Letture preliminari: Autoboicottaggio; La Follia Totale.
Saprete che non s’è deciso nulla. Ma non sapete come ci si è arrivati, a questo nulla. Comincia tutto alle 2.20 (ante meridian) di sabato. La commissione Regolamento, dopo lunga e penosa malattia, approva all’unanimità un pacchetto di regole che non implicano modifiche statutarie. Si trattava di semplici indirizzi che però sono stati votati uno ciascuno e tutti insieme come pacchetto. Le revisioni riguardanti l’articolo 3 (suddivisione delle figure di segretario e candidato premier) incontrano sin dall’inizio l’opposizione di Morassut e Miotto, che votano contro.
Di fatto è stato deciso che:
- il voto finale sul segretario nazionale si terrà l’8 dicembre (il voto finale, se non erro, è previsto, Statuto alla mano, che ratifichi l’esito delle primarie attraverso il voto dei delegati in Assemblea Nazionale, ragion per cui le primarie dovranno esser fatte prima dell’8 Dicembre);
- a ciascun candidato sarà collegata una sola lista di candidati all’assemblea nazionale (quindi gli endorsement di Franceschini e soci verso Matteo Renzi non potranno trovare degna esplicitazione in una lista collegata);
- i segretari provinciali verranno eletti prima del segretario nazionale, ma quando le candidature nazionali saranno già state depositate;
- gli organismi regionali verranno eletti dopo, entro la fine di marzo;
- non ci saranno pre-registrazioni e chi vuole votare per il segretario nazionale o per i segretari regionali si potrà presentare il giorno stesso del voto (cosa già chiara nello statuto);
- le candidature per gli organismi territoriali non dovranno esibire collegamenti espliciti con le candidature alla segreteria nazionale.
Potete ben comprendere che la discussione si era impantanata proprio – e solo – sull’articolo 3 dello Statuto. Con le modifiche previste si intendeva rendere la premiership contendibile, sempre, anche da parte di iscritti al Partito Democratico. A Novembre 2012, molti si erano battuti per una deroga all’articolo 18 che consentisse proprio a Matteo Renzi di competere contro Perluigi Bersani. Su questa modifica nessuno ha sollevato obiezioni. Mentre la modifica all’articolo 3 avrebbe di fatto eliminato la corrispondenza fra segretario e candidato premier: in aula si sono dichiarati contro anche Bindi e Morando.
Quindi è successo il pasticcio. Che ciò sia stato voluto dagli stessi che si sono opposti in Commissione e in Aula alla modifica dell’articolo 3, non è dato a sapere. In ogni caso, gli indirizzi sono stati approvati a maggioranza semplice; le modifiche di natura statutaria necessitavano di una maggioranza qualificata, ma il numero totale dei presenti era circa uguale al numero minimo di voti necessari a qualsiasi modifica statutaria. Dulcis in fundo: sono stati sospeso i lavori. Epifani ha detto che senza certezza del quorum, non si potevano votare le modifiche.
Se non è un fallimento questo. Per mesi è stato detto che il Congresso non si poteva fare con queste regole statutarie. Ergo, serviva una Kommissione (sì, con la k) che studiasse le nuove mirabolanti norme. Si sono naturalmente dimenticati di discuterle. Già la scorsa volta l’Assemblea era dimezzata, almeno rispetto alle dimensioni originarie. Non poteva questo aspetto essere valutato, prima di sbattere come mosche contro una finestra chiusa?