Assalto Pdl alle Commissioni parlamentari

Tre commissioni chiave. Questo uno dei molti prezzi da pagare per i Democratici. Tre commissioni ai falchi del Pdl, fra le quali la Commissione Giustizia al Senato, che Berlusconi vuole assegnare a Francesco Nitto Palma, la Commissioni Esteri al Senato a Fabrizio Cicchitto,  gli Affari Costituzionali alla Camera a Paolo Sisto. La logica spartitoria prevede che il PD possa piazzare i propri dinosauri per far da contrappeso all’occupazione berlusconiana: Finocchiaro alla presidenza degli Affari Costituzionali alla Senato, Donatella Ferrante (ex magistrato) come controparte alla Camera per la Commissione Giustizia; la Commissione Lavoro vedrà invece contrapposti Damiano alla Camera e Sacconi al Senato. C’è posto anche per Rosy Bindi (Antimafia) ed Ermete Realacci (Ambiente). Messa così, avremo in pratica un parlamento paralizzato dalla guerra di trincea nelle commissioni. E il governo Letta potrà legiferare indisturbato (?) a colpi di decreti legge. Uno scenario terrificante.

I 5 Stelle si rassegnino. Se avranno mai il Copasir o la Vigilanza Rai, sarà perché qualcuno avrà pietà di loro. E in ogni caso non potranno ottenere nulla, poiché il Parlamento verrà completamente ostracizzato, impegnato nella finzione della contrapposizione totale. Se Alberto Airola otterrà, come si prevede, la presidenza della Vigilanza, al massimo potrà alzare la voce. La  prima linea sono la Commissione Giustizia e gli Affari Costituzionali. Laggiù si incontreranno i vecchi Generali del berlusconismo e dell’antiberlusconismo. Ma i 5 Stelle hanno abbandonato il campo troppo presto. Potevano presidiare la Costituzione dalla volontà ribaldesca di Berlusconi di restaurare l’immunità per i parlamentari, cioè per sé stesso. E loro non ci saranno. O saranno sottorappresentati.

Il Bavaglio è inammissibile: Zavoli rigetta gli emendamenti del PdL

Tratto da Il Fatto Quotidiano:

Onore al senatore Sergio Zavoli. Il presidente della Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai ha dichiarato inammissibili gli emendamenti sui talk show proposti da Pdl e Lega: se non l’avesse fatto, il bavaglio sarebbe stato votato a maggioranza […]

Quella di Zavoli era in realtà una scelta obbligata: la Corte costituzionale (con una sentenza del 2002), il Tar (l’anno scorso) e nei giorni scorsi anche l’Agcom hanno chiarito che le trasmissioni di informazione e approfondimento non devono seguire le stesse regole di quelle di comunicazione politica (le vecchie “tribune politiche”). Dunque non hanno gli stessi limiti: non sono tenute a invitare tutti i candidati (che sarebbe impossibile, visto che si vota in 26 comuni e 11 province), né a cronometrare i singoli interventi per dare gli stessi identici spazi a tutti quelli che intervengono. Certo, dev’esserci (l’ha ribadito ieri il Garante per le comunicazioni) particolare rigore nella tutela del pluralismo, dell’imparzialità e dell’obiettività. Obiettivo che si può raggiungere senza snaturare i talk show, che nel prossimo mese e mezzo dovranno fare più informazione politica, e non meno. Come avviene tra l’altro in tutti gli altri Paesi europei (e non solo) […]

L’Agcom aveva già chiarito che il bavaglio non si poteva applicare alle televisioni private, che l’anno scorso avevano fatto ricorso al Tar, vincendo, proprio contro l’estensione del silenziatore anche a loro oltre che alla Rai.

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La circolare-bavaglio di Mauro Masi: niente applausi in Rai

I palinsesti e i programmi di informazione Rai potranno andare in onda previa approvazione del Direttore Generale. Parola di Mauro Masi. L’hanno definita Circolare-Bavaglio, in special modo per il punto 2 della medesima, ove si minaccia la chiusura del programma qualora la sua realizzazione si discosti anche solo parzialmente dalla scheda programma proposta, la quale deve essere preventivamente approvata da Masi stesso. I Direttori di Rete sono esautorati, i conduttori posti sotto tutela. Tanto più che, d’ra in poi, il pubblico in sala – vale per Ballarò, per Annozero (che spesso pesca nel pubblico persone per interventi in diretta), per Porta a Porta, non potrà avere parte attiva alla trasmissione. Trattasi di un vero e proprio divieto di applausi. Ieri Floris, durante la prima puntata di Ballarò, si è prontamente adeguato annunciando l’assenza degli applausi, la fine delle cosiddette claque che contraddistinguono il pubblico in sala, spesso equamente diviso in quote fra i diversi politici presenti. Che dire: anche il pubblico televisivo è lottizzato.

Si parla intanto di un voto – inedito, molto inedito – di sfiducia contro Masi:

«L’Assemblea dei Cdr -si legge nel documento- dà mandato all’esecutivo di valutare, sulla base dell’esito di una illustrazione più dettagliata del piano industriale e degli atti di gestione delle prossime settimane, l’operato del Direttore Generale Masi, sottoponendolo – se del caso – a un inedito voto di fiducia» (La Stampa.it).

Eppure dovrebbe esistere una Commissione di Vigilanza Rai. Che fine ha fatto?

Le reazioni? Solo da IDV, PD e FLI. Vanno da “atto intimidatorio” (Rosa Calipari, PD) all’invocazione di Flavia Perina ad ascoltare Masi in Commissione Vigilanza. Dal Direttore Generale nessun commento. Il documento doveva essere probabilmente tenuto – se non segreto – almeno in un certo grado di riservatezza. Invece è divenuto di pubblico dominio.

Questa è infatti la lettera di Masi nel suo testo completo. Un documento esclusivo che viene da NonLeggereQuestoBlog:

APPUNTO PER: DIRETTORI DI RETE
DIRETTORI DI TESTATA
e p.c Avv. Gianfranco COMANDUCCI
Vice Direttore Generale per gli Affari Immobilliari, gli approvvigionamenti e i servizi di funzionamento
Dott.ssa Lorenza LEI
Vice Direttore Generale per l’Area
produttiva e gestionale
Dott. Giancarlo LEONE
Vice Direttore Generale per lo transizione
al Digitale Terrestre e le Strategie multipiattaforma
Dott. Antonio MARANO
Vice Direttore Generale per il Coordinamento
dell’Offerta radiotelevisiva

Signori,
1.    Sono a significare che si registra con sempre maggiore frequenza il mancato inserimento nelle schede proposta programmi degli elementi costitutivi e, in particolar modo, si registra l’incompletezza relativa alla sinossi ed alle connesse informazioni editoriali sul progromma da realizzare e/o da acquistare.
In tale contesto, al fine di consentire alla Direzione Generale ed alle Vice Direzioni Generali competenti l’approvazione delle schede proposta programma avendo piena conoscenza di tutti gli elementi editoriali, si invitano le Direzioni in indirizzo a predisporre le schede in questione complete dei dati e delle informazioni necessarie, con l’obiettivo di evitare che l’incompletezza o l’assenza delle informazioni richieste possa comportare la mancata approvazione delle medesime.
E’ inutile sottolineare che le schede devono essere puntualmente ed integralmente coerenti con i palinsesti approvati (peraltro all’unanimità) dal Consiglio di Amministrazione.
2.    E’ inoltre da precisare che la realizzazione concreta dei programmi dovrà poi essere integralmente corrispondente alle schede approvate. In caso contrario il programma potrà essere sospeso d’ufficio.
3.    Si richiama inoltre ad una concreta e fattiva attenzione per il rispetto delle fasce orarie di tutela dei minori come da normativa vigente. Anche in questo caso nell’ipotesi di ripetute ed acclarate violazioni, si potrà procedere d’ufficio alla sospensione del programma interessato.
4.    Inoltre, come già richiamato più volte, sia dalla scrivente Direzione, che dal Direttore Generale Cappon che dal Direttore Generale Cattaneo, a partire dal prossimo palinsesto autunnale nei programmi di approfondimento non dovrà essere consentito l’utilizzo del pubblico presente in salo come “parte attiva” del programma stesso.
Cordiali saluti (Mauro Masi)

Rai per una notte, 25 Marzo, ore 21, la diretta streaming su Yes, political!

“Nell’inchiesta di Trani è stato intercettato il presidente del Consiglio ed è scandaloso che questo possa accadere in un Paese come il nostro. Dovete dirmi in quale altra democrazia questo accada, in quale tv di Stato si possa essere sottoposti a processi senza dare la possibilità di difendersi di fronte alle terribili accuse del signor Travaglio”, è “barbarie, un’inciviltà, che si possa essere processati in una qualunque tv, ma soprattutto in una tv pubblica pagata con i soldi di tutti”.

Con queste frasi un (finto) premier arrabbiato, nervoso, ha condito l’infelice serata al padiglione della Fiera del Levante di Bari. L’uomo trema. E’ accerchiato dai suoi, prima che dai giudici. La Lega Nord tracimerà, facendo del PdL un sol boccone, nel Veneto e in Lombardia e forse anche in Piemonte.

E lui, che fa? Attacca la magistratura. Attacca Travaglio. Attacca l’informazione. Nonostante essa sia stata messa a tacere. Studiava da tempo come mettere il bavaglio ai “chiacchieroni” di Annozero. Ci è riuscito, a forza di pressioni, a forza di telefonate. L’alibi, il regolamento della Vigilanza Rai. I complici, il CdA, la Vigilanza, di nuovo il CdA, il direttore generale, e via discorrendo.

Ma il 25 Marzo, la libertà d’informazione risorgerà. I nuovi media stanno preparando una imboscata alla televisione, la vecchia antiquata, elitaria televisione. Con una manifestazione completamente finanziata grazie alla raccolta delle donazioni dei cittadini (ieri sera l’annuncio di Santoro del raggiungimento dei 50.000 contribuiti richiesti per allestire l’evento), FNSI, USIGRai, la redazione di Annozero daranno vita a una storica alleanza fra blog, tv indipendenti, giornali contro la concentrazione del potere mediatico nelle mani del Padrone. Un vero e proprio attacco al cuore del sistema Berlusconi, il controllo dei mezzi di informazione.
Lui, che ha occupato in questa ennesima campagna elettorale tutti gli spazi televisivi disponibili, telefonando in diretta a Uno Mattina, piuttosto che a Mattino Cinque, riempiendo di dichiarazioni la stampa, ricevendo in grazia dal fedele Minzolini le aperture degli ultimi quattro Tg1 delle 20.

Yes, political sceglie di divulgare la diretta streaming di Rai per una notte. Sceglie di far parte di questa alleanza senza capi, di questo popolo senza volto (ma dal colore viola), che cerca di resistere alla terribile macchina della propaganda berlusconiana.

Da domani, ore 21.

Il Tar sospende il bavaglio per SKY e La7. CdA Rai d’urgenza lunedì mattina.

Il Tar del Lazio ha accolto la richiesta di sospensiva del provvedimento AGCOM che estendeva il regolamento della par condicio alle emittenti private, che di fatto eliminava dalla televisione italiana ogni spazio di approfondimento giornalistico politico.
Sky e Telecom Italia (che controlla La7) erano immediatamente ricorse al Giudice Amministrativo contro il provvedimento AGCOM. AGCOM aveva deciso di applicare le più restrittive norme sulla par condicio anche al settore privato come diretta conseguenza della interpretazione data dal CdA Rai al regolamento sulla par condicio, deliberato dalla Commissione di Vigilanza (sospensione di un mese di tutti i Talk-show a carattere politico).
Nella fattispecie, il Giudice Amministrativo ha sospeso l’articolo 6 c. 2 del regolamento, che recita:

"i notiziari diffusi dalle emittenti televisive e radiofoniche nazionali e tutti gli altri programmi a contenuto informativo… si conformano con particolare rigore ai principi di tutela del pluralismo, dell’imparzialità, dell’indipendenza, dell’obiettività e dell’apertura alle diverse forze politiche, nonché al fine di garantire l’osservanza dei predetti principi, allo specifico criterio della parità di trattamento tra i soggetti e le diverse forze politiche".

Il Giudice ha ritenuto fondate le "censure dedotte attraverso la delibera impugnata". L’udienza di merito è fissata per il 6 Maggio. Intanto, i talk show potranno tornare a ospitare politici e a occuparsi delle imminenti elezioni regionali. Il CdA Rai ha convocato per lunedì un consiglio di amministrazione urgente: il presidente Garimberti aveva anticipato che, se il verdetto del Tar fosse stato una sospensiva del regolamento, la Rai avrebbe dovuto necessariamente rivedere la propria decisione. Santoro stamane, alla notizia della sentenza, ha detto "ora andiamo in onda". Ma le intenzioni dei consiglieri di maggioranza sono ben chiare: per Butti (PdL) "non cambia niente, la decisione riguarda solo il provvedimento dell’AGCOM". Sulla stessa lunghezza d’onda, il radicale Beltrandi, il relatore del famigerato regolamento.

Intanto, stamane Il Fatto Quotidiano apre con alcune intercettazioni a margine di un’inchiesta della procura di Trani: Berlusconi avrebbe fatto pressioni sul membro dell’AGCOM, Giancarlo Innocenzi, per ottenere la chiusura della trasmissione. Anche Minzolini intercettato, a colloquio con il (finto) premier, avrebbe gentilmente accolto le richieste di un intervento televisivo per smorzare la "bomba" Spatuzza (leggi tutto: http://antefatto.ilcannocchiale.it/2010/03/12/cos%C3%AC_berlusconi_ordino_chiudet.html)

Il bavaglio Rai costa 3 milioni di euro. Santoro, io in onda il 25 Marzo.

Il CdA Rai ieri si è spaccato sulla decisione di come applicare il Regolamento della Vigilanza Rai, il tanto discusso bavaglio per le elezioni regionali 2010, una revisione della legge della par condicio con ampi profili di illegittimità. Il CdA ha votato cinque a quattro: Masi per la sospensione di tutti i talk show, da Porta a Porta ad Annozero, mentre il Presidente Garimberti si è dichiarato contro tale interpretazione. Secondo Masi la sospensione dei programmi è l’unico modo di evitare sanzioni all’azienda per la mancata applicazione del Regolamento. Tutti i consiglieri di maggioranza hanno votato su indicazione di Masi. Lo stop delle trasmissioni giornalistiche produrrà alla Rai un danno da 3 milioni di euro per mancati introiti pubblicitari. Per Paolo Gentiloni (PD) viene così realizzato il piano della maggioranza di “affidare al filtro dei soli tg l’attualità in campagna elettorale”. Zavoli, presidente di Commissione Vigilanza, ha ricordato come ora i notiziari debbano essere improntati al più “scrupoloso pluralismo”.

Santoro ha annunciato di voler fare uno sciopero bianco, ovvero di andare lo stesso in onda, tre giorni prima delle elezioni, il 25 Marzo, con una puntata di Annozero fatta non in Rai, ma non si è sbottonato sulle modalità di trasmissione: “La potrebbero trasmettere tutti quelli che la volessero raccogliere per diritto di cronaca”.

Il problema informazione ora si fa molto serio. In mancanza di una presa di posizione chiara sulle menzogne del Tg1 – la notizia fasulla dell’assoluzione di Mills attende ancora una smentita – il rischio è che, in occasione delle elezioni regionali, non ci sia affatto divulgazione di notizie. Una censura soft, necessaria per nascondere i casi di corruzione e malaffare che hanno investito la maggioranza nelle ultime settimane. Un silenzio a cui soltanto il web può far fronte. Santoro venga su internet, troverà posto sui blog. E i bloggers facciano fronte compatto: il 25 Marzo streaming di Annozero, embed pubblico e discussioni in diretta sulle chat. Proviamo a scalfire la “videocrazia”.

Par Condicio, verso l’applicazione del regolamento bavaglio. La censura di Annozero.

L’esito della riunione plenaria della Commissione di Vigilanza Rai è scontato. Non c’è intesa per una modifica al Regolamento voluto da Radicali e Maggioranza: dalla prossima settimana scatterà la tagliola per programmi come Annozero e Ballarò. Niente trasmissioni di approfondimento giornalistico, in aperta violazione alla medesima legge che istituisce la par condicio, ma soltanto tribune politiche. Così si è espresso Sergio Zavoli, il Presidente “di garanzia” della Commissione:

  • E’ pessimista Sergio Zavoli, presidente della commissione di Vigilanza Rai, sull’esito della riunione plenaria di questa sera con tema centrale la modifica al regolamento sulla par condicio. Zavoli, pur preferendo evitare di pronunciare chiaramente il termine ‘pessimista’, ha infatti riconosciuto che ci sono forti dubbi che possano essere introdotte novita’
    “Stasera – ha detto Zavoli – chiedero’ se sono maturate riflessioni tali da poter far proseguire il confronto e che la mediazione possa essere giustificabile. Se e’ cosi’, allora ci aggiorneremo, diversamente ci si saluta in vista di uno scenario nuovo. Non credo pero’ che stiano maturando le condizioni per ritrovare quello che abbiamo smarrito quella sera (quando e’ stato approvato il regolamento, ndr) e mai piu’ ritrovato, anche se si e’ andati vicini alla possibilita’ di creare una volonta’ comune”. (fonte: AGI News On – PAR CONDICIO: ZAVOLI PESSIMISTA, DUBITO STASERA MODIFICHE).

Quindi non se ne verrà a nulla. E’ ormai chiaro a tutti che lo strappo in Vigilanza non sarà ricomposto. Sempre oggi, il presidente della Rai Paolo Garimberti, a margine di un convegno organizzato dalla Vigilanza sotto l’alto patronato del Quirinale in tema di televisione e pluralismo, ha specificato che la Rai applicherà il regolamento, senza ricorrere all’autorità giudiziaria:

Garimberti ha ribadito che “sul piano giuridico ci sono obiezioni notevoli, ci sono dubbi di non aderenza al regolamento vigente”. Secondo il presidente Rai, il problema non è relativo al solo rifacimento dei palinsesti, bensì “chiederci se e’ democrazia, se e’ pluralismo. La risposta mi pare sia no”.

  • “I conduttori – ha ribadito – sono liberi di scegliere gli ospiti. Questa e’ una liberta’ giornalistica tutelata ovunque, e sfido chiunque a contestarla. E’ chiaro poi che in un certo periodo come quello elettorale ci deve essere decisamente equilibrio”.
  • E’ legittimo che il giornalista scelga argomenti ed ospiti, su questo non si discute fino a quando non si entra ovviamente nel periodo della par condicio, tema su cui poi ci possono anche essere dei dubbi. E’ quest’ultimo un argomento delicato, non avrei voluto parlarne, ma ci avete tirato per i capelli. Questa introdotta dall’ultimo regolamento e’ una norma che a mio avviso richiederebbe una interpretazione della Corte Costituzionale” (fonte: FORMICHE.NET).

Intanto l’Agcom fa sapere che domani deciderà sull’applicazione delle norme sulla par condicio per le reti private. Qualora il regolamento avesee valenza solo per la Rai, si creerebbe una posizione di squilibrio che favorirebbe l’operatore televisivo privato. Inodvinate chi.
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Regolamento Commissione Vigilanza Rai, i profili di illegittimità.

Trasmissioni politiche RAI a rischio: che guaio il regolamento della Vigilanza Rai. Con aspetti di contrasto con la stessa legge che pretende di applicare, rischia di tagliare tutta l’informazione Rai per il prossimo mese di campagna elettorale, un evento quanto meno nefasto e preoccupante.
Già la Consulta, nella Pronuncia 155/2002, si era espressa relativamente ai programmi di informazione:

non è esatto ritenere che in questo modo si pervenga – come sostiene l’ordinanza di rimessione – ad “espropriare in toto di ogni manifestazione “politica le emittenti private”. Ed infatti l’art. 2, comma 2, della legge censurata (legge 28/2002, ndr.), stabilendo espressamente che le disposizioni che regolano la comunicazione politica radiotelevisiva “non si applicano alla diffusione di notizie nei programmi di informazione”, preclude che in questi programmi, che certamente costituiscono un momento ordinario, anche se tra i più caratterizzanti dell’attività radiotelevisiva, all’emittente possano essere imposti limiti, che derivino da motivi connessi alla comunicazione politica. L’espressione “diffusione di notizie” va pertanto intesa, del resto secondo un dato di comune esperienza, nella sua portata più ampia, comprensiva quindi della possibilità di trasmettere notizie in un contesto narrativo-argomentativo ovviamente risalente alla esclusiva responsabilità della testata (fonte Consulta Sentenza 155/2002).

La Corte Costituzionale si era cioè pronunciata sulla questione di legittimità costituzionale della legge 28/200 detta “Par Condicio” limitatamente al quesito della “esporpriazione della manifestazione politica delle emittenti”, riconoscendo che l’art. 2 della legge 28/200 ha escluso dalla disciplina le trasmissioni di informazione evidenziando come il concetto della diffusione di notizie debba essere considerato nella accezione più ampia, che comprende la possibilità di trasmettere e diffondere notizie in un contesto argomentativo autonomamente delineato, ai sensi dell’art. 21 della Costituzione.
Il Regolamento voluto dal deputato dei Radicali, Marco Beltrandi, e dalla maggioranza, invece equipara trasmissioni di informazione e trasmissioni di comunicazione politica, assoggettando l’intero palinsesto informativo RAI alla disciplina della parità di trattamento in termini di tempo e spazi delle varie forze politiche. Di fatto, con questo approccio, si profila quello che la legge 28/200 tendenva a scongiurare, ovvero la “funzionalizzazione” dell’emittente televisiva, cioè renderebbe il mezzo radiotelevisivo funzionale all’interesse per il quale è stato posto il limite, e di “espropriazione” della identità politica dell’emittente, sospendendone la possibilità di formare autonomamente la propria linea editoriale.

  • Alla Commissione Parlamentare di Vigilanza non è consentito di stabilire che alle trasmissioni di informazione debbano applicarsi le regole poste per le trasmissioni di comunicazione politica. Infatti la legge n. 28/2000, dopo avere disciplinato con l’art. 2 le trasmissioni di comunicazione politica, dettando tra l’altro le regole per l’accesso, prevede all’art. 5 che la Commissione Parlamentare e l’Autorità Garante definiscano i criteri specifici cui devono informarsi la concessionaria pubblica e le emittenti televisive private nei programmi di informazione, al fine di garantire la parità di trattamento, l’obiettività, la completezza e l’imparzialità dell’informazione. Con le parole “criteri specifici” il legislatore ha indicato alla Commissione Parlamentare e all’Autorità Garante che esse devono stabilire, per i programmi di informazione, regole diverse da quelle applicabili alla comunicazione politica, regole cioè che tengano conto delle esigenze dell’attività di informazione, che è profondamente diversa da quella di comunicazione politica. Per questo la disposizione impartita dalla Commissione di Vigilanza con l’art. 6 par. 4 del regolamento per le elezioni regionali, secondo cui le trasmissioni di informazione sono disciplinate dalle regole proprie della comunicazione politica, non rientra nei poteri attribuitile dal legislatore.
  • Conseguentemente questa disposizione non deve essere applicata  né dalla Rai né dalle emittenti private. Chi la applicherà si assumerà gravi responsabilità nei confronti del pubblico e dei giornalisti addetti alle trasmissioni di informazione, i quali hanno il  diritto-dovere  di svolgere la loro attività nell’interesse del Paese (fonte Articolo 21 – La volontà del legislatore? Non è stata rispettata).

Il testo del Regolamento Regionali 2010 Commissione Vigilanza Rai.

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