesorabilmente difendendo ACTA, l’Anti-Counterfeiting Trade Agreement, tanto che deve affrontare l’opposizione diffusa in Europa e fuori. Raffigurando falsamente ACTA come un accordo accettabile, la Commissione sta preparando la strada per la sua agenda ultra-repressiva in fatto di rafforzamento del copyright, come rivelato nei documenti appena pubblicati. I cittadini e i loro rappresentanti eletti in tutta Europa devono denunciare questa pericolosa deriva del processo di decisione politica, che è destinato a minare le libertà online e la stessa architettura di Internet, che invece richiedono una profonda riforma del diritto d’autore.
La scorsa settimana, Neelie Kroes (Commissario UE per l’Agenda digitale) e Viviane Reding (commissario europeo per la Giustizia, Cittadinanza e diritti fondamentali) hanno entrambi espresso il loro sostegno ad ACTA, aiutando così Karel De Gucht, commissario per il Commercio Internazionale, nella ‘vendita’ di questo infame accordo al Parlamento Europeo. Il commissario De Gucht ha passato un sacco di tempo la scorsa settimana facendo lobbying presso il Parlamento Europeo, incontrandosi con i vari gruppi politici per convincerli che l’opposizione ad ACTA si basa sulla disinformazionee che i membri del Parlamento Europeo (MEP) dovrebbe accettarlo.E’ estremamente preoccupante vedere sia Neelie Kroes che Viviane Reding indifferenti alle numerose critiche contro ACTA. La Quadrature du Net, come sottolinea in un documento (1), sostiene che gli argomenti addotti dai commissari UE a favore di ACTA non resistono ad una verifica dei fatti.
Ancor più preoccupante è che, senza nemmeno aspettare la decisione del Parlamento europeo di accettare o rifiutare ACTA, il commissario Michel Barnier, responsabile del mercato interno, sta già spingendo per la nuova applicazione di misure repressive in materia di copyright analoghe a quelle dei disegni di legge Sopa / PIPA negli Stati Uniti. Una ‘roadmap’ pubblicata di recente sulla revisione dell'”Intellectual Property Rights Enforcement direttiva” (IPRED – 2), conferma che la Commissione intende specificamente affrontare casi di violazione on-line, utilizzando ACTA per implementare meccanismi di censura privati ​​nell’ordinamento normativo europea (3).
Il documento suggerisce che un rapido, extra-giudiziale oscuramento dei contenuti online, blocchi nelle forme di finanziamento dei siti web che si presume siano in violazione e anche misure di filtraggio del traffico Internet potrebbe essere considerati (4) con il pretesto della cooperazione tra gli operatori di Internet e le industrie del copyright (5). Inoltre, vi è una chiara volontà di estendere la portata delle sanzioni attraverso una definizione di “scala commerciale”, che dovrebbe includere qualsiasi attività che possa provocare perdite di ricavi per le major del cinema e della musica (6).
“La Commissione europea sta cercando di aggirare la democrazia per imporre misure repressive che saranno rese inevitabili da ACTA. Mentre Michel Barnier sta già lavorando per implementare le misure repressive di ACTA nel diritto comunitario nella revisione di IPRED, i commissari De Gucht, Kroes e Reding chiedono al Parlamento di accettare ACTA, come se si trattasse di un accordo commerciale innocuo. La verità è che la Commissione sta cercando di imporre l’agenda scritta dalle Industrie del settore per far rispettare le politiche obsolete sul copyright, sui brevetti e sui marchi attraverso dure sanzioni penali e misure extra-giudiziarie” ha dichiarato Jérémie Zimmermann, portavoce del gruppo di difesa dei cittadini La Quadrature du Net.
“Ciò che è necessario non è una maggiore repressione, ma un aperto dibattito per la positiva riforma di un regime del copyright che è sempre più in contrasto con i diritti fondamentali e l’innovazione. Se ratificato, ACTA creerebbe nuovi significativi ostacoli alla riforma. I cittadini dell’UE devono continuare ad invitare i loro rappresentanti eletti a respingere ACTA. E’ l’unico modo per bloccare questa corsa agli armamentie sviluppare un quadro positivo per l’attività creativa in un ambiente digitale e le nuove pratiche culturali” dichiara Philippe Aigrain, co-fondatore de La Quadrature du Net.

Entra in contatto con i membri del Parlamento Europeo per assicurarsi che essi sappiano di che cosa tratta davvero ACTA.

1. https :/ / www.laquadrature.net / wiki / Counter-Arguments_Against_ACTA
2. Vedi la nostra webdossier il IPRED: http://www.laquadrature.net/en/anti-sharing-directive-ipred
3. Secondo questo documento, “il relativo anonimato di Internet, la sua natura transfrontaliera e dei suoi servizi ai consumatori e user-friendly accessibili da tutto il mondo hanno creato un ambiente online in cui tali soggetti non possono essere facilmente identificati, le prove digitali sono difficili da preservare, i danni derivanti dalle vendite su internet sono difficili da quantificare e, dopo essere stato scoperto, i trasgressori in fretta possono”riapparire” sotto un nome diverso”. Vedi: http://ec.europa.eu/governance/impact/planned_ia/docs/2011_markt_006_rev
4. Come dice l’articolo 27 di ACTA, IPRED prevede già misure per “scoraggiare ulteriori violazioni”. Sembra che la Commissione voglia imporre misure ad hoc per impedire le violazioni.
Nel corso di una udienza presso il Parlamento Europeo sui marchi di fabbrica a metà gennaio, Jean Bergevin, capo unità per l’applicazione della proprietà intellettuale presso la Commissione europea, ha sottolineato che il blocco DNS veniva considerata come una misura di ultima istanza, quando di diritto civile non riesce a fermare l’infrazione.
5. La cooperazione è una parola make-up per celare misure extra-giudiziarie. ACTA incoraggia la cooperazione per affrontare i contenuti online in presunta violazione del copyright (art. 27,4). Il documento indica una tabella di marcia che recita:
“Misure complementari in strumenti di soft-law destinati a distruggere il businness/catena del valore della contraffazione e ad accrescere la cooperazione tra i titolari dei diritti di proprietà intellettuale e gli intermediari (ad esempio fornitori di servizi Internet, gli spedizionieri e corrieri, i service provider di pagamernto, ecc.) non si possono escludere”.
Questo chiaramente fa eco alle misure di SOPA e PIPA. Previa notifica da parte delle industrie di intrattenimento, i motori di ricerca così come i fornitori di pagamento e gli inserzionisti sarebbero stata impossibilitata a fornire prestazioni o di contrattare con determinati siti web, senza alcuna decisione giudiziaria. Per un’analisi dettagliata di tali disposizioni, si veda: http://benkler.org/WikiLeaks_PROTECT-IP_Benkler.pdf
Osservate come “cooperazione” è diventata una parola chiave nelle politiche di tutela del copyright: http://www.laquadrature.net/wiki/Cooperation
6. Vedi argomentazioni contrarie a quanto sostenuto dalla Commissione Europea che ACTA è relativo solo alla contraffazione su larga scala: https://www.laquadrature.net/wiki/Arguments_Against_ACTA # 0,22 ACTA_does_no …

Le bugie della Commissione Barroso su ACTA

La Quadrature du Net è una associazione francese impegnata da anni nella lotta per l’indipendenza e la neutralità della Rete. Lanciò l’allarme su ACTA, l’accordo internazionale anti contraffazione, già due anni fa, nel silenzio generale. La Quadrature du Net ha smascherano le bugie della commissione Barroso.

Articolo tratto da La Quadrature du Net e tradotto da cubicamente.

In un documento pubblicato sul proprio sito web e che gira in Parlamento Europeo, la Commissione ha messo in circolazione altre bugie su ACTA.
1. “ACTA è importante per la competitività esterna dell’Unione europea, la crescita e l’occupazione nonché per la sicurezza dei cittadini”

  • ACTA è un diretto sottoprodotto delle attività di lobbying dell’offensiva lanciata nel 2004 dalla Camera di Commercio Internazionale, presieduta dal direttore generale della Vivendi-Universal
  • Jean-René Fourtou, la cui moglie ha agito come relatore del Parlamento UE per la Direttiva Enforcement (IPRED) adottata nello stesso anno. E ‘uno dei peggiori esempi di come gli interessi privati ​​possano assumere decisioni politiche.
  • ACTA potrebbe essere stato negoziato, come altri accordi commerciali, ma non è solanto un accordo commerciale sulle tariffe. ACTA generalizza  sanzioni civili estreme e allarga la portata delle sanzioni penali. […]
  • •Non c’è mai stata alcuna valutazione sulla necessità di tale accordo plurilaterale. La Commissione non ha mai dimostrato che queste norme standard applicabili in tutto il mondo vadano a beneficio dell’interesse pubblico generale dell’Unione europea, tanto meno per il resto del mondo.
  • Invece di imporre ACTA ai paesi in via di sviluppo, l’UE dovrebbe urgentemente osservare le più ampie conseguenze delle sue politiche attuali (EUCD, IPRED) per l’innovazione, l’accesso alla
  • cultura e dei diritti fondamentali e la riforma di queste politiche per gettare le fondamenta di una vera economia basata sulla conoscenza.
  • Contrariamente a quanto sostiene la Commissione, la trasparenza su ACTA è stato possibile solo dopo che documenti negoziali sono stati fatti trapelare dagli addetti preoccupati delle conseguenze di ACTA. Queste fughe di documenti hanno costretto i negoziatori a rilasciare i testi della trattativa nella primavera del 2010, più di 3 anni dopo l’inizio dei negoziati.
  • La negoziazione e la realizzazione di ACTA ha bypassato organizzazioni internazionali legittime (WTO, WIPO) dove la politica sul copyright, brevetti e marchi di fabbrica sono
    in discussione. Ciò è considerato ancor più inaccettabile tanto che un numero crescente di paesi sta capendo l’importanza di riformare queste politiche rompendo con la politica della repressione cieca.
2. “ACTA è un accordo equilibrato, che fornisce una protezione adeguata ai settori in necessità, salvaguardando i diritti dei cittadini e dei consumatori”
  • Le garanzie nel testo sono puramente generiche e dichiarative, soprattutto nelle parti generali dell’accordo, in cui le disposizioni di applicazione, in genere vagamente formulate, sono vincolanti per i firmatari. Per esempio, lo studio legale professori Kroff e Brown sottolinea che ACTA “rafforza globalmente e significativamente le misure di esecuzione (in particolare il diritto criminale), senza alcuna delle garanzie e delle eccezioni necessarie per garantire un equilibrio di interessi tra titolari dei diritti e delle parti”.
  • La Commissione dice che ACTA non va oltre l’acquis communitaire, ma leader UE nello studio del diritto hanno chiarito che su punti importanti in realtà lo eccede:, in particolare su misure penali, per i quali non c’è acquis communitaire, e misure alle frontiere;
  • Le norme di ACTA potrebbero non essere contrarie alla direttiva sul commercio elettronico, EUCD o IPRED, ma la rafforza e impedisce ai legislatori europei di modificarne punti cruciali;
  • La logica generale del capitolo sul digitale di ACTA apre la strada a misure extra-giudiziarie, simili a quelle di SOPA e PIPA, per cui i detentori dei diritti d’autori e gli ISP o i provider di servizi finanziari dovrebbero “cooperare” per adottare “misure” contro presunte violazioni che possono consistere anche in meccanismi di censura, bypassando il diritto ad un giusto processo.
  • Questa lettura è confortata dalle sanzioni penali previste per “favoreggiamento” alle infrazioni (art. 23,4). Tali preoccupazioni sono inoltre accentuate dalla strategia IPR della Commissione UE e l’attuale revisione della direttiva IPRED sull’e-Commerce.

3. “L’obiettivo di ACTA è di far rispettare adeguatamente i diritti di proprietà intellettuale, ma non crea nuovi diritti “

  • ACTA modifica la portata delle sanzioni penali negli Stati membri dell’UE, assicurando che essa sarà applicata per i casi di violazione su “scala commerciale”, definita come “diretto o indiretto vantaggio economico o commerciale “(art. 23,1). Questo termine è vago, aperto a qualsiasi interpretazione, e proprio chiaramente sbagliato quando si tratta di determinare il campo di applicazione di una norma proporzionata, in quanto non fa alcuna distinzione tra violazione commerciale e non-profit. Diffuse pratiche sociali, come il non-profit filesharing tra gli individui, così come l’editing di un sito web di informazioni o di distribuzione di innovativi strumenti tecnologici, potrebbe essere interpretato come “scala commerciale”.
  • Estendendo il campo di applicazione delle sanzioni penali per “favoreggiamento” a tali “violazioni su scala commerciale”, ACTA creerà strumenti giuridici che minacceranno ogni attore di Internet. Fornitori di accesso, di servizi o di hosting, pertanto, soffriranno di una massiccia incertezza giuridica, rese vulnerabili al contenzioso con l’industria dell’intrattenimento.
  • La Presidenza del Consiglio dell’UE (che rappresenta i 27 Stati membri governi) ha dovuto negoziare ACTA in collaborazione con la Commissione. La Presidenza ha negoziato il capitolo di ACTA che contiene la “sanzione criminale”, che non poteva essere negoziato dalla Commissione poiché il diritto penale fa parte delle competenze degli Stati membri’. Questo dimostra che non c’è acquis comunitaire in materia di sanzioni penali e dimostra che ACTA non cambia il diritto comunitario.
  • Al di là di ampliare l’ambito di applicazione di copyright, brevetti e marchi, ACTA stabilisce nuove norme procedurali favorendo l’industria dell’intrattenimento. Queste procedure avranno un drammatico e agghiacciante effetto sui potenziali innovatori e creatori, soprattutto se si considera l’assurda disposizione dell’ACTA sui danni (durante un processo, i titolari del diritto d’autore saranno in grado di presentare la forma di calcolo dei danni che preferiscono, vedi art. 9.1).
  • In futuro, l’ambito ACTA potrebbe anche essere facilmente ampliato attraverso il “Comitato ACTA”. Quest’ultimo ha l’autorità di interpretare e modificare l’accordo dopo che è stato ratificato, e di proporre emendamenti. Tale processo legislativo parallelo, il che equivale a firmare un assegno in bianco ai negoziatori ACTA, creerebbe un precedente che difficilmente potrà esser bypassato dai Parlamenti nazionali in un cruciale potere normativo, inaccettabile in una democrazia. Questo da solo dovrebbe giustificare il perché ACTA deve essere respinta.

4. “ACTA ha un’ampia copertura, in modo da proteggere tutti i creatori e innovatori europei, attraverso una vasta gamma di mezzi “

  • Cina, Russia, India e Brasile, paesi dove si produce la maggior parte della contraffazione non fanno parte di ACTA, e hanno dichiarato pubblicamente che non lo saranno mai. Considerando la diffusa opposizione ad ACTA, l’accordo ha perso ogni legittimità sulla scena internazionale.
  • Anche in questo caso, la Commissione non ha neppure dimostrato la necessità di nuove misure esecutive, né che le attuali misure TRIPS non siano sufficienti.
  • La Commissione continua a intensificare la repressione, quando in molti casi la contraffazione è all’interno di un fallimentare mercato dovuto alla inadeguatezza dei modelli di business dei titolari di IPR e dei contratti. Allo stesso tempo, nessuna iniziativa della Commissione UE esiste al fine di adottare un positivo approccio e discutere di nuovi modelli di finanziamento per l’adattamento della cultura dell’economia all’ambiente digitale.
  • Indicazioni geografiche – un punto chiave per il patrimonio culturale delle piccole imprese europee  – sono per lo più escluse da ACTA. I pochi riferimenti ai concetti geografici indicate in ACTA avranno un effetto nullo o molto basso sul diritto nazionale dei paesi terzi.

 

Permessi di soggiorno, Malmstrom bacchetta Maroni e lui: non c’è niente di nuovo

Lei, Cecilia Malmstrom, è la commissaria europea agli Affari Interni. Ha inviato una lettera a Maroni, venerdì scorso, il cui contenuto è emerso solo in serata. La Malmstrom ha avvisato che Schengen non scatta in maniera automatica con il decreto legge del governo italiano sul permesso temporaneo. La normativa europea parla chiaro:

Direttiva 2001/55/CE: (14) L’esistenza di un afflusso massiccio di sfollati dovrebbe essere accertata con decisione del Consiglio, obbligatoria in tutti gli Stati membri nei confronti degli sfollati cui si riferisce. È altresì opportuno stabilire i casi e modi in cui cessano gli effetti della decisione stessa.

Regolamento CE 56/2006 (Schengen): punto 4.c  – i cittadini di paesi terzi che non soddisfano una o più delle condizioni di cui al paragrafo 1 possono essere autorizzati da uno Stato membro ad entrare nel suo territorio per motivi umanitari o di interesse nazionale o in virtù di obblighi internazionali.

Quindi: 1. è dirimente la decisione del Consiglio, il quale attesta la presenza di questo “massiccio” flusso migratorio; 2. l’autorizzazione “ad entrare” vale per lo Stato che la emette e non per gli altri (cito testuale “entrare nel suo territorio” che è diverso dal dire “entrare nel territorio dell’Unione Europea”).

Bastano questi due commi per spiegare che il nostro paese da solo non può decidere, assegnando il permesso temporaneo, di attribuire i privilegi di Schenghen ai migranti. In primis deve ottemperare ai doveri umanitari di ospitalità. Poi dovrà sollevare la questione all’interno delle istituzioni europee, ovvero nel Consiglio, in cui si accerta la presenza di una crisi umanitaria, di una “massiccio” numero di sfollati. La Germania, infatti, ci contesta proprio questo: il numero dei migranti non è tale da prevedere un intervento normativo ‘speciale’. Non c’è l’emergenza, che semmai è causata dalla impreparazione italiana (il CIE di Lampedusa era chiuso ed ha comuque un numero di posti insufficiente a contenere il principale afflusso di migranti in Italia). Insomma, è una questione di numeri. I migranti sono troppo pochi. Non per i media italiani, secondo cui il canale di Sicilia è invece un crocevia di barconi e zattere. Questione di realtà percepita: in Germania evidentemente possono contare su fonti – diciamo così – autentiche.

Il clima generatosi con le dichiarazioni di Berlusconi di ieri – l’Europa? Meglio dividersi se non c’è solidarietà – nonché la furbata maroniana del permesso temporaneo, rischiano di far saltare lo spazio europeo – infatti i lander tedeschi, dinanzi al lassismo italiano nel concedere diritti di circolazione poco giustificabili secondo le norme, già minacciano la sospensione di Schengen. La Merkel lamenta il fatto che l’Italia è abbastanza restia a concedere asilo politico. Alla base del guasto odierno c’è, ancora una volta, la scarsa armonizzazione delle politiche dell’immigrazione e delle procedure di concessione dell’asilo. Esiste un piano della Commissione diretto a modificare sostanzialmente la disciplina in merito al fine di armonizzare le politiche di asilo:

  • modifica della direttiva sulle condizioni di accoglienza (ES) (DE) (EN) (FR), occupandosi dell’elevato livello di discrezionalità degli Stati membri. La direttiva modificata dovrebbe permettere di ottenere una maggiore armonizzazione e migliori norme sull’accoglienza, tra cui quelle sulle garanzie procedurali per la detenzione;
  • modifica della direttiva sulle procedure d’asilo (ES) (DE) (EN) (FR), al fine di eliminare regimi procedurali eccessivamente disparati negli Stati membri. L’armonizzazione di queste garanzie permetterà di assicurare parità di condizioni di accesso alla protezione nell’Unione europea (UE);
  • modifica della direttiva sulla qualifica di rifugiato, per risolvere il problema delle diverse interpretazioni della direttiva da parte degli Stati membri causato dalla formulazione di alcune disposizioni. La modifica della direttiva permetterebbe inoltre di promuovere l’introduzione di status uniformi (Commissione UE).

Non è vero che l’Europa non è solidale in materia di immigrazione: la Commissione lavora per questo. Sono invece i governi nazionali, e in special modo il nostro, a essere reticenti in fatto di armonizzazione delle normative in merito. La ragione è politica: così come Sarkozy deve fronteggiare Le Pen sul piano del fenomeno migratorio, così Berlusconi deve pagare pegno ai leghisti ben sapendo che l’istigazione alla paura del diverso è un’arma molto redditizia in periodo elettorale (ricordate le elezioni del 2008?).

Invece di adottare un nuovo strumento globale per promuovere la solidarietà tra gli Stati membri, la Commissione intende stabilire una serie di meccanismi di solidarietà. A tal fine, la Commissione proporrà di:

  • lanciare uno studio per valutare le possibilità di trattamento congiunto a livello UE delle domande di asilo;
  • creare gli strumenti per sospendere temporaneamente l’applicazione delle norme di Dublino per il trasferimento dei richiedenti asilo;
  • creare un gruppo di esperti sull’asilo nell’ambito dell’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo, per assistere gli Stati membri nel trattamento delle richieste;
  • elargire finanziamenti per il reinserimento all’interno dell’UE di eventuali beneficiari di protezione internazionale (Commissione UE).

Una più stretta cooperazione europea si fa all’interno delle istituzioni europee, non minacciando fuoriuscite clamorose e dannose per il paese. A Berlusconi, domani a Bruxelles, non basteranno le barzellette per cavarsi d’impiccio. L’Italia è già ai margini della politica europea, ora rischia persino di causare una crisi delle istituzioni dell’Unione, già prima non proprio in buona salute.

Il Parlamento Europeo, in difesa di Internet, vota contro la Commissione: siano resi noti i documenti del negoziato ACTA.

acta

European Parliament strongly opposes ACTA’s democratic deficit | La Quadrature du Net.

Strasburgo, 10 marzo 2010 – Il Parlamento europeo ha approvato una massiccia risoluzione comune con la quale si oppone al processo negoziale in corso per quanto riguarda l’Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA). Questa risoluzione è una richiamo importante per la trasparenza e il rispetto dei processi democratici. Nelle prossime settimane, il Parlamento avrà l’opportunità di affrontare ulteriormente l’effettivo contenuto del testo negoziato attraverso la dichiarazione scritta 12/2010.

La risoluzione, sostenuta da parte dei cinque principali gruppi politici del Parlamento europeo, sollecita la Commissione a garantire la trasparenza del ACTA attraverso il rilascio dei documenti del negoziato. Si afferma con forza il ruolo del Parlamento nel quadro interistituzionale dell’Unione europea nel rilasciare una dichiarazione “in grassetto”, dicendo che il Parlamento non esiterà a ricorrere alla Corte di giustizia europea per difendere i suoi poteri di co-legislatore.

L’opposizione del Parlamento ad ACTA è anche espressa in una proposta di dichiarazione scritta che contesta il contenuto effettivo dell’attuale testo di ACTA. La dichiarazione scritta 12/2010 individua direttamente i problemi fondamentali di ACTA, come il possibile cambiamento di regime giuridico nella responsabilità degli intermediari Internet. Quest’ultima causerebbe radicalmente un danno alla neutralità della Rete e alle libertà civili, trasformando i fornitori di servizi Internet in una polizia privata e gli ausiliari di giustizia in tutori del diritto d’autore. Con la dichiarazione viene anche chiesto se le misure proposte per l'”enforcement” in sede civile e penale dei brevetti non sarebbero di grave ostacolo all’accesso alla conoscenza e ai farmaci in tutto il mondo.

“Il voto della risoluzione da parte dei 633 deputati contro 13 è un segnale politico per colpire i negoziatori dell’UE e degli Stati membri. Il Parlamento europeo quasi all’unanimità afferma che non intende tollerare ACTA, un processo negoziale poco trasparente. Questa risoluzione è un primo passo importante, e il Il Parlamento ha ora l’opportunità di stabilire chiare linee guida ai negoziatori dell’UE con la dichiarazione scritta 12/2010. Basandosi su questa pietra miliare verso la trasparenza democratica, i cittadini devono chiedere ai colleghi di firmare la dichiarazione scritta, al fine di contrastare le misure in ACTA che mettono in pericolo la natura ‘open’ di Internet “, conclude Jérémie Zimmermann, portavoce del gruppo di difesa dei cittadini di La Quadrature du Net.

Yes, political! ha raccolto l’invito di La Quadrature cu Net: invitiamo i nostri parlamentari europei a firmare la Dichiarazione 12/2010, in difesa di Internet, per la democrazia e la trasparenza degli organi comunitari.

Parlamento Europeo in difesa della libertà di Internet. Invita i parlamentari italiani a firmare la Dichiarazione 12/2010!

Inviatiamo tre dei nostri parlamentari europei a firmare la Dichiarazione 12/2010 per arginare il potere della Commissione Europea in fatto di materia commerciale nell’ambito dei negoziati dell’Accordo Anti-Contraffazione (ACTA), che potrebbe avere conseguenze per la libertà di Internet e nella diffusione dei farmaci nei paesi in via di sviluppo.

Questo il testo ripreso da La Quadrature du Net:

Strasburgo, Marzo 8, 2010 – La dichiarazione scritta 12/2010 relativa all’Accordo Commerciale sulla lotta alla contraffazione (o ACTA, il suo acronimo inglese) è ora aperta alla firma. Deve essere firmata entro tre mesi, da più della metà dei deputati affinché sia adottata. Il Parlamento europeo deve cogliere l’occasione per dimostrare il suo impegno per tutelare i diritti e le libertà. I cittadini europei preoccupati per gli effetti dell’ACTA e che desiderano conservare una rete Internet libera, possono partecipare contattando 3 deputati e invitandoli a firmare la dichiarazione scritta.

La dichiarazione scritta 12/2010 è stata presentata da Françoise Castex (FR, S & D), Alexander Alvaro (DE, ALDE), Stavros Lambrinidis (GR, S & D) e Zuzana Roithova (CZ / PPE). Essa esprime il timore che i negoziati in corso sulla ACTA mettano in pericolo la libertà di espressione, la neutralità di Internet, il diritto ad un equo processo e il diritto al rispetto della privacy e all’accesso ai farmaci nei paesi in via di sviluppo.

La dichiarazione scritta fissa le linee di frontiera da non attraversare per i negoziatori di ACTA, sottolineando che gli “attori” di Internet non devono essere ritenuti responsabili per le azioni dei propri utenti, o essere costretti a controllare e la rete per mezzo di filtri. Il testo è coerente con le raccomandazioni della protezione dei dati europei in una revisione recente, ed è estremamente critico delle disposizioni in corso di negoziato in ACTA.

Una pagina dedicata alla campagna è stata istituita per consentire a ogni cittadino di partecipare alla raccolta delle firme della maggioranza dei deputati. Da Lunedi 8 a Giovedi 11 marzo, questi ultimi si riuniranno a Strasburgo in seduta plenaria. Da oggi fino a metà giugno, le sessioni plenarie saranno il momento ideale per raccogliere le firme.

“Con la firma della dichiarazione scritta 12/2010, i deputati dimostrano il loro impegno per proteggere i cittadini. L’adozione della dichiarazione scritta invierà un segnale forte nei confronti della Commissione e degli Stati membri indicando che il Parlamento non permetterà che la libertà dei cittadini europei sia lasciata in balia di oscuri negoziati diplomatici. Ogni cittadino o ogni organizzazione preoccupata per le possibili conseguenze di ACTA possono partecipare invitando i deputati a firmare la dichiarazione, “afferma Jeremy Zimmermann, portavoce di La Quadrature du Net.

Collecte de signatures sur la déclaration ACTA ! | La Quadrature du Net.

Il testo della dichiarazione:

0012/2010
Dichiarazione scritta sulla mancanza di un processo trasparente e la presenza di un contenuto potenzialmente controverso sull’accordo commerciale anti-contraffazione (ACTA)
Il Parlamento europeo,

– Visto l’articolo 123 del suo regolamento

A. Considerando i negoziati in corso sulla accordo commerciale anti-contraffazione (ACTA)
B. Considerando che il ruolo di co-decisione del Parlamento europeo sul commercio e l’accesso ai documenti negoziali sono garantiti dal trattato di Lisbona
1. ritiene che l’accordo proposto non deve imporre l’armonizzazione della legislazione UE indiretta sul diritto d’autore, brevetti o marchi di fabbrica e che essa deve rispettare il principio di sussidiarietà;
2. ritiene che la Commissione dovrebbe mettere immediatamente a disposizione del pubblico tutti i documenti relativi ai negoziati in corso;
3. ritiene che l’accordo proposto non deve imporre restrizioni sul processo giudiziario o pregiudicare i diritti fondamentali quali la libertà di espressione e il diritto al rispetto della privacy;
4. sottolinea che una valutazione del rischio economico e dell’innvazione dovrebbe precedere l’introduzione di sanzioni penali laddove siano già state introdotte sanzioni civili ;
5. ritiene che i fornitori di servizi Internet, o gli host attraverso il proprio servizio, non devono essere ritenuti responsabili per i dati che essi trasmettono al punto che si renda necessaria una vigilanza preventiva o lo screening di dati;
6. indica che qualsiasi misura atta a rafforzare le competenze in termini di controllo delle frontiere e il sequestro di beni, possono influenzare l’accesso ai farmaci legali, economici e sicuri a livello globale;
7. incarica il proprio Presidente di trasmettere la presente dichiarazione, con i nomi dei firmatari al Consiglio e alla Commissione, ai parlamenti degli Stati membri.

Scrivi sulla Bacheca Facebook di Debora Serracchiani e invitala a firmare la dichiarazione:

Bacheca Facebook Debora Serracchiani

Scrivi sulla fanpage Facebook di Luigi De Magistris e invitalo a firmare la dichiarazione:

Luigi De Magistris Fanpage

Scivi sulla Bacheca Facebook di Sonia Alfano e invitala a firmare la dichirazione:

Bacheca Facebook Sonia Alfano