Cover-up sullo scandalo Prism. Con una guerra alla Siria

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Improvvisamente il faccione serioso di David Cameron travalica le righe fitte del Guardian per dirci che “sì, il governo siriano ha impiegato armi chimiche (il sarin) contro i ribelli”. A dar manforte al Primo Ministro anche Tony Blair, secondo il quale il Regno Unito dovrebbe aiutare i ribelli mediante armi e favorendo l’istituzione di una no-fly zone per “evitare conseguenze catastrofiche”.

L’uscita di Cameron e Blair viene un giorno dopo quella di Barack Obama. As usual, Londra e Washington fanno gioco di sponda quando si tratta di preparare l’opinione pubblica ad una nuova guerra ‘contro il male’. Per Obama, spostare l’attenzione su Assad e l’uso ‘ripetuto’ (e non documentato) del sarin potrebbe essere una scelta ragionata per muoversi dall’arrocco dello scandalo NSA; una scelta a cui tutti i media si sono debitamente accodati. Mentre Bengasi esplode e la Libia è fuori controllo, mentre le spiegazioni addotte per giustificare l’uso di Prism sono ancor più imbarazzanti dello scandalo medesimo, mentre i ribelli islamisti siriani si preparano a perdere Aleppo, Obama apre ad un piano di armamento che dovrebbe prevedere il dispiegamento di forze speciali dedicate all’addestramento dei ribelli.

Parte del piano è svelato in un retroscena dal Wall Street Journal

armare i ribelli siriani e proteggerli con una limitata no-fly zone all’interno della Siria, che verrebbe applicata dal territorio giordano per proteggere

, nonché trasportarli via treno,

 i rifugiati siriani e i ribelli. Secondo i funzionari americani, 

la creazione di una zona di addestramento richiederebbe un ponte aereo siriano ben lontano dal confine con la Giordania. Per fare questo, i militari, prevedono la creazione di una no-fly zone che si estenderebbe per 25 miglia in Siria, che verrebbe però applicata utilizzando aerei dalle basi giordane.

La guerra per la “libertà dei siriani dalla feroce dittatura” di Bashar Assad dovrebbe quindi passare attraverso un pieno coinvolgimento degli USA nel territorio travagliatissimo del Medio Oriente. Ragionevole aspettarsi che una medesima mossa la compieranno anche Russia e Cina. Obama certamente riceverà i plausi dei repubblicani, specie di John McCain (“Siamo d’accordo con il Presidente che questo fatto deve influenzare la politica degli Stati Uniti verso la Siria. Ora non è il momento di meramente prendere il prossimo passo incrementale. Ora è il momento per le azioni più decisive”, ha detto alla CBS). Nessuno ha obiettato al presidente che, così facendo, fornirà sostegno – fra gli altri – a un gruppo organizzato denominato Jabhat al Nusra, “ossia “Fronte della vittoria del popolo di Siria” – formatosi alla fine del 2011, qualificato “terrorista” dagli Stati Uniti medesimi alla fine del 2012. Come potranno gli americani distinguere i terroristi del Fronte al Nusra dalla formazione ritenuta legittima dell’Armata libera siriana (ASL)?

Il Fronte al Nusra è il gruppo armato che più di ogni altro ha combattuto in prima linea. Si è però macchiato di crimini gravissimi, come il massacro in un villaggio di cristiani e l’esecuzione brutale di un quattordicenne, reo di aver insultato Maometto. Asl appare più disorganizzato, quasi inadatto a mettere in campo strategie efficaci, poco armato. Privo della ferocia dei qaedisti di al Nusra.

Obama e Cameron, se davvero vogliono indirizzare l’indignazione dell’opinione pubblica contro Assad, letteralmente spostandola dal caso NSA e Prism, dovranno portare qualcosa di più di una semplice rivelazione. Il rapporto costi/benefici di un eventuale intervento di supporto è talmente alto che è molto probabile l’attenzione sul caso sarin-Assad calerà vistosamente nell’arco di qualche giorno. Giusto il tempo di far scivolare le rivelazioni di Snowden fuori dalle prime pagine.

Fukushima verso l’inesorabile fusione del nocciolo nucleare

Per Il Giornale l’incidente nucleare di Fukushima sarebbe poca cosa rispetto alla catastrofe generale. Si sbagliano. Poiché ci sono tutti i segni di una imminente fusione:

  1. la presenza di Cesio nell’atmosfera circostante: il cesio è “un prodotto della reazione nucleare e non è solitamente presente nel vapore o nel circuito di raffreddamento, dove sono invece presenti altri isotopi a breve vita. La sua presenza indica che, con tutta probabilità LE BARRE DI COMBUSTIBILE NUCLEARE SONO STATE O SONO ESPOSTE ALL’ARIA“;
  2. l’esplosione è dovuta allo sviluppo di idrogeno, ma “l’idrogeno si forma quando il vapore surriscaldato a temperature vicine o oltre i mille gradi si dissocia. Se le cose stanno cosi il nocciolo del reattore ha già raggiunto queste elevatissime temperature e quindi, con ogni ragionevolezza, l’esplosione ha danneggiato anche la struttura di contenimento vera e propria, se non l’ha direttamente coinvolta. A temperature cosi elevate anche l’acciao ed il cemento armato piu robusti diventano assai poco resistenti”;
  3. l’impiego di acqua marina è l’estrema ratio: “e’ una misura assolutamente disperata che si fa quando è chiaro che la reazione non è più frenata dalle barre di controllo, cosa dle resto provata dall’esplosione stessa” (per l’analisi tecnica rimando al dettagliato post di Pietro Cambi su Crisis? What Crisis?).

Quel che qui preme di sottolineare è la risposta dei media italiani alla catastrofe nucleare imminente:

L’intervista al fisico Tullio Regge – scusate il fin troppo facile gioco di parole – non regge: il fisico afferma che le radiazioni se l’è portate via il vento, e ciò dovrebbe rassicurarci? Significa che sono sulla testa di qualcun altro. E poi conclude: “Ricordiamoci sempre che uccide di più il fumo di sigaretta che un incidente del genere. Temo una nuova esplosione di rabbia antinucleare, ma quello che serve, ora, sono analisi adeguate di quante radiazioni siano state assorbite e dove siano andate a finire”. E prosegue ricordando che Chernobyl fu una bomba, che le nuove centrali sono state costruite secondo criteri di sicurezza che l’impianto ucraino nemmeno lontanamente immaginava. Peccato che l’impianto di Fukushima sia non di nuova generazione e che la presenza di cesio nell’aria sia il segnale inequivocabile che il combustibile nucelare sia fuoriuscito dalla gabbia e che la gabbia non sia intatta così come dice il governo giapponese.

In un altro articolo sempre de Il Giornale la stoccata politica:

Specula la sinistra ma l’ordine perentorio da destra è: no allarmismi. Fate vedere che il nucleare è un simbolo di sicurezza. E tutto il resto no.