Federalismo, perché Napolitano ha respinto il decreto

Il Consiglio dei Ministri di ieri sera ha sancito – se ancor ce ne fosse bisogno – che questo governo disprezza regole e Parlamento. Napolitano non ha potuto far a meno di dichiarare irricevibile il decreto sul Federalismo Municipale approvato in tutta fretta. Un atto che pure il presidente della Corte Costituzionale definisce “una bestemmia”, non già per la procedura seguita per la sua emanazione, chiaramente irregolare a detta del Presidente, bensì anche per il contenuto normativo: “Questo non è federalismo”, afferma De Siervo, “è come dire che un pesce è un cavallo, sono due cose che non c’entrano insieme. Si chiama autonomia finanziaria, anche la lingua ha il suo valore”. E De Siervo ha ragione, poiché il vilipendio della norma nasce dal vilipendio della parola, dagli slittamenti semantici in opera quotidianamente per svuotare di senso ciò che conosciamo.

Ma Napolitano ha trovato il suo alleato proprio nella norma scritta da questo stesso governo. Sì, si sono fatti male con le loro stesse leggi. Scrive il presidente che “non sussistono le condizioni per procedere alla richiesta emanazione, non essendosi con tutta evidenza perfezionato il procedimento per l’esercizio della delega previsto dall’art. 2, commi 3 e 4, della legge n. 42 del 2009: sono pertanto costretto a non ricevere il decreto approvato dal Governo, a garanzia della legittimità di un provvedimento di così grande rilevanza” (Presidenza della Repubblica).

Ecco gli articoli citati:

L. 42/2009 Art. 2

3. I decreti legislativi di cui al comma 1 sono adottati su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, del Ministro per le riforme per il federalismo, del Ministro per la semplificazione normativa, del Ministro per i rapporti con le regioni e del Ministro per le politiche europee, di concerto con il Ministro dell’interno, con il Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione e con gli altri Ministri volta a volta competenti nelle materie oggetto di tali decreti. Gli schemi di decreto legislativo, previa intesa da sancire in sede di Conferenza unificata ai sensi dell’articolo 3 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono trasmessi alle Camere, ciascuno corredato di relazione tecnica che evidenzi gli effetti delle disposizioni recate dal medesimo schema di decreto sul saldo netto da finanziare, sull’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche e sul fabbisogno del settore pubblico, perché su di essi sia espresso il parere della Commissione di cui all’articolo 3 e delle Commissioni parlamentari competenti per le conseguenze di carattere finanziario, entro sessanta giorni dalla trasmissione. In mancanza di intesa nel termine di cui all’articolo 3 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, il Consiglio dei ministri delibera, approvando una relazione che è trasmessa alle Camere. Nella relazione sono indicate le specifiche motivazioni per cui l’intesa non è stata raggiunta (L. 42/2009).

4. Decorso il termine per l’espressione dei pareri di cui al comma 3, i decreti possono essere comunque adottati. Il Governo, qualora non intenda conformarsi ai pareri parlamentari, ritrasmette i testi alle Camere con le sue osservazioni e con eventuali modificazioni e rende comunicazioni davanti a ciascuna Camera. Decorsi trenta giorni dalla data della nuova trasmissione, i decreti possono comunque essere adottati in via definitiva dal Governo. Il Governo, qualora, anche a seguito dell’espressione dei pareri parlamentari, non intenda conformarsi all’intesa raggiunta in Conferenza unificata, trasmette alle Camere e alla stessa Conferenza unificata una relazione nella quale sono indicate le specifiche motivazioni di difformità dall’intesa.

L’iter prescritto dalla legge delega sul federalismo è abbastanza chiaro: il Governo può non “conformarsi” al parere della Commissione Bicamerale ma deve trasmettere i testi con osservazioni e/o modifiche alle Camere. Invece, ieri, il Consiglio dei Ministri è slittato direttamente all’approvazione finale del decreto. Prosegue Napolitano:

mi risulta che il testo è diverso da quello originariamente approvato dal Governo e trasmesso alla Conferenza unificata e alle Camere ai sensi e per gli effetti delle disposizioni richiamate ed è identico alla proposta di parere favorevole condizionato formulata dal Presidente della Commissione bicamerale: proposta che è stata respinta dalla stessa Commissione ai sensi delle norme stabilite dai Regolamenti parlamentari allorché su di una proposta si registri parità di voti e dello stesso art. 7, comma 1, del Regolamento interno della Commissione bicamerale. Né tale pronunciamento può evidentemente assimilarsi ad una mancanza di parere. Su quel testo la Commissione bilancio della Camera ha successivamente deliberato all’unanimità di non esprimersi proprio perché lo ha considerato “superato” per gli stessi motivi. Infine il Governo deve ottemperare all’obbligo previsto dall’ultimo periodo del comma 4 dell’art. 2 della legge delega di esporre sia alle Camere sia alla Conferenza unificata le ragioni per le quali ha ritenuto di procedere in difformità dai suindicati orientamenti parlamentari e senza aver conseguito l’intesa nella stessa Conferenza, come risulta dal verbale in data 28 ottobre 2010 (Presidenza della Rep., cit.).

In coda alla lettera, il Presidente richiama il governo per aver convocato un consiglio dei Ministri straordinario “senza la fissazione dell’ordine del giorno e senza averne preventivamente informato il Presidente della Repubblica”, come è prassi fare, né “tanto meno consultandolo sull’intendimento di procedere all’approvazione definitiva del decreto legislativo”. Ora potete scorgere, in fondo a tutto ciò, l’incredibile irrazionalità del legislatore – in questo caso il governo stesso – che è incapace di rispettare gli iter normativi da esso stesso stabiliti. Un sintomo della confusione che attanaglia il Presidente del Consiglio e tutti i suoi “consiglieri”, in primis la Lega e Umberto Bossi, ma anche Calderoli. Uomini allo sbando, senza ratio né anima.

 

Napolitano apre al de-cretino interpretativo, ma si rischia lo scontro istituzionale. Verso la sospensione della legalità.

  • art.2 si stabilisce che ci sono 24 ore di tempo, a partire dall’accettazione delle liste, per sanare le eventuali questioni di irregolarità formale

  • art.1 che il diritto all’elettorato attivo e passivo sia preminente rispetto alle formalità

  • Una norma transitoria stabilirebbe che – solo ed unicamente per quanto riguarda le elezioni regionali che si terranno in Lazio e Lombardia – lo start delle 24 ore sia da intendersi non dal momento di accettazione delle liste, ma da quello di attuazione del decreto

  • art.3 si stabilisce che con ogni mezzo di prova si potrà dimostrare di essere stati presenti nell’ufficio competente al momento della chiusura della presentazione delle liste (fonte: Regionali, ecco i contenuti del decreto legge – Associate – ANSA.it).

Non c’è nulla di emergenziale nella situazione che si è venuta a creare, tanto che ad ogni elezione si contano decine di casi di giudizi delle Corti d’Appello sulla ammissimibilità o l’inammissibilità di liste elettorali. In alcuni casi si è giunti sino a rimandare il giorno delle elezioni. Come giustamente è stato fatto notare da Pierluigi Mantini dell’UDC:

  • ‘Formigoni parla di orpelli e cavilli, ma la competenza in materia elettorale e’ sua, della Regione, e se non ha fatto una legge elettorale, al contrario di altre regioni, e’ perche’ sa di essere ineleggibile per il terzo mandato a suffragio diretto. E’ questa la pura e semplice verita’. Ora i superfederalisti Bossi e Formigoni vogliono che ‘mamma Stato’ faccia una leggina di sanatoria per le loro colpe. Ma a tutto c’e’ un limite”. Lo dice Pierluigi Mantini dell’Udc

  • ”Quando l’Udc fu esclusa dalle elezioni in Trentino per l’assenza di una delega nessuno ha protestato ne’ invocato leggi speciali. Piuttosto l’Ufficio circoscrizionale ed il Prefetto di Milano procedano alla stampa dei manifesti elettorali e agli adempimenti per legge dovuti”, conclude. (fonte: Regionali: Mantini (Udc), Formigoni e Bossi invocano sanatoria – Libero-news.it).

Più che la mafia, Berlusconi combatte l’immigrato. A Reggio Calabria nuova contestazione.

Gli immigrati non servono se non a serrare le fila della criminalità. Questa la pronta equazione che sovviene alla mente sentondo Berlusconi parlare dei nuovi provvedimenti anticriminalità, annunciata oggi con il CDM in trasferta a Reggio Calabria.
Il nucleo del discorso risiede in quella frase, che di botto ci offre la fotografia esatta della considerazione governativa dei fatti di Rosarno. Colpa dell’immigrazione clandestina, colpa dell’immigrato irregolare, dell’extracomunitario, che affronta viaggi della disperazione per raccogliere arance per un euro l’ora, se a Rosarno si sfrutta la manodopera irregolare. Se non ci fossero clandestini, disposti a lavorare nei campi per paghe da fame, non ci sarebbero sfruttatori. E’ una logica presa in prestito dal Ministro dell’Interno? Loro pontificano, parlano di lotta alla criminalità, quando i provvedimenti annunciati a Reggio Calabria sono gli stessi descritti mesi orsono: Agenzia nazionale per i beni sequestrati, ri-sequestro dei beni se il mafioso li ricompra, divieto di fiction sulla mafia (meglio che non se ne parli, secondo una logica ancora e sempre omertosa – la mafia? la mafia non esiste, nemmeno a Milano). Una vera e propria “stretta” contro la criminalità organizzata. Così certamente finirà il conflitto Stato-ndrangheta, poiché l’ndrangheta diverrà Stato. E con un tempismo perfetto, al Senato decidono per lo stralcio della norma, contenuta in una legge delega, che serviva a favorire l’emersione dell’immigrato clandestino dal limbo dello sfruttamento attraverso l’assegnazione di permessi di soggiorno temporanei. Ancora schiavitù della maggioranza, che svolge il compito attribuitogli dal governo senza fare una piega. Quanto durerà ancora questo penoso parlamento?
Intanto però a Reggio Calabria si fa nuovamente sentire la contestazione:

così hanno accolto i Ministri in pullman:

Vodpod videos no longer available.

(fonte Il Popolo Viola, gruppo su Fb)

    • Reggio Calabria, 28 gen. – Una piccola contestazione ha accolto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, questo pomeriggio, davanti alla sede del nuovo sistema di gestione delle risorse idriche della citta’ di Reggio Calabria, da lui inaugurata. I contestatori erano una decina di giovani di diverse associazioni cittadine che hanno accolto il Premier con uno striscione sul quale si leggeva: “tessera P2 numero 1816″. La contestazione si e’ ripetuta quando il Presidente ha lasciato la struttura. I giovani hanno scandito slogan antigovernativi.
    • Stop alle norme contro chi fa lavorare immigrati clandestini. L’aula del Senato decide lo stralcio dell’articolo 48 del disegno di legge comunitaria che prevedeva una delega al governo per l’attuazione di una direttiva europea sull’emersione del lavoro nero, comprese sanzioni per i datori di lavoro che impiegano cittadini extracomunitari irregolari.
    • permesso di soggiorno temporaneo per i lavoratori extracomunitari che avessero denunciato alle autorità competenti la loro posizione irregolare e la non applicazione delle sanzioni per i datori di lavoro che, autodenunciandosi, avessero regolarizzato i dipendenti stranieri irregolari
    • Abbiamo fatto un grande lavoro per riassettare tutti gli impianti legislativi. Abbiamo dato il via libera al piano, c’è un codice delle leggi antimafia per favorire una maggiore attività di contrasto
    • la riduzione degli extracomunitari in Italia significa meno forze che vanno a ingrossare le schiere dei criminali
    • stop alle fiction sulla mafia e lanciando una frecciata ai media: “Questa è l’Italia vera, diversa da quella descritta dai mezzi di informazione”
    • “Per battere la mafia bisogna aggredire il patrimonio mafioso. Metteremo questo obiettivo al centro dell’attività di contrasto. E se i mafiosi ricomprano i beni, noi li risequestriamo un’altra volta”
    • istituisce l’Agenzia nazionale per i beni sequestrati che si insedierà “entro 15 giorni”
    • “I risultati sui nostri contrasti all’immigrazione clandestina sono molto positivi”
    • “riduzione degli extracomunitari in Italia significa meno forze che vanno a ingrossare le schiere dei criminali”
    • il governo metterà in atto “un’azione molto forte” sulla Ue che deve farsi carico” dei costi della vigilanza che i paesi costieri sopportano”

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