Banche Centrali pronte per fronteggiare la tempesta Greca del dopo voto

Il voto di domenica potrebbe non essere un segnale significativamente chiaro sul destino della Grecia. Tzypras, due giorni fa, ha scritto al Financial Times per dire che la Grecia non uscirà dall’euro neanche se vincerà Syriza. La vittoria di Syriza sarà però la fine del Memorandum. I mercati si attendono tempesta per lunedì. Una tempesta perfetta. Pertanto le Bance Centrali si stanno preparando per “limitare i danni”. Cercheranno di agire in maniera coordinata fra di loro “per fornire liquidità”. Lo avrebbe detto un non meglio identificato funzionario del G20 ai cronisti della Reuters. il G20 avrà luogo proprio lunedì e martedì prossimi, a Los Cabos, in Messico.

A seconda della gravità della situazione, potrebbe aver luogo già lunedì un incontro ristretto ai soli memebri del G7. Sarebbero già pronte linee di credito per assicurare la liquidità al mercato nel caso gli investitori si precipitassero al rifugio degli assets targati USA.

Tutto ciò secondo gli autori di questa esclusiva, che sono Stella Dawson, Leika Kihara e Tetsushi Kajimoto da Tokyo, Jeff Mason da Washington, e Daniel Flynn da Parigi.

 

Crisi del Debito: Der Spiegel senza mezze misure sull’Italia

Con questo titolo,

Euro-Krise Italiens Wirtschaft bricht massiv ein (l’Economia crolla in maniera massiccia in Italia)

accoppiato a un’immagine di un negozio che promette grandi saldi ma con la saracinesca chiusa, con un sottotitolo beffardo “Affari a Roma, i consumatori si stanno trattenendo”:

(AP Photo/Gregorio Borgia)

Der Spiegel annuncia che il nostro paese sarà messo nuovamente sotto il fuoco della speculazione perché il governo Monti non sembra più in grado di cambiare le cose, in Italia. “L’economia è guasta e la volontà di riformare la politica italiana è già evidentemente paralizzata”, ha detto Ralph Solveen economista di Commerzbank, una banca che a novembre ha rischiato la bancarotta e che è stata graziata dal LTRO di Mario Draghi. Il signor Solveen ha affermato che è solo una questione di tempo, quindi l’Italia dovrà chiedere aiuti all’Esm.

Lo Spiegel non è nuovo in fatto di esagerate analisi sul nostro paese. Solo dieci giorni fa, dopo i ripetuti sismi in Emilia-romagna, prevedeva,

Terremoti, Der Spiegel: “Italia presto spaccata e frantumata”.

Dobbiamo credergli? Dobbiamo credere a Commerzbank? E’ più PIGS il nostro paese o il signor Solveen e la sua banca, Commerzbank?

Moody’s taglia Commerzbank Rating al ribasso per 7 banche – La Repubblica – 5 giorni fa

Servono 5 miliardi di euro entro giugno. – ECONOMIA – Lettera43 – ‎Nov 23, 2011‎

Commerzbank, necessità capitale per Eba stimata in 5 mld -… – Reuters Italia – ‎Nov 22, 2011‎

Commerzbank cerca soldi – ECONOMIA – Lettera43 – ‎Nov 23, 2011‎

Nel paese dei No anche le banche in rivolta

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Solo ieri ricevevano 114 miliardi di euro dalla BCE al modico prezzo dell’1%. Oggi tutto il consiglio dell’ABI si è dimesso in blocco contro le norme del Decreto Liberalizzazioni come licenziato dal Senato dopo il voto di fiducia (a proposito, ogni provvedimento del governo un voto di fiducia, non è troppo?). In particolar modo le banche contestano la norma che abolisce le commissioni per l’affidamento di prestiti. Queste commissioni sono dovute da colui o coloro che chiedono prestiti alle banche ma che non impiegano immediatamente il denaro.

Così recita l’emendamento approvato dall’aula del Senato:

sono nulle tutte le clausole comunque denominate che prevedono commissioni a favore delle banche a fronte della concessione di linee credito, della loro messa a disposizione, del loro mantenimento in essere, del loro utilizzo anche in caso di sconfinamento in assenza di affidamento ovvero oltre il limite del fido.

Il nodo è questo: le commissioni sono abolite non già solo per la concessione di prestiti ma anche per la loro semplice messa a disposizione. Con la messa a disposizione la banca accantona denaro richiesto dai propri clienti: sono promesse di prestiti, se così si può dire. Denaro che il cliente non ha ancora in tasca e per il quale deve già pagare; denaro che la banca ha ancora a disposizione ma che non può impiegare nelle proprie operazioni. L’emendamento del senatore PD Bubbico fa piazza pulita del dubbio e taglia il costo per le aziende e i singoli clienti caricandolo esclusivamente sulle spalle delle banche.

Sorprende che in questa fase di stretta del credito, il direttivo dell’ABI abbia alzato il livello della contestazione. Nessuno protesta se le banche impiegano i denari della BCE per riacquistarsi i propri titoli obbligazionari. Nessuno può controllare le banche su quel che faranno di quei 114 miliardi di euro. Però le banche possono fare come i No Tav e “bloccare tutto”. C’è qualcosa che non quadra in questo sistema. Qualcosa che stona fortemente. Poiché la violenza del No Tav è condannata da tutti ma l’avidità di questi signori è permessa, anzi difesa.

In sintesi, ecco cosa cambia per gli istituti di credito:

– CONTO CORRENTE GRATIS PER PENSIONATI: e’ previsto per i pensionati che hanno un assegno fino a 1.500 euro.

– MUTUI, LIMITI PER LE BANCHE: non sara’ piu’ necessario aprire un conto corrente nella banca dove si richiede il mutuo; le banche erogatrici avranno l’obbligo di proporre due polizze di differenti assicurazioni non riconducibili alle banche, agli istituti di credito e agli intermediari finanziari stessi.

Prevista anche la liberta’ per il cliente di scegliere sul mercato la polizza sulla vita piu’ conveniente. Stop alle commissioni per il pagamento del carburante tramite carta fino a 100 euro.

– COMMISSIONI PRESTITI: Annullate tutte le commissioni bancarie sui prestiti anche in caso di sconfinamento in assenza di affidamento ovvero oltre il limite del fido.

– DIVIETO DI INCROCI: vietati gli incroci personali tra gruppi bancari concorrenti, cioe’ la co-presenza di un individuo in due o piu’ Consigli di Amministrazione.

 (Aginews).

BCE: LTRO, un quantitative easing da 500 miliardi

LTRO, un acronimo che sta per Longer Term Refinancing Operations (operazioni di rifinanziamento a più lungo termine). L’operazione è stata condotta da Mario Draghi, quasi minimizzandola, facendola passare per un rifinanziamento del sistema bancario, ma che di fatto si prefigura come un QE, in gergo finanziario un quantitativo di alleggerimento, denaro fresco di stampa immesso sul mercato sotto forma di prestiti alle banche a tre anni al tasso del 1%. Un regalo di Natale. Draghi, in fondo, è un uomo buono.

Il lancio Reuters che testimonia il QE da 500 mld

Perché aiutare le banche? In poche parole: perché il sistema è al collasso. Le banche europee hanno un deficit di capitale di 600 mld. Al QE hanno partecipato ben 532 istituti. I prestiti della BCE sono istituiti per alleggerire gli stress per le banche affamate di liquidità e allo stesso tempo abbassare il costo di finanziamento di quei governi che “sono mazziati dalla crisi del debito”. Quindi l’effetto sarà quello di abbassare il costo del rifinanziamento del debito degli Stati. Non sarà la BCE direttamente a rastrellare i bond, ma lo farà fare alle banche. Per quegli istituti con l’acqua alla gola, LTRO diventa un salvataggio, per quelle che non ne hanno bisogno, LTRO è un prestito a tasso agevolato da reinvestire in titoli fruttuosi, in special modo Btp italiani. Un carrie trade, un aiutino che ricade indirettamente sul mercato dei titoli di stato.

Tutto ciò viene fatto nonostante la clausola di non salvataggio contenuta all’articolo 123 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea e contro l’ala dura in BCE, composta dai rappresentanti in quota Bundesbank. A seguire le banche hanno emesso bond (cosiddetti collaterali) per garantire alla BCE questi prestiti. Le banche italiane, nel loro complesso, hanno emesso bond per 38.4 mld di euro. Ecco l’elenco:

IntesaSanpaolo ha emesso un bond per 12 miliardi, Banca Mps per 10 miliardi, Unicredit per 7,5 miliardi, Banco Popolare per 3 miliardi, la Popolare di Vicenza per 1,5 miliardi, Carige per 1,3 miliardi, Dexia Crediop per 1,05 miliardi, la Popolare di Sondrio per 1 miliardo, il Credem per 800 milioni, la Popolare dell’Emilia Romagna per 750 milioni, Iccrea Banca Impresa per 650 milioni, il Credito Valtellinese per 500 milioni, Iccrea per 290 milioni e BancaEtruria per 100 milioni (soldionline).

La conseguenza è che la BCE si è messa in pancia “una gigantesca e puzzolente sfilza di asset tossici” (IL PIANO FURTIVO DI DRAGHI | Informare per Resistere). Esattamente lo stesso passo compiuto nel 2008 dalla Federal Reserve soltanto camuffato dallo stratega Draghi per evitare il ‘tiro al piccione’ da parte dei tedeschi. Tecnicamente non è un QE per la sola ragione che non si tratta di cessione, ma solo di garanzia. In ogni caso ciò comporterà una lievitazione dei bilanci della BCE di circa 3 trilioni di euro (trilioni!). Una cifra colossale. Sappiate che la Fed ha scaricato le proprie perdite a bilancio, causate dai vari QE per salvare il sistema bancario dopo lo shock dei subprime, sui contribuenti. E chi sono i contribuenti su cui verranno scaricate le perdite della BCE? Secondo voi, a cosa potrà mai servire l’unione fiscale concordata nel vertice UE del 9 dicembre scorso e che verrà istituita con un trattato a Marzo?

Ricordate: questa era l’ultima spiaggia. O si faceva lavorare la BCE come prestatore di ultima istanza in maniera occulta come è stato fatto oggi, o il credit cruch si sarbbe trasformato in un collasso sistemico bancario.

Lo Stato garante delle perdite delle Banche: gran festa a Piazza Affari

Eravamo sull’orlo del credit crunch, di una stetta creditizia che avrebbe acuito la crisi di liquidità, bloccato l’accesso al credito da parte delle imprese e affossato il paese in una spirale recessiva senza fine. Poi è arrivato Corrado Passera e in soli diciassette giorni di governo si inventa una norma, piccola piccola, ma sufficiente a rinviare l’Armageddon. Per carità, deisioni incontrovertibili, necessarie, urgenti, ineludibili, praticamente obbligatorie. Così da oggi lo Stato si è fatto garante delle perdite delle banche. In Borsa stanno ancora brindando a champagne.

La manovra Monti raccoglierà una cifra netta di circa 20 miliardi euro e guarda caso verrà istituito un fondo di garanzia per i prestiti che le banche concederanno alle imprese di circa 20 miliardi: quindi, senza fare troppi complicati conteggi, l’intero ammontare del cosiddetto decreto salva Italia verrà destinato alle banche (we-news).

Ora sulle cifre indicate nell’articolo citato non metterei la mano sul fuoco. Però quello che salta agli occhi è che le banche hanno avuto un trattamento – per così dire – preferenziale. Nessun governo populista, sia in stile Merkel che in stile Sarkozy, si sarebbe mai potuto permettere una norma del genere in un clima di ostilità verso il mondo della finanza come quello attuale. Di fatto il governo si è mostrato realista più del Re: ha accantonato qualsiasi valutazione di tipo etico sul mondo bancario ed ha di fatto rivalidato l’impianto sistemico finanziario al punto tale da considerare essenziale mettere lo Stato alle spalle delle banche italiane nonostante sia lo Stato sull’orlo della bancarotta.

Non parlerei di conflitto di interesse. Ci sarebbe conflitto laddove uno o più ministri avessero dei tornaconti in conseguenza di questa decisione. Invece no, credo proprio che Monti e soci credano ancora di trovare la soluzione alla crisi con la vecchia ricetta del mondo capitalista, quel mondo oggi sul punto di crollare, quello stupido mondo basato sulla finzione di terra, moneta e lavoro come merce. Delle tre, la moneta è quella che si regge solo sulla fiducia e la fiducia oggi nel mondo è persa. Dare garanzia alle banche significa fidarsi di esse. Lo ha fatto anche Obama, ed ora paga in moneta elettorale tutto lo scotto di quella non-decisione di non punire Wall Street quando era ora.